Flavia ci ha provato. Se Nishikori è la sorpresa, Djokovic resta la sicurezza (Giua). Riecco l’uragano Caroline: bentornata Wozniacki, la Errani senza scampo (Martucci). Federer avanti in relax: supera Bautista Agut e va ospite in tv (Zanni)

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Flavia ci ha provato. Se Nishikori è la sorpresa, Djokovic resta la sicurezza (Giua). Riecco l’uragano Caroline: bentornata Wozniacki, la Errani senza scampo (Martucci). Federer avanti in relax: supera Bautista Agut e va ospite in tv (Zanni)

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Flavia ci ha provato. Se Nishikori è la sorpresa, Djokovic resta la sicurezza (Claudio Giua, repubblica.it)

Come Sara, più di Sara, 20 ore dopo Sara Flavia Pennetta ci ha provato. All’ultimo game, dopo un’ora esatta di gioco a velocità quasi da match tra Top 50 maschi, quando per una volta la risposta di Serena Wiliams non è stata una botta rasoterra, Flavia s’è persino permessa d’infilarla con un passante molto applaudito dal pubblico dell’Arthur Ashe Stadium, stipato sulle alte tribune quasi fosse per una finale. Più di Sara Errani con Caroline Wozniacki, Pennetta ha trovato pertugi nella difesa della numero 1 al mondo servendo molto bene (6 i suoi ace contro i 7 dell’avversaria) e sbagliando di meno alla fine dei palleggi, peraltro sempre rapidi e potenti. È risultato evidente che entrambe sono state “messe in palla” dall’avversaria, cosicché la differenza è stata tutta nei vincenti, che lo slamtracker degli UsOpen ha definito in 18, ossia 31 di Serena e 13 di Flavia.

Il risultato finale, 6-3 6-2 in un’ora e tre minuti, non umilia in alcun modo la brindisina, che esce a testa alta dal torneo dopo una sequenza di vittorie rimarchevole: Goerges (la sola alla quale ha lasciato un set prima di oggi), Rogers, Gibbs, Dellacqua. Non avremo nessuna italiana in semifinale a Flushing Meadows, come era riuscito l’anno scorso a Pennetta, ma il bilancio azzurro è ugualmente positivo. Peraltro, la nostra numero 2 (nel live ranking WTA è a quota 16 mentre Errani è 12) è ancora in lizza per il titolo di doppio, dove è in semifinale in coppia con la svizzera Martina Hingis: un concentrato di qualità tennistica senza paragoni a questo punto del torneo.

I due quarti di finale maschile non hanno deluso chi ha avuto il privilegio di avere un posto sugli spalti a New York e chi ha fatto le ore piccolissime per seguire su Eurosport il match tra Djokovic e Murray dall’altra parte dell’Atlantico. Il primo quarto di giornata, tra Stan Wawrinka e Kei Nishikori è stato persino più entusiasmante perché giocato sul filo di un equilibrio continuamente in forse. Il giapponese ha avuto il merito di crederci di più nel quinto set (3-6 7-5 7-6 6-7) prendendosi il ventinovesimo game – uno in più dello svizzero! – dopo 4 ore e 19 minuti di battaglia.

Ho la sensazione che Nishikori sia maturo per una finale di Slam. Ci riuscisse, sancirebbe la crescita dei “giovani turchi” del tennis, che al momento comprendono lui, Grigor Dimitrov e Milos Raonic. Impresa improba: dovrebbe battere sabato Djokovic, anch’egli protagonista oggi di una partita di notevole intensità. Il numero 11 ATP, che lunedì prossimo sarà 9 o addirittura più su, è tecnicamente senza punti deboli, come Dimitrov, e ha più determinazione di Raonic. Dei tre, in questa fase è il più forte.

Il quarto di finale tra Nole e Andy dura tre ore e mezza. La progressione del punteggio (7-6 6-7 6-2 6-4) segnala chiaramente le diverse condizioni di forma tra i due, già emerse nel corso del torneo ma comunque non ravvisabili per due ore e un quarto tant’erano violente le bordate scambiate. Ho sentito poi dire da un mio compagno di banco:

“Murray non ha giocati a quei livelli da un anno in qua”. Nei due set d’apertura l’equilibrio è perfetto, con otto break, quattro a testa. Lo schema è lo stesso, Djokovic che apre la serie e Murray che recupera. Nel primo set lo scozzese si trova sotto per 1-3 e subito si riporta in pari. Nel secondo, il controbreak di Andy arriva quando il serbo è in vantaggio 4-3. Il primo tie break è dominato dal numero 1 ATP, il secondo dallo scozzese, curiosamente con lo stesso risultato: 7-1.

Il resto del match è condizionato dai problemi fisici e dall’affaticamento di Murray, che ne limitano la competitività. Nel quarto set Andy, nonostante la grande voglia di combattere, è costretto a chiedere l’intervento del fisioterapista in campo. Il tentativo di lenire il dolore alla schiena non risolve il problema ma Murray disputa comunque un ottimo parziale, risolto solo in chiusura da Djokovic, che continuo a ritenere il più forte giocatore di questi UsOpen.

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Riecco l’uragano Caroline: bentornata Wozniacki, la Errani senza scampo (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport)

Le imprese di Sara Errani sono finite con Venus Williams e Mirjana Lucic, ahinoi. In un’allucinante «night session» pregna di caldo-umido e di vento, la piccola-grande Sara è stata stroncata dai muscoli danesi/polacchi con un 6-0 6-1 senza discussioni, e lo show-business pub salutare ad alta voce il ritorno di Sunshine, cioé Caroline Wozniacki. Sorrisi Una macchina da guerra, una superatleta che era esplosa a New York, a 19 anni, con la finale 2009, e che a New York torna in semifinale dopo 3 anni, ritrovando, sul campo da tennis, il sorriso più luminoso, che aveva perso totalmente, a maggio, quando il suo matrimonio è saltato, alla buca 18, per il ritiro di Rory Mcllroy, re subito dopo di due Majors e della classifica mondiale del mondo del golf. «Sapevo che con Sara dovevo essere aggressiva, ma non troppo. Vedendola contro la Lucic ho capito che non dovevo cercare il vincente a ogni risposta, ma metterle pressione sin dal primo scambio. Tatticamente sono sempre stata brava, adesso sono migliorata nell’esecuzione, e mi sembra che, da questa semifinale, la finale sia più vicina. E’ divertente smentire la gente, sono felice di essere tornata ad alto livello».

Con gli applausi di Saretta: «Caroline serve bene, copre benissimo da fondo, se gioca cosí non ha bisogno di cercare il vincente con la risposta, pub giocare lunghi scambi, è molto forte di fisico, sbaglia poco, non è mai costretta a cercare la soluzione. Io l’ho subita di fisico: già dopo il terzo game, boccheggiavo e non avevo più fiducia e lucidità, forse anch’io devo allenarmi per la maratona come lei. Non è solo difensiva, anzi, è aggressiva. E molto intelligente e ordinata». Muraglia disse Perdere così, in 65 minuti, raccogliendo meno della metà dei punti dell’ex numero 1 del mondo 2010 (26 a 57), è una batosta per Saretta, mitigata dalle «buone sensazioni ricavate vincendo buone partite». Del resto un «15», come un ko, bello o brutto, vale sempre uno. Così come la semifinale di ritorno di Caroline Wozniacki, già veterana a 24 anni, vale come la prima semifinale Slam di Shuai Peng dopo 37 tentativi (Likhovtseva ha atteso 46 Majors…). La bimane totale, come Monica Seles e Marion Bartoli, è più imprevedibile di quelle ed è sicuramente più ribelle.

Ex grande promessa, super investimento del colosso manageriale Img che la fece allenare in Florida, pretese per prima dalla sua federtennis di tenere il 90% e non il 65% di guadagni, diventando un’eroina della liberazione degli atleti di casa: «A 12 anni ho rischiato di lasciare lo sport perché mi sono operata al cuore, poi c’è stata quella lotta con la federazione, poi nel 2005 a San Diego ho battuto Kim Cljisters, poi ho avuto un sacco di problemi di testa, poi pian pianino ci ho ripreso gusto a giocare, poi, nel 2011, sono arrivata al 14 del mondo, poi mi sono fatta male spesso, e ancora ho qualche acciacco, anche se sono di nuovo felice, in campo». Cosí la ragazzona di Xiangtan, a nord-est di Tianjin, dal pesante palleggio da fondo che si prende tanti rischi, brilla di luce propria anche in singolare dopo aver raggiunto l’eccellenza in doppio insieme a Hsu Wei Hsieh. Basterà per Wozniacki dopo averci perso 5 volte su 6 scontri? (…)

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Federer avanti in relax: supera Bautista Agut e va ospite in tv (Roberto Zanni, Corriere dello Sport)

Quando Roger Federer martedì sera si è presentato nel salotto di Espn, dalla sempre frizzante Hanna Storm (anche per lei gli anni fanno fatica a passare), sembrava essere arrivato fin lì dopo una tranquilla passeggiata nei vialetti di Flushing Meadows. Certo la partita che aveva appena concluso, battendo Roberto Bautista Agut, non era stata tra le più impegnative, ma era sempre un ottavo di Slam. Ma a 33 anni Federer, dopo i problemi dell’anno scorso, sembra essere tomato quello di un tempo. Così con i quarti conquistati a New York, re Roger, prendendo in esame gli Slam disputati in carriera, sono 62, il primo risale al 1999, Roland Garros, per 43 volte è arrivato al terzultimo atto, con una impressionante percentuale del 69,3%. Se invece si prende in considerazione l’ultimo decennio, ecco che si arriva a uno stratosferico 90,9% (40 volte nei quarti su 44 partecipazioni), numeri da dominatore qual è stato con 17 vittorie e 8 finali. Può tomare ad esserlo? II 18 Slam è lontano solo tre partite, e Federer; a dispetto di chi parlava di ritiro, continua a guardare avanti. «Adesso sto bene – ha raccontato mentre la gente lo applaudiva – e il mio obiettivo è di disputare l’Olimpiade di Rio, ma vorrei anche rivincere a Wimbledon, poi c’è la Davis e la possibilità di tornare a esserle numero 1. Si, mi sento bene e voglio continuare a giocarle. Non so quando arriverà il momento di dire basta, tra un anno, due, tre. Io mi alleno come se dovessi giocare altri cinque anni, se avessi intenzione di smettere l’anno prossimo non lo farei più, giocherei soltanto i tomei. Da questo punto di vista non ho nulla di pianificato».

NUOVO FEDERER. Perle vittorie invece è un altro discorso, i piani ci sono eccome. Per arrivarci però, dopo i problemi fisici accusati l’anno scorso, Federer ha dovuto cambiare qualcosa. «Non c’è una scienza missilistica dietro -ha detto col sorriso – ma visto quello che era successo, ho dovuto stare molto attento, così alcune cose che mi piaceva fare sono state cancellate, come correre sul tapis roulant o i salti. Ma ci sono anche altri modi in cui ti puoi allenare». In campo: martedì sera, nel match vinto per 6-4 6-3 6-2, contro Bautista Agut per 55 volte Federer è andato a rete, in 33 delle quali ha fatto il punto.

PERCHE’ IL TENNIS? C’è però soprattutto un motivo, apparentemente semplice, che fa di Federer un “numero 1′; anche se adesso è sul terzo gradino del ranking Atp. «Alla fine giocare a tennis è una delle cose nella mia vita che mi piacciono di più E anche se so che non tutti i giorni saranno fantastici, grandi, facili, so però che lo saranno per la maggioranza». Anche oggi contro Gael Monfils? È l’ostacolo che lo divide dalla sua nona semifinale a New York: entrerà nell’Arthur Ashe Stadium di sera e sotto le stelle ha un bilancio di 25 vittorie e appena una sconfitta (…)

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