Ma che succede al tennis dei big? Shanghai supera Bercy

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Ma che succede al tennis dei big? Shanghai supera Bercy

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TENNIS EDITORIALI – Tre Slam-winner del 2014 k.o. Nella metà bassa del tabellone due sole teste di serie superstiti, Berdych e Isner. Mayer esce dal campo in lacrime. Federer salva miracolosamente due setpoint nel primo set e cinque matchpoint nel terzo. Con lui altri due vecchietti classe 1981: Feliciano Lopez e Julien Bennetau.

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Marin Cilic e Kei Nishikori, i due finalisti dell’US open, Stan Wawrinka il campione dell’Australian Open, Rafa Nadal il trionfatore del Roland Garros…tutti a casa! Tre vincitori di Slam 2014 su quattro! A casa anche Milos Raonic e Grigor Dimitrov, tennisti che nel 2014 erano fra coloro che avevano mostrato più progressi, fino ad affacciarsi fra i top-ten. Ed è mancato davvero di un soffio affinché tornasse a casa anche Roger Federer che, annullati rocambolescamente 5 matchpoints a un Leo Mayer uscito in lacrime dopo un match che purtroppo non lo farà dormire per anni, adesso si ritrova addirittura al secondo posto nelle classifiche mondiali. Traguardo impensabile un anno fa. Ma il lob di rovescio con cui ha concluso la sua pazzesca rimonta è un capolavoro che da solo valeva il prezzo del biglietto. Perché tanti campioni sanno fare punti straordinari. Ma solo chi è capace di farli sul matchpoint, per sé o per l’avversario, può dirsi baciato dalla classe più pura.

È tutto quasi incredibile. Molto più incredibile dell’ennesima figuraccia di Fabio Fognini, multato al di sotto di quanto avrebbe meritato. Non mi riferisco tanto al singolo episodio, quanto alla somma degli episodi di cui è stato infelice protagonista. Di solito chi è recidivo paga pegno più alto. Di solito, inoltre, ciò serve a scoraggiare un minimo chi persevera diabolicamente a comportarsi male. Il fatto che lui non lo faccia certamente apposta non può giustificarlo. Non ha 15 anni o 17, quando anche Borg e Federer ogni tanto davano in escandescenze. Ne ha 27, come Murray e come Djokovic. 2.000 dollari è una multa ridicola per quelli che sono i guadagni dei giocatori di primo livello che si raggiungono le centinaia di migliaia di dollari l’anno.

Tornando al torneo, quando all’ultimo Masters 1000 della stagione, Parigi-Bercy perdevano tutti i migliori o quasi già fin dai primi turni, e il torneo veniva vinto da un outsider al suo primo “Mille” o quasi (elenco infinito: Rusedski, Grosjean, Henman, Berdych, Davydenko, Nalbandian, Tsonga, Soderling, Ferrer,….) si diceva che il secondo torneo di Parigi pagava dazio per trovarsi a fine stagione. Si spiegavano in tanti modi le sconfitte dei big. Erano a) stanchi b) infortunati c) demotivati d) già qualificati per le finali Atp e) con la testa all’appuntamento di fine stagione e della settimana successiva.

Tutto sommato erano eliminazioni sorprendenti ma non poi così tanto. Ma quanto sta accadendo a Shanghai ha invece davvero dell’incredibile. È evidente che se Rafa Nadal perde per la terza volta in carriera da Feliciano Lopez – il mancino di Madrid, stessa classe 1981 di Roger Federer, non sarà mica migliorato quest’anno perché porta la barba? – dopo aver perso a Pechino da Klizan, è ancora lontano dalla sua miglior forma.
Rafa ha detto che intende giocare le finali Atp di Londra, ma anche che deve operarsi di appendicite. Può anche essere che Cilic, sotto sbornia per l’imprevedibile trionfo newyorkese – chi non si sarebbe “ubriacato” al suo posto? – abbia patito il confronto con il connazionale Karlovic. I derby hanno spesso risvolti psicologici inattesi. Ma onestamente che Nishikori possa perdere da un tennista modesto come Sock proprio non ci sta. Sarebbe quasi da indagine del “tennis-scommesse”, scrivo sapendo di esagerare e sapendo anche che il giapponesino paga spesso per un fisico che non è all’altezza di suoi colleghi e in grado di affrontare indenne certi sforzi.

Se si “rompe” un bestione atletico, e superallenato con grande attenzione dal duo Piatti-Ljubicic, come Milos Raonic, figurarsi se non si può “spezzare” l’esile fibra del giapponesino. E di Dimitrov, che pareva tennista quasi maturo ma perde da Bennetau, altro classe 1981 come Federer e Lopez? Possibile che i “vecchietti” a fine stagione, e senza essersi risparmiati, stiano meglio dei giovanotti?

Ho cominciato a scrivere questo articolo subito dopo la sconfitta di Nadal, guardando nel frattempo in tv un Roger Federer che ne ha combinate di tutti i colori nel primo set con Leo Mayer (ogni tanto ribattezzato Florian Mayer dal telecronista Sky che …se n’è accorto: capita) e deve ringraziare l’argentino che prima ha mancato il doppio break e poi anche due setpoint commettendo errori da principiante. Ho sospeso la pubblicazione del pezzo quando ho visto che Federer anche nel secondo set si stava complicando la vita con Mayer, ammirevole nella sua tenacia. Pensavo però che Roger avrebbe vinto comunque, in tutta onestà. Forse perché sottovalutavo Mayer, o forse perché sopravvalutavo il Federer di questi tempi…non più verdi anagraficamente.

Questo dopo, peraltro, un avvio da mezzo fenomeno dell’argentino. Però, dicevo tra me e me mentre seguivo il match su Sky, sono sempre di più i tennisti che quando giocano contro il Federer degli ultimi tempi a tratti appaiono fenomeni. Mi fanno venire in mente Adriano Panatta che quando perdeva, perché attaccava con una profondità di 20 centimetri in meno, impercettibili ad occhio nudo, faceva sembrare tutti i suoi avversari fenomeni, anche i Benavides, i Fagel, i Winitsky, i Dibley.

Beh, non contento dei rischi presi nel primo set, Federer ha dovuto salvare addirittura due matchpoint nel terzo per arrampicarsi al tiebreak. Dove Mayer ha conquistato altri due matchpoint consecutivi sul 6-4, poi un altro ancora. Uno solo sul proprio servizio, se non mi sono confuso in quella ridda di emozioni, di colpi spettacolari e di errori banali.

Alla fine ha vinto Federer – e chi vince ha sempre ragione -, ma non si può non nutrire un po’ di umana simpatia e solidarietà per il povero Mayer, cui forse ha tremato un po’ il braccio in occasione di almeno un paio di matchpoint…sebbene sia stata, come spesso accade, una questione di millimetri. Saranno iper-contenti dopo lo spauracchio patito, in aggiunta ai suoi miliardi di tifosi che hanno sofferto le pene dell’inferno, anche gli organizzatori cinesi che avevano diramato il programma dei quarti di finale con largo ed incosciente anticipo confidando nella vittoria dello svizzero. Se fosse toccato invece a un duello Mayer-Bautista Agut reggere il clou serale, beh, credo che non sarebbero stati soddisfatti della prematura scelta fatta. Gli è andata davvero bene. Così come è andata bene a Federer che ha corso rischi davvero eccessivi contro un giocatore certamente molto migliorato ma che fino a qualche anno fa, contro il Federer dei bei tempi, non sarebbe stato davvero un ostacolo così severo. Roger ha concesso, se non vado errato, una dozzina di palle break e ne ha salvate nove.

Meno male che – penso agli abbonati cinesi che meritavano di più e di meglio – dopo due giornate in cui è successo di tutto e di più, sono ancora in corsa sia Roger sia Novak Djokovic che ha onorato il suo ruolo di testa di serie e favorito n.1 di un torneo vinto 2 volte nelle ultime due edizioni.
Nella parte bassa del tabellone sono sopravvissute soltanto due teste di serie, Isner la n.13 e Berdych la n.6. Isner e Berdych sono i candidati alla semifinali in basso, Djokovic (che trova Murray nei quarti) e Federer nella parte alta. Lo svizzero se non è troppo stanco, non dovrebbe temere Bautista Agut per il suo tennis, ma semmai per la sua inevitabile maggior freschezza.

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