Steve Darcis, il salto dello squalo

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Steve Darcis, il salto dello squalo

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TENNIS – Tre mesi fa, Steve Darcis era numero 483 del mondo per colpa di un infortunio alla spalla. Oggi, dopo le finali nei challenger di Mons (persa contro Goffin) e Rennes (vinta contro Mahut), è risalito tra i primi 200 del mondo. Non è la prima volta che il belga è costretto a risalire da così in basso

 

ll primo episodio della quinta stagione di Happy Days, Fonzie, un nuovo James Dean? venne mandato in onda negli Stati Uniti il 20 settembre 1977 ed è diventato piuttosto famoso perché venne considerato in maniera quasi unanime il punto di svolta di una delle serie televisive più popolari della storia. Fino ad allora, Happy Days aveva rappresentato un immaginario con cui gli americani potevano facilmente identificarsi. Ma in quella prima puntata Fonzie andava oltre il suo personaggio e provava una spacconata con cui era ben difficile identificarsi: fare dello sci nautico e saltare uno squalo bianco. Jon Hein, un critico televisivo, qualche anno dopo utilizzerà l’espressione “jump the shark” per identificare il momento in cui una serie televisiva comincia il suo declino dopo aver raggiunto il suo culmine. Non si tratta di un declino di pubblico (Happy Days continuerà ad avere moltissimi spettatori anche dopo quell’episodio), però, quanto di un calo di qualità: il “salto dello squalo” è quindi più un feticcio da critico che un dato effettivo.

Il 24 giugno 2013 Steve Darcis scende in campo sul campo numero 1 di Wimbledon per affrontare Rafael Nadal, che ha appena rivinto il Roland Garros e vuole annullare il ricordo della brutta sconfitta contro Lukas Rosol, dodici mesi prima. Ma lo spagnolo è fiaccato da un rientro nel circuito che è andato ben oltre le previsioni: da Viña del Mar al Roland Garros ha giocato 46 partite e ne ha vinte 44. Steve Darcis, che allora era numero 135 del mondo, non viene certo da una grande stagione dato che non ha ancora vinto una partita nel circuito maggiore e contro i top-10 ha combinato poco in carriera: undici sconfitte su dodici partite. Quell’unica vittoria, però, è arrivata proprio sull’erba di Wimbledon, undici mesi prima, contro Tomas Berdych ai Giochi Olimpici di Londra.

Contro Rafael Nadal, incredibilmente il miracolo si ripete. Certo, il maiorchino aveva bisogno di staccare dopo una stagione sulla terra rossa dove aveva vinto tutto tranne Montecarlo e l’erba dei primi turni è la peggiore superficie per lo spagnolo e la migliore per il belga. Ma il 7-6 7-6 6-4 è davvero qualcosa di imprevedibile, considerato che Nadal ha servito per il set sul 5-4 e che nel secondo tie-break ha avuto anche un set point dopo averne annullato quattro. Sarà il punto più basso di una stagione fantastica, una delle migliori del maiorchino. Per Steve Darcis sembra il punto di svolta dell’anno. Invece, due giorni dopo, Darcis annuncia il ritiro prima del suo secondo turno contro Lukasz Kubot. È un ritiro che fa poco rumore perché in quello stesso giorno abbandonano il torneo Federer, Azarenka, Sharapova, Ivanovic, Tsonga e Wozniacki.

Dopo la vittoria con Nadal, Darcis raccoglie le briciole nei successivi match e decide di terminare la stagione al challenger di Mons, dove passa solo un turno. Qualche giorno dopo decide di operarsi alla spalla. Tempo di recupero stimato: sei mesi. Per rivederlo in campo bisognerà aspettare giugno, quando raggiunge la finale in un Future belga. “Il momento più difficile? I due mesi successivi all’operazione. Il dolore era lancinante, non potevo dormire e non avevo appetito. Passavo i giorni in pigiama perché non riuscivo nemmeno a cambiarmi“, ricorda Darcis. Sùbito dopo quello che poteva essere il culmine della sua carriera, per il belga comincia quindi un lento declino che lo porta ai margine del tennis che conta. Sembrerebbe il “salto dello squalo” di Steve Darcis: ironico, per uno il cui soprannome è proprio lo Squalo (@stevedarcishark è il suo username su Twitter).

L’implacabile aritmetica gli presenta il conto a giugno: dopo il Roland Garros scende al numero 389, il 20 luglio raggiunge il punto più basso al numero 483 del mondo. Ma il belga è un osso duro e la sua risalita si concretizza nel mese di ottobre quando raggiunge due finali consecutive nei challenger: la prima la perde a Mons contro l’inarrestabile Goffin, che forse avrà ispirato questa rinascita, ma la seconda, a Rennes, è quella buona. Il belga torna nei primi 200 del mondo – ora è numero 175 – e l’infortunio sembra soltanto un brutto ricordo. Con Steve Darcis, insomma, l’espressione “salto dello squalo” prende una connotazione totalmente diversa, da prologo di declino a premessa di rinascita: “È miracolosoha detto Steve al sito dhnet.be. “I dottori e i fisioterapisti non credevano che sarei potuto tornare così presto“.

Darcis sa bene come ci si ricostruisce una carriera: a luglio 2006 termina la stagione in anticipo per un infortunio al polso destro e tra la fine di quell’anno e l’inizio del successivo cade nei pressi della cinquecentesima posizione mondiale. Ma dall’infortunio Darcis trae la forza necessaria per delle grandi soddisfazioni: ad Amersfoort vince le prime partite nel circuito maggiore vincendo addirittura il torneo da numero 297 del mondo. In quel torneo batte Simon, Andreev, l’allora numero 13 ATP Mikhail Youzhny e in finale l’austriaco Werner Erschauer: un piccolo capolavoro che avrà la giusta premiazione con l’entrata tra i primi cento del mondo a fine anno, dopo la vittoria nel challenger di Helsinki. Sta per succedere qualcosa di simile sette anni dopo? “Sono sulla strada giusta” dice sorridendo, “sono preparato, so che cosa devo fare e qual è la mole di lavoro richiesta. Con il mio fisioterapista Eric Houben (ex fisioterapista di Justine Henin, ndr) stiamo lavorando molto per rafforzare la spalla“. Ma il passato gli ha anche insegnato a non dare nulla per scontato: “Non mi aspetto nulla dal resto della stagione. L’obiettivo era tornare competitivo nel 2015 ma sono già in anticipo rispetto alla tabella di marcia. Ora giocherò a Ginevra e poi a La Roche-sur-Yon: se faccio quindici punti sarò contento, altrimenti va bene lo stesso“. Il salto dello squalo di Fonzie, comunque, è ancora lontano: per ora ci godiamo le capriole di Steve.

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