US Open interviste, Djokovic: “Sono abituato ad avere pressione”

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US Open interviste, Djokovic: “Sono abituato ad avere pressione”

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Novak Djokovic, Miami 2014 (foto Art Seitz)
 

TENNIS U.S. OPEN – Incontro di primo turno, N. Djokovic b. D. Schwartzman 6-1, 6-2, 6-4. L’intervista del dopo partita a Novak Djokovic. Traduzione di Alessia Gentile.

Come ti sei sentito durante il match? Ti aspettavi un esordio più veloce?

Penso di aver colpito la palla molto bene durante tutta la partita. Diego è un ragazzo con molto talento, è molto veloce sul campo. Credo che debba lavorare ancora un po’ sul servizio perché non riesce ancora a mettere abbastanza pressione all’avversario con questo colpo. Il problema è che non è molto alto, quindi per lui è difficile riuscire a servire bene. Ovviamente quello di oggi è stato il primo match di un certo livello per lui, la prima partita sul cemento in un torneo del Grande Slam, sul campo più grande nella sessione notturna. Sicuramente questo l’ha reso più nervoso. Penso comunque che lui abbia giocato bene. Per quanto mi riguarda, sono contento del mio esordio.

Hai un buon rapporto con lui al di fuori del campo? Quando la partita è finita vi siete abbracciati.

In realtà non l’avevo mai visto giocare prima di oggi. E’ un giocatore molto giovane, gli auguro il meglio per il futuro. Deve continuare a lavorare bene perché ha talento; ha le potenzialità per essere un giocatore di alto livello.

Ti sei sentito meglio oggi rispetto agli altri match che hai giocato a Toronto e Cincinnati?

Sì. Devo dire che oggi le condizioni erano un po’ differenti rispetto a quelle in cui mi ero allenato la scorsa settimana. Non mi ero allenato per giocare in notturna e quindi sono rimasto molto sorpreso della rapidità della superficie, ma credo di essere riuscito ad adattarmi molto bene. Credo di aver avuto un buon timing per tutto il match. Le ultime settimane, a Toronto e Cincinnati, sono state molto dure per me dal punto di vista emotivo; non riuscivo a trovare il mio gioco, non mi sentivo a mio agio in campo, ma lo sport è questo. Negli ultimi due mesi sono successe molte cose nella mia vita privata e probabilmente non ero mentalmente pronto a competere ad alti livelli a Toronto e Cincinnati. Ora però è diverso. Mi sento emotivamente carico e pronto a partire.

Sei la prima testa di serie; senti la pressione di occupare questa posizione?

Beh, non è la prima volta (e speriamo che non sia l’ultima) che sono la prima testa di serie. E’ sicuramente un privilegio ma anche una responsabilità. La pressione fa parte dello sport e ci sono già abituato. Da un lato mi piace avere questa pressione perché dà significato a ciò che faccio: mi motiva di più.

Hai giocato alle 22.00. Sapendo di dover giocare alcuni match in serale, c’è qualcosa nella tua preparazione che cambia, visto che potresti stare in campo a lungo?

E’ un piacere giocare in serale qui a New York. Ovviamente può succedere che si finisca intorno alla mezzanotte, a volte anche più tardi. Ma, come ho detto in precedenza, le sessioni notturne qui sono sempre particolari, specialmente stasera con la cerimonia d’apertura. Mi fa sempre piacere vedere tutta questa gente. Anche stasera lo stadio era quasi pieno in entrambi i match.

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