L'asso nella manica di Raonic ha un nome: Compression Technology

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L’asso nella manica di Raonic ha un nome: Compression Technology

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TENNIS FOCUS – Durante gli US Open la manica di Milos Raonic ha suscitato l’interesse della stampa e degli atleti che sanno perfettamente di cosa si tratta: Compression Technology L’opportunità di ottenere dati ed informazioni anche in tempo reale relativi alla risposta del fisico a stimoli di vario tipo sono essenziali nello sport professionistico odierno, dove ogni forma di allenamento deve essere ottimizzata alle caratteristiche fisiologiche dell’atleta, che spaziano da quelle muscolo-scheletriche a quelle metaboliche del soggetto. Oggi questo è stato reso più facile dallo sviluppo della tecnologia applicata alla medicina, ma più in generale alla salute e al concetto di wellness allo scopo di massimizzare la risposta del fisico, sia in fase di stress che di scarico, ed è proprio all’interno di questa categoria che rientra la Compression Technology.

Questa è utilizzata trasversalmente nel mondo dello sport, dall’NBA alla vela, dall’NFL all’atletica leggera perché i suoi benefici sono relativi all’atleta nel senso più ampio del termine, il quale la può utilizzare in fase di sforzo, ma anche di riposo. Tantissimi atleti che sottopongono ad intenso lavoro i propri arti inferiori indossano i compression tights durante tutta la notte per essere al massimo per la gara del giorno successivo. Raonic-sleeve Originariamente, intorno agli anni ’50, questi tipi di indumenti, erano utilizzati per il trattamento dei casi in cui il soggetto subiva un profondo calo della pressione sanguigna dovuto ad uno sforzo improvviso, come l’alzarsi in piedi rapidamente. Più tardi furono adottati specialmente per migliorare la circolazione negli arti inferiori, ma soltanto negli anni ’80, con l’invenzione dei tessuti sintetici e l’emergere dell’ergonomia, si iniziò ad intravedere una loro applicazione in campo sportivo. Nei successivi trent’anni, con l’apporto della Biomeccanica e della Medicina dello Sport sono tre le aree di azione dei compression garments:

  1. Effetto della compressione sulla forza dell’atleta A partire dagli anni ’90, studi sull’utilizzo dei bendaggi posti sulle ginocchia degli atleti del sollevamenti pesi hanno mostrato un miglioramento biomeccanico dell’arto e quindi un miglior utilizzo della forza dell’atleta. Le prestazioni muscolari erano migliorate in ambito meccanico fisico poiché la pressione garantiva una maggiore efficienza delle articolazioni e delle inserzioni muscolari e quindi una miglior performance.
  1. Effetto della compressione sui meccanismi di gestione della fatica In uno studio del 1987 si riuscì a dimostrare come l’applicazione della compressione agli arti inferiori diminuisse la produzione dell’acido lattico durante l’attività fisica intensa. Essendo l’acido lattico tossico per le cellule e il responsabile dell’affaticamento muscolare, meno ne viene prodotto, più prolungata può essere l’attività fisica a prestazioni più elevate e di conseguenza è più rapida la fase di recovery, cioè di recupero dopo la conclusione dello sforzo. A livello fisiologico accade che il tempo in cui il muscolo raggiunge la temperatura ottimale di 38.5°C si abbrevia, contemporaneamente l’organismo riesce a gestire in modo migliore la propria temperatura evitando un’eccessiva eliminazione di liquidi e sali minerali attraverso la sudorazione.
  1. Relazione tra compressione e funzione muscolare L’osservazione della reazione muscolare a molteplici intensità di compressione mostra come non solo migliori la risposta muscolare alle contrazioni concentriche (quando il muscolo si accorcia sviluppando tensione), ma è incrementata anche la risposta dei neurotrasmettitori. Va aggiunto che, allo stesso tempo, il processo di compressione riduce le vibrazioni a cui sono sottoposte le fibre muscolari durante i movimenti, il che vuol dire migliore utilizzo dell’energia prodotta dal muscolo, minore sollecitazione alle infiammazioni e prevenzione di tutte quelle attività muscolari non performanti.

Attualmente tutte le grandi marche conosciute al pubblico come Nike, Adidas, Puma e molte altre hanno creato da anni una propria linea di compression garments per i professionisti e per gli amatori, ma sono stati conseguenza di studi e test che altre aziende altamente tecniche hanno svolto in casa propria, come la Speedo per quanto riguarda i costumi ormai banditi dalle piscine perché alteravano la fisionomia dell’atleta, o la Skins che lavora da decenni su questa tecnologia che ha esportato nel mondo della vela, olimpica e non, e del rugby.

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