Come cambia il finale di stagione in attesa del Masters

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Come cambia il finale di stagione in attesa del Masters

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TENNIS AL FEMMINILE – Con la vittoria nel torneo di Wuhan Petra Kvitova si è qualificata per le WTA Finals di Singapore. E proprio in funzione del posto al Masters molte protagoniste sembrano gestire le residue energie di fine stagione.

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La classifica dei punti accumulati dalle tenniste durante l’anno solare viene chiamata dalla WTA “road to Singapore”; la denominazione maschile ATP è invece “race to London”.
Personalmente mi sembra che l’uso del termine “race” renda meglio l’idea: una corsa che dura tutto l’anno per trovare posto sull’aereo che porta a Singapore, a giocarsi il torneo tra le elette.
L’aereo per Singapore ha solo otto posti a disposizione (più due strapuntini per le riserve); tutte le altre rimangono a terra. Nel momento in cui scrivo, imbarcate su quell’aereo e già sicure di poter fare il viaggio, ci sono Williams, Sharapova, Halep e Kvitova.
Serena e Maria, arrivate tranquillamente per prime, me le figuro sedute in prima classe, noblesse oblige, che fanno finta di ignorarsi reciprocamente, riverite dal personale di bordo.
Senza nemmeno aver avuto bisogno di parlarsi, hanno occupato anche il posto di Halep, facendole credere che il suo fosse in economy; Simona, matricola inesperta, si è così ritrovata una sistemazione più scomoda. Ma tanto è piccolina, per lei lo spazio della economy è sufficiente.
Kvitova è appena salita a bordo: ha salutato sorridente le due regine che hanno ricambiato, non si sa quanto convinte. Dopo quattro anni si sono ormai rassegnate a viaggiare con lei, sapendo che con Petra in giro troveranno più disordine del solito, cosa di cui farebbero volentieri a meno.

A questo punto, con l’aereo quasi pronto al decollo, la maggior parte delle tenniste ha capito che non riuscirà ad arrivare in tempo per prendere parte al viaggio. Molte ormai hanno mollato la presa, e i pensieri cominciano ad essere rivolti alle vacanze.
Ma per qualcuna ancora a terra la possibilità rimane concreta: si dirige verso l’imbarco, alla caccia del posto rimasto, che potrebbe anche essere l’ultimo. E se ha la sensazione di essere in ritardo, prima comincia ad accelerare il passo, poi a correre facendo lo slalom con il trolley tra corridoi e banconi; e per la foga rischia di perdere un po’ dell’abituale aplomb.

Va bene, la smetto con questa storia dei posti in aereo, metafora stupidina adatta ad un videoclip (come hostess potrebbe recitare Azarenka, che qualche esperienza ce l’ha già; e così viaggerebbe anche lei con le migliori, come aveva sempre fatto a partire dal 2009) e torno al sodo.

In questo momento della stagione, la differenza di stimoli e obiettivi sembra essere la discriminante fondamentale per valutare l’atteggiamento delle giocatrici e l’esito dei tornei. Chi è fuori dai giochi fatica ad applicarsi con la voglia e l’entusiasmo di inizio anno; ma chi ha ancora concrete possibilità di qualificarsi non vuole lasciare nulla di intentato: prendere parte al Masters significa guadagnare prestigio, tanti punti in classifica e parecchi soldi.

Ricordo ad esempio Marion Bartoli nel 2011 partecipare malata al torneo di Mosca, nel tentativo disperato di scavalcare Radwanska, ma poi dover gettare la spugna, esausta per lo sforzo profuso.
O l’anno scorso Kerber chiedere una wild card fuori tempo massimo per cercare (con successo) a Linz i punti decisivi, sgomitando senza troppi complimenti per entrare nel tabellone. Come dicevo sopra, quando l’aereo sta per partire e si rischia di perderlo, anche le buone maniere qualche volta vacillano.

A Wuhan in tante hanno avuto problemi di ambientamento, soffrendo per malori e virus; visto che molte non erano andate a Tokio, ci sarebbe stata la possibilità di arrivare qualche giorno prima per adattarsi al cambio di continente; ma è anche comprensibile che dopo una lunga stagione non avessero molta voglia di viaggiare con troppo anticipo.
Dopo i primi turni, tutte le sedici teste di serie erano fuori, ad eccezione della 3 e delle 6,7,8. In sostanza, a parte Radwanska e Ivanovic, erano rimaste in gara le dirette interessate alla corsa al Masters (da Kvitova a Kerber).

E proprio grazie al successo in Cina, Kvitova si è qualificata per le Finals. La mia impressione è che i campi particolarmente rapidi abbiano favorito il suo tennis, compensando l’handicap determinato dal caldo umido, che Petra patisce. Direi che ha condotto il torneo con un atteggiamento alla Sampras; si è cioè concentrata sui propri turni di servizio (persi pochissime volte per gli standard femminili) e non ha cercato la lotta strenua nei game di risposta, specie se era già avanti di un break.
Ecco i dati: zero break subiti nelle partite con Knapp e Garcia, uno con Svitolina e uno con Bouchard; tre con Pliskova. Si è aggiudicata il primo set di tutti i cinque incontri nello stesso identico modo: 6-3, iniziando a servire per prima, facendo un solo break e tenendo con autorità il servizio. Nell’unica occasione in cui si è trovata indietro (nel secondo set contro Pliskova), ha lasciato il set senza troppo insistere (perdendo due volte il servizio), per poi ripartire nel terzo. In questo modo ha gestito le energie ed è riuscita a “sopravvivere” al caldo umido di Wuhan.
Non so dire se sia stata un atteggiamento prestabilito o invece accidentalmente determinato dall’andamento dei match: in ogni caso mi sembra difficile possa essere riproposto su campi più lenti, come quelli degli US Open o degli Australian Open. La battuta di Kvitova è molto buona, ma non così buona da permetterle di avere la quasi certezza di vincere tutti i turni al servizio quando si gioca su superfici meno rapide. E questo modifica sostanzialmente l’approccio alla partita, la tattica da usare nei game di risposta, la distribuzione dello sforzo; e di conseguenza anche il peso del clima sulle sue prestazioni.

I punteggi assegnati dal Premier di Wuhan hanno quasi determinato le otto migliori di fine anno. Anche per via del ritiro di Li Na, si è formata una chiara frattura (600 punti) tra l’ottava e la nona nella corsa alle Finals. Nel momento in cui scrivo Angelique Kerber ha ancora qualche residua speranza di reinserirsi tra le elette, ma solo ottenendo grandi risultati sia a Pechino che a Mosca; in caso contrario saranno Bouchard, Radwanska, Wozniacki e Ivanovic le altre titolari al Masters.

Tokio, Wuhan, Pechino: l’ultima parte del calendario assegna il grosso dei punti nei tornei asiatici. Questi appuntamenti seguono l’ultimo Slam stagionale (US Open) e spesso vedono al via molte protagoniste provate sul piano fisico e nervoso. E così, come è accaduto a Wuhan, si verificano molti più ritiri, controprestazioni, sconfitte inattese da parte delle migliori.
E’ la lunghezza della stagione che comincia a farsi sentire: un problema che vale per le donne come per gli uomini, e di cui si discute periodicamente con esiti piuttosto sterili. Dico sterili perché ormai mi sono convinto che non ci sia granché da fare: ci si può lamentare, suggerire spostamenti di date o di modifiche agli obblighi di partecipazione, ma si tratterà solo di palliativi, di aggiustamenti marginali.
Se la stagione di gioco dura quasi dieci mesi, mi pare inevitabile che verso la fine le protagoniste tendano, più o meno consciamente, ad amministrarsi. Questo significa che per le più forti, dopo Flushing Meadows, quello che conta è il Masters. E gli impegni intermedi rischiano di essere un po’ trascurati.

Probabilmente l’unico efficace rimedio a questa situazione si avrebbe riducendo i mesi di gioco. Ma è un taglio che penso non verrà mai attuato, perché in realtà pochissimi lo vogliono davvero.
Di certo non lo vogliono gli organizzatori e gli sponsor; non penso lo vogliano gli spettatori e i media che seguono gli eventi. E secondo me non lo vuole nemmeno la maggior parte delle giocatrici.
A parte le primissime e più famose (che poi durante le vacanze non rinunciano a prendere parte alle esibizioni) non credo che le seconde linee vedrebbero di buon occhio la riduzione del numero di tornei giocati, che significherebbe anche riduzione delle possibili entrate. Le terze linee quando il tour è concluso spesso si dedicano ai tornei ITF, alla ricerca di punti per salire nel ranking.
Stando così le cose, tanto vale che si disputino i tornei WTA e che la stagione duri più o meno quanto oggi.

Probabilmente nei prossimi tornei avremo ancora alcune giocatrici non molto brillanti, con eliminazioni sorprendenti. E se qualcuna delle più forti dovesse rifiatare, potrebbero farsi strada giocatrici meno usurate: le più giovani, ad esempio, o magari chi è stata costretta a stare ferma per infortunio nei mesi passati.

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