Attesa per Djokovic-Murray Deludono Errani e Bencic

Editoriali del Direttore

Attesa per Djokovic-Murray Deludono Errani e Bencic

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TENNIS US OPEN –  Flavia Pennetta contro Serena Williams spera di far meglio di Sara Errani (60 61) con Caroline Wozniacki. Delude anche l’altro quarto Peng-Bencic. Giappone in festa per Nishikori. Gaffe WTA per Pennetta-Hingis. Serena scherza. Il segreto di Monfils: non avere coach. Che noia Cilic-Simon ma che sforzo

Guarda il videocommento di Ubaldo Scanagatta al Day 9 degli US Open

Ora anche gli uomini fanno sul serio. Era l’ora. Stasera c’è Djokovic n.1 del mondo contro Murray, falso n.9, in realtà come dice John McEnroe, almeno n.4.
Per quanti anni ho sentito dire in cabina tv a Rino Tommasi che il torneo femminile d’uno Slam, con un assurdo tabellone di 128 giocatrici, cominciava nei quarti di finale.

Adesso, ormai da tempi dei Fab Four sebbene qui ne manchi uno, è quello maschile che fino ai quarti sa di poco o nulla. Non mi direte che Berdych-Thiem (61 62 64) o Federer Bautist-Agut (64 63 62) siano stati match ricchi di suspence! Federer nei quarti troverà Monfils (vittorioso in 3 set su un Dimitrov scialacquatore per aver buttato in particolare il vantaggio di 6-3 nel tiebreak del secondo set: “Ci vuole anche fortuna, ho fatto una palla corta orribile a metà campo e Dimitrov l’ha steccata altrimenti avrebbe vinto lui il secondo set e sarebbe stato magari tutto un altro match”) contro il quale ha vinto 6-4 al terzo dopo una bella lotta a Cincinnati. E Cilic, finalmente vittorioso su Simon dopo un poker di sconfitte, non riesce purtroppo ad entusiasmarmi. Tanto mi divertiva  il suo coach Goran Ivanisivic, che pure a volte per via di troppi aces venne anche fischiato (a Parigi Bercy contro Medvedev), tanto mi annoia Cilic. Peraltro bravissimo ed educatissimo ragazzo.

Il primo vero grande scontro accade appunto nei quarti di finale e mette di fronte Novak Djokovic, orfano di Marian Vajda che ormai si occupa più di sua figlia che di Nole (sennò sua moglie divorziava!) e Andy Murray, l’unico top-40 allenato da una donna…dopo essere stato cresciuto da una donna. Nel mezzo espatriò in Spagna da Sanchez e Casal, che se rimaneva in Gran Bretagna non diventava nessuno.
Poi ne sono successe tante. Sia a Djokovic sia a Murray, separati da soli sette giorni nella nascita come ho scritto centinaia di volte, ma la memoria va rinfrescata a chi non l’ha. Murray è sette giorni più anziano, 15 maggio  1987, Djokovic 22 maggio. Non potrebbero essere più diversi, il primo introverso, quasi taciturno, il secondo estroverso, chiacchierone. Chi crede ai segni zodiacali attribuirà questa differenza al fatto che Murray è un Toro e Djokovic un gemelli, ma mi sembra una spiegazione poco credibile.
Hanno vinto entrambi questo torneo, ok? La differenza fondamentale però è che uno ultimamente al di fuori di un problemino al polso è sempre stato sano come un pesce -sarà la dieta priva di glutine? – e l’altro invece dacché si è operato alla schiena non è più stato lo stesso, tant’è che non aveva più battuto un top-10 dal memorabile  Wimbledon 2013, quello che ha definitivamente seppellito Fred Perry, il campione del triennio 1934-1936.

La proprietà transitiva nel tennis non esiste, però è curioso che il top-ten battuto da Murray sia quel Tsonga che per l’appunto aveva battuto Djokovic a Toronto. Riuscirà Andy a giocare nuovamente come quando ha vinto l’oro olimpico, Wimbledon, l’US Open…quando – ecco l’altra stranezza – in finale ha sempre battuto proprio Djokovic. Il fresco sposo serbo non ha voluto mancare di rispetto ai suoi primi quattro avversari, ma il suo vero torneo comincia adesso. Lo sa benissimo.
Lo ha imparato attraverso 20 duelli, di cui 12 li ha vinto JokerNole.  Ma  a vedere il bilancio degli Slam, i 3 set su cinque insomma, il margine si restringe, la differenza è solo 3-2 a favore di Djokovic.
Il serbo non aveva giocato granché bene quest’estate, dopo la vittoria a Wimbledon su Federer e il matrimonio nel Montenegro,
Ma qui ha invece dominato i suoi avversari e raggiunto per la ventiduesima volta di fila i quarti. Non siamo ancora a livello di Federer che mi pare – cito a memoria – avesse raggiunto 23 volte di fila le semifinali e 36 (avete letto bene: 36) i quarti; servono più di altri 4 anni così a Djokovic per raggiungerlo.
Non vedremo molte volée, temo. I due coetanei preferiscono lottare da fondo, palleggi estenuanti (che con l’umidità di questi giorni, 32 gradi non sarebbero nulla se non fosse che ti si appiccicano i vestiti addosso, giocare deve essere terribile…Cilic e Simon che lo hanno fatto per più di 4 ore mi facevano pena), grandi recuperi e grandi rincorse.
Djokovic ha messo le mani avanti: “Andy dà il suo meglio negli Slams. Ha avuti alti e bassi quest’anno dopo l’operazione, ma nei match che sente sta bene e può giocare ad alto livello”.
Speriamo giochino alla grande tutti e due, perché finora il torneo maschile ha offerto qualche maratona, qualche spezzone di buon tennis, ma niente di memorabile.

Memorabile…beh, per il Giappone lo è stata certamente la vittoria in 4 ore e 19 minuti di Nishikori 64 al quinto e nel mezzo due tiebreak, contro Milos Raonic. Erano le tre e mezzo del pomeriggio in Giappone quando Nishikori ha concluso la sua maratona. Il Giappone ha un 130 milioni di abitanti ma i diritti tv li ha una Pay tv e i colleghi giapponesi non sono stati in grado di dirmi quanti siano gli abbonati. Però in Giappone la notizia ha fatto presto il giro di tutto il Paese ed ha aperto anche i telegiornali.

In fondo ad una delle due gigantesche sale stampa dell’US Open c’è un …quartiere asiatico. Le ultime due file per una dozzina di desk ciascuna sono tutte occupate da cinesi a giapponesi.

Meno male che la distinzione è netta, così non si corre il rischio di sbagliare e di confondere un cinese cui chiedere qualche indiscrezione sulla Peng (tipo quella che non giocherà più con la Hsieh, ma proverà un paio di doppi con la Hlavackova e poi forse con la Hradecka) con un giapponese cui chiedere di Nishikori e precedenti storico tennistici di quel Paese.

Così ho scoperto che i giapponesi hanno un libro di statistiche sul tennis e i tennisti giapponesi che risale agli albori del tennis. Il problema è riuscire a leggerlo. Almeno i nomi. Se uno sapesse orientarsi su quelli basterebbe poi leggere i numeri che sono scritti in numeri arabi. Dopo faticose ricerche e traduzioni ho “scoperto” che Kei Nishikori non è affatto il primo giapponese che va così avanti in questo torneo. Ma occorre risalire però alle calende greche, a subito dopo la prima guerra mondiale per trovare il primo giapponese capace di andare più avanti di lui a New York quando il torneo non era ovviamente ancora open: Ichiya Kumagai.

Nel 1920 un altro giapponese Zenzo Shimizu avrebbe giocato uno degli ultimi Challenge Round a Wimbledon (poi aboliti dal 1922).
E Jiro Sato avrebbe fatto semifinale a Wimbledon facendo invece tutto il percorso di un torneo regolare nel 1933. Se Kimiko Date è stata, più di due Sawamatsu, la migliore tennista giapponese, Shuzo Matsuoka è stato il migliore dell’era open: salì fino a n.46 Atp. Arrivò nei quarti a Wimbledon nel 1995 perdendo da Sampras, ma giocando sempre un tennis brillante. Aveva per l’appunto battuto proprio Sampras quell’anno in un torneo a Boston.
Quello di Boston era un torneo che portava bene ai giapponesi perché Jun Kamiwazumi nel ’74 batté nientemeno che l’americano Stan Smith, campione di Wimbledon e di Coppa Davis nel 1972, sia a Boston che al Roland Garros. Ricordo poi un altro giapponese più modesto, incredibile pedalatore, Iun Kuki, che disputò il “mio” torneo di Firenze e un anno se non sbaglio batté pure Bertolucci.

Comunque se avrà recuperato le 4 ore e 19 di gioco dell’altra sera contro Raonic, dominato quando dalla fase servizio-risposta si passava a scambiare, penso che Nishikori abbia anche il tennis adatto per poter sorprendere Stan The man Wawrinka.

Qui sotto ho raccolto poi alcune note sparse. Una riguarda la sottovalutazione – da parte WTA – del risultato ottenuto da Pennetta e Hingis su Peschke e Srebotnik. Martina è tornata 12 anni dopo in semifinale ad uno Slam. La Wta ha organizzato la conferenza stampa di Martina e Flavia in una saletta piccolissima. La n.2. E stata presa d’assalto dai giornalisti, qualcuno non è riuscito nemmeno ad entrare. Era stato il sottoscritto a chiedere che fosse chiamata anche Flavia. Inizialmente la Wta aveva chiesto solo a Martina di intervenire…temendo forse che qualcuno chiedesse a Flavia del singolare che l’attende con Serena, anche alla luce del piccolo infortunio al piede accusato dalla stessa Serena…che però ha minimizzato tramite un comunicato del suo manager, dicendo trattarsi di roba di poco conto. Sarà vero? Nel doppio perduto dalle sorelle lei ha giocato da cani, ha perso il servizio ad ogni inizio set e ha chiuso perdendolo di nuovo con due doppi falli finali e dando così via libera a Makarova-Vesnina.

Martina e Flavia si erano abbracciate con gioia quando Flavia aveva chiuso con una bella volée di rovescio, intercettando a rete, il matchpoint. E Martina sprizzava gioia da tutti i pori anche in conferenza stampa (rigorosamente in inglese), apparendo molto pi simpatica e alla mano del solito. “Sono stata io a chiedere a Flavia se voleva giocare con me, perché ci avevo giocato contro in un doppio nel quale avevamo praticamente giocato in singolare una contro l’altra e lei aveva giocato molto bene” ha raccontato Martina.
Flavia ha poi aggiunto come l’amicizia si sia cementata fra loro in particolare a Bournemouth quando “la sera mangiavamo sempre insieme”. Le due ragazze si sono fatte anche confidenze sui rispettivi amori e vicissitudini varie. Ricorderete che Martina si era sposata con un ricco allevatore di cavalli che l’ha poi denunciata sostenendo di essere stato addirittura picchiato da lei…ma non so come sia andata a finire la vicenda che adesso Flavia conosce molto meglio di tutti noi ma non ha giustamente voluto rivelarla.

Comunque Martina era raggiante e non certo per i 124.450 dollari (diviso due) che le sono arrivati in tasca per aver raggiunto le semifinali, quanto per la scoperta di essere ancora competitiva. E al prossimo turno battere l’indiana Sanja Mirza e la tennista dello Zimbabwe Cara Black, classe 1979, che ha un anno più di Martina (33 anni) e meno classe (un po’ ce l’ha però, ma è ancora più piccolina…) non dovrebbe essere impossibile. Con l’uscita di scena delle due Williams il titolo del doppio è alla portata di più coppie, inclusa la loro.

È finita la striscia della Bouchard abbonata alle semifinali degli Slam 2014. Le farà bene tornare con i piedi sulla terra. Ultimamente camminava con i piedi 30 centimetri sopra.
Su Serena ( e altre top-players) sono uscite su USA Today statistiche sui chilometri corsi mediamente in un match. E’ emerso che Serena corre meno di molte altre. Glielo hanno riferito e lei ha risposto ridendo: “Non ho un’età (quasi 33anni) dove voglio correre troppo, la mia amica Wozniacki invece aspira a fare la maratona di New York”.

Quella statistica, presa molto sul serio dai colleghi americani meno preparati, è un “nonsense”. Come tutte le stats andrebbe interpretata. Lei corre meno delle altre semplicemente perché è lei che comanda il gioco e fa correre le altre. Viceversa le altre non riescono a far correre lei. È in gran forma, Serena, almeno come sense of humour: “Non avrei mai pensato che sarebbe stato così eccitante raggiungere i quarti!” ha risposto ridendo a crepapelle a chi le chiedeva quanto fosse importante per lei aver centrato quest’obiettivo sfuggitole in tutti gli altri Slam del 2014! “
E più tardi a me, quando le ho chiesto non so nemmeno più che cosa sul suo imminente match con la Errani, ancora ridendo mi ha detto: “Ma tu la fai mai una domanda che non riguardi una giocatrice italiana?” Mi sono ripromesso di farla stasera, ma solo se avrà vinto e sarà di buon umore. Le chiederò che cosa pensa del tennis svedese!

Serena ha anche spiegato il perché del suo notevole buonumore in tutti questi giorni: “Ora sono più rilassata, non devo vincere più per forza – potrebbe essere un limite, attenzione e forza Flavia! – sento che ho avuto una splendida carriera, certamente migliore di quella che mi aspettavo” Ma proprio nessuno stress? Sì invece. “Sono un po’ stufa di Chip, il mio cagnolino, sarebbe meglio che ci separassimo per un po’. Mugola di continuo, piange, credo che parli a me, ma non lo capisco e mi sta stressando!” Patrick Mouratoglou il fidanzato e coach di Serena sottolinea: “Serena non ha ancora perso un set”.

Grande simpatia da parte di tutte le tenniste la riscuote Gael Monfils che si è preso una saporita vendetta nei confronti di Roger Rasheed, suo ex coach che ora allena Grigor Dimitrov. Monfils non ha coach da un anno e mezzo e da una parte dice che si trova bene così, dall’altra dice che lo sta cercando ma quelli che piacciono a lui vorrebbero tutti lavorare part-time. “Adoro Monfils -dice Jim Courier – ma non mi piacerebbe fargli da coach, troppo matto”. “La Monf” per ora non ha perso un set, anche se con Dimitrov meritava di perdere il secondo. Paul Annacone, che fra gli altri ha allenato Sampras e Federer osserva: “Nessuno può dirsi miglior atleta di Monfils nel mondo del tennis…”,
La Monf, 28 anni lunedì, con gli auguri cantati da da Vika Azarenka coram populo, è stato semifinalista a Parigi nel 2008 e tre volte nei quarti sempre al Roland Garros. Ma l’ultima volta risale al 2010. Talento ce l’ha di sicuro. Il difetto principale sta nell’accettare di farsi sospingere dietro a rincorrere. Mentre Djokovic anticipa, lui…posticipa. Ma è un formidabile difensore. Mats Wilander, che ama farsi invitare da me per mangiarsela bresaola di cui va matto (“se ben condita da un italiano con parmigiano, olio di olive e limone”) dice che Monfils si diverte troppo a fare spettacolo con il fisico: “Se fossi suo coach non glielo permetterei”.
Guy Forget, che lo ha convocato per la semifinale di Coppa Davis contro la Repubblica Ceca dei soliti due (Berdych e Stepanek, ma Rosol adesso ha una sua dignità) insieme a Gasquet, Tsonga Benneteau (lasciato fuori Simon che per poco non batteva Cilic, ma gli serviva anche un doppista) prima che Gael battesse Dimitrov diceva: “Se Monfils batte Dimitrov o chiunque altro non dirò mai :’Incredibile!’. Solo per Djokovic lo direi, ma per il resto può bartere chiunque”.

Per finire un’osservazione dopo che CiCi Bellis, quindicenne di cui si è fatto un gran parlare quando ha sorpreso la Cibulkova al primo turno, ha perduto al secondo turno da una russa, Natalia
Vikhlyantseva. Avete presente la grande banalità che si sente spesso dire “Non ha nulla da perdere” quando si pensa che comunque (lui o lei) perderà? Beh qualche volta è vero. Per la Bellis era più facile giocare con la Cibulkova tirando a tutta randa senza alcuna responsabilità, che non affermarsi come la più forte di tutte le junior. Così ha perso. Seconda osservazioni. Nulla di personale, ma speriamo che la Vikhlyantseva non diventi forte con quel nome impronunciabile, perché ci farebbe impazzire. Volete mettere con Bellis?

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