Murray vince la guerra di logoramento, Robredo rivive l'incubo Shenzhen

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Murray vince la guerra di logoramento, Robredo rivive l’incubo Shenzhen

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TENNIS ATP500 – Tommy Robredo rivive l’incubo della finale di Shenzhen,, dove perse contro Andy Murray pur avendo avuto 5 match point. Lo scozzese vince il trofeo a Valencia nella finale più lunga del 2014, con 3 ore e 23 minuti ed un punteggio di 6-3 6(7)-7 6(8)-7. E’ il match dell’anno?

 

“I popoli non combattono le guerre per fare dello sport” scriveva lo scrittore statunitense John Steinbeck; ma al contrario si può dire che gli uomini fanno dello sport per simulare delle guerre? C’è chi compara un match di tennis ad una partita di scacchi, chi ad un nesso di geometrie, chi ancora ad una danza con l’avversario. E poi c’è chi vedendo la finale del torneo ATP500 tra Andy Murray e Tommy Robredo avrà pensato soltanto ad una cosa: guerra. Guerra di logoramento. Di quelle di cui senti parlare solo nei libri di storia. Di quelle dove l’importante non è sferrare l’attacco decisivo, ma lavorare ai fianchi l’avversario, fino al punto in cui il suo crollo sarà solo la naturale conseguenza di una tattica meticolosa. Quella che è andata in scena oggi non è stata una finale a senso unico e virtualmente già decisa, come può essere ricordata quella di Basilea, ma al contrario una battaglia di nervi, di resistenza, di tenuta mentale e fisica, uno scontro senza esclusioni di colpi, un match incerto dall’inizio alla fine. Una finale che è valsa il prezzo del biglietto.

I Sergenti Murray e Robredo s’erano già incontrati quest’anno. Allora era la finale dell’ATP250 di Shenzen, e l’esito fu inquietantemente molto simile a quello odierno: 2 ore e 30 minuti (oggi ampiamente superate) di pura battaglia (3 ore e 23 minuti), per un totale di 5-7 7-6(9) 6-1 in favore dello scozzese, che annullò 5 match point. Per entrambi questa di Valencia era la terza finale in stagione, con Murray che aveva ed ha mantenuto una percentuale del 100% di vittorie (Shenzhen e Vienna) e Robredo (Umag e Shenzhen) un 100% di sconfitte.

I due si sono dati battaglia dall’inizio alla fine. Un durata media dei game che rasentava i 6 minuti e 30, un numero di colpi che ad ogni scambio superava la doppia cifra. Mai un colpo definitivo, come si i due non puntassero a fare il punto nel breve periodo, ma ragionassero alla lunga distanza, come a sfinire l’avversario prima di terminare le forze. Un match che pareva combattuto su terra rossa e non su cemento. Murray aveva iniziato il set cercando di prendere il pallino del gioco, Robredo si limitava a tenere lo scambio, a tenerlo a lungo ed in maniera solida. Lo scozzese aveva impostato il match sulla diagonale di rovescio, dove suo fondamentale bimane gli garantiva maggiore solidità di quello di Robredo, ma questo non gli garantiva un vantaggio così cospicuo, data la tenacia dello spagnolo. Fino al 3-3 è valsa la regola dei servizi. Ma già sul 3-2 si iniziavano a vedere i primi sprazzi di disequilibrio: dopo 26 minuti si intravedeva le prima palle break a favore di Murray. Ma il primo strappo lo attuava Robredo: alla prima occasione nel game successivo volava 4-3 e servizio. Lo scozzese nel frattempo aveva corso diversi chilometri a stare dietro al ritmo degli scambi dello spagnolo. Murray ha avuto altre 4 chance di riprendersi il break, ma un cinico Robredo le ha annullate e poi ha sfruttato un’altra unica occasione per togliere il servizio all’avversario. 6-3 si chiudeva il primo parziale dopo appena 58 minuti.

Nel secondo si poteva pensare ad un calo dei due atleti, o quanto meno di Robredo, ed infatti Murray aveva abbozzato una reazione immediata e si era portato 2-0. Ma come in tutte le guerre, era solo un periodo di tregua momentanea, ed era un attimo che Tommy tornava a martellare l’esercito scozzese, facendolo correre a destra ed a sinistra. Robredo riacciuffava Murray sul 4-4, dopo aver salvato un possibile doppiobreak, e sotto la spinta del pubblico di casa si sospingeva al tiebreak. I fantasmi di Shenzhen (dove lo spagnolo mancò 5 matchpoint al tiebreak) sono però di nuovo affiorati: Robredo ha mancato due occasioni di chiudere il match, sul 6-5 e sul 7-6, e poi con un dritto a sventaglio fuori di un piede ha regalato il tiebreak e il set allo scozzese per 9-7 …proprio come a Shenzhen!

Ma a differenza di quel match, lo spagnolo nel terzo set ha saputo reagire e mantenere il controllo e l’equilibrio del match. Murray, anche lui esausto, ha tirato il fiato; i due giocatori, fisicamente e psicologicamente provati, si sono trascinati avanti con il servizio, e si alternavano fino al 3-3, senza concedere palle break, come successo nel primo set. Fin quando Murray non sembrava mollare definitivamente: 0-40 sul suo servizio e con un doppio fallo regalava a Robredo il break di vantaggio che sembrava decisivo. Sembrava, per l’appunto. Appellandosi a non si sa quali risorse psico-fisiche lo scozzese trascinava lo spagnolo ai vantaggi del game successivo, e colmava subito il gap. Con le stesse forze, Robredo trovava la grinta di annullare un matchpoint sotto 4-5 e 30-40. I due viaggiavano insieme verso la fine più scontata e forse più degna per decretare il vincitore di quest’infinita partita: il tiebreak.

E quando si dice che il tiebreak altro non è che lo specchio dell’andamento di un match, probabilmente si ha ragione. A furia di alternarsi nel punteggio i due hanno confermato l’equilibrio imperante per tutto il tempo. 1-1, 2-2, 3-3. Cambio campo. 4-4, 5-5. Allora Robredo con uno smash si portava sul 3° match point, 6-5. Murray lo annullava con un recupero mostruoso, 6-6. Robredo indomito strattonava l’avversario a destra e a sinistra per portarsi sul 4° matchpoint, 7-6. Un Murray epico lo annullava con un cross stretto di dritto, 7-7. Robredo tentava ancora l’affondo, e si guadagnava il 5° matchpoint, 8-7. Murray lo annullava con un ottimo servizio ed uno smash a seguire, 8-8. 5 matchpoint annullati, esattamente come a Shenzhen. E se tre indizi fanno una prova, quando Murray trovava lo spunto per volare sul 9-8, l’intero stadio, e forse anche Robredo, sapeva come sarebbe andata a finire. Nell’ultimo ennesimo scambio maratona, era un rovescio lungolinea di Murray a terminare il match, con lo spagnolo che senza più forze lo guardava attraversare il campo.

Murray cade a terra, lo stesso fa Robredo, i due si vengono ad abbracciare a rete, quasi più per trovare un appoggio, esausti, che per un reale gesto d’affetto. Robredo scherzosamente alza i due diti medi a Murray, scatenando i sorrisi generali. Quasi tre ore e mezza di gioco, di gran tennis, per un match che è la finale più lunga del 2014 (superata quella di Delray Beach) e sicuramente uno dei candidati a match dell’anno.

Il “saluto” di Tommy Robredo ad Andy Murray a fine match:

La Race ATP aggiornata ai risultati odierni (si qualificano i primi 9 vista l’assenza di Rafael Nadal):

5. Murray 4.295
6. Nishikori 4.265
7. Cilic 4.150
8. Berdych 4.105
9. Ferrer 3.865
10. Raonic 3.840
11. Dimitrov 3.555‏

 

 

 

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