Thomas Muster smette con il tennis: “Stavolta lascio davvero”

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Thomas Muster smette con il tennis: “Stavolta lascio davvero”

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TENNIS – Il quarantaquattrenne leone austriaco, Re della terra battuta a metà degli anni ’90, annuncia il suo ritiro definitivo dopo l’esperienza fallimentare fra tornei challenger e circuito maggiore. Ma poteva essere altrimenti visti i ritmi vertiginosi del tennis di oggi per colui che quindici anni fa dominava fisicamente sul rosso? Ecco la storia del personaggio austriaco

“Volevo assaporare di nuovo il grande tennis, me la sono goduta ma ormai l’età si fa sentire”. Con queste parole Thomas Muster, quarantaquattrenne di Leibnitz, uno dei protagonisti del tennis degli anni ’90, lascia (forse) definitivamente il tennis agonistico. Il leone austriaco, Re dei tornei sul rosso e ideale anello di congiunzione fra Borg e Nadal, era tornato a cimentarsi sul circuito, challenger prima e Atp poi, dopo che si era rimesso in forma fisica.

Dopo infatti una lunga vacanza che durava dal 1999 (mai annunciò il ritiro, ma solo di andare in pausa), l’austriaco, agonista nato, dopo aver giocato qualche prova del senior tour ed aver constatato che il livello era troppo basso per uno fisicamente a posto come lui, ha provato a cimentarsi con la gioventù attuale.Un paio le vittorie rimediate nel circuito minore, zero quelle nel circuito maggiore dove ha trovato spesso e volentieri degli inviti da parte degli organizzatori giusto per aumentare la cassa risonanza del torneo.

La sua storia
Una breve cronistoria del giocatore, sconosciuto ai giovani amanti dello sport di oggi si rende doverosa. Si affaccia alla ribalta del grande tennis sul finir degli anni ’80. Mancino, chioma fulgida bionda, veste Lotto quando ancora un completo da tennis dura un anno intero e gioca praticamente senza rovescio, colpo rigorosamente ad una mano poco più che una rimessa in campo, e senza servizio, preferendo tenere sempre in tasca la seconda palla,ma con un diritto assassino ed esasperato in top spin.

La sua racchetta, è la mitica Head Prestige Pro 600 rossa, con corde tese ad oltre trenta chili, praticamente una lastra di marmo. Il vigore fisico, senza eguali, gli permette di coprire il campo solo con il diritto. La sua grinta eccezionale e i suoi grugniti da fondo campo (giocava veramente molto lontano dal campo, la rete era un miraggio per lui) contraddistinguono ogni suo colpo. Il tennis per lui si gioca solo sulla terra battuta, superficie che esalta le sue caratteristiche fisiche.

Ma col tempo migliora anche dal punto di vista tecnico. Finisce infatti la carriera capace di chiudere da fondocampo con il rovescio, con una prima di servizio capace di raggiungere ottime velocità e anche con un avvedutezza tattica che gli consente spesso e volentieri di chiudere a rete dopo aver strapazzato l’avversario in lungo e in largo con le sue uncinate dalle retrovie.

La carriera
Sul finir degli anni ’80 inizia la sua ascesa in classifica che viene stoppata però da un grave incidente. Nel 1989 raggiunge la semifinale di Key Biscaine. Mentre ripone le racchette in auto viene investito da un automobilista ubriaco: il suo ginocchio sembra andato. Ma il suo carattere, mai domo, non gli consente di arrendersi.

La foto che fa il giro del mondo tennistico all’epoca lo ritrae in campo, con la gamba ingessata, intento a mantenere il tono muscolare del braccio scagliando dritti a tutta velocità. Torna ed è più forte di prima. Sulla terra rossa i suoi colpi in top spin, in un tennis dominato ancora dalla tecnica e impreparato a contrastare queste arrotate esasperate, gli consentono di guadagnare l’appellativo di Re della terra battuta.

A metà anni ’90 è inarrestabile. Conquista il record di vittorie consecutive sul rosso (poi battuto in seguito da Nadal) inanellando le vittorie di Estoril, Barcellona, Montecarlo, Roma, trionfando poi nel Roland Garros, unico suo slam della carriera. A Parigi trionfa in souplesse, perdendo un paio di set e regolando facilmente Chang in finale. Chiude l’anno di grazia 1995 con 12 vittorie nei tornei (record che condivide ancora oggi con Federer), 11 sul rosso e una indoor. È stabilmente numero tre del mondo e l’anno seguente, per un paio di mesi, diventa numero uno della classifica mondiale.

È il coronamento dei suoi sforzi e il premio alla sua abnegazione. Fra i Becker, i Sampras e gli Edberg, c’è anche questo nuovo interprete della disciplina, uno che va a rete solo quando deve stringere la mano all’avversario, randellato da fondo campo dal suo tennis autoritario e prepotente.

Non ha un coach vero e proprio. Lo segue infatti Ronnie Leitgeb, giornalista austriaco.Nel suo periodo di gloria accoglie nella sua scuderia anche il nostro Gaudenzi, che da uno stato di crisi d’identità tennistica e da una maniera di giocare a tutto campo, viene trasformato in un onesto ribattitore da fondo, tanto che vive un ottimo periodo sul rosso (fra il 1994 e il 1996) che gli consente di raggiungere ottimi piazzamenti e un onorevolissimo numero 18 in classifica mondiale. I due, per inciso, bisticciano durante la famosa semifinale di Montecarlo quando Muster vince soffrendo, giocando con 40 di febbre.

Il giorno dopo, miracolosamente ristabilitosi, nega a Boris Becker la più grande delle occasioni per togliere lo zero dalla casella dei tornei vinti sul rosso dal tedesco. Vince 6-0 al quinto annullando due match point.

Chiuderà la carriera con 44 titoli conquistati e con tanti aneddoti che lo rendono un personaggio da ricordare. Famosa è infatti la sua acerrima rivalità con il conterraneo Horst Skoff (deceduto qualche tempo fa’). Il carattere tutt’altro che malleabile, lo portò a minacciare la diserzione in Coppa Davis nel 1993 se fosse stato convocato Skoff. Indovinate come finì. Dopo la vittoria al torneo di Firenze, proprio su Skoff, Muster non pago di averlo battuto avrebbe voluto trovarsi da solo con lui nello spogliatoio, com’ebbe pubblicamente a dichiarare.

Chissà per fare cosa. Il carattere quindi, unitamente alla continua voglia di migliorare e a un fisico stratosferico, queste le armi che hanno consentito all’austriaco di scalare le vette del tennis e rimanere nella storia come uno dei migliori di sempre sul rosso. Rimane l’unico numero uno della classifica a non aver mai vinto un match a Wimbledon, torneo che ha disertato spesso e volentieri anche durante i suoi picchi in carriera.

Muster giocava sul rosso praticamente anche quando i suoi compagni dei piani alti di classifica giocavano su erba o cemento. Agli Us Open, delle volte, lui preferiva il classico challenger di Venezia sul rosso. Commovente (suona esagerato quest’aggettivo per un tipo roccioso come lui) quando ha trionfato a Key Biscaine nel 1997, il torneo dove aveva rischiato di giocare la sua ultima partita da professionista.

Nella sua vacanza dal tennis, oltre a essere diventato poi capitano della squadra austriaca di Coppa Davis, è andato a vivere in Australia, girandola con il suo elicottero, ha creato una linea d’abbigliamento e anche un’azienda vinicola. Poi però, il tennis è tornato protagonista portandolo alla scelta del rientro.

Lascia quindi definitivamente il tennis di oggi, che lui si ostina ancora a giocare come una volta, tre metri dietro la linea di base, dopo essersi divertito e dopo aver assaporato nuovamente il per lui vitale agon, raggiungendo la posizione numero 847 in classifica, ranking da promessa, lui che invece è stato uno dei leader della classifica. “Vienna sarà la mia ultima e definitiva apparizione nel circuito Atp. Forse potrei giocare ancora un paio di challenger il prossimo anno, ma questo è tutto“.

Dopo di che sarà tempo di dedicarsi pienamente ad altro. Ma non sono poche le stanze alle cui pareti è ancora appeso il poster del biondo austriaco, uno degli alfieri del tennis moderno, dove fisico e testa, se supportati dall’abnegazione e dalla tenacia nel perseguire uno scopo, possono portarti in vetta. Lui ce l’ha fatta.

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