Elogio del disequilibrio, ovvero quando la sicurezza non paga

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Elogio del disequilibrio, ovvero quando la sicurezza non paga

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TENNIS – Una riflessione sull’utilità per certi giocatori di avere un gioco più equilibrato. Gli esempi di Wawrinka e Giorgi. Potrebbe questo approccio aiutare Federer contro Nadal?

C’è un bellissimo blog di tennis che a volte offre spunti estremamente interessanti, si chiama heavytopspin e per gli appassionati di statistiche è una vera miniera. Inoltre spesso propone anche articoli di analisi estremamente lucidi. Oggi, in luce dei recenti risultati di Wawrinka ho pensato di discutere i contenuti dell’articolo ‘Uncontrolled aggression’, pubblicato durante l’Open d’Australia. In quanto segue rielaboro ed integro mettendo in corsivo le parti tradotte dall’articolo originale ed aggiungendo alcune riflessioni su casi particolari.

Il punto centrale dell’articolo è: “Se non sei uno dei più forti al mondo la continuità (consistency in inglese che può essere inteso come un insieme di continuità, solidità e regolarità) non ti fa vincere gli slam.

Vedetela così: Ogni giocatore ha un livello ‘medio’ di gioco. Se il Nadal medio gioca contro chiunque altro al proprio livello medio sulla terra battuta vince. Il Gasquet medio contro il medio chiunque fuori dai primi cinquanta vince. Queste sono le situazioni in cui la continuità è una cosa buona. Certo Nadal potrebbe alzare il proprio gioco a livelli mai visti ma a che scopo? Per vincere 61 60 invece di 63 62? La principale preoccupazione di Nadal è evitare una giornata storta. Ma vediamola dal punto di vista del suo avversario. Se sei Tomas Berdych e giochi al tuo livello medio contro Nadal perdi. Ecco a cosa ti porta la continuità, tredici sconfitte di fila.“

Il caso Wawrinka
Lo svizzero ha imparato a tenere meglio lo scambio ma non è certo con un tennis di regolarità che ha ottenuto i rusultati attuali. Quest’anno Wawrinka ha vinto l’Australian Open e Montecarlo toppando invece ad Indian Wells e Miami. Se fosse stato più continuo, senza picchi e senza valli, ovvero se avesse sempre giocato il ‘Wawrinka medio’ avrebbe di certo fatto meglio sul cemento americano, ma avrebbe anche perso nei quarti a Melbourne.

Indipendentemente da quel che dice il ranking Wawrinka non è uno dei tre tennisti più forti al mondo (osservazione che magari andrà rivista tra qualche mese, ndt). O almeno non lo è il Wawrinka medio. Ma questo è il punto. Il tennis non premia in base alla continuità. La continuità ha portato Berdych nei top ten ma gli ha negato picchi prolungati nei primi cinque.
Wawrinka non batterà sempre Nadal o Djokovic e continuerà a perdere partite con giocatori più in basso in classifica. Il gioco ad alto rischio che gli ha dato un posto nella storia non può pagare sempre. E non può essere diversamente. Stan non è arrivato fin qua grazie alla continuità.

Se è vero che i più forti al mondo non hanno punti deboli o quasi è vero anche che gli altri giocatori non sono così. E cercare di limare i punti deboli a scapito dei punti di forza può essere un’arma a doppio taglio.

Nel tennis moderno si sente sempre più spesso invocare un maggiore equilibrio per ogni giocatore per migliorare. Murray deve migliorare sulla terra, Janowicz deve migliorare la risposta. Se vuoi giocare come Nadal o Djokovic è vero, peccato che per la maggior parte dei giocatori, top ten inclusi, non può funzionare. Ferrer può assumere Sampras e Philippoussis ma non sarà mai un grande battitore così come Isner può lavorare con Agassi per tutta l’off season ma la sua risposta sarà sempre un punto debole. Questi giocatori non arrivano più in alto non perchè il loro gioco non è equilibrato come quello di Nadal o Djokovic ma semplicemente perchè sono meno forti di Nadal e Djokovic. Piuttosto che cercare di realizzare il sogno impossibile di battere Djokovic (o Nadal) giocando come lui dovrebbero prendere più rischi nelle aree del gioco che sono i loro punti di forza. Se non funziona non importa, avrebbero perso comunque.

Il caso di Federer e Nadal
Quanto detto poco sopra si applica perfettamente a Federer quando affronta Nadal. Nadal batte Federer spesso e volentieri. Ed oggi con lo svizzero ultratrentenne le possibilità di battere il maiorchino sono ancora minori. Ma troppo spesso Federer si è ostinato a praticare un gioco attendista con Nadal, nascondendosi dietro la scusa che, proprio per le capacità di rimando dello spagnolo, bisogna attaccare solo quando si è sicuri. Sbagliato. Ad ogni scambio che si allunga aumentano le possibilità di Federer di perdere il punto. La soluzione è tirare al massimo dalla prima palla all’ultima (chi si ricorda di come Soderling vinse a Parigi?). Se non è giornata pazienza. Paradossalmente il problema di Federer con Nadal è l’eccessiva varietà di gioco dello svizzero che, come lui stesso disse molti anni fa, cercava di battere i propri avversari al loro stesso gioco. Con Nadal non ha mai funzionato. Paradossalmente perchè se Federer avesse avuto un gioco da fondo peggiore magari sarebbe stato costretto a correre più rischi e allora chissà…

Giocatori aggressivi come Rosol fanno molti vincenti e molti errori ad ogni match. A volte funziona, a volte no. Quando non funziona generalmente si sente dire che il giocatore dovrebbe controllare maggiormente il proprio gioco cercando di evitare gli errori. Cercando di essere più continuo.
Se Rosol smettesse di tirare cannonate ad ogni colpo farebbe meno errori ma anche meno vincenti. Siamo sicuri che il bilancio su una stagione sarebbe migliore? Magari si troverebbe sempre attorno ai primi cinquanta, ma magari potrebbe finire anche più in basso. E’ stato il suo approccio ‘fuori tutta’ che gli ha permesso di battere Nadal e vincere un titolo a Bucarest dove ha battuto tre giocatori meglio classificati.
Puntando su un gioco più controllato per un giocatore così magari gli può far vincere qualche partita in più ma riduce anche le possibilità che compia un’impresa come quella contro Nadal.

Il caso di Camila Giorgi, più complesso di quel che sembri
Stesso discorso si potrebbe fare per la Giorgi (il cui gioco è stato egregiamente analizzato da AGF nell’articolo ‘Camila Giorgi: cambiare gioco o no?’). Camila ha l’arsenale e la potenza. Per quanto sia vero che deve imparare a misurare l’aggressività nelle giornate in cui non funziona come si fa a decidere dove tirare la linea di separazione?
Dove si tira la linea tra ‘tiro questo dritto forte e sulla riga’ e ‘questa palla la gioco in sicurezza’? Perchè il giorno che Camila comincia a giocare troppo in sicurezza magari migliora in continuità ma con Sharapova (ad esempio) perde. Semplice.

Certo gli estremi raggiunti quest’anno in Australia (per fare un esempio), dove si ostinava a picchiare ogni palla negli angoli contro un’avversaria (la Cornet) che non si muoveva più per il caldo, andranno evitati ma la massima attenzione deve andare a non snaturare il suo gioco. Perchè la Giorgi non è una giocatrice continua e se il prezzo da pagare per passare un paio di turni in ogni torneo è farsi sfuggire la settimana perfetta in cui entra tutto (magari durante uno slam), forse non ne vale la pena.

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