Le follie di Fognini che il tennis non punisce: ecco perché (Rossi)

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Le follie di Fognini che il tennis non punisce: ecco perché (Rossi)

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Le follie di Fognini che il tennis non punisce: ecco perché (Paolo Rossi, La Repubblica, 19-07-2014)

ORA lo squalificheranno, hanno pensato in molti, come Suarez durante i Mondiali. E invece no: il tennis non funziona come il calcio, e dunque Fabio Fognini può dormire sonni più tranquilli. Ma non è che il suo insulto razzista passerà impunito o che il mondo della racchetta sia immune da regole: semplicemente c’è un altro modo di gestire le i colpi di testa degli atleti.

Per completezza d’informazione va detto che il tennis è diviso in due mondi: quello Atp ( che governa i tornei di tutti i giorni ) e quello Itf ( la federazione, suoi gli Slam ). Questi due sistemi si uniscono solo nel nome del doping ( lo impone la Wada ) , per il resto ognuno ha i propri organi giudicanti, nessuno può mettere il naso in casa altrui. «Per intenderci – dice Carmelo Di Dio, supervisorAtp-nel caso di Fogninil’intervento dell’Officiating Commettee dipenderà dal rapporto che il supervisor del match Fognini-Krajinovic avrà fatto». Probabilmente il giudice non ha visto, e la prova tv non esiste, nel tennis. In realtà il dissuasore più usato, dal tribunale dell’Atp è la multa, argomento al quale i tennisti sono molto sensibili. Di solito funziona, ma non sempre.

L’insulto di Fognini ha fatto il giro del web, eppure non è tra i peggiori della storia del tennis. Il primato della maleducazione spetta senza alcun dubbio all’ austriaco Daniel Koellerer. Unico, nella storia dei court, a subire nel 2005 ( senza conseguenze ) una petizione di squalifica: i firmatari furono un gruppo di suoi colleghi. Anni dopo, durante una partita, il suo rivale Koubek gli mise le mani al collo perché provocato, troppo platealmente per non subire uno stop di quattro mesi. Un raro esempio: quattro anni fa l’argentina Nalbandian – perdendo un punto – prese a calci il box di un giudice di linea, ferendolo: fu squalificato, nel senso che perse il match. Infatti l’Atp Rulebook prevede il ‘warning’, il ‘penalty point’ e la ‘disqualification’: avvertimento, punto di penalità e sconfitta. Un regolamento blando, ma bisogna pur comprendere che i proprietari dell’Atp sono i giocatori stessi. Si tratta pur sempre di un sindacato, e questo vale per gli uomini (Atp ) come per le donne (Wta). Ma, ripetiamo, il metro di giudizio è lo stesso dell’Itf: come altrimenti si potrebbe spiegare la sentenza del 2009 avversa a Serena Williams, punita con 175mila dollari (ridotti poi a 82500) e a due anni di squalifica con la condizionale dopo l’US Open? Aveva solo detto a una povera giudice di linea, colpevole di aver visto male, «se potessi ti infilerei la pallina in gola».

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