Vuoi sapere che colpo hai tirato? Il modo c'è. Così come migliorarlo

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Vuoi sapere che colpo hai tirato? Il modo c’è. Così come migliorarlo

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Eric Babolat e Riccardo Pietra di Babolat (foto C. GIULIANI)
 

TENNIS – Il 19 maggio esce nei negozi italiani la Babolat-Play, la racchetta connessa al microchip infilato, senza aggravio di peso, nel manico. Misura e registra tutto e di più. Sapevate che dando retta al maestro che grida di colpire la palla nel centro sbagliate?

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Abbiamo già scritto più volte di Babolat e della “nuova racchetta connessa” con il microchip nel manico della Babolat Play Pure Drive che ti consente di registrare tutti i colpi che tiri e come li tiri, velocità, potenza, resistenza nel colpire con la stessa efficacia, punto d’impatto nello sweet-spot, di confrontarli giorno dopo giorno per registrare analiticamente eventuali progressi di allenamenti e gare e, volendo, anche di confrontarli con una Community ad hoc in una sorta di gigantesco social-network con i dati degli amici e perfino dei professionisti del Team Babolat che la adottano (e che consentono agli altri di vedere i propri dati: ad esempio Nadal ad oggi pare non aver problemi a far vedere quelli degli allenamenti, mentre la Na Li per ora preferisce tenerli per sè).

Ma nell’imminenza dell’uscita in Italia – dal 19 maggio in 5.000 negozi (e nel mondo in 160 Paesi della racchetta fabbricata in Cina, ma con il software realizzato in Francia) – oggi è stata presentata agli Internazionali d’Italia targati BNL da monsieur Eric Babolat, un …Babolat di quinta generazione. Con il quale ho registrato un video-teatrino che vi mostra quel che…non immaginate (ma non è vietato ai minori).

Una prima curiosità, prima di addentrarsi nei “misteri” dell’elettronica che consente a questo modello “tecnologicamente evoluto della Pure Drive” di mantenere lo stesso peso di 300 grammi del prototipo sprovvisto di “chip” _ il costo della tradizionale è 199 euro in Italia, mentre la “play connected costa in pratica il doppio, 399 euro – mi è venuta subito nel sentirgli affermare che l’azienda Babolat è nata nel 1875. Com’è possibile, mi sono chiesto, se Wimbledon è nato nel 1877, cioè due anni dopo?

Se guardate e ascoltate il video registrato con l’amministratore delegato di Babolat Italia, Riccardo Pietra – a suo tempo patron della nostra vecchia cara Maxima, e poi anche della Dunlop – lo scoprirete anche voi come l’ho scoperto io. Secondo me val la pena. Nel senso che l’ho trovato davvero interessante. Mi direte se lo è o no.

Non ricordo se nei nostri precedenti articoli – che qui comunque linkiamo – fosse stato messo in risalto un’altro aspetto che dimostra come un approccio più scientifico e tecnologico al tennis consenta di schiudere nuovi orizzonti…e non solo per me ormai vecchio, quasi antico e consunto tennista. Perfino Adriana Serra Zanetti ha racontata di essersi meravigliata quando ha scoperto – dopo vari test effettuati dalla Babolat su giocatori professionisti quali i suoi testimonial più noti Nadal, Tsonga e Li Na, e anche sui ragazzi che lei allena nella natia Modena – che quando i maestri ti dicevano incessantemente “cerca di colpire la palla con il centro delle corde” si sbagliavano clamorosamente. “Sapendo che tutti i dati dei loro colpi sarebbero stati registrati i miei allievi sono stati molto più attenti. E vi assicuro che confrontandosi con se stessi e gli altri, già dopo poche esperienze quasi tutti sono migliorati”. Un dato…che non sembra un dato, ma è invece da non sottovalutare. Anche perchè io che conosco bene Adriana, so che se lo dice quel che dice non è una – sia detto volgarmente – una “marchetta pubblicitaria”. Ma lo ha constatato davvero sul campo.

Ebbene sì, lo “sweet spot” è più in alto, ben sopra il centro delle corde. Altrimenti Nadal, Tsonga, Fognini, la Errani e il cinquanta per cento dei giocatori italiani compresi nei 1000 con classifica Atp – tale il Country Manager Massimo Bonfanti mi ha garantito essere la percentuale dei giocatori italiani che impugnano i vari modelli di Babolat – sarebbero tutti in fallo, sbaglierebbero tutti a colpire la palla.

Per chi non ricordasse chi è Adriana Serra Zanetti si tratta della ragazza modenese che era giunta nei quarti qui a Roma ma che è stata anche la prima italiana a raggiungere i quarti anche all’Open d’Australia.

Consentitemi qui un’autocitazione: mi capitò di esordire come suo coach proprio in quel match di “quarti” che Adriana giocò contro Martina Hingis a Melbourne; lo perse purtroppo… dopo di che non ebbi alternativa che dimettermi dal fresco e… casualissimo incarico. Sono sicuro che se…”avessimo vinto” contro la ex n.1 del mondo sarei stato confermato a vita! (soddisferò qui sotto le domande di quei folli che volessero perdere tempo per conoscere ulteriori dettagli al riguardo…).

Come funzioni la Babolat Play Pure Drive (un nome più corto era più facile da ricordare, credo che presto chi la adotta la chiamerà in modo più sintetico, Babolat-Play: ma chi ha un’idea degna di copyright la esprima …) pare semplice perfino a me, assai poco Techno-Man.

Si accende con un pulsantino sistemato all’estremità del manico prima di cominciare a giocare. Allenamento o match. All’interno sono integrati sensori che, dopo che il giocatore-proprietario, ha inserito un proprio profilo (“Sono destro, sono mancino etc), gli dirà per ogni singolo colpo la potenza del tiro, le zone d’impatto della palla sull’ovale, il tipo di colpi effettuati (dritto, rovescio, prima di servizio oppure seconda…e qui non ho ben capito come vengano individuati, smash ), gli effetti di palla (top-spin, slice, piatti), il tempo di gioco effettivo e totale, le pulsazioni, la resistenza, la tecnica, la regolarità, l’energia e la durata degli scambi, il tutto in rapporto a parametri che qui è troppo complicato spiegare…anche perchè devo seguire anche questi Internazionali d’Italia.

Perfino a me, che con lo Smartphone sono ancora un principiante, non sembra complicato trasmettere i dati attraverso una connessione Bluetooth, o via USB ad un computer o su qualsiasi tablet. La condivisione delle informazioni con la comunità Babolat Play grazie ad una piattaforma dedicata (www.babolatplay.com) invece non mi riguarda. Faccio già enorme fatica a rapportarmi con i social network “faccia a buco” e “cinguettii”. Però Massimo Bonfanti, nel video, spiega al colto e all’inclita, che è più divertente che complicato. Fateci sapere, se non siete di aziende concorrenti (mascalzoncelli ci sono sempre), se secondo voi ha ragione. Il fatto che l’ITF l’abbia approvata ufficialmente per competere a livello professionistico è certamente una consacrazione significativa.

Qui sotto, per vostra comodità pubblico i link a precedenti articoli scritti su questa racchetta certamente innovativa, frutto di studi decennali di un nutrito gruppo di ingegneri che devono essersi massacrati il cervello per studiare mille problemi e soluzioni…che troveranno presto imitatori fra i principali competitor poco contenti di non essere stati loro i pionieri.

Resto curioso di vedere chi adotterà questa racchetta, magari anche solo per immettere i dati di un allenamento e di una partita vera per compararne analogie e differenze, anche fra gli altri principali testimonial Babolat che non ho già sopra citato: mi vengono a mente Stosur, Radwanska, Cornet…Scanagatta, Giuliani…Tutti campioni insomma.

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