Aspettando Lendl a Genova e Milano (17-18 Ottobre). Una carriera forse da rileggere

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Aspettando Lendl a Genova e Milano (17-18 Ottobre). Una carriera forse da rileggere

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TENNIS – C’è attesa per “La Grande Sfida” organizzata da Ernesto De Filippis del MCA group, di cui saranno protagonisti Ivan Lendl e Michael Chang, nella famosa rivincita di un match storico, e John McEnroe e Goran Ivanisevic. La grandezza del vincitore di otto Slam è cresciuta nella memoria degli appassionati insieme al passare del tempo. E’ davvero al livello dei più grandi?

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Durante il Roland Garros è uscito un libro che aveva fatto molto discutere i vari inviati presenti allo slam francese. Il Times ne pubblicò degli stralci in cui in sostanza si evidenziavano gli aspetti politici del personaggio protagonista e i suoi problemi con il sistema politico allora in vigore in Cecoslovacchia. Avrete capito che si parla di Ivan Lendl, “The Man Who Made Murray”, addirittura. Al di là dunque degli aspetti politici della vicenda si suggeriva l’ipotesi che il merito dei successi negli Slam di Andy Murray fosse dell’ex numero 1 del mondo. Azzardando un riferimento preso di peso da un’altra disciplina, non sapremo mai la verità perché manca la possibilità di costruire l’evento controfattuale. Detto in termini meno pomposi, chissà cosa sarebbe mai successo se Murray avesse continuato da solo. Forse non avrebbe vinto nulla o forse avrebbe fatto il Grande Slam. Non lo sapremo mai. Può però essere il pretesto per chiarire qualcosa sul rendimento di Ivan Lendl negli Slam.

Di Lendl, dal punto di vista statistico si sa quasi tutto. 270 settimane da numero 1 – record per la sua epoca – 94 tornei vinti, una mostruosa regolarità, 8 tornei dello slam, 8 finali consecutive a New York, e potremmo continuare a lungo. Ma. Una questione a lungo dibattuta riguarda il valore degli avversari affrontati. Se è praticamente impossibile comparare giocatori che hanno giocato in epoche diverse, forse non altrettanto si può sostenere per il “momento” in cui lo stesso giocatore è stato affrontato. Una cosa è affrontare Federer nel 2005 un’altra completamente diversa affrontarlo nel 2014. Il McEnroe dell’84 non è neanche parente di quello dell’89. O il Sampras del ’97 e quello del 2001. Insomma, ci siamo capiti.
Proviamo dunque a capire in che condizioni di forma e a quale punto della carriera erano i grandi avversari sconfitti da Lendl. Anticipiamo che troveremo delle sorprese che non faranno certo piacere ai tifosi del ceco. Perché Ivan Lendl è stato veramente grandissimo almeno per due stagioni, il 1986 e il 1987. E per colmo di sfortuna, quei due anni li giocò in un periodo molto simile a quello del 2001-2003, cioè quando i vecchi ormai non ce la facevano più e i nuovi non erano ancora pronti.
Cominciamo sbarazzandoci della finale di Parigi 1984, il più grande successo di Ivan Lendl. Quella rimane la vera grande impresa e nessuno potrà mai portargliela via. Non è improbabile che continui a gioire dentro di sé ogni volta che McEnroe ne parla. In quella partita, lo sanno tutti, Lendl era sotto 2 set a 0, nel quarto andò sotto di un break e poi vinse al quinto. Però… Vista da un’altra angolazione si può affermare che Lendl è stato molto vicino a perdere sulla sua superficie preferita contro un giocatore che era sì all’apice del rendimento, ma che giocava nella sua superficie sfavorita. McEnroe nel 1984 oltre al Roland Garros giocherà un solo torneo sulla terra, ma quella di Forest Hills, dove in finale battè Lendl. Inoltre delle altre due partite perse quell’anno una era ancora sulla terra rossa, a Goteborg, contro Sundstrom, e anche abbastanza nettamente. Insomma, grande scalpo ma…

Le cose vanno ancora peggio se guardiamo il rendimento complessivo di Lendl a Parigi. Il 21enne ceco arriva in finale per la prima volta nel 1981. Trova Borg, che da lì a poco praticamente abbandonerà il tennis. Però a Parigi era pressappoco come Nadal, ed era arrivato in finale lasciando solo briciole agli avversari. Un grandissimo Lendl riesce a vincere due set, ma negli altri 3 l’Orso svedese lo tratta persino peggio di come aveva trattato gli altri, lasciandogli 4 games in tutto. Il quinto set era quasi imbarazzante con Borg che saltellava e il ragazzino ceco stravolto.
L’anno successivo Lendl è cresciuto, adesso è la testa di serie numero 2. Ma, ritiratosi Borg, la Svezia presenta un ragazzino di 17 anni, che incontra il magnifico Ivan agli ottavi. Lendl vince il primo set, perde il secondo, si porta due set a uno e crolla, un 64 62 che dice tutto.
Anche nel 1983, le cose non vanno meglio. Vero che perde solo col vincitore del torneo, ma verissimo che ci perde proprio male. Yannick Noah gli rifila un terribile 60 al quarto e buonanotte ai suonatori. Detto del 1984, l’anno dopo Wilander in finale tratta malissimo il povero Ivan, 25enne, quindi forse all’apice della condizione atletica. Vince il primo set ma poi lo svedese gli lascia la miseria di 8 games nei successivi tre set.

Le vittorie del 1986/87 sono straripanti. Lendl il primo anno perde un solo set, al tiebreak con Gomez che però è anche la testa di serie più alta che gli capita a tiro, la numero 9. Gli altri spariscono, soprattutto Wilander, sconfitto da Chesnokov. La finale è con Pernfors, tra tutti gli svedesi forse non il più forte. E la semi è contro il sudafricano Kriek, uno che era molto meno forte di Ferrer sulla terra rossa… L’anno successivo è torneo vero invece, probabilmente la vittoria più prestigiosa e forse l’anno migliore di Lendl. Questo è l’ultimo Roland Garros che vince, ha da poco compiuto 27 anni, cioè è più giovane del Federer che vince il suo primo nel 2009 e va in finale nel 2011 a quasi 30 anni. Da allora invece, a Parigi, Lendl non vincerà più, perdendo in modo anche imbarazzante da Svensson, Chang, addirittura da Oncins e da Huet, ma ormai non è più Lendl e non vale. Anche se è ancora più giovane di Federer…

Il “suo” secondo Slam fu senz’altro Flushing Meadows, torneo in cui arrivò 8 volte di fila in finale.
Comincia nel 1982, si trova di fronte Connors che praticamente lo terrorizza. Aveva battuto McEnroe in semifinale, non uno qualsiasi, ma la finale è senza storia, il ceco non ha mai neanche mezza opportunità di vincere. Connors gli regala il terzo set, giusto il tempo per rifiatare e per chiudere in tranquillità. L’anno successivo la cosa si ripete. Lendl disintegra chiunque gli capiti a tiro ma quando trova Jimbo si rimaterializza il “chicken” e Ivan finisce per crollare 60 al quarto. Nel 1984 Mac è ingiocabile, avevano entrambi disputato due grandi partite il giorno prima, ma Mac contro Connors e Lendl contro un ragazzino di 19 anni che gli darà poi una delle più grosse delusioni della sua carriera, tale Pat Cash. Finisce con Lendl ancora schiantato. L’anno dopo – con qualche anticipo – comincia il Lendl del biennio magico, ma la finale è giocata contro un Mac che è lontano parente del terribile giocatore di soli 10 mesi prima. L’anno successivo in finale trova Mecir, in uno dei momenti di riposo che lo slovacco si prendeva dalla sua vera passione, la pesca. E nel 1987 ancora Wilander, che si sta preparando a non farsi battere più. Purtroppo per Ivan, il suo periodo migliore non gli è sufficiente per conquistare il famoso Wimbledon, in cui viene sconfitto sì da due fuoriclasse, ma insomma il Becker del 1986 non ha ancora venti anni e il Cash del 1987 ce lo ricordiamo tutti con affetto ma ebbe una carriera troppo condizionata dagli infortuni per comprenderne il reale valore.

Lendl è stato senz’altro un grande giocatore, non si vuole discutere certo questo. Ma collocarlo nell’Empireo dei Laver, dei Mac, dei Borg, dei Sampras – senza arrivare ai giorni nostri… – non vi sembrerebbe un pò eccessivo?

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