Federer: "Nel tennis la fortuna aiuta chi crea più opportunità"

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Federer: “Nel tennis la fortuna aiuta chi crea più opportunità”

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TENNIS- R.Federer b. P.Polansky 6-2 6-0 L’intervista del dopo partita. Traduzione a cura di Cesare Novazzi.

Sei senza cuore!

Come?!

Davvero!

No dai…(ride) normalmente ce l’ho, ma non ne sono sicuro. Quando giochi non puoi farti prendere dall’emozione, devi portare a termine il tuo compito. Non puoi sapere quando gira la partita. Succede tutto molto velocemente, se ti mostri un attimo debole finisci per perdere.

Sei contento del livello di gioco espresso?

Sì, assolutamente. Son partito bene e questo aiuta sempre a giocare più sciolti. Probabilmente avrei potuto servire meglio ad inizio match, ma non mi lamento perché già in allenamento mi muovevo bene anche se non colpivo benissimo. Mi devo abituare ancora bene alla superficie e sono felice per come è andato il match. Come in ogni torneo, le fasi iniziali non sono mai semplici, ma sta andando tutto per il verso giusto.

Durante tutti questi anni ho osservato che quando colpisci, soprattutto di diritto, cerchi con gli occhi la posizione della palla, lo fai ogni volta. Credi che sia questo ciò che rende speciale i tuoi colpi?

L’ho sempre fatto, ma dipende soprattutto da quanto tempo hai per colpire la palla… infatti succedeva più spesso quando ero più giovane. Ora non mi posso più concedere questa possibilità, perché mi devo subito preparare al colpo successivo. Comunque si tratta più che altro di un riflesso incondizionato, non ricordo se mi è stato consigliato o no. Sicuramente non mi hanno mai detto di non farlo, credo perché sia una cosa naturale. Comunque non vedo molti giocatori che si comportano così e ne sono abbastanza sorpreso.

Quindi è un’idea soltanto tua?

Più che altro è così che faccio, non so se sia una cosa giusta o sbagliata, anche se chiaramente mi aiuta!

Hai detto che non ci si deve far prendere dall’emozione… ma la folla è sempre con te. Ti seguono in allenamento e sei sempre il giocatore da tifare, anche se giochi contro, in questo caso, un canadese. Ha un significato per te? Ti sorprende spesso?

Sinceramente è sempre difficile incontrare un avversario che gioca in casa, il pubblico potrebbe non solo tifare lui, ma anche contro di te, anche se non accade così frequente. La verità è che in questo sport il tifo è molto educato, ma a volte ti senti un attimo smarrito quando entri in campo e vedi il beniamino di casa acclamato dalla folla, ad esempio vedi la bandiera della sua nazione che sventola e così pensi che questo match non è solo un primo turno. In questo caso è contro un canadese. Se la partita si fosse giocata punto a punto allora gli spettatori avrebbero voluto vederlo almeno vincere un set o anche la partita e questo ti può innervosire da un lato ed aiutare il tuo avversario a giocare meglio, ma non ero così preoccupato. Alla fine sono riuscito a gestire tutto al meglio, certamente ho anche apprezzato il tifo. E’ sempre una bella esperienza per un atleta sentire il calore del pubblico. Ti fa sentire a tuo agio e ti permette di giocare più in fiducia motivandoti ad esprimere un gran livello di tennis, arrivando su ogni palla anche quando sembra impossibile.

Mi piacerebbe sentire cosa ne pensi della fortuna nel tennis.

Fortuna?

Sì, e se c’è stato un momento della tua carriera dove la fortuna ti ha aiutato o ti ha penalizzato.

Ok bella domanda. In entrambi i casi ti senti un pochino spaesato. A fine giornata ti chiedi se a fare la differenza è stato il colpo o il nastro fortunato, ti chiedi se hai avuto fortuna con la palla che pizzica la riga oppure se l’arbitro ha sbagliato una chiamata, in tuo favore… molte volte in questi casi non puoi fare niente anche se non lo sai mai certamente. Credo fermamente che nel tennis la fortuna aiuta chi crea più opportunità, infatti non si giocano più match dove il risultato viene deciso da un unico, singolo colpo. Devi comunque stare attento sulle superfici veloci, bisogna sempre mantenere alta la concentrazione. Ricordo ad esempio un match, una finale di Miami dove vinsi 76 76 76 contro Ljubicic. Nel tie break del terzo set stavamo 8 a 7 per me e serviva lui. Giocò una grande prima e io bloccai la risposta, la palla toccò il nastro e rimbalzò dall’altra parte permettendomi di vincere il match. Se non fosse successo e io avessi perso in cinque set? Chi può dirlo. In definitiva ci sono momenti in cui ti senti davvero molto fortunato.

Adesso che sei sia giocatore che genitore, padre di quattro bambini invece che due, quanto è più impegnativo per te? E se anche Rafa e Novak dovessero avere quattro figli pensi che ci sarebbe differenza nel ranking?

E’ una cosa che mi rende felice, sempre; chiaramente devi trovare il tuo equilibrio. Avere quattro figli invece che due non è così tanto diverso, nel senso che non sei preparato, ma hai già affrontato la situazione e più o meno sai di cosa hai bisogno. Questa volta comunque sembra un po’ più semplice, anche se nel giro di un anno inizieranno a correre ovunque, è una cosa che ho già affrontato.

Hai lavorato al design della tua racchetta?

Sicuro, ovviamente me ne sono interessato fin dall’inizio, è una cosa che ho sempre voluto fare come passare ad una racchetta con un telaio più grande, con una diversa verniciatura. Ci pensavo da almeno cinque anni, ma è sempre stato difficile cambiare attrezzo perché ottenevo comunque ottimi piazzamenti nei tornei. Poi un giorno mi ero quasi deciso, ma nacquero Myla e Charlene così ho posticipato. L’anno scorso ho sentito come se fosse l’ultima occasione per provare a cambiare e così l’ho fatto. Sono veramente contento della racchetta ed ora che si può anche comprare nei negozi, sono molto felice per i fan che sono interessati.

Ci sono state alcune chiacchiere negli ultimi mesi, in merito a Wimbledon, quando dopo ogni punto ci si puliva molto attentamente con l’asciugamano. Questa pratica è ormai comune nel circuito.

Asciugarsi come se si fosse appena usciti dalla piscina?

Sì!

Ho capito cosa intendi (risata).

Dopo ci saranno Cincinnati e New York…

Dici che ci daranno dei teli da spiaggia?! (ride)

In ogni caso, cosa ne pensi? Credi che sia un po’ troppo? Sembra che alcuni giocatori si asciughino anche quando non ne hanno bisogno. Lo fanno per prendere tempo?

Credo che sia più che altro un’abitudine o almeno così penso. Io lo facevo soprattutto per non pensare ad un punto perso, magari per non rompere la racchetta o gridare. Mi giravo e andavo a prendere la salvietta, soprattutto mi capitava verso la fine degli anni ’90. Avevo iniziato a farlo e così poi altri giocatori. Non credo sia per forza per prendere tempo, ti permette di pensare al punto successivo senza fossilizzarti su quello appena passato. Può anche essere un modo per sentirsi più sicuro, pensare più lucidamente. Certamente alcune volte succede troppo, ma va fatto molto velocemente. Non ho problemi con chi lo fa sovente, ma non andrebbe fatto in punti cruciali del match e, per adesso, non è un grande problema.

Te ne stai prendendo il merito o forse la colpa?

Assolutamente no, non sto dicendo di essere stato il primo, ma ricordo che lo facevo anche quando ero juniores.

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