Questa è casa Federer: travolto Nishikori. Murray ancora vivo (Martucci). Federer, lezione magistrale a Nishikori (Marcotti). Federer restituisce il favore: batte Nishikori e vendica Nole (Giua)

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Questa è casa Federer: travolto Nishikori. Murray ancora vivo (Martucci). Federer, lezione magistrale a Nishikori (Marcotti). Federer restituisce il favore: batte Nishikori e vendica Nole (Giua)

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Questa è casa Federer: travolto Nishikori. Murray ancora vivo (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport)

«Roger Federer è il migliore di sempre ad adattarsi alle diverse superfici. Gli ci vuole un’ora, al massimo un giorno». Quando Stan Wawrinka l’ha detto, i giornalisti svizzeri hanno commentato coi soliti sorrisetti un po’ di compiacimento per l’eroe nazionale e un po’ di compassione per l’eterno secondo rossocrociato, meno elegante, meno bello, meno dotato, meno vincente, e troppo tifoso del Magnifico. Ma «Stanimal», come lo chiama Rogerino, non parlava solo in funzione della finale di Davis, Francia-Svizzera del 2123 novembre, quando la terra rossa invaderà l’erba dello stadio di calcio del Lilla, e quindi lui e RogerExpress dovranno passare in fretta dal cemento veloce indoor della 02 Arena di Londra alla superficie più lenta che ci sia. Colon Stan, campione costruito, rifinito da Magnus Norman fino a vincere uno Slam (agli Australian Open), è uno di quelli che invece deve allenarsi e provare di più per ritrovare gli automatismi, e parlava anche del campo del Masters con i primi 8 del mondo, un campo infido. «E’ uguale a quello di Bercy, come le palle, eppure è diverso. Forse per via di tutta quella gente che lo riscalda, chissà», azzardava Federer.

Per poi specificare ieri, dopo un supplemento d’indagine, cioè dopo il secondo match vinto in due set contro un esordiente, dal potente Raonic al piè veloce Nishikori, e qualificarsi virtualmente (non aritmeticamente) alle semifinale: «Il campo è lento e così il servizio non ha l’impatto che ha altrove, indebolendo i Cilic e i Berdych, e favorendo quelli che si muovono meglio. Da qui i punteggi così netti visti finora perché, in questa situazione, bisogna tirare più vincenti. E le belle prove di Djokovic e Wawrinka hanno messo in difficoltà gli altri». _I. Nel tennis, «1000» significa Masters 1000, cioè i secondi tornei più importanti dopo gli Slam. Per Federer significa anche i match vinti in carriera: con i 70 del 2014, ha appena toccato i 993. «E’ un gran numero. Quest’anno ho giocato solo i tornei più grandi, e rivinco i match importanti nei tornei importanti. Quel numero non era un obiettivo, ma sarebbe bello arrivarci».

Intanto Nishikori lamenta dolori a un polso. Modo Il derby fra gli sconfitti di primo turno, Murray e Raonic, va all’idolo di casa che ha il merito di sprintare da 2-2 a 5-2, e incassare il primo, delicatissimo, set. E poi, quando il match col bombardiere di bandiera canadese si incarognisce, piazza due passanti di rovescio al bacio (…)

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Federer, lezione magistrale a Nishikori (Gabriele Marcotti, Corriere dello Sport)

Buona anche la seconda. Di slancio Roger Federer ipoteca la semifinale delle ATP Finals, la 120 in carriera in 13 apparizioni nell’ultimo appuntamento della stagione. Anche contro il giapponese Kei Nishikori, giustiziere dell’idolo di casa Andy Murray nella giornata d’apertura, al campione di Basilea basta una partita di ordinario talento per imporsi in due set: 1h09′ è durato l’incontro pomeridiano alla 02 Arena, dove si confermano verità ormai note da tempo. Che Federer sta attraversando una seconda giovinezza, va spesso a rete («Vorrei farlo di più, ma non posso perché anche qui hanno rallentato il campo»), tiene bene lo scambio da fondo campo, serve sempre bene (7 ace). «Ma al primo posto nel ranking mondiale non ci penso – assicura Federer – II mio obiettivo è vincere qui e giocare una buona finale di Davis. Poi la classifica verrà di conseguenza». Va di corsa, lo svizzero: «Non ho tempo di guardare gli altri match, la sera tocca a me mettere a letto i bambini».

Dall’altra parte della rete fatica per) ad avanzare quel ricambio generazionale lungamente atteso. Dopo Milos Raonic, un altro campione di domani, Nishikori, al cospetto del n. 2 del mondo, è scomparso, a dispetto dei 10 anni di differenza. II giapponese sbaglia troppo col rovescio, non riesce a far male di dritto, accusa addirittura 5 doppi falli in 8 game al servizio. Come se giocasse una partita ad handicap, davvero troppo per pensare di battere un Federer rigenerato. A parziale giustificazione del giapponese, salito quest’anno sul quinto gradino del ranking mondiale, un problema al polso. «Ho avvertito un leggero dolore ma non mi ha condizionato – ha ammesso sportivamente Kei – Forse Roger non ha giocato il suo tennis migliore, ma è stato bravissimo nei punti chiave perché non mi ha mai lasciato rientrare nel match. Non penso di aver giocato così male, ma non sono stato abbastanza continuo». Tolte le due palle-break salvate in apertura di match da Federer, alla prima occasione Nishikori cede il servizio, finendo per rincorrere senza più occasioni per rimontare. Chirurgico il break nel terzo gioco della seconda frazione: rotto l’equilibrio, è calato il sipario per il quinto match consecutivo conclusosi in due set di queste Finals. «Su questo campo il servizio non è così determinante, e a fare la differenza sono i colpi di rimbalzo e la capacità di muoversi bene», la spiegazione di Federer, 33 anni e non sentirli (…)

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Federer restituisce il favore: batte Nishikori e vendica Nole (Claudio Giua, repubblica.it)

I ragazzi cresceranno. Per adesso però vanno ancora a lezione dai Grandi Maestri. Che peraltro si divertono a consumare fredde vendette conto terzi. In settembre agli UsOpen un giovanotto in trance agonistica, il croato Marin Cilic, fece il match della vita e batté in semifinale Roger Federer (6-3 6-4 6-4), dal quale le aveva sonoramente buscate cinque volte su cinque nei sei anni precedenti. Ieri nella prima giornata del Gruppo A delle ATP World Tour Finals londinesi lo stesso giovanotto ha ceduto di schianto davanti alla netta superiorità di Novak Djokovic (1-6 1-6). Roger ringrazia. Analogamente, nell’altra semifinale di due mesi fa a Flushing Meadows il serbo numero 1 al mondo s’arrese per 4-6 6-1 6-7 3-6 a Kei Nishikori. Nella seconda giornata del gruppo B il giapponese non riesce a contrastare in alcun modo lo svizzero numero 2 al mondo, pur riproponendo il simulacro del gioco aggressivo che lo contraddistingue: 3-6 2-6 in un’ora e nove minuti. Nole ricambia.

I Grandi Maestri adorano dare spettacolo. Federer non concede nulla all’eroe popolare giapponese né al folto codazzo di giornalisti e fan educatissimi che lo seguono ovunque. Se Kei assomma troppi errori nel tentativo di piazzare palle sempre al limite e paga la lentezza del campo che sfavorisce chi s’affida al servizio per impostare le strategie d’attacco, Roger mostra idee chiare e sfoggia freschezza fisica. Colpisce da ogni posizione, è scattante, preciso, concentrato senza pause. Non c’è una statistica della partita che lo veda soccombere, a cominciare dagli ace (7 a 1) per finire con i punti ottenuti con la prima palla di servizio, pari al 79 per cento (Nishikori s’è fermato al 68 per cento). Il pubblico del tempio autunnale del tennis londinese applaude entusiasta: il beniamino è lui, alla faccia dell’ingrato Andy Murray che un mese e mezzo fa aveva clamorosamente appoggiato i separatisti scozzesi.

Ai Grandi Maestri piace il palcoscenico della O2 Arena e soprattutto piace la formula senza la tombola dei primi turni, quando puoi incappare in un qualsiasi Steve Darcis, quello che all’esordio a Wimbledon 2013 impallinò Rafael Nadal (7-6 7-6 6-4). Come già ieri Djokovic (trionfatore tre volte al supertorneo: 2008, 2012 e 2013), anche Federer (sei titoli: 2003, 2004, 2006, 2007, 2010 e 2011) sta interpretando nel modo giusto lo spirito delle Finals, che prevede la consapevolezza di dover affrontare una sequenza di potenziali cinque finali, se arrivi all’ultimo atto.

In serata, forse nel tentativo di rappacificarsi con gli unionisti inglesi, Andy Murray tira fuori le unghie e ha ragione del ragazzo con il taglio dei capelli più vintage del circuito. Reduce dalla sconfitta di domenica contro Nishikori, il Grande Maestro un po’ più piccolo di Roger e Nole impiega un’ora e 31 minuti a sconfiggere Milos Raonic. Che non trova neanche oggi la chiave per mettere a frutto gli insegnamenti di Ivan Ljubicic e Riccardo Piatti. Per Andy è una passeggiata il primo set (6-3), infarcito di errori dell’avversario. Gli basta tenere la palla in campo e spostare il gigantesco e talvolta goffo Milos.

Il secondo set (7-5) è più equilibrato e combattuto, con il giovane numero 8 al mondo che riesce ad essere più efficace sia al servizio sia alla risposta. Al momento decisivo, tuttavia, sono ancora i suoi errori a fare la differenza. Onestamente, in un eventuale terzo set avrei puntato più su Milos che su Andy.

Al 95 per cento Federer sara il primo dei semifinalisti del Gruppo B: nella terza e ultima giornata se la vedrà con Murray e gli basteranno sei game in cascina per passare il turno pur perdendo. Tra lo scozzese e Nishikori (entrambi hanno una vittoria e una sconfitta) sarà un confronto a distanza, con il giapponese leggermente favorito. Persino Raonic potrebbe ancora farcela: nel caso di sua vittoria con Kei e di sconfitta di Murray con Federer, sarebbe il complesso calcolo dei game a decidere chi dei tre, tutti con due sconfitte e una vittoria, entrerà in semifinale. Roba che fa la felicità dei bookmaker londinesi.

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