Wimbledon, Djokovic: "La vittoria di cui sono più orgoglioso"

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Wimbledon, Djokovic: “La vittoria di cui sono più orgoglioso”

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TENNIS WIMBLEDON CHAMPIONSHIPS – Finale, N. Djokovic b. R. Federer 6-7 6-4 7-6 5-7 6-4. L’intervista del dopo partita.

D: Sembravi molto sorpreso di aver vinto. Lo eri? È stata una vittoria diversa dalle altre?

R: Ero semplicemente travolto dalle emozioni, da emozioni positive che ho provato durante il match. Non ero sorpreso, stavo cercando di godermi il momento, pensare a quello che ho passato durante il match. Sinceramente, questa è la finale Slam migliore dal punto di vista qualitativo a cui abbia mai preso parto. Ho preso parte a quella più lunga contro Nadal agli Australian Open. Ma dal punto di vista della qualità, questo è il mio miglior match. Roger ha giocato bene. Ha mostrato perché è un campione. Ha mostrato uno spirito combattivo e di saper stare nel match nei momenti importanti. Quando ho servito per il match ha giocato il suo gioco migliore. Non penso di aver sbagliato molto. È stato deludente perdere il quarto set dopo essere stato così vicino alla vittoria. Ma l’unco modo di vincere il match era credere di potercela fare fino alla fine e restare forte mentalmente. Questo è quello che ho fatto. Non ho lasciato svanire le emozioni, come probabilmente è successo al Roland Garros. Sono molto felice di aver vinto una finale Slam dopo aver perso le ultime tre.

D: Ho letto un tweet di Ivo Karlovic. Dice che avresti dovuto vincere tutti i set che hai giocato. Sei d’accordo?

R: Ivo ha sempre i commenti migliori. Mi critica sempre. Scherzo!
Ma sì, ho avuto l’impressione di essere vicino alla vittoria in tutti i set. Ma nel primo, sai, poteva andare in qualsiasi modo. Roger ha meritato di vincerlo perché sono stati uno o due punti a decidere il vincitore. Nel secondo set il break è stato importante. Il terzo, ancora, molto equilibrato. Vinto al tie-break. Il quarto avrei dovuto vincerlo ma lui è tornato alla grande. Tutto sommato, c’è stata una qualità di tennis davvero incredibile. Non abbiamo regalato molto. Non abbiamo fatto molti non forzati, penso ci siano stati molti vincenti. Ha servito in maniera molto efficace, utilizzando gli angoli, per me era difficile rispondere. Nel 5-4 del quinto set penso abbia messo solo una prima. Questo ovviamente mi ha aiutato a vincere.

D: Considerato tutto ciò che ci hai detto sull’aspetto mentale questo è lo Slam di cui sei più orgoglioso?

R: Sì, senza dubbio. Speciale. La finale più speciale che abbia giocato. In questo momento della carriera è un trofeo cruciale, specialmente dopo aver perso molte finali di fila. Avevo cominciato ad avere dubbi. Avevo molto bisogno di questa vittoria. La userò per far crescere la mia fiducia per il resto della stagione e per il resto della carriera.

D: Sei rimasto sorpreso di quante volte è sceso a rete Roger? Credo abbia provato il serve and volley 36 volte.

R: Non sono sorpreso. L’ho visto un paio di volte. Sta venendo a rete più spesso. Gioca più rovesci lungolinea rispetto agli anni passati. Sono cambiamenti particolari che ho notato prima di questo match. Sono stato attento ed ero pronto. Certo, delle volte non puoi leggere il servizio. Ha giocato delle volée incredibile. Quella demivolée che ha giocato sulla palla break del 4-3. Sulla seconda è venuto avanti e ha giocato una demivolée vincente. Questo è il motivo per cui ha vinto così tanti Slam, perché si sente sicuro su quei colpi nei momenti importanti.

D: Quinto set, pubblico impazzito. Giochi contro Federer, hai avuto problemi a chiudere il match. Che cosa ti passava per la testa?

R: Pensavo solo al momento. Solo a cosa stava succedendo in quel momento. Ovviamente quando devi affrontare uno sforzo fisico e mentale di quel tipo, è normale che pensieri diversi – positivi e negativi – ti passino per la testa durante il match, specie verso la fine. È importante restare rilassati e cercare di essere presenti quando è il momento. Perché quello che è accaduto è accaduto. Non puoi predire il futuro. Puoi solo vivere il momento. Questo è quello che ho cercato di fare.

                     

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