Federer il segreto è Edberg (Zanni), Roger, un sogno chiamato New York (Mancuso), Rafa ancora uno stop Rinuncia a New York (Martucci), Nadal si arrende, niente US Open (Semeraro), Tradito dal polso la stagione Slam di Nadal è finita (Clerici)

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Federer il segreto è Edberg (Zanni), Roger, un sogno chiamato New York (Mancuso), Rafa ancora uno stop Rinuncia a New York (Martucci), Nadal si arrende, niente US Open (Semeraro), Tradito dal polso la stagione Slam di Nadal è finita (Clerici)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

 

Federer il segreto è Edberg

 

Roberto Zanni, il corriere dello sport del 20.08.2014

 

All’inizio di marzo Roger Federer era ancora sull’ottavo gradino del ranking ATP, la posizione più bassa mai toccata dal 2002, reduce da un anno terribile dove era riuscito anche a raggiungere i nove mesi senza battere un “Top 10′: Il male alla schiena, appena un titolo conquistato nel 2013 (Halle), ecco che alla soglia dei 33 anni, compiuti l’8 agosto, per lo svizzero il viale del tramonto era già diventato una realtà. Poi cosa è successo? REAZIONE. Bisogna tornare a marzo per capire la resurrezione di uno dei più grandi (o il più grande?) tennista di tutti i tempi: era ancora in fondo ai primi dieci, ma erano passati anche solo due mesi da quando aveva assunto, come coach, l’idolo della sua infanzia, Stefan Edberg. E dal quel numero 8, che strideva con il passato di Federer, ecco che Roger in un attimo, a luglio, è tornato sul podio del tennis mondiale. Un numero 3 del ranking che adesso è più saldo che mai dopo il terzo titolo dell’anno conquistato a Cincinnati, uno dei suoi tornei favoriti (sei successi “all time”) dove ha anche raggiunto la sua quarta finale consecutiva dopo Halle, Wimbledon e Toronto. Ma i record di Federer non finiscono qui: 80 tornei in carriera, solo Connors (109) e Lendl (94), hanno fatto meglio il terzo successo 2014 (80 della sua camera) regala allo svizzero il 13 pass per le finali ATP la storia del tennis di tutti i tempi, ma con il successo sul cemento dell’Ohio, è arrivato, con largo anticipo, anche il pass per il 13 ATP World Tour Finals di fila, un altro primato. «È sempre uno dei grandi obiettivi che mi pongo all’inizio di ogni stagione – ha detto dopo aver sconfitto in finale Ferrer , 16 successo in altrettanti confronti contro lo spagnolo – è un grande onore far parte del gruppo dei migliori otto giocatori ed avere l’opportunità di vincere un altro torneo alla fine della stagione, così prestigioso poi, uno dei più importanti e dove sono sempre andato bene». Ma prima della fine dell’anno c’è ancora tempo e soprattutto, tra meno di una settimana, in arrivo ci sono gli US Open, ultimo Slam dell’anno. A Flushing Meadows dodici mesi fa uscì al quarto turno (non gli succedeva dal 2003), dopo che a Wimbledon era stato buttato fuori anche prima, al secondo e se quest’anno sull’erba si è riscattato arrivando fino alla finale, persa di un soffio con Djokovic, ecco che New York potrebbe rappresentare la definitiva rinascita di un campione che è stato capace di risorgere quando ormai sembrava finito. SEGRETO. Schiena rimessa a posto, racchetta cambiata, ma la svolta per ritrovare Federer di nuovo al vertice porta il nome di Stefan Edberg: e se lo svedese nei 1992, gli US Open contro Michael Chang, in semifinale, fu protagonista del più lungo match a New York, 5 ore e 26 minuti, quell’incontro è ricordato anche per le 254 volte in cui andò a rete. E adesso con la nuova partnership Federer-Edberg lo svizzero ha cambiato il suo modo di vedere ed esprimere il gioco: un esempio il successo in tre set contro Monfils, ma in appena 108 minuti. E il serve-andvolley, servizio e subito a rete, o comunque una maggior propensione ad attaccare, non appena si presenta la possibilità, è diventata una caratteristica più marcata nel gioco di Federer, frutto evidente degli influssi del suo nuovo allenatore. Una tattica che sta dando nuovi frutti e che forse, solo contro Djokovic e Nadal, potrebbe non rivelarsi così vincente. Attacca di più e corre di meno Roger: per rimanere alla finale di Cincinnati contro Ferrer (vinta 6-3, 1-6, 6-2) lo svizzero ha percorso sul campo 1644 metri contro i 2081 dello spagnolo. Ecco allora che il nuovo Fe-derer è pronto per sbarcare a New York «Una settimana fa non pensavo al successo di Cincinnati, non dovevo giocare. Per New York non voglio commettere gli errori dell’anno passato – ha sottolineato – mi allenavo troppo. Ora mi trovo bene con Stefan, siamo come una famiglia»

 

Roger, un sogno chiamato New York

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 20.08.2014

 

Ha festeggiato il successo a Cincinnati esultando come un ragazzino. Roger Federer dopo due anni esatti è tornato a vincere un Masters 1000 (è a quota 22) centrando il titolo n.80 in carriera. Davanti allo svizzero nell’era open ci sono solo Jimmy Connors (109) e Ivan Lendl (94). Solo 12 mesi fa il campione di Basilea era nel punto più basso del suo 2013 “horribilis”. La schiena faceva le bizze e la nuova racchetta non funzionava. Dopo l’amaro ko al 2 turno di Wimbledon, aveva deciso di utilizzare un attrezzo più grande, con ovale da 98 pollici quadrati rispetto ai 90 del passato. Per provarlo giocò un paio di tornei sulla terra rossa durante l’estate rimediando clamorosi ko contro comprimari come Delbonis e Brands. Agli US Open si arrese negli ottavi allo spagnolo Robredo, contro cui aveva vinto 10 volte in altrettante sfide. LA RINASCITA Ora a 33 anni, con moglie e 4 figli (alle gemelle Charlene Riva e Myla Rose, nate nel 2009, lo scorso maggio si sono aggiunti i due maschi Lenny e Leo), sta vivendo una seconda giovinezza. Ci ha pure scherzato: «Finalmente porto ai bambini una coppa bella grande, saranno felici. Ultimamente tornavo a casa con trofei sempre più piccoli…». Nel 2014 prima di Cincinnati aveva già disputato 7 finali vincendo 2 titoli (Halle e Dubai) e cedendo nell’ultimo atto a Brisbane, Indian Wells. Monte Carlo. Wimbledon e Toronto, dove 10 giorni fa era stato battuto dal francese Tsonga. Aveva avuto la tentazione di saltare Cincinnati, come ha ammesso dopo aver superato in finale lo spagnolo Ferrer per 6-3 1-6 6-2. «La settimana in Canada è stata dura – ha detto – mi chiedevo se valeva la pena di riprendere subito. Ma dopo il primo allenamento mi sono accorto di aver recuperato velocemente e ho deciso di provarci». Merito anche di Stefan Edberg, che lo segue da inizio anno. Federer in campo si diverte, gioca senza pressione ed è diventato più aggressivo, come lo era stato solo ad inizio carriera. Grazie ai suggerimenti di un maestro del gioco di volo come lo svedese cerca con maggior frequenza la rete accorciando così gli scambi. Con Novak Djokovic distratto dal post matrimonio (si è fermato negli ottavi sia a Toronto che a Cincinnati), Rafa Nadal che ha rinunciato agli US Open per l’infortunio al polso destro e Andy Murray altalenante nel rendimento, Federer tra i “fab four” è quello che sta meglio. A New York (il via lunedì prossimo) andrà a caccia del 18esimo titolo in uno Slam: un trionfo che a King Roger manca da oltre due anni.

 

 

Rafa ancora uno stop Rinuncia a New York

 

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 19.08.2014

 

«Sono dispiaciuto di annunciare che non potrò prendere parte agli Us Open, un torneo dove negli ultimi anni ho ottenuto risultati molto buoni. Voi capite che per me è un momento molto difficile perché è un torneo che adoro. Ma non ho altra possibilità che accettare di non schierarmi alla partenza e di lavorare, come sempre». Ancora. E ancora. E ancora. Rafa Nadal si ferma ancora per un problema fisico, stavolta al polso destro, ancora dopo un altro urrà al Roland Garros, ancora dopo un Wimbledon deludente, ancora davanti della superficie per lui due volte dura, il cemento, ancora nell’imminenza di uno Slam, l’ultimo della stagione, da lunedì a New York dove avrebbe dovuto difendere il titolo. Il mancino di Maiorca, pur allenato da sempre agli infortuni, pur corazzato da suo «carpe diem» popolare («La prima cosa è la salute»), pur già capace di risorgere anche in modo stupefacente, come l’anno scorso dopo 7 mesi di stop col ginocchio violentato dalla sindrome di Hoffa, è parecchio giù di corda. Perché le ultime tre volte a New York ha giocato tre finali, vincendone due e, coi coetanei Djokovic e Murray non al massimo della forma, puntava ad aumentare il bottino di Majors oggi a quota 14, a tre sole tacche dal primatista-record, Roger Federer. Invece, mentre si preparava per il cemento, un rovescio tirato in modo inusuale gli ha ferito il muscolo cubitale, costringendolo ad allenarsi con un tutore e a dimenticare il rovescio bimane. Che, come il servizio, abbisogna invece di un surplus di lavoro. Niente Masters 1000 sul cemento americano, a Toronto e Cincinnati, da fine luglio, il maiorchino è passato di tentativo in tentativo, di rinvio in rinvio. Poi, ieri pomeriggio, è stato costretto alla rinuncia ufficiale, via Facebook. Sfarzi Quest’infortunio non è cosí strano come le auto-sospensioni di certi colleghi, poi accusati di doping. Garantisce il bollettino delle sciagure che accompagna Rafa sin da ragazzo. Magari, come sostiene il chiropratico, Alfio Caronti, già stregone dei ragazzi del 60 di Riccardo Piatti, i continui infortuni dipendono davvero da un herpex simplex alla schiena curato male, a 11 anni. Di certo, Nadal saltò in extremis già il primo Slam, il Roland Garros 2003, per la bua al gomito sinistro e anche quello del 2004 per una frattura da stress al piede. E poi ha continuato sfibrarsi un po’ ovunque, con quel violento e continuo mulinare di bicipiti, strappare di schiena, saltare di piedi, pompare di ginocchia….

 

Nadal si arrende, niente US Open

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 19.08.2014

 

 

Il polso non è ancora a posto: «Mi dispiace, è un momento molto duro» di Stefano Semeraro Il tennista che non si arrende mai stavolta ha chinato la testa Il polso sinistro infortunato in allenamento alla vigilia della stagione americana sul cemento gli fa ancora male e così Rafael Nadal si è dovuto rassegnare: niente US Open. Il ruolo di campione uscente in America quest’anno evidentemente non gli si addice. Nadal ha dovuto già saltare i Canadian Open e Cincinnati, dove aveva vinto l’anno scorso, la settimana prossima non potrà difendere neppure il titolo conquistato per la seconda volta a New York (dopo quello dei 2010) contro Djokovic in finale. Rinunciare a uno Slam pesa sempre, a chiunque, ma stavolta anche in fatto di punti la perdita è secca, 4000 in un mese contando anche i due Masters 1000 nordamericani. Una mesta contabilità che significa l’addio alle residue speranze di sorpassare Djokovic per riprendersi il trono del ranking entro fine anno, e la possibilità di dover salutare anche il numero 2, se il suo vecchio (si fa per dire, eh) rivale Fe-derer dopo sei anni riuscirà a rimettersi in sella a Flushing Meadows. «Mi dispiace dover annunciare che non potrò partecipare agli Us Open, un torneo nel quale negli ultimi anni avevo ottenuto risultati molto buoni», ha spiegato ieri il Nino sul suo profilo Facebook, senza specificare quando tornerà a gareggiare. «Capirete che per me è un momento molto dura perché è un torneo che mi piace molto, dove ho tanti bei ricordi, dei fan, dei match notturni, di tante cose. Non mi resta altro che accettare che quest’anno non potrò competere e come sempre lavorare al massimo in modo che quando sarà in grado di tornare potrò farlo al meglio». Fa male dirlo, ma Nadal c’è abituato. Lo Slam che parte lunedì prossimo a Flushing Meadows èl’ottavo che il Nino è costretto a saltare in carriera per colpa di una serie di infortuni che ormai per varietà rischierebbero di esaurire un atlante anatomico. Le sue cartillagini più deboli sono quelle del ginocchio, che fra 2012 e 2013 gli costarono sette mesi di stop forzato per via della tendinite e della sindrome di Hoffa, stavolta a fare crac è stato il muscolo cubitale, quello dell’ulna, che per colpa di un rovescio tirato in precario equilibrio in allenamento è parzialmente uscito dalla guaina. Per qualche settimana Nadal si è allenato con un tutore al polso sinistro, evitando di colpire il rovescio a due mani e sottoponendosi a sedute di radioterapia; quando il pool di medici che lo segue – Angel Ruiz Cotorro, Taume Vilaro’ e Ramon Balius – gli ha dato l’okay per toglierlo Rafa ha provato a recuperare tono muscolare in palestra. Palleggiando in questi ultimi giorni con il suo amico Carlos Maya ha per!) capito che il pericolo di farsi ancora più male non valeva la candela, specie dopo aver vinto a giugno il suo nono Roland Garros. A 28 anni, con 14 Slam vinti e un fisico straordinario ma usurato, da dosare come uno champagne millesimato, non è una settimana in più o in meno da numero 1 che può fare la differenza, l’obiettivo del Nino è allungarsi la carriera «La mia priorità non è vincere ma stare bene , ha sempre predicato con pragmatismo Nadal. Per tornare a vincere come prima.

 

Tradito dal polso la stagione Slam di Nadal è finita

 

Gianni Clerici, la repubblica del 20.08.2014

 

Rafa Nadal si è fatto di nuovo male, questa volta non più al celebre ginocchio, ma a un polso. Qualche mio amico pescatore e tennista ha attribuito la vicenda alla pesca al lancio, un hobby al quale il maiorchino è stato iniziato sin da piccolo, ed è rimasto fedele. Com’è abbastanza noto, la sua sportivissima famiglia non aveva intenzione di farne un campione della pesca, ma piuttosto era incerta tra il tennis e il football, lo sport dello zio Toni che sarebbe diventato il suo maestro e autore. Poiché questa associazione di idee non pub non riferirsi anche allo stile, non posso fare a meno di citare quanto mi ha appena detto il mio amico chiropratico Alfio Caronti, noto nel tennis per essere stato collaboratore di Riccardo Piatti (Furlan e Caratti nei quarti di due Slam) e da ultimo, per aver evitato danni muscolari a quella ipotetica campionessa della Giorgi. Dice quindi Caronti che nello stile creato dallo zio è implicito quel che si chiama nel suo linguaggio co-contrazione. E cioè nel polso del fenomeno Rafa si contraggono insieme muscoli agonisti e antagonisti, cosi come nel braccio flessori ed estensori. Se un movimento che non si era mai visto nel tennis ha condotto Rafa, insieme a Federer, tra i primi due laureati dell’ultimo decennio, questa insolita gestualità, e i suoi riflessi muscolari, gli hanno procurato una catena di incidenti che lo hanno, di fatto, costretto ad essere un campione semestrale, invece che annuale. La vicenda, cosi come le precedenti assenze ai tornei della cementifica stagione americana, condurranno quella macchina banalmente obiettiva del computer a far retrocedere Rafa di un mare di punti. Salvo, gli auguro, a ritornare (forse) vincitor nel Master di Novembre. Intanto auguri, buona pesca, e magari una visitar al dottor Caronti, sul lago di Como, dove si pesca benissimo, e si guarisce anche meglio.

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