Cilic: un anno, tre miracoli «Rìngrazierò la Madonna» (Martucci), Fino a 45 anni? Il Federer people ci crede davvero (Valesio)

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Cilic: un anno, tre miracoli «Rìngrazierò la Madonna» (Martucci), Fino a 45 anni? Il Federer people ci crede davvero (Valesio)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Cilic: un anno, tre miracoli «Rìngrazierò la Madonna»

 

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 29.10.2014

 

Dalla lettera scarlatta, «Dopato», alla prima richiesta di condanna di 2 anni, a quella ufficiale, di 9 mesi, poi ridotta a 4 (da giugno a novembre 2013). Dal coach-papà (Bob Brett) al coach-fratello maggiore (Goran Ivanisevic). Dalle delusioni del passato all’angoscia del futuro. Che poi invece diventa il primo trionfo Slam, agli Us Open di settembre, il numero 8 del mondo (oggi 9) e il primo Masters del 9-16 novembre. Dal disastro al trionfo, Marin Cilic è un tennista e un uomo nuovo. Cilic, come s’è sbloccato? «Il primo passo è stato il cambio di coach. Bob (Brett) è stato il mio mentore, per tanti versi, ma io non miglioravo più come volevo e ho dovuto interrompere un rapporto full-time che è durato dal 2004 fino al 2013». Coach differenti fanno un giocatore così differente? «Goran (lvanisevic) la pensa diversamente da Bob, anche se pure lui è stato suo allievo. Conosco Goran dai 14 anni e mi ha sempre rimproverato di non giocare come avrei dovuto, ma dovevo verificarlo sul campo, in allenamento. Poi ho fatto i miei test — i 5 set con Djokovic a Wimbledon sono stati molto importanti — e mi sono convinto. Così ho acquisito sempre più sicurezza ». Ivanisevic dice che lei aveva sempre il freno tirato. A partire dal servizio. «Adesso entro subito dentro il campo e faccio sentire, fisicamente, la mia presenza. Tutto il discorso tecnico che stiamo facendo con Goran è legato a equilibrio e semplicità. Adesso ho le idee chiare su quello che devo fare». Anche fisicamente Cilic è molto più reattivo . «Ho lavorato molto sulla forza, per poter servire allo stesso livello, senza cali». Lo stop-doping, con quell’integratore vietato acquistato da sua madre,è stato come un infortunio di gioco? «Sicuramente, oggi, sono più forte. In momenti così hai modo di pensare nel profondo e capisci che non sei mai completamente in controllo della tua vita e la tua carriera può cambiare totalmente. Pensi a quello che vuoi davvero e a quanto lo desideri. E’ stato un incubo. Ma da quando sono rientrato, sono molto più determinato nel raggiungere i miei obiettivi. Sono molto più attento e più professionale. Qualsiasi cosa succederà d’ora in poi nel tennis non potrà mai essere peggio di quei momenti di dubbi sul futuro». Qual è il prossimo obiettivo del campione degli Us Open? «Entrare nei primi 5 della classifica, e vincere i tornei più grandi. Ora so che cosa occorre, e conosco la sensazione di essere soddisfatto». Tecnicamente che cosa deve migliorare maggiormente? «tutto, a livello di primi 10 bisogna sempre aggiungere qualcosa, anche un 1% è importante. Il mio gioco dev’essere sempre di più a rete». Col suo servizio è favorito sui campi veloci, ma lei ha vinto il Roland Garros juniores. «il tennis pro è molto diverso da quello under 18, ma è vero che la tecnica sulla terra ce l’ho. E quest’anno a Parigi, con Djokovic, nel terzo e nel quarto set, sono riuscito ad essere aggressivo anche lì». Con Cilic, Karlovic, Dodig e il nuovo talento emergente, Borna Coric, la Croazia ha uno squadrone di coppa Davis. «C’è anche Draganja che, con Dodig, ci dà finalmente una bella coppia di doppio. Coric è la nuova star: ha un grande talento per diventare molto forte, ma soprattutto non ha paura di niente. L’avete visto con Nadal a Basilea?». Lei è un po’ italiano: si è allenato a San Remo, tifa Milan ed è amico di Fognini e Seppi. «Ho cominciato a tifare Milan perché ci giocava Boban e poi c’è stato il mio idolo, Kakà. Lo guardo sempre, ma alla tv, un giorno finalmente vorrei andare a San Siro. Fabio ed Andreas sono bravi ragazzi: Fognini fuori dal campo è sempre rilassato. Davvero». L’ultima cosa che fare per salutare il 2014 dei miracoli? «Sono di Medjugorje, e sono molto cattolico e credente. Questo mi trasmette molta forza. Da solo, devo andare in quel posto molto speciale a salutare la mia Madonna».

 

Fino a 45 anni? Il Federer people ci crede davvero

 

Piero Valesio, tuttosport del 29.10.2014

 

Dice Pat Cash che Roger Federer dovrebbe «continuare agio- care fino a 45 anni». Il grande australiano vincitore di Wimbledon si è professato qualche giorno fa adepto della chiesa che ha perso vita attorno all’elvetico; ma soprattutto ha aperto un dibattito che ha preso via via piede sul tema da lui suscitata uno come Federer potrebbe giocare fino a quell’età? Magari per pochissimi appuntamenti l’anno ma giusto per fare la fortuna degli eventi che lo ospitano e dei telespettatori che bramano una sua stop volley? Quella di Cash era una provocazione, ovviamente. Ma che i federasti hanno prontamente raccolto perché il loro auspicio è esattamente questo. Che un campione unico neo suo genere si sottragga alle regole del tempo. Un auspicio che inoltre va perfettamente incontro alle esigenze di chi organizza il circus tennistico: Atp, gli organizzatori di tornei e sponsor sanno benissimo che un altro come Federer capace di far impennare ascolti televisivi spesso asfittici con la sola sua comparsa in video, si farà aspettare per un certo numero di anni, sempre ammesso che nasca. E il dopo Federer sarà facile da gestire tanto quanto lo fu per il Napoli caldo organizzare il dopo Maradona e per la Juve pensare un dopo Platini. La quale Juve si affidò, appunto, a tal Magrin, degnissima persona evidentemente; non in grado di portare sulle sue spalle il peso del francese.

 

Rassegna stampa di martedì 28 Ottobre

Federer non finisce mai il talento (Clerici), Federer e Serena Williams fenomeni con il dono dell’eternità Sportiva (Marianantoni), Djokovic: Da papà ora mi sento n. 1 (Clemente), Rossi&Federer gli eterni ragazzi rivogliono il trono (Valesio)

 

Federer non finisce mai il talento

 

Gianni Clerici, la repubblica del 28.10.2014

 

Trovandomi in Svizzera, come spesso mi accade, e per di più in un ottimo grotto ( in Lombardia trotto) insomma in un ristorante, non ho potuto evitar di guardare, mentre aspetta vo il mio amico che i giornali che inneggiavano a Federer, vincitore per la sesta volta del torneo di casa, a Basilea Ma, ancor più dei giornali, la mia curiosità è stata attratta dalla conversazione di un tavolo vicino, nel quale i due avventori, probabilmente tennisti, dibattevano meriti e, pare impossibile, presunti demeriti del grande campione. Non avendo trovato la spudoratezza di presentarmi, li chiamerò Filo, e Ante, riferendo alcuni brani del dialogo. Filo: E’ davvero una leggenda, il nostro Roger. Ha vinto il suo torneo, a Basilea, giocando una finale che pareva una esibizione». Ante: .Quelle che tu chiami esibizioni le giocava contro dei 82 TITOLJ IN CARRIERA Roger Federer ha vinto il torneo di Basilea per la 6a volta. Sono 82 i successi in carriera (di cui 17 Slam): 56 sul cemento, 14 sull’erba, 10 sulla terra, 2 sul sintetico poveri vecchi come Sampras o addirittura Laver, o negli Emirati contro gente che, in un torneo vero, magari lo battevano, tipo Nadal, che se non sbaglio è a 24 vittorie e solo 10 sconfitte, con lui». Filo:»Ha battuto il belga Goffin che rischia di ripetere le prodezze della Henin e della Cljister. E non gli ha dato un 6-0 perché ha preso la partita per una esibizione. Ma lo sapevi che può tornare n.1 del mondo, a 33 anni?». Ante: »Mi ricordo di un fenomeno che faceva addirittura l’attore di teatro, nei pomeriggi dopo il singolare di Davis, un certo Aden che, un secolo fa , è stato campione del mondo a 37 anni. Ma come lo ridiverrebbe, Fede-rer?». Filo: »Se adesso Federerissimo vincesse a Parigi Bercy, e nel frattempo Djokovic non facesse gran che, ritornerebbe n.1 il 3 novembre, per la trecentotreesima settimana della sua vita. E quindi affronterebbe il Master di Londra da n.1 in carica. E non mi sorprenderei che lo vincesse, anche il Master». Ante: »Anch’io non mi sorprenderei, soprattutto perché quella sciagurato di Nadal è venuto a Basilea grazie a un bel sottobanco, e con l’appendicite. E Londra la vedrà da un lettino». Filo: »La superiorità di Federer si vede anche dall’assenza di incidenti muscolari. Gioca con una tale scioltezza, con una armonia , che hanno sempre tenuto lontano ogni trauma. Anche da quello si vede la differenza con gli altri, tutti ben più giovani e spesso malmessi, proprio come ilpovero Nadal». Ante: «Vedremo cosa combinerà il tuo trentatrenne, e se non finirà in croce. Avrà contro l’ultima generazione, i Cilic e i Raonic, che forse saranno privi di complessi». Filo: a Hai detto bene, complessi. Ma non se li sono costruiti da soli. E quando andranno in campo contro Federerissimo gli si alzerà di fronte una specie di muro invisibile, quello della storia». E’ stato allora che è giunto il mio amico, e sono stato felicemente costretto ad occuparmi d’altro. Loro due, Flo e Ante, non hanno mai smesso, e non ho potuto non am mettere che Federer è grande. Un grande argomento.

 

Federer e Serena Williams fenomeni con il dono dell’eternità Sportiva

 

Vincenzo Martucci, la Gazzetta dello sport del 28.10.2014

 

 

Numeri? Fascino? Storia? Da qualsiasi angolatura li guardiamo, i due fenomeni dell’81, Roger Federer e Serena Williams, continuano a catalizzare l’attenzione, e a sorprendere, facendo del bene al tennis. A luglio, a Wimbledon, Roger ha bucato sotto il traguardo, e ha perso l’occasione di abbandonare per primo quota 17 Slam, dov’è arrivato ai Championships 2012, ritoccando il record (già suo). E così anche a settembre, a New York, dove ha pagato, nella semifinale con Cilic, la rimonta impossibile con Monfils. Mentre Serena l’ha staccato, toccando i 18 Majors, e agganciando nella storia le mitiche Martina Navratilova e Chris Evert, a una tacca dalla Wills, ma ancora a 4 da Steffi Graf, e addirittura a 6 dalla primatista Smith Court. Ma la loro esaltante rincorsa parallela all’eternità sportiva continua comunque alla grande. Roger ha lenito le ferite negli Slam, aggiudicandosi due tornei di fila, sorpassando al numero 2 del mondo l’eterno rivale, Nadal, e minacciando ora addirittura il numero 1 del neo papà Djokovic. Che deve difendere una montagna di punti in classifica fra Parigi-Bercy e il Masters di Londra. E Serena, con la bua al ginocchio sinistro e gli strani blackout che si ripetono, da Melbourne a Wimbledon, dalla Cina ai gironi di qualificazione del Masters, firma comunque il quinto torneo delle Super 8 (terzo di fila), chiudendo l’anno per la quarta volta da regina della classifica. Tutto questo, a dispetto degli anni dei due fenomeni e di quelli che li distanziano dagli avversari diretti: 5-6 fra Roger e Rafa e Djokovic, addirittura 10 fra Serena ed Halep. Con la differenza che Roger, pur avendo riscoperto il gioco d’attacco e la volée, pub essere sovrastato da più avversari, mentre, con quella potenza, Serena sembra sempre padrona assoluta del risultato: a patto che sia allenata e abbia davvero voglia.

 

Djokovic: Da papà ora mi sento n. 1

 

Valentina Clemente, il Corriere dello sport del 28.10.2014

 

Rimangono due tornei prima della chiusura della stagione tennistica maschile e la battaglia per il numero 1 si giocherà probabilmente sul filo di lana: protagonisti unici di questo scontro diretto sono Novak Djokovic, fresco papà, e Roger Federer capace ancora una volta d’issarsi e ritornare in alto (quasi) dal nulla. Un duello che si combatterà appunto su due tappe: la prima a Parigi e la seconda al Masters di Londra, mentre sullo sfondo per lo svizzero ci sarà la finale di Coppa Davis a Lille Federer da parte sua ha già dichiarato che dopo le vittorie di Shanghai e Basilea cercherà di affrontare con minor stress il torneo parigino, mentre per Djokovic (che debutterà oggi contro Kohlschreiber) sarà importante andare fino in fondo per aumentare le sue chance di conservare la testa della classifica mondiale. Il mondo s’interroga ovviamente se il suo nuovo status di padre possa influenzare questa sua corsa finale, ma il serbo ha tenuto a precisare che, nonostante le priorità siano cambiate, i suoi obiettivi e il suo amore per il tennis sono rimasti intatti. «Eravamo pronti all’arrivo di Stefan – ha dichiarato Nole – e i nove mesi di attesa ci hanno dato il tempo di adattarci quindi per me questo cambiamento non è stato fonte di distrazione, al contrario ha portato un maggiore entusiasmo per aver avuto modo di viverlo al meglio. Fortunatamente nostro figlio è nato una settimana fa e quindi ho avuto la possibilità vivere il suo arrivo accanto a mia moglie. Per ora il piccolo non è ancora in grado di viaggiare, in futuro però, magari tra un anno, mi piacerebbe averlo accanto. In questo momento mi sento il numero 1 del mondo per esser diventato padre». Nonostante le gioie della paternità, Djokovic rimane fisso nei suoi obiettivi e analizzando il cammino di Federer in questi ultimi mesi sa che lo scontro, anche se a distanza, non sarà facile. «Chiudere l’anno al nume-ro 1 è tra i miei obiettivi, ma è chiaro che con Roger la battaglia sarà vera, anche se nella testa ha probabilmente come priorità la finale di Davis. Lui sta giocando davvero bene e lo ha dimostrato vincendo i tornei di Shanghai e Basilea. Sono pronto per questa sfida, anche perché lo scorso anno, quando lui ha aura-versato il suo periodo negativo, non l’ho mai sottovalutato Ho sempre pensato che Roger sarebbe potuto Comare tra i contendenti al numero 1 e ora è di nuovo qua».

 

Rossi&Federer gli eterni ragazzi rivogliono il trono

 

Piero Valesio, tuttosport del 28.10.2014

 

I due grandi vecchi si guardano da lontano. Ogni tanto le loro strade s’incrociano, magari con la benedizione di Anna Wintour che per entrambi nutre una sorta di ammirazione considerandoli (a ragione) dotali di una classe innata e naturale che, per l’appunto, non subisce il tempo. Valentino e Roger sanno di essere diversi nei Rossi 35 anni Età d’inizio gare 12 13 Freschezza fisica 9 10 natali e nei gesti; ma simili in quel sorriso abbacinante che è diventato il loro marchio di fabbrica. Non sono colpiti dalla vecchiaia, almeno a quella vecchiaia che ti sfarina, ti priva giorno dopo giorno della voglia di metterti in gioco. Gli ultra trentenni Rossi e Federer sono di questi tempi (e pure in quelli prossimamente futuri) impegnati in imprese che a tutti parevano impensabili: rivincere il titolo mondiale l’uno, tornare in vetta al classifica Atp per la quarta volta nella sua carriera l’altro. Riuscendoci quando già i più li ritenevano pronti per un metaforico plaid sulle ginocchia staravaccati col telecomando in mano su una altrettanto ipotetica poltrona Un passo avant! Roger sta un passo avanti, se non altro per motivi tempora-li: dopo il successo di Basilea di domenica l’obiettivo è a portata di mano visto che solo 500 punti lo separano da Djokovic. Ma il serbo (freschissimo padre) deve difendere 2500 punti (finale a Bercy più vittoria al Masters) de12014 e contrariamente all’anno scorso non po- Freschezza Figli Obiettivo Paura mentale del futuro 9 9.5 4 11.1 KIP malls n iredals iamb al0 tra raccattare punti dalla finale di Davis. Roger invece la finale di Davis la giocherà e in più di punti da difendere ne ha solo 760. Se il canunino dello svizzero verso la vetta è paragonabile alla marcia di Napoloene verso Parigi all’epoca dei 100 giorni allora diciamo che Roger è più o meno a Grenoble. La tendenza Vale, dal canto suo, come tutti i giovincelli che si rispettano, quest’anno ha messo le basi per il tentativo dell’anno scorso: ha vinto la sua Vuitton Cup aspettando di lanciare l’assalto alla Coppa America. Due successi di gara e soprattutto la sensazione crescente di essere sempre nel vivo della lotta, mai aimai nepurediessere in costante crescita In una condizione in cui deve duellare con un ragazzino dotato di super talento (Marquez) e in un team dove al fianco ha il nemicoamico di sempre (Lorenzo) e in cui la leadership ha dovuto riconquistarsela passo passo, quasi se il ragazzino fosse lui Lanno prossimo avrà dodici mesi di matchpoint per invertire la tendenza del tempo. II punto Ma cosa accomuna questi due mostri al di là dell’amicizia con la Wintoure la stima reciproca? Cosa ha permesso loro di arrivare a questo punto? Semplice, come sempre: hanno mantenuto e mantengono un atteggiamento mentale da ragazzini. Le provesono sotto gli occhi di tutti: Roger ha assunto Stefan Edberg non perché facesse tapprezzeria in tribuna; ma perchè arricchisse il suo rovescio dotandolo di nuove funzioni e di una solidità sconosciuta; e affinchè lo portasse a osare di più a rete, area dove il tacchinello faceva il bello e il cattivo tempo. Valentino invece si imbufalirsi per l’insulto stilistico che potrebbe apparire la guida di Marquez lo ha studiato: e ha modificato il proprio di stile di guida. I la scrutato i ragazzini che corrono e ha cercato di far suo il loro mood dei tempi. Gli ultratrentenni, invece di tromboneggiare, hanno ricominciato a studiare e a imparare. Ecco perché sono grandi.

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