Wimbledon, (s)punti tecnici: day 8 e 9, il footwork di Dimitrov e Raonic

(S)punti Tecnici

Wimbledon, (s)punti tecnici: day 8 e 9, il footwork di Dimitrov e Raonic

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TENNIS – I quarti di finale maschile hanno dimostrato gli enormi progressi compiuti da Grigor Dimitrov e Milos Raonic in una componente fondamentale del tennis: il footwork.

La fase difensiva di Grigor e Milos

I cambiamenti delle caratteristiche dell’erba di Wimbledon, da parecchi anni, hanno contemporaneamente “democraticizzato” e purtroppo anche omologato il grande torneo, una volta territorio di conquista esclusivo dei cosiddetti – e quasi scomparsi – erbivori, i giocatori specializzati nella fase tecnica del serve&volley, esplosivi al servizio e dotati di gran mano a rete e nell’esecuzione di colpi poco liftati, con preparazioni brevissime, adatti ai rimbalzi bassi, rapidi e sfuggenti. Come abbiamo già evidenziato la faccenda si è modificata parecchio, e per competere con successo sui prati attuali, dalla restituzione dei rimbalzi molto più alta e meno rapida, il gioco “standard” moderno di pressione da fondocampo è efficace come su tutte le altre superfici.

Certamente rimane un terreno di gioco decisamente veloce in senso generale, con innegabili vantaggi per i grandi battitori, e che tende in ogni caso a premiare il gioco offensivo, inteso come capacità di anticipo e di accelerazione più che di aggressione alla rete vera e propria. Ma ancora più certamente rimane la superficie più esigente in termini di footwork, data la scarsa aderenza e la quasi impossibilità di effettuare le scivolate “di potenza” che ormai i tennisti fanno con disinvoltura anche sul cemento: in questi giorni li abbiamo visti finire a gambe all’aria un po’ tutti, chi prima e chi dopo. Una delle discriminanti principali per fare la differenza, quindi, è la capacità di adattare il gioco di gambe all’erba, coordinandosi in modo molto più “leggero” e rapido, oltre che preciso, di quanto necessario su terra e su duro.

Dei quattro semifinalisti approdati in fondo al tabellone maschile, Novak Djokovic e Roger Federer sono i due che da sempre hanno fatto di un footwork e di una coordinazione impeccabili la base del loro gioco, il serbo in modo più evidente con la sua incredibile capacità di trasformarsi in un muro di gomma pronto a contrattaccare e passare da qualsiasi posizione di campo, lo svizzero in modo meno palese perchè mascherato dalla sua fase di gioco più caratteristica, quella offensiva, fatta di anticipi, accelerazioni, e gran tocchi di classe. Ma per qualunque addetto ai lavori risulta molto più impressionante la naturale coordinazione, velocità di piedi, e controllo dell’equilibrio di Roger rispetto ai suoi drittoni, tagli in slice, e smorzate vincenti. In breve, due campioni, Federer (risultati alla mano) più adatto all’erba, ma entrambi al top del footwork.

Gli altri due, invece, ovvero il bulgaro Grigor Dimitrov e il canadese Milos Raonic, entrambi giocatori estremamente propositivi, grande manualità a tutto campo per Grigor, grande specializzazione nell’uno-due servizio e dritto per Milos, hanno davvero stupito per i progressi fatti con la tecnica degli spostamenti, ormai ben saldamente perfezionata a sostenere il loro tennis d’attacco ed esplosività.

Per quanto riguarda Dimitrov, è da un anno abbondante che il gran lavoro fatto sulla preparazione fisica sta dando i suoi frutti con sempre maggiore evidenza e continuità. Il bulgaro, opposto ieri al “defending champion” Andy Murray, a mio avviso (e non solo) il migliore di tutti in senso strettamente tecnico con il footwork, ha stravinto la sua partita proprio sul terreno preferito dallo scozzese, surclassandolo nella capacità di copertura del campo e nell’efficacia dei recuperi. Andy è apparso decisamente sottotono, ma se oltre alla giornata storta che può capitare a tutti, ti trovi di là una specie di tiramolla agile come un gatto che corre come Ferrer, affonda gli allunghi come Djokovic, passa come Nadal e appena può ti attacca come Federer, c’è poco da fare. E infatti Murray poco ha fatto, sconfitto in tre set. Però questo magnifico Grigor nella corsa e nella tenuta difensiva (il gran tennis d’attacco lo ha sempre avuto) lo stiamo ammirando come detto da parecchio, e la sua crescita di risultati e classifica ne è la prova migliore.

La più sorprendente e definitiva consacrazione, ancora più significativa perchè ottenuta sull’erba, come giocatore di livello assoluto in termini di footwork e capacità difensive, a mio avviso è quella che ha saputo ottenere Milos Raonic. Avevo già analizzato in occasione del Master 1000 di Roma i grandissimi progressi fatti dal canadese nella fase di gioco a lui meno congeniale, ossia la tenuta da fondo. Fase imprescindibile al giorno d’oggi, perchè con le superfici, i materiali e il top-spin esasperato del tennis moderno, puoi anche servire a 230 kmh, e fare i buchi con il dritto: se hai solo quello tanto in alto non arrivi.

Ma una cosa è migliorare il footwork, la precisione degli appoggi, e la tenuta atletica per risultare competitivi su terra e cemento, ben altra sono gli adattamenti di ritmo dei passi, di postura, di abbassamento del baricentro e gestione dell’equilibrio richesti dall’erba. E qui Milos e il suo team (applausi a scena aperta per Piatti e Ljubicic) si sono a dir poco superati: il quarto di finale vinto sull’ottimo emergente australiano Nick Krygios mi ha costretto a controllare più di una volta il nome del giocatore per essere sicuro che quello in campo fosse Raonic.

Si aspettavano tutti una battaglia di servizi fulminanti, e immediate chiusure con accelerazioni e attacchi anticipati: in parte lo è stata, ma la differenza l’hanno fatta i sorprendentemente numerosi scambi lunghi in pressione che Milos non ha avuto nessun problema ad affrontare, e la maggior parte delle volte a vincere. Contro un Krygios che ha giocato assolutamente bene, ha fatto il suo, ha sparato le bordate che doveva, e che in questo modo aveva battuto un certo Rafael Nadal. Come il malcapitato Murray, però, Nick si è trovato davanti qualcosa di inaspettato, ovvero un ragazzone di quasi due metri per 100 chili che corre come una lepre, rimane bassissimo mentre colpisce, tiene e affonda anche con il rovescio bimane (che richiede approccio alla palla perfetto e ravvicinato per essere incisivo), recupera in allungo e passa benissimo. Ragazzone che ovviamente è sempre lo stesso in grado di spararti servizi spaventosi, e prenderti a sberle con un dritto strepitoso: quando si affrontano i grandi bombardieri la parola d’ordine è “fallo muovere, non permettergi di colpire comodo”, ma se il bombardiere in questione si mette a volare sul campo, e unisce coordinazione nel breve e velocità di passo con l’apertura alare data dalla stazza, gli spazi per fargli male diventano quasi impossibili da trovare. E Krygios non li ha trovati, sconfitto in quattro set. Ma sentiremo parlare di lui a lungo, mi stupirei del contrario.

Per esperienza ad alto livello, curriculum e abitudine alla frequentazione dei piani altissimi degli Slam, Novak e Roger vanno considerati favoriti comunque, nei confronti rispettivamente di Grigor e Milos. Però si troveranno davanti due belve da tennis mica da ridere, e non sarebbe per nulla clamoroso se uno di loro, o addirittura entrambi, dovessero farsi sorprendere dai loro giovani avversari. Ci aspettano delle semifinali fantastiche, incerte, e assolutamente intriganti a livello tecnico: a mio parere, stiamo assistendo a uno dei migliori Wimbledon degli ultimi anni.

One-Handed backhand appreciation corner

Come in Australia, i Guerrieri del Bene portano due Eroi in semifinale: e con la concreta possibilità, anche se le battaglie che li aspettano saranno terribili, di avere una One-Handed Final.

Dovesse succedere, il Santuario del Talento risplenderebbe illuminato da una Luce che non si vedeva da tempi immemori: il Vecchio Jedi Roger e l’Apprendista Bulgaro Grigor hanno davanti a sé, chiarissima e gloriosa, la strada che conduce alla Storia.

Le Nemesi Bimani che li attendono sono però feroci e determinate: il Sith di Gomma Darth Nole e lo Spietato Bombardiere Milos non conoscono la compassione, e il Lato Oscuro è potente in entrambi. Che la Forza guidi e accompagni i rovesci Eastern del Vecchio e dell’Apprendista, dietro ognuno dei quali ci saranno gli Spiriti di tutte le Leggende che hanno calcato questi prati impugnando a una mano.

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