Impresa Giorgi è la prima finale ora ha la Cornet (Crivelli); Giorgi senza paura, è diventata grande (Valesio); Josè Perlas - «Fabio era perduto Ora è una Ferrari» (Martucci); Pennetta e Fognini, un amore che stupisce (Piccardi); Rafa Nadal - "La mia carriera è senza limiti. Cosa mi fa paura? Buio e bugie" (Semeraro)

Rassegna stampa

Impresa Giorgi è la prima finale ora ha la Cornet (Crivelli); Giorgi senza paura, è diventata grande (Valesio); Josè Perlas – «Fabio era perduto Ora è una Ferrari» (Martucci); Pennetta e Fognini, un amore che stupisce (Piccardi); Rafa Nadal – “La mia carriera è senza limiti. Cosa mi fa paura? Buio e bugie” (Semeraro)

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A cura di Davide Uccella

Impresa Giorgi è la prima finale ora ha la Cornet (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport, 13-04-2014)

Al diavolo la scaramanzia: oggi a Katowice, cemento indoor e montepremi di 170.000 euro, Camila Giorgi può diventare la 17′ italiana a conquistare un torneo Wta. Lei, che non era mai stata neppure nei quarti prima della settimana polacca. Eppure la prima finale in carriera della maceratese con radici argentine non è una sorpresa, per come sta giocando e per i lampi che ha offerto in stagione, soprattutto il successo sulla Sharapova a Indian Wells: «Sono davvero tanto, tanto felice».

Punti Importanti Dopo aver eliminato la Vinci (campionessa in carica) agli ottavi, Camila (n. 69) si prende lo scalpo di un’altra top 20, la spagnola Suarez Navarro, numero 17 del mondo. Una partita che nel primo set è comandata dai servizi, con le due avversari che non concedono neppure una palla break. I miglioramenti in battuta sono uno dei sintomi più evidenti della crescita tecnica della Giorgi, che ora si allena con papà Sergio al centro federale di Tirrenia, insieme alla maggior concentrazione e all’aumentata capacità di leggere il match. La spagnola è una giocatrice che ama scambiare sul ritmo, mentre l’azzurra non le ha dato tregua attaccandola fin dal primo colpo a rimbalzo, in particolare con il dritto. E nel tiebreak del primo set, quando la Suarez commette il sanguinoso doppio fallo del 2-4, Ca-mila la sbrana con tre punti consecutivi. E a inizio secondo set, dopo tre break di fila, diventa padrona uovendosi sempre un metro dentro il campo: «Probabilmente nessuna delle due è stata molto solida, ma io ho giocato meglio i punti importanti». Oggi, in finale, ha la Cornet, numero 22 , con cui ha perso in Australia quand’era avanti 4-1 nel terzo. Ma era un’altra Giorgi.

Giorgi senza paura, è diventata grande (Piero Valesio, Tuttosport, 13-04-2014)

PER VINCERE un torneo Francesca Schiavone, tanto per pro-un esempio, ha dovuto aspettare la non tenera età di 27 anni. Era il 2007 e il successo di Parigi esisteva solo nella sua testa. Nel senso che lei sapeva di poter vincer uno Slam, ma era anche l’unica a ritenerlo possibile. Stasera alle 18 una giovincella biona di 21 anni che si chiama Camila Giorgi avrà l’opportunità centrare quell’obiettivo (con il primo titolo Wta) che Francesca ha inseguito, appunto, per 27 anni. Se questo signifiherà qualcosa o meno per lo svilappo futuro della carriera e della vita di Camila è presto per dire. Certo è che sarebbe la definita consacrazione di quella che ormai è una realtà sotto gli occhi di tutti: la Giorgi è il talento emergente di maggior livello che oggi il femminile possa dare in ai suoi appassionati. Con pace di tutti quelli (e sono rbblti) che vedono invece nella iòmpatissima Bouchard la regina di domani.

NERVI Per filosofeggiare di re e regine ci sarà tempo. Al momento ci si limiti a prendere atto di ciò che abbiamo sotto gli occhi: Camila ha superato la Suarez Navarro non certo in una delle sue giornate migliori, dovendo superare la vertigine da semifinale e dovendo fare i conti con un’avversaria anomala rispetto a quelle che di solito incontra: la cui palla è talvolta perfino troppo molle o con un taglio troppo strano per colpirla con eccessiva veemenza. Ciònonostante la nostra ha gestito if match con sufficiente padronanza della propria potenza e dei propri nervi: e non solo non ha “sciolto” – come si definisce efcamente in gergo la situazione del tennista che perde fiducia – ma l’ha condotto in porta prendendo via via possesso del gioco. Un ottimo segnale.

PUNTO Perché questo è il punto: se Camila imparerà (e si potrebbe pensare che ci stia riuscendo) a disciplinare i propri mezzi, non c’è Bouchard che tenga, come del resto Maria Sharapova ha già imparato a proprie spese. Oggi la nostra affronterà in finale nel torneo polacco Alizè Cornet, contro la quale ha perso in Australia: non esattamente la giocatrice più simpatica o misurata nelle sue manifestazioni corporali che ci sia nel circuito, ma certamente una che quest’anno sta a sua volta crescendo parecchio. E che ha un suo fascino, diciamo. Terreno, quello del fascino, dove Camila vince comunque a mani basse. Ma la francesina è una che ha imparato in campo a disciplinare le proprie emozioni, a non piangere o ridere proprio ad ogni punto, a restare nel duello anche contro avversarie che tecnicamente le sono, magari, inferiori. Esattamente il tipo di cammino che Camila sta percorrendo. Possiamo dunque dire che si tratterà di un match fra due diversi livelli di maturazione? Si pub dire. Ma il fatto è che Camila tira più forte, quando mette i piedi in campo è devestante e col servizio fa male.

RIFLESSIONE Già che ci siamo si rifletta anche sul fatto che nel prossimo week end si giocherà la semifinale di Fed Cup ad Ostrava contro Petra Kvitova. Campo veloce indoor, ovviamente, per sfruttare al meglio la potenza della signora Stepanek. Dunque ceche favoritissime d’obbligo, sulla carta almeno. Ma chi può negare che con una Giorgi così (e potendo mettere sul tavolo pure il fatto che Errar e Vinci continuano a essere uno dei migliori doppi al mondo, forse il migliore) la carta del pronostico di cui sopra potrebbe anche rivelarsi straccia? Certo ne riparleremo a partire da domani. Per ora aspettiamo la finale di Katowice e prendiamo nota della data che potrebbe essere di quelle da ricordare, in futuro.

Intervista a Josè Perlas – «Fabio era perduto Ora è una Ferrari» (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport, 13-04-2014)

Gesticola tanto, e tanto parla, José Perlas, l’allenatore-miracolo (spagnolo) del nuovo Fabio Fognini, quello dei 3 titoli in 5 finali Atp Tour sulla terra rossa, da luglio in qua, con promozione al numero 13 del mondo.

Che giocatore ha trovato nel 2012? «Aveva molte inquietudini, soffriva tantissimo perché voleva migliorare e realizzare quel salto di qualità, da numero 45 del mondo ai primi 20, che tutti, lui per primo, pensavano potesse fare. Sembrava un caso difficile o perso».

Lei che giocatore sta cercando di fare? «Devo unire le qualità e dare l’energia giusta per far funzionare la macchina: abbiamo una Ferrari, dobbiamo farla rendere al massimo delle potenzialità. Siamo ancora lontani e le basi non sono sufficientemente ferme, stiamo superando le tappe, siamo in costante evoluzione, lui sa che se fa le cose in un certo modo va bene e altrimenti non è lo stesso, ma a tratti cerca di fare meno sforzo».

Qual è la qualità maggiore di Fabio Fognini? «La lettura della situazione, in partita, quando entra in trance ed è completamente inserito nel match, capisce perfettamente le sue opportunità. Esempio: quando è il momento di andare a rete, fa benissimo la transizione, sfruttando il servizio o il dritto».

E’ un giocatore di talento? «E’ più del gruppo Federer, Murray e Djokovic che Nadal e Ferrer.11 talento meglio averlo, ma non si vive di quello. Dev’essere l’abilità nei momenti d’emergenza del match».

Ma perché tanti alti e bassi nello stesso match? «Le emozioni sono importanti. Sta lavorando sulla forma per interpretare quei momenti da vivere nel presente, qui, ora, non prima o chissà. Lui lo manifesta molto di più, ma succede a tutti: come dice il libro di Rafa, bisogna riconoscerlo e frenarlo. Con tempo e lavoro».

II suo tallone d’Achille è il servizio. «Sente fastidio al costato e non alza bene la palla. Non abbiamo potuto fare tanto allenamento specifico per tenere quel livello, che ha avuto quando avevamo risolto il problema-doppi falli. Non esprime tutta l’energia delle gambe, anche sul dritto, quando non si piega. Non parliamo dei falli di piede: stupidaggine totale, da evitare».

Pertò ha imparato a superare la soglia del dolore. «Gli dico sempre: “Male cane”. Ma è stato sfortunato, quando ha avuto un dolore poi s’è dovuto operare. Ora sta capendo che, col lavoro fisico che sta facendo, è più sciolto, recupera in fretta anche dopo 5 set e le fatiche di Davis. E supera la paura di farsi più male».

In Davis ha battuto Murray… «Erano mesi che gli parlavo di quel match: “Andy è uno dei nostri obiettivi, lavoriamo per battere questi giocatori. Quest’anno, Fabio ha perso 4 volte con Nole, Rafa e Ferrer, e 2 con Dolgpolov che stava giocando da top ten. Ma gli altri li ha battuti tutti: Berdych, Almagro, Wawrinka, Gasquet».

E adesso Montecarlo: è troppo presto per Fognini? «Abbiamo bisogno di uno-due giorni, e dobbiamo gestire bene questa situazione che deve far contenti gli italiani… Ma è già pronto».

Pennetta e Fognini, un amore che stupisce «Anche noi ci chiediamo come sia successo» (Gaia Piccardi, Il Corriere della Sera, 13-04-2014)

Il primo bacio a BarcelIona, residenza di entrambi, due mesi fa. L’ultima follia ieri: quando lei, atterrata a Nizza, ha trovato lui, e un elicottero con le pale roteanti, pronto a volare a Montecarlo. Adesso che le conseguenze dell’amore sono sotto gli occhi di tutti Flavia radiosa regina di Indian Wells a 32 anni e Fabio, 27 il 24 maggio, dominatore assoluto in Coppa Davis a Napoli — stanare Flavia Permetta e Fabio Fognini mano nella mano, cinguettanti e sospirosi e stupiti loro stessi per primi di questo sentimento che cresce insieme alle rispettive classifiche mondiali, non è difficile. Più complicato andare oltre la ritrosia che li accomuna, un misto di naturale discrezione e sana paura di guastare l’alchimia; Flavia è morbidamente reticente, Fabio irruente in campo ma guardingo nelle faccende di cuore, alla fine dell’anno scorso è uscito da una lunga relazione e se fosse per lui la tiritera della Permetta-amica-speciale-con-cui-scambiarsi-energia andrebbe avanti chissà per quanto, ma poiché sulle ginocchia ha la gatta di Brindisi che lo coccola, e in circolo endorfine e buonumore, prima sbuffa, poi ride e poi, finalmente, sta al gioco. Fognini, l’Italia vuole sapere. Deve sapere.

Il gramelot che segue, raccontato dalla camera con vista sull’Atp del Principato che introduce alla stagione sul rosso (Montecarlo, Madrid, Roma, Parigi) che potrebbe cambiargli definitivamente la vita («Dopo aver battuto Murray in Davis tutti si aspettano che io strapazzi Nadal, Federer, Djokovic e che entri subito nei top-lo: la verità è che sono maturato ma, in fondo, resto sempre il solito cazzone…»), è un’ammissione di colpevolezza che sa di liberazione e gioia, perché innamorarsi in corso d’opera, avventurandosi oltre il perimetro di un’amicizia pluriennale, mette i brividi ma anche una certa voglia di raccontare (a proposito: grazie della fiducia).

Flavia, come si fa a mettersi con uno che in giro si fa chiamare Fogna? «La verità è che ogni tanto ci guardiamo in faccia e ce lo chiediamo anche noi: come è potuto succedere?» sorride lei, stuzzicando la barbetta incolta di lui.

E cosa vi rispondete? «Che abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto, fatto di risate, consigli, confronti aperti sul tennis e sul privato. Molte decisioni sulla nostra carriera le abbiamo prese dopo esserci consultati. Usciti dalle delusioni delle ultime rispettive relazioni, ci siamo ritrovati ancora una volta seduti a parlare, parlare, parlare…».

E? «Ed è successo. Successo e basta. Senza strategie o ragionamenti».

Quando vi siete accorti di essere diventati una coppia ? «Ce ne stiamo rendendo conto sole ora, forse…».

Di indizi, come i templari di una setta, ne hanno seminati ai quattro angoli del mondo.

Quella sigla, «BN», disegnata con la racchetta da Fabio sulla terra rossa di Vina del Mar, terzo titolo Atp annesso da Fognini ai suoi possedimenti lo scorso febbraio, è diventata parte integrante dell’autografo della Pennetta, mentre al collo spuntava un ciondolo nuovo: «NMM», non mollare mai, il motto del numero 13 del mondo. Cosa significa? «Macché marketing, macché marchio da lanciare — sghignazza Fabio —. BN sono le iniziali dei soprannomi in spagnolo con cui ci chiamiamo nel privato. N sono io, lei è B. Non chiedermi di più perché questo particolare lo voglio tenere per noi…».

Concesso. Cosa ti piace di Flavia, Fogna? «La complicità, il capirsi con uno sguardo». Lei: «Ci siamo sempre detti le cose in faccia E stato Fabio a darmi la notizia più brutta della mia vita: la morte del nostro amico Federico Luzzi nel 2008. E fu lui a dirmi che il mio ex, Carlos Moya, aspettava un figlio dalla compagna La fine di tutte le illusioni!». «Beh ma in quel caso ti ho fatto un favore!». «Sì, però, poi io non ti ho parlato per un mese».

Si procede così, tra amorevoli sfottò, sottili carezze e garbate prese in giro, con il cuore in tumulto e un futuro tutto da scrivere. A Barcellona, dove si allenano, fanno vita casalinga, Flavia cucina e Fabio lava i piatti, quando non si avventura nella sua specialità. Rullo di tamburi:  pasta con il tonno. «Ah, come apre la scatoletta lui, nessuno…» gli ributta la palla lei. Fare lo stesso mestiere, il tennis di altissimo livello, fluidifica conversazione, sintonia e giornate. Fognini, l’uomo più hot del momento sui courts, non lo ammetterebbe mai, però i successi di Pennetta e corn-pagne sono stati uno stimolo non indifferente nella sua rincorsa ai piani alti del circuito. «Uuuuu come ci avete rotto le scatole a noi maschi di Davis… Scherzi a parte, non è mai stata una gara con le femmine, loro sono bravissime, vere campionesse, quattro Fed Cup non si vincono per sbaglio…». Piccola pausa. «Peccato che il vostro sia un altro sport!». Flavia (scandalizzata): «Ma che dici?!». E giù risate. Capita, l’antifona? Navigare a vista tra curiosità e paparazzi, da qui in poi, ora che il coming out è cosa fatta e la coppia più bella del tennis italiano è notizia e non più gossip, sarà avventura da veri innamorati.

Meno noiosi di Connors-Evert (ai tempi), più caserecci di Sharapova-Dimitrov (oggi). Tennis, amore e fantasia Se i risultati sul campo sono questi, prosit. Di cuore. Gaia Piçcardi Lui 99 ll segreto BN? Macché marchio, sono le iniziali dei nostri soprannomi in spagnolo, ma è un segreto tutto nostro La coppia Flavia e Fabio in un tenero «selfie».

Intervista a Rafa Nadal – “La mia carriera è senza limiti Cosa mi fa paura? Buio e bugie” (Stefano Semeraro, La Stampa, 13-04-2014)

Rafael Nadal è il numero uno del mondo nel tennis, ma se si parla di terra battuta è di più: il numero uno di sempre. Un cannibale alla Merckx, che ti sbrana con serena ferocia, ti toglie il respiro, ti stacca l’anima dal corpo. Tu prima o poi rallenti, lui mai.

Sulla terra nessuno ha fame come Rafa e Montecarlo, il torneo più charmant del mondo che inizia oggi sui gradoni del Country Club, insieme al Roland Garros è il suo ristorante preferito.

La sua percentuale di vittorie sul rosso (93,4 per cento) è superiore, e nemmeno di poco, a quella di Borg (86,3) e Lendl (81,4). Come numero di tornei solo Vilas (46 titoli contro 43) gli sta ancora davanti – e anche quello è un primato destinato a crollare – ma gli 8 centri al Roland Garros, a Barcellona e a Montecarlo, dove da oggi inseguirà il nono titolo, sono numeri assoluti, record praticamente imbattibili. Nel Principato Nadal, testimonial di PokerStars, stavolta è arrivato in anticipo, per giocarsi qualche mano (di beneficenza) al Casino più famoso del mondo contro Vanessa Selbst. E se sul rosso Rafa è sempre grintosissimo, al tavolo verde è sembrato decisamente più rilassato.

Nadal, dica la verità: lei in campo bluffa mai? «No, no. Il tennis non ti permette di bluffare, è impossibile. Ma quasi quasi neanche il poker. Pertò è vero che cerco di non far capire ai miei avversari quando mi trovo in difficoltà sul campo. Ormai però mi conoscono tutti…».

A Montecarlo lei ha vinto 8 volte: è un posto speciale? «II club è bellissimo, la vista è straordinaria, è un posto quasi magico. Ma quello che fa la differenza è che a me piacciono tanto i veri Club di tennis, quelli dove puoi respirare la storia di questo sport. E Montecarlo ha un pedigree fantastico».

In Coppa Davis James Ward ha detto che oggi Fabio Fognini è fra i 3 migliori del mondo sulla terra battuta: è d’accordo? «Fabio ha cominciato benissimo il 2014, con la vittoria a Vina del Mar, l’anno scorso qui è arrivato in semifinale. Adesso comincia la stagione di terra in Europa e potrà mostrare il suo talento. Credo sia un candidato a entrare fra i top-10 a fine stagione».

Sia magnanimo: gli dia un consiglio per batteria. «Non sono io la persona adatta! Anche perché Fabio ha un grande allenatore, Per Perlas, spagnolo come me, che gli sa spiegare benissimo come fare».

Chi sono i giovani che possono raccogliere l’eredità sua e di Federer, quando smetterete? «Vediamo… Del Potro e soprattutto Murray, che ha già vinto degli Slam, sono già conosciuti. Poi c’è Grigor Dimitrov, un altro con grande talento. Ha fatto molti passi in avanti, credo sarà lui a guidare la prossima generazione».

Molti tennisti oggi si affidano come coach a leggende del passato, ad esempio Becker ed Edberg, mentre lei da sempre è fedele a suo zio Toni. Non crede che un campione possa essere bravo come coach? «Sì, certo, loro hanno l’esperienza per farlo. Ma io ho avuto sempre lo stesso allenatore, mio zio Toni, a cui si affianca Francis Roig (ex-tennista spagnolo, ndr) che conosce molto bene il tennis e la preparazione. Per me va bene così».

Più facile che il Real vinca la Champions con Ancelotti o che Nadal vinca ancora una volta a Parigi? «Be’, io spero che il Real vinca! E certamente voglio arrivare al Roland Garros in forma per poter aspirare al titolo. Ma prima ci sono altri tornei importantissimi, come Roma e Madrid, e anche Barcellona».

ll suo medico Ruiz Cotorro ha dichiarato che il ginocchio è migliorato e che lei potrà giocare ad alto livello almeno fino a 31-32 anni. Le Olimpiadi di Rio sono un traguardo? «Sicuramente sì. II Brasile e il Sud America stanno puntando molto sul tennis, mi piace molto giocare là. Ma se il mio fisico lo permette voglio andare anche oltre».

Lei in campo è il ritratto del coraggio. C’è una cosa nella vita che le fa paura? «Tantissime. Ma tutte fuori del campo da tennis: un cane arrabbiato, il buio, le bugie, tante cose».

Lei quest’anno non ha giocato in Davis, ma sarà in campo per lo spareggio che la Spagna giocherà proprio in Brasile. Ci fa un pronostico per la semifinale di settembre fra Svizzera e Italia? «Mmmhh… Una sfida difficile per entrambi. Dipenderà dal doppio, secondo me. Sarà in ogni caso una bella semifinale».

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