Non sono troppo d'accordo né con Federer né con Djokovic

Editoriali del Direttore

Non sono troppo d’accordo né con Federer né con Djokovic

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TENNIS WIMBLEDON CHAMPIONSHIPS – Per Roger Federer non è stata migliore di quelle vinte con Roddick e Murray. Per Novak Djokovic è stata la migliore delle 7 che ha vinto, inclusa quella con Nadal di quasi 6 ore. Gli stessi campioni del 2011. Più Errani e Vinci. E Fognini… farà ricorso contro la multa di 20.000 dollari?

Il commento di Scanagatta e Salerno, da Wimbledon

E’ stata una bellissima finale da metà terzo set in poi. Secondo Novak Djokovic, che ha ha forse esagerato sulle ali dell’entusiasmo, la migliore di tutte le finali di Slam che ho giocato, come qualità, perfino di quella vinta in Australia con Nadal (quasi 6 ore)”.

Roger Federer l’ha giocata meglio, pur perdendola 6-4 al quinto, di come aveva giocato le due vinte con Roddick nel 2009 – l’ultima ad essersi decisa al quinto set – e con Murray nel 2012. Questa è la mia modestissima opinione. Che mantengo anche se, inevitabilmente, avendola io proposta come prima domanda alla conferenza stampa post match di Federer, Roger un po’ ha condiviso e un po’ no.

Ho scritto inevitabilmente perchè un giocatore che perde una qualsiasi partita non ammette quasi mai di averla potuta giocare meglio di due finali vinte. Quelle le ricorda con gioia, questa con tristezza anche se riconoscerà, rispondendo a successive domande, che in questa sua performance ci sono stati diversi aspetti positivi che si porterà dietro: l’eccellente condizione fisica, una schiena che a giudicare dai 29 aces e da almeno mezza dozzina di servizi vincenti (quest’ultima è statistica soggettiva…non sempre è facile stabilire se si poteva rispondere meglio ad un servizio) è quella di un ragazzino, un’agilità e mobilità eccellente che gli ha consentito di correre per più di 4 km – 4.096 metri per la precisione contro i 3.773 di Novak – e di giocare in molti frangenti il suo tennis unico, fantastico, inimitabile.

La demivolee dopo aver seguito il servizio con cui ha annullato a Djokovic una pallabreak sul 4-3, è una gemma preziosa che resterà impressa nella mia memoria fino a quando non cadrò preda dell’Alzheimer.

Ma il grande campione è sempre orgoglioso e non accetta l’idea che non avrebbe potuto giocare meglio quando ha perso, e difatti nella risposta alla mia domanda Roger ha fatto questo inciso: “Non sento di aver giocato necessariamente il mio miglior tennis perchè non sono riuscito a strappargli il servizio per tre set….e per me questo era una delusione”.

Concetto ripreso più tardi: “Non ero quasi mai 15-30 o 30 pari sul suo servizio per mettergli un po’ più di pressione. Così lui ha potuto giocare sempre tranquillo e prendere rischi anche con la seconda palla di servizio. Quello è stato il mio problema più grande, è lì che ho perso il match. Ho servito sempre bene. Penso che se avessi risposto meglio, o capito più presto come rispondere, le cose sarebbero potuto girare in un modo diverso”.

Beh, rispetto ovviamente il suo pensiero, ma non è che contro Roddick – battuto 16-14 al quinto – Roger avesse risposto molto meglio. Anche quella volta fu soprattutto straordinario al servizio: fece 50 aces!

E Roddick, secondo me, non aveva certo la stessa qualità tennistica, la stessa completezza del Novak Djokovic di oggi.

E quanto alla finale con Murray, beh lo scozzese non mi entusiasmò davvero come avrebbe fato tre settimane più tardi nel torneo olimpico. Scese in campo bianco come un cencio, sommerso dalla pressione di dover “cancellare” il ricordo angosciante di Fred Perry campione del triennio 1934-1936, e per Roger fu relativamente facile, nonostante un primo set incerto, prendere il sopravvento.

Oggi Roger aveva invece di fronte un avversario più completo e più tosto, anche se non certo solidissimo di nervi nell’occasione.

Posso infatti condividere un tweet di Ivo Karlovic che diceva “Nole avrebbe dovuto vincere tutti i set”.

In effetti, anche se il primo (senza break) lo aveva perso nonostante due setpoint nel tiebreak (6-5 e servizio, poi 7-6 ma servizio Federer che ha messo a segno lì il suo terzo ace), il modo in cui ha perso soprattutto il quarto set nel quale era stato avanti 5-2 dopo 2 ore e 51 minuti di gioco, rendeva difficile dar torto a Karlovic. E questo senza nulla togliere a Federer che, ripeto, secondo me ha giocato una delle sue migliori partite degli ultimi anni. Era da quella citata finale di Wimbledon 2012 che Roger non giocava più una finale importante.

Invece lì Djokovic ha ceduto all’emozione, quasi inspiegabile se si pensa a tutta l’esperienza che ormai ha maturato in 12 finali di Slam, fino a stamani sei vinte e sei perse.

Forse avrà ripensato alle ultime tre finali Slam perdute, e a cinque delle ultime sei (“I wanted really badly to win this after those: volevo davvero vincere questa dopo tutte quelle perse”), fatto sta che ha perso 5 games di fila, quindi due suoi servizi – lui che per 2 ore e 40 non aveva ceduto mai il game di battuta – uno quando serviva per il match sul 5-3, l’altro quando serviva per assicurarsi almeno il tiebreak sul 5 pari. E’ anche vero che in quei frangenti Roger Federer ci ha messo molto del suo.

Il matchpoint invece se lo era conquistato sul 5-4 e servizio di Roger che prima, avanti 30-15, aveva commesso un doppio fallo e sbagliato un rovescio per mandare Djokovic 30-40, al matchpoint appunto.

Lì Roger ha messo a segno il suo 25mo ace, ma c’è stato bisogno del “Falco” per l’arbitro britannico Keothavong per assegnarglielo, perchè il giudice di linea l’aveva chiamato fuori e Federer ha chiesto il challenge.

A proposito di Keothavong apro un inciso. Ricorderete che lui è l’arbitro cui Fognini voleva, a parole, spaccare la racchetta in testa. Frase che gli è costata una multa di 5.000 dollari.

Ma è per la multa di 20.000 dollari che Fabio ha consultato l’avvocato italiano di Djokovic, Ferrari, per eventualmente proporre appello.

Ventimila dollari per aver rovinato il campo con i suoi ripetuti lanci di racchetta, beh sembrano obiettivamente troppi. Pare che Fabio ci abbia ironizzato su, con la sua solita verve: “Con 20.000 dollari e con un giardiniere italiano sai quanti campi gli rimettiamo a posto?!”

Chiuso l’inciso Fognini-Keothavong-All England Club, torno a parlare della finale prendendo spunto da una domanda fatta dal collega francese Abgrall che non troverete nelle interviste perchè quelle riportano soltanto domande e risposte in inglese, ma Laura Guidobaldi le ha inserite fra i tweets di Ubitennis.

Durante questo Wimbledon abbiamo infatti pubblicato le risposte più significative dei tennisti nella nostra diretta, ma contemporaneamente anche nel twitter di Ubitennis.com

Ebbene la domanda era: “Credi Roger alla luce di questa bella partita che ti ha portato vicino a conquistare lo Slam n.18 che ci siano le premesse per farlo in uno dei prossimi Slam, anche se non soltanto sull’erba?”

La risposta non poteva che essere affermativa: “Non vedo alcuna differenza fra questo torneo e l’US open che ho vinto 5 volte, o l’Australian Open dove negli ultimi 10 anni ho quasi sempre ottenuto eccellenti risultati. Soltanto al Roland Garros ho forse meno chances…ma se sto bene fisicamente, e sto bene adesso, non c’è motivo per cui io debba essere oggi pessimista sul mio prossimo futuro. Se poi ci riuscirò o meno dipenderà da tante cose, nessuno può saperlo, non lo si sapeva nemmeno nel 2003”.

Roger ha anche aggiunto, sebbene con Djokovic abbia perso tutte e tre le volte che ci si è ritrovato al quinto set – ma le prime due sono le famose semifinali degli US open 2010 e 2011 in cui lui ha avuto tutte e due le volte 2 matchpoints annullati da Novak – che “sarei rimasto molto deluso se avessi perso al quarto set, meritavo il quinto, e al quinto poteva succedere di tutto: ho avuto la palla break per il 4-3 …”

Al riguardo di queste dichiarazioni, beh, io dico che sì, Roger ha dimostrato ancora di saper reggere per quasi 4 ore un tennis di grande qualità – anche se sono stati soprattutto gli ultimi due set e mezzo quelli davvero validi – ma anche che bisogna tenere presente che è arrivato alla finale in condizioni di straordinaria freschezza.

Non so quante altre volte gli potrà capitare di trovare nei quarti un avversario che dopo un un set e mezzo praticamente si arrende e in semifinale un Raonic così deludente.

Il tutto dopo primi turni agevoli e con temperature ideali con Lorenzi, Muller, Santiago Giraldo e il quasi coetaneo Tommy Robredo. Insomma avversari davvero non tropo impegnativi.

I prossimi Slam, Flushing Meadows e Australian Open, sono spesso tornei durissimi anche per le condizoni climatiche. Spesso in passato nell fasi finali hanno avuto il sopravvento i giocatori che avevano sofferto meno nei turni preliminari.

Il sorteggio, per un giocatore che a New York e Melbourne avrà più di 33 anni, sarà molto ma molto importante, e anche i giorni di gara, le temperature. Sul cemento non si scherza quando ribolle.

Tutto ciò detto Federer ha dato qui la miglior risposta possibile a quanti lo consigliavano di lasciare il tennis prima di rovinare la sua reputazione, addirittura la sua dignità.

E’ ancora presto, molto presto. Godiamocelo ancora finchè lui ne ha voglia. Partite come quella di oggi restano negli occhi e nella testa di chi ama il tennis. Perda oppure vinca. Possiamo solo dirgli grazie, in quest’anno di Wimbledon che conferma i vincitori di 3 anni fa come due grandi campioni – Novak ha vinto il settimo Slam e Petra Kvitova non si sa perchè sia ancora ferma a due – e noi dobbiamo rendere doveroso omaggio alle nostre Sara Errani e Roberta Vinci che hanno conquistato un titolo unico e prestigioso per la storia del nostro tennis.

In conclusione qui di questo Wimbledon’s forthnight voglio ringraziare tutti quanti hanno collaborato con Ubitennis, sia qui a Londra, da Vanni Gibertini sempre prezioso, a Stefano Tarantino, Laura Guidobaldi, Roberto Salerno e ai nostri fotografi Fabrizio Maccani e Art Seitz. Ma senza l’appoggio e l’impegno fino a notte tarda della redazione, da Stefano Pentagallo a Claudio Giuliani, Daniele Vallotto e Danilo Princiotto, Francesca Moscatelli, Luca De Gaspari, Chiara Bracco, Giulio Fedele e a chi ci ha aiutato con le traduzioni (qui temo di dimenticare qualcuno e spero mi perdoni..Yelena Apebe, Giulia Vai, Christian Turba, Paul Sassoon), ma insomma quelli che hanno scritto son stati tanti e se guardate i nomi della nostra redazione e dei collaboratori troverete più o meno tutti.

Alla prossima.

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