(S)punti tecnici: Masters 1000 Indian Wells, quarti di finale

(S)punti Tecnici

(S)punti tecnici: Masters 1000 Indian Wells, quarti di finale

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TENNIS LAVAGNA TATTICA – Quarta puntata della rubrica sugli spunti tecnici incentrata sul torneo di Indian Wells. Analizziamo la lucidità tattica di Flavia Pennetta e la nuova versione “saggia” di Dolgopolov.lucabaldi

La lucidità tattica di Flavia

Sloane Stephens è una tipetta da prendere con le molle: atleta naturale, con l’elasticità e la reattività che gli sportivi di colore possiedono innata, belle accelerazioni con entrambi i fondamentali, servizio solido, tanta grinta.

Esattamente come contro Camila Giorgi, però, Flavia Pennetta ha saputo opporre alle maggiori doti fisiche e alla superiore velocità di palla della ben più giovane avversaria una condotta di gara al limite della perfezione dal punto di vista della scelta di colpi e geometrie.

Come per tutte le giocatrici moderne, alla costante ricerca della pressione e dell’affondo vincente con i colpi di rimbalzo, la palla preferita da spingere per Sloane è una traiettoria alta e non troppo veloce da aggredire in avanzamento (spesso la seconda palla di servizio se non sufficientemente carica e profonda), oppure i colpi tirati dagli angoli, ovviamente non tanto laterali da essere vincenti o quasi, che permettono di “vedere” il massimo spazio di campo possibile consentendo la scelta tra cross e lungolinea.

Bene: con scientifica precisione e regolarità, Flavia ha giocato per tutta la partita – intendo davvero tutta, non calcolano percentuali su questi dettagli ma direi che siamo sopra l’80% – palle che sono l’esatto opposto di quelle che l’americana gradisce, ovvero traiettorie centrali e piuttosto basse e filanti. Questo sin dall’inizio del match, ben prima che montasse il vento teso che nell’ultimo parziale ha costretto entrambe a rinunciare alla ricerca delle righe.

Risultato, Stephens completamente disinnescata. Primo set: 3 (TRE!!!) vincenti e 21 errori per la malcapitata Sloane, incapace di produrre qualsivoglia schema offensivo efficace. Flavia perfetta così anche nel secondo, fino ad arrivare al 5-4 e servizio per il match. Servizio che stanotte è stata l’unica cosa che per la Pennetta non ha funzionato (altrimenti finiva 6-2 6-1).

A quel punto, essendo la campionessa emergente che è, l’americana ha reagito alla grande, si è presa qualche grosso rischio che ha pagato, ed ha chiuso il set 7-5 proiettandosi poi fino al 3-0 avanti in quello decisivo.

Lì Flavia ha riacceso il computer, ha saputo gestire il fortissimo vento laterale, e ha piazzato un parziale di 6 game a 1 chiudendo l’incontro per 6-4.

Lo avevo già scritto in occasione degli Australian Open, e lo ribadisco adesso: fermo restando che spero di vedere tanta qualità strategica, e tanta “testa da tennis”, in campo e vincente il più a lungo possibile, quando Flavia smetterà se lo vorrà potrebbe diventare un coach magnifico, di altissimo livello. Scacchista prestata al tennis.

La solidità di Alexandr

Il nostro pazzerello preferito del circuito, insieme al “folle Ernesto”, sta diventando davvero pericoloso, e soprattutto sta diventando sempre meno pazzerello e sempre più consistente nella gestione dei suoi incontri.

Contro Milos Raonic, uno dei più grandi servizi del circuito, Alexandr è entrato in campo tranquillissimo, ha piazzato il break in apertura, ha concesso zero occasioni di rientrare al canadese, e ha chiuso 6-3 come fosse una passeggiata.

Nel secondo Milos ha reagito e si è portato 3-0 in modo anche fortunoso: il Dolgopolov di qualche tempo fa avrebbe sbroccato, probabilmente mollato il set, e di conseguenza concesso grosse chance di giocarsela fino in fondo all’avversario.

Alexandr versione 2014, invece, è stato lì, ha tenuto di testa (il solo scrivere una frase come “Dolgopolov ha tenuto di testa” suona strano pure a me), ha salvato lottando una palla del 4-1, ha ricominciato a martellare in modo contemporaneamente efficacissimo e assennato con il suo drittone da circo, e si è presentato a servire per il match sul 5-4.

Primo punto, ace negato da hawk-eye per un pelo, e conseguente doppio fallo di tensione e frustrazione. Tipica situazione da contro-break in arrivo.

Cosa fa il nostro ex-pazzerello? Con calma olimpica, molla in sequenza: prima vincente sulla riga, prima e dritto a uscire, seconda carica e chiusura lungolinea, altra prima vincente. Game, set, match.

Con la qualità tecnica che si ritrova, se questa nuova attitudine mentale non è un fuoco di paglia, uno così che non salga e non rimanga top-10 fisso sarebbe davvero incredibile.

Sorprendente e divertente.

One Handed Backhand appreciation corner

Ebbene, ci rimane solo il Vecchio Jedi Roger.

Ma non disperiamo: l’età può essere un limite, ma viene compensata da una più profonda e antica Conoscenza delle Vie della Forza.

E se il Grande Maestro Yoda stesso ha dato il meglio di sé, come è noto e tramandato nelle Cronache Galattiche, dopo gli 800 anni d’età, non si vede perchè un Guerriero della Luce che sta vivendo la trentatreesima primavera non possa impugnare eastern a una mano la sua Spada Laser, scendere in battaglia, e far vedere alle Nemesi bimani cosa significa essere una Leggenda Vivente.

Luca Baldi

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