Con il ranking "Best 14" Federer n.1 senza Slam

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Con il ranking “Best 14” Federer n.1 senza Slam

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TENNIS – Se si calcolasse il ranking con il vecchio metodo Best 14, Federer  nel 2014 potrebbe superare Djokovic al numero uno pur non avendo vinto Slam. Quanto vale l’odierno sistema di classifica? Il confronto con il Best 14 degli anni ’90

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Si discute spesso dei prize money che nel tennis non sono equamente distribuiti. I giocatori di seconda fascia faticano a guadagnare abbastanza per mantenersi nel circuito (si pensi che i montepremi dei challenger non sono cambiati quasi per nulla negli ultimi 20 anni) mentre i primi della classe guadagnano cifre inimmaginabili. Si discute meno della distribuzione dei punti. L’attuale sistema di classifica è stato concepito per ottenere due obiettivi. Ovvero semplicità per lo spettatore medio e stabilità ai vertici.

Iniziamo dalla semplicità. Ad oggi i tornei ATP sono solo di tre categorie, 250, 500 e 1000, a seconda di quanti punti assegnano al vincitore. Il risultato è che nella stessa categoria rientrano tornei con montepremi e campo di partecipazione completamente diverso. Si pensi a Doha, un 250 che quest’anno all’avvia vedeva cinque top 10 (in confronto ad esempio a molti 250 come Newport che non ne avevano neanche uno). O si pensi all’ormai decaduto ATP 500 di Amburgo, in cui l’unico top 10 in gara quest’anno era Ferrer (quindi meno competitivo del torneo di Doha nonostante il doppio dei punti in palio) e lo si confronti con l’appena concluso torneo di Pechino, che di top 10 in tabellone ne aveva sei. Un giocatore accorto può così costruire la propria classifica andando a raccogliere punti nei tornei meno competitivi

A volte una semifinale persa per un soffio dal vincitore può valere più di una finale persa a senso unico. Si pensi ad esempio al Roland Garros del 2013 in cui la vera finale fu la semi tra Nadal e Djokovic, con Ferrer ad attendere il vincitore in finale quale vittima sacrificale designata. Il computo dei punti quindi non serve tanto a misurare il valore della vittoria quanto a stabilire la classifica. Un maggior divario tra vincitore e finalista risulta in una classifica più stabile ai piani alti. Punteggi che premino maggiormente i piazzamenti generano una classfica più dinamica e mutevole. Il primo scenario corrisponde grosso modo alla situazione odierna, il secondo corrisponde alla situazione degli anni ‘90 in cui non era infrequente che al vertice si alternassero svariati nomi in poche settimane.

Per esempio andiamo a vedere come apparirebbe la classifica odierna con il sistema di punteggio in vigore negli anni 90 (il best 14). Un parallelo preciso è impossibile perchè le categorie di tornei erano diverse e non è immediato decidere in che categoria collocare ciascun torneo. Ad esempio nell’odierna categoria ATP500 dovrebbero cadere tutti i tornei ‘Championship series’ che assegnavano al vincitore tra i 250 ed i 360 punti (per confronto si pensi che i super9 ne assegnavano 370). Inoltre senza l’obbligo di partecipazione ai 1000 i giocatori odierni magari si sarebbero concessi una programmazione diversa. Ma per esercizio e curiosità può comunque valere la pena di studiare il parallelo.

Innanzitutto il problema di quali tornei scartare oggi non si pone. I top players se va bene, esclusa la Davis, di tornei in un anno ne giocano tra i 16 ed i 18. Volendo confrontare i risultati del 2014 solamente, ad oggi nessuno dei top 3 ha giocato più di 14 tornei. Consideriamo qui il Best14 in vigore tra il 1996 ed il 1998. I giocatori contavano i migliori 14 risultati durante l’anno, senza obblighi di partecipazione ad alcun torneo e senza. Pertanto un giocatore poteva scartare anche tutti e quattro gli slam ai fini della classifica di fine anno. I punti erano allora così distribuiti (fonte tennis28.com):

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Djokovic nella race del 2014 ha 9010 punti. Con il Best14 Djokovic ad oggi avrebbe raccolto grosso modo 3710 punti. Federer nella race del 2014 ha 8020 punti mentre con il Best14 avrebbe grosso modo 3470 punti. Nadal nella race quest’anno ha 6735 punti, con il Best14 avrebbe 2732 punti.

La differenza tra i primi due è di 990 punti con 3000 punti ancora da assegnare. Con il vecchio sistema di classifica la differenza sarebbe di soli 240 punti con ancora più di 1100 punti da assegnare. Dal confronto si vede immediatamente che la corsa per il numero uno sarebbe ancora apertissima. Più di quanto non lo sia oggi. Conquistare 240 punti più del serbo potendo scegliere dove giocare e con ancora tanti punti da assegnare è più facile che conquistare 1000 punti in più quado al massimo ce ne sono 3000 a disposizione ed entrambi i campioni giocano gli stessi tornei. Per capire meglio la ragione consideriamo per esempio gli slam. Negli slam quest’anno Djokovic ha raccolto il 34% di punti in più rispetto a Federer (4280 contro 2820), con il vecchio sistema di classifica sarebbero stati solamente il 29% in più (1775 contro 1269). Si aggiunga il fatto che la differenza tra slam ed altri tornei oggi è nettamente più marcata rispetto ad allora e lo si condisca con il fatto che i tornei di seconda fascia assegnavano, in proporzione, molti più punti allora ed il gioco è fatto.

Allora cos’è meglio? Una classifica dinamica, in cui i giocatori decidano liberamente la propria programmazione ed in cui si rischia di avere frequenti cambi al vertice con magari numeri uno che non hanno vinto slam? O una classifica solida in cui i migliori giocano tutti gli stessi tornei ed in cui le sorprese sono ridotte al minimo, con un finale di stagione spesso ridotto a passarella per il numero uno decretato già a settembre? Una risposta non esiste. Così come non esiste il sistema di classifica perfetto.

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