Odio i tornei con l'avvio diesel! Due vittorie italiane su due non bastano

Editoriali del Direttore

Odio i tornei con l’avvio diesel! Due vittorie italiane su due non bastano

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TENNIS US OPEN – Perdono Radwanska e Stephens, vincono Sara Errani e Roberta Vinci. Perdura la crisi del tennis USA. Berdych non è Perdych. Dimitrov sconfigge la tradizione. Giornalisti arrampicati sugli specchi

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Guarda le foto del Day 3 (a cura di Art Seitz e Melchiorre Di Giacomo).

Odio la programmazione dell’US open e odio il giorno nel quale per proteggere i giocatori più forti, il torneo e la seconda settimana di uno Slam fu deciso che le teste di serie dovessero essere 32.
L’US Open è il solo torneo nel quale il primo turno viene “smaltito” lungo tre giorni, il che significa che a volte, come oggi, può succedere che qualcuno sia già qualificato per il terzo turno mentre qualcun altro deve ancora disputare il primo match.
Ma il motivo del mio odio per questo tipo di programmazione è che raramente nei primi tre giorni del torneo succede qualcosa di davvero significativo, qualcosa di cui meriti davvero scrivere. Per un giornalista non esiste peggior condanna.
Perché si verifichi una sorpresa clamorosa bisogna che uno dei primi giocatori e delle prime giocatrici del mondo perda al primo turno nei primi tre giorni e può perdere solo da qualcuno che non è compreso fra i primi 32. Insomma le probabilità che questo accada sono ridotte al minimo.

Ok, ieri la Bellis ha sconfitto la Cibulkova e questo ci ha dato un argomento, il New York Times ci ha aperto la prima pagina di sport, grazie anche al fatto che la ragazzina è americana.
Ma oggi che ha perso la testa di serie n.4, la Radwanska con la Peng, la vicenda farà notizia in Cina e in Polonia, ma di sicuro non sarà in prima pagina sul New York Times e neppure sulla Gazzetta dello Sport…sebbene la Peng abbia fatto un grosso favore alla Vinci eliminando la polacca che aveva battuto Roberta sette volte su otto.

Così c’è chi si butta sul colore, l’Associated Press ad esempio fa inchieste sugli asciugamani sudaticci che i giocatori lanciano ai raccattapalle senza nemmeno guardarli in viso (“Se ci dessero 10 secondi in più alla fine di ogni scambio io me lo porterei anche alla mia sedia” rispondeva Sara Errani) e scopre che Gael Monfils è uno dei pochi che dice sempre immancabilmente “Thank you” al ballboy che gli porge l’asciugamano; altri si attaccano all’incontro dell’altra sera – orchestrato dalla Nike? – fra due leggende come Roger Federer e Michael Jordan per azzardare paragoni, similitudini, differenze; altri infine si buttano sul caldo asfissiante, con il campo 17 infossato fra le tribune che diventa un forno e costringe il povero Steve Johnson ad arrendersi pur trovandosi in vantaggio per due set a uno con il giapponese Ito: ma i crampi che lo attanagliano dappertutto non gli danno tregua, lo mettono proprio a terra. E l’arbitro non ha alternative che dargli il time-warning, una, due volte, il penalty point, finché proprio il povero americano barcolla e piomba a terra, rosso paonazzo in faccia e in preda a spasmi che devono essere terribili. Arriva la seggiola a rotelle per portarlo via, anche un paio di barellieri appaiono a fondo campo, ma lui rifiuta l’una e gli altri, esce zoppicando dal campo in un nugolo di applausi. Solo il giapponese Ito non fa una piega, gli serra la mano badando a non stringerla troppo perché i crampi Johnson li ha avuti anche alla mano destra,non riusciva proprio a sciogliersi le dita, ma poi va alla sua sedia, raccoglie la roba nella sua borsa e se ne va.

Su quel campo maledetto anche l’uruguagio Cuevas aveva sofferto le pene dell’inferno, avanti prima due set a uno e poi 5-3 al quinto, ha servito invano sul 5-4 prima di arrendersi nella fornace al sudafricano Anderson.
E allora, quando fa caldo così – ricorderete che l’altro giorno Andy Murray ha sofferto di crampi paurosi con l’olandese Robin Haase perdendo 9 games di fila prima di recuperarsi un po’ (“Non mi era mai accaduto prima di accusare i crampi dopo soltanto un’ora e 40 minuti di gioco”) – ci si chiede perché in Australia ci possa essere una heat-policy che permette anche l’interruzione del gioco in certe particolari condizioni climatiche combinate (temperatura più umidità) e questa non possa essere introdotta anche qui.
A salvare i giornalisti dalla povertà di argomenti che offrono giornate in cui succede abbastanza poco ci sono le vicende dei …nostri cortili. Così ad esempio stasera gli americani si piangono addosso perché hanno soltanto tre giocatori al secondo turno del torneo maschile, e questo all’US open non era mai successo in 134 anni di storia: Isner, Querrey and Smicek.
Mi sa che nei prossimi giorni ci toccherà leggere paginate sulle sorelle Williams – è nuova! – e sui fratelli Bryan che hanno passato un turno e puntano al torneo n.100. Inciso sul doppio: Fognini-Bolelli hanno perso dai due veterani onusti di gloria e trofei Paes e Stepanek.

I cechi festeggiano le 100 vittorie negli Slam di Tomas Berdych vittorioso su uno spento Hewitt – e qualche nostro lettore si diverte a chiamare il due volte vincitore di Davis Perdych…magari l’avessimo avuto noi uno che ha vinto tanto quanto lui – i croati vanno in pareggio in quanto a ritiri perché per un Baghdatis che dà via libera a Cilic, ritirandosi appunto, c’è un Dodig che si ritira davanti a Feliciano Lopez. I bulgari tirano un sospiro di sollievo perché dopo 3 US open con tre sconfitte al primo turno Grigor Dimitrov, candidato addirittura ad un quarto di finale contro Roger Federer, ha finalmente vinto, e in tre set, contro l’americano Ryan Harrison. I lettoni infine si congratulano con Gulbis che ha vendicato con il francese De Schepper la sconfitta patita sull’erba del Queen’s a giugno.

Mentre noi italiani avevamo soltanto due rappresentanti in campo nel singolare, le componenti della pregiata coppia Errani-Vinci. Hanno vinto entrambe, soffricchiando forse un tantino più del previsto, perché la Vinci aveva perso il primo set contro la rumena Begu per poi prendere il volo dal 4 pari del secondo set, quando ha infilato una serie di 8 games su 9 per il 6-4 6-1. Contro la Peng (“Giocano tutte uguali queste cinesi, picchiano e non ti danno respiro e sulle palle basse si appoggiano bene” dice Roberta). E Sara invece si è complicata non poco la sua vita quando avanti 3-0 si è fatta riprendere e le è andata bene che la sua nevrastenica avversaria – la Rodionova giustiziera della Giorgi (che peraltro aveva fatto harakiri) – si è mangiata sul 4-4 40-0 la possibilità di salire sul 5-4. L’australiana che smoccola di continuo in russo – è nata in Russia ed è stata russa fino al 2009 – era nervosissima perfino nel primo set quando era quasi sempre avanti nel punteggio, ma ha perso proprio la testa quando sul 4 pari 40-30 nel secondo (ed era stata 40-0) l’arbitro Pascal Maria – che l’altro giorno Fognini aveva definito in cattivissima giornata in occasione del suo match -le ha affibbiato un’ammonizione per “time violation”.

Al cambio di campo, dopo aver perso 3 punti a fila, la Rodionova ne ha dette di tutti i colori a Maria e mi sono sorpreso che lui glielo abbia permesso. E’ vero che in quel momento il warning mi è parso eccessivamente punitivo. Più che altro perché ha completamente deconcentrata una giocatrice (antipatica come poche, e vestita come non vi dico: calzettoni bianchi fino al ginocchio, maglietta a righe orizzontali gialline, scarpe viola, occhialoni bianchi sotto un cappellino con la tesa, un monumento vivente al cattivo gusto) che tende a distrarsi ad ogni piè sospinto.
La Errani non era contenta di come ha giocato (“Ho sbagliato troppi dritti…con il dritto devo fare più male, qui non c’è un campo uguale all’altro, questo n.5 era velocissimo, il più veloce di tutti e con lei che tira sempre forte non era l’ideale per me”) ma, sottolineato il fatto che per tocco di palla è stata una serata felicissima – tutti suoi i punti quando la Rodionova ha azzardato palle corte o giochetti di mano per le quali non era davvero troppo portata – è sembrata ancora più preoccupata per il match che l’attende. Facile capire perché. Con Venus Williams, nella serata facile vincitrice sulla Bacsinszky e per la prima volta al terzo turno all’US Open dal 2010, Sara ha preso sempre terribili stese, tre volte su tre. All’Australian Open 2011 63 62, alle Olimpiadi di Londra 2012 63 61, a Cincinnati ancora nel 2012 63 60.
Non mi dà ritmo, i miei colpi liftati saltano all’altezza giusta per lei che è così alta, servizio e risposta fanno la differenza…lo so che lei ha 34 anni, ma quando gioca bene….”.

Oggi giocano Pennetta contro Rogers, e Flavia dovrebbe essere la terza italiana al terzo turno. Mentre è difficile essere troppo ottimisti con Seppi che affronta Kyrgios e ancor più con Bolelli alle prese con l’immarcescibile Robredo.
In questa strana e folle programmazione americana Italia- Francia si giocherà invece di venerdì: Fognini con l’introverso francese Mannarino e Lorenzi con Gasquet rovescio d’oro.
Si diceva in sala stampa. Se a New York piovesse come a Parigi e Wimbledon con questo tipo di programmazione non ci vorrebbe poi molto a ritrovarsi con qualche italiano in gara anche nella seconda settimana…

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