Wimbledon interviste, Djokovic: "Ci sono parti del mio gioco di cui non sono soddisfatto"

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Wimbledon interviste, Djokovic: “Ci sono parti del mio gioco di cui non sono soddisfatto”

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TENNIS WIMBLEDON CHAMPIONSHIPS – Incontro di secondo turno: N. Djokovic b. R. Stepanek  6-4, 6-3, 6-7, 7-6. L’intervista del dopo partita a Novak Djokovic.Traduzione di Yelena Apebe

Hai iniziato bene, poi improvvisamente è diventato un match molto complicato. La situazione si è complicata per te, giusto?
Beh, mi aspettavo un match difficile contro Radek che aveva già giocato tre, quattro match su questa superficie al Queen’s mentre io prima di Wimbledon non avevo ancora giocato un match ufficiale sull’erba.

Nel mio match di primo turno ho giocato alla grande, ma non ho trovato molta resistenza da parte del mio avversario, perciò non ho potuto rendermi conto a che livello era il mio gioco.

Sapendo che Radek su questa superficie può produrre una grande qualità di gioco, prima del match ero molto teso. Ha un gran tocco e molto talento a rete. Ha coperto molto bene i miei passanti perché riusciva a leggerli. Ci siamo allenati molto insieme e forse dovremmo farlo di meno, perché conosce piuttosto bene il mio gioco (sorride). È stato bravo a combattere nel terzo set.

Pensavo che sarei riuscito a chiudere il match in tre set, ma non sono riuscito a dominare con il servizio quando ne avevo bisogno nel tiebreak e lui è ritornato in gioco. Ha lottato. Anche il quarto set è stato molto, molto equilibrato. Il match avrebbe anche potuto concludersi diversamente. Al di là di tutto sono molto felice di come sono riuscito a vincere perché è stata una grande sfida, proprio come mi aspettavo.

A distanza di due, tre, quattro anni, match come questi rimangono impressi? Dopo un po’ il loro ricordo si offusca?
Beh, sicuramente alcuni match sotto un certo punto di vista “speciali” te li ricordi. Il match di oggi è durato circa tre ore e mezza, si è giocato sul campo Centrale, con il pubblico coinvolto, grandi punti e c’è stato un grande intrattenimento, perciò sarà decisamente un match che ricorderò.

Hai detto che dopo il primo turno non eri in grado di valutare il tuo gioco. Dopo questo match come lo valuti?
Beh, ora sono ufficialmente nel torneo. Come ho già detto, è stata decisamente una grande sfida. Sono felice di come sono riuscito a restare solido mentalmente e di come ho vinto in quattro set, evitando di andare al quinto contro un giocatore specialista di questa superficie. Mi è capitato un tabellone difficile già all’inizio del torneo. Sono riuscito a scamparla. Ho servito molto bene e di questo sono felice, ma ci sono alcune parti del mio gioco di cui non sono soddisfatto. Ma, ripeto, avrei dovuto aspettarmelo questo perché prima di venire qui non ho giocato nessun match sull’erba. Questo secondo turno è stato un ottimo test per me perché sono contento di aver passato tutto questo tempo sul campo, di aver giocato molti scambi, molte risposte e di aver servito molto. Questo non fa altro che aiutarmi dal punto di vista mentale in vista dell’avanzare del torneo.

Ovviamente Radek è un giocatore che sa intrattenere. Ne ho già parlato con altri giocatori di questo. Alcuni tennisti parlano molto a voce alta. Ieri Monfils ha parlato per tutto il tempo durante il match. Esiste una linea sottile. In merito al fatto di distrarre l’avversario, quale pensi che sia questa linea che i giocatori possono o non possono oltrepassare?
È una bella domanda. È difficile dare una risposta perché il tennis è uno sport individuale e ogni giocatore ha la sua personalità, il suo carattere, il suo modo di approcciarsi al match e anche un suo modo di comportarsi in campo. È difficile dare un giudizio perché capisco che tutti cercano di fare qualcosa che possa farli sentire tranquilli in campo per vincere il match. Per qualcuno è meglio mantenere la concentrazione senza parlare e senza mostrare le proprie emozioni. Ad altri invece, come a Gaël, piace intrattenere e interagire con il pubblico, con il proprio team e anche questo va bene.

Ad essere onesto, penso che il tennis stia perdendo un po’ di personalità. Con tutti i tornei che giochiamo e la loro importanza, quando scendi in campo è il tuo gioco che metti davanti a tutto. Vuoi vincere. Ma se guardiamo l’altro lato della medaglia, è sempre uno sport. Le persone vengono a supportare il tennis, te come giocatore, ma gli piacerebbe anche vedere un po’ della tua personalità. Perciò non penso che questo abbia un impatto negativo sul tennis.

Non credo sia il caso di stasera, ma riguardo al giocare in modo sleale pur  rispettando le regole c’è la pausa per andare alla toilette. Clamorosa quella di un paio di anni fa agli Us Open con Andy Murray. È una moda degli ultimi anni. Cosa ne pensi del fatto di usarlo come timeout?
Beh, è autorizzato andare alla toilette. Fa parte delle regole. Fin quando i giocatori le rispettano, per me va bene. È ovvio che le persone possano vederlo da una prospettiva diversa e pensare che sia una tattica per cercare di distrarre un po’ l’avversario. Ma, ripeto, è opinabile. Non penso che i giocatori direbbero mai di farlo intenzionalmente per interferire con il ritmo di gioco dell’avversario. Alla fine rimane un segreto.

Può suonare strana come domanda, ma c’è qualcuno che ti guarda?
Certo, secondo le regole devi essere seguito da un giudice di linea che deve assicurarsi che non vai a fare niente di illegale o sbagliato e che non vai ad assumere qualche particolare sostanza che in qualche modo ti possa aiutare a giocare meglio nel resto del match.

È ovvio che non entrano alla toilette con te, ma aspettano vicino alla porta. Si assicurano che le regole vengano rispettate.

Non ti hanno dato fastidio tutti i challenge chiesti da Radek, anche nel primo punto del game?
No, non mi ha dato fastidio. Ne può usare quanti ne ha e quanti ne vuole. È stato piuttosto divertente. Un po’ di volte ho pensato che avesse chiamato tardi il challenge. Penso che il giudice di sedia avrebbe dovuto dirgli che doveva chiamarlo prima e che non era autorizzato a chiamarlo dopo un lasso di  tempo abbastanza lungo. Solo questo. Nonostante ciò, è difficile vedere sul campo in erba. La palla va molto veloce e non lascia nessun segno. Non puoi incolpare nessun giudice di linea o il giudice di sedia perché è difficile vedere. Penso che il challenge, da quando è stato introdotto nel nostro sport, abbia aiutato molto, specialmente su questa superficie.

Hai concesso a Radek un punto?
Sì.

Perché?
Sai, le persone potrebbero darmi torto o ragione su quello che sto per dire. Ma per me è stato naturale. Se sento di non avere la possibilità di giocare quella palla, è ovvio che concedo il punto. Alcune volte l’ho fatto in passato. È vero, quel punto era molto importante. Eravamo 5 pari, da mio vantaggio siamo passati a parità. Tuttavia, penso sia giusto. È corretto nel gioco. Mi aspetterei che i miei avversari facessero lo stesso con me anche se, purtroppo, non succede molto spesso.

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