Intervista a Edberg: “Adesso Federer è perfetto, gioca anche la volée…” (Martucci). Un’apparizione al Masters: il grande assente Nadal (Marcotti). Serena e Caroline, amiche per la pelle (Semeraro)

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Intervista a Edberg: “Adesso Federer è perfetto, gioca anche la volée…” (Martucci). Un’apparizione al Masters: il grande assente Nadal (Marcotti). Serena e Caroline, amiche per la pelle (Semeraro)

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Intervista a Edberg: “Adesso Federer è perfetto, gioca anche la volée…” (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport)

Stefan Edberg si aspetta un’intervista sul suo famoso cliente, Roger Federer. E così, conoscendo il suo famoso understatement, che ha rifinito nella lunga permanenza a Londra, quand’era giocatore, e nella frequentazione con coach Tony Pickard, siamo partiti dal passato che ritorna. Boris Becker, ieri rivale diretto, in campo — anche 6 volte al Masters, che ora si recita a Londra —, oggi da coach di Novak Djokovic. A luglio, nella finale di Wimbledon, Becker ha battuto Edberg. «Non siamo più i rivali di allora, siamo più amici: sappiamo che, con quella voglia che avevamo di batterci, ci siamo aiutati a tirar fuori il meglio. Ora aiutiamo due campioni. C’è relax, almeno per me».

Come mai due campioni cosi importanti si sono sfidati appena quattro volte negli Slam? «Oggi Nadal, Djokovic, Federere Murray si incontrano a ogni Slam. All’epoca c’erano più sconfitte, prima della finale, c’era più gente che poteva vincere. Oggi il tennis è migliore, e questa generazione di superstar è straordinaria. Allora c’erano personalità più spiccate». Becker è stato il pioniere del tennis di potenza che ha mandato in pensione il ballerino del net, Edberg. Roger sa essere al top a 33 anni. Se gioca il suo tennis ha sempre una chance: «Tante cose sono cambiate: dalle racchette a campi, le palle, le corde, la preparazione fisica, la risposta… Oggi non s’insegna più il mio stile e poi, una volta che hai 20 anni, non lo impari più. Peccato. Perché così il gioco è prevedibile, tutti già sanno che cosa succederà, e come, e quindi rispondono e giocano in un certo modo, uno solo. Non c’è tanta varietà, e non ci sono più i grandi giocatori di rete come McEnroe, Becker e io. Sarei già contento che qualcuno facesse servizio-volée il 50% delle volte».

Oggi, Edberg come potrebbe essere competitivo ad alto livello con questo tennis? «Certamente non andrei a rete l’89/90% delle volte. Alternerei per sorprendere l’avversario». Infatti, Il Federer che superò Sampras a Wimbledon 2001 giocava servizio-volée, poi ha abbandonato la rete, per tornarci nel 2014. «Andare di più a rete fa parte del processo offensivo di Roger: che vuol dire cercare prima il punto, e variare tanto per cercare la soluzione con le armi del suo repertorio. Essere più creativo e imprevedibile. Anche con la volée». Edberg ha voluto aumentare i tornei della stagione di Federer. «Con l’andar degli anni, si ha bisogno di una certa routine della partita, quello che Roger ha ritrovato, insieme alla fiducia nei colpi. Anche perché ha risolto i problemi alla schiena».

Perché ha accettato di allenare Federer? «La chiamata di Roger a settembre-ottobre dell’anno scorso mi ha molto sorpreso, perché ero da tempo fuori dal giro e se non me l’avesse chiesto lui non credo che sarei stato interessato. Ma che onore, che occasione unica: uno dei migliori tennisti di sempre mi ha chiesto di aiutarlo. Ci ho pensato su, ho voluto fare una settimana insieme a Dubai, a dicembre, e ora sono felice di aver accettato. Perché è eccezionale, come tennista e come persona. E ho trovato un grande equilibrio anche con Severin (Luhti), che lo segue più spesso di me per i tornei». Che cosa le ha chiesto Roger? «Mi ha detto che aveva pensato a me come ispirazione per il gioco, perché sono stato in simili situazioni e per scambiare idee nuove». Cosa la sorprende di più di Federer tennista? «Che può fare qualsiasi tipo di gioco, e qualsiasi colpo, e che ancora cerca di migliorare, ed essere più aggressivo. Il cambio di racchetta è stato il primo passo: io so che cosa voleva dire giocare con la tomaia piccola. E so che certi piccoli particolari possono fare la differenza (…)

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Un’apparizione al Masters: il grande assente Nadal (Gabriele Marcotti, Corriere dello Sport)

II grande assente è arrivato. All’improvviso. Inatteso. Sorridente. Jeans e maglione blu. Richiamato a Londra da impegni commerciali. Gli sponsor reclamano la sua presenza Anche da convalescente. Anche se Londra, meglio la 02 Arena, non ha mai sorriso a Rafa Nadal. Due finali, entrambe perse. L’ultima 12 mesi fa, contro Novak Djokovic. Quest’anno è stato costretto al forfait Non è una novità nella carriera del maiorchino. Al contrario. Era già capitato in altre tre occasioni. La prima, nell’anno della sua esplosione, il 2005. Finisce l’anno sul secondo gradino, dietro a Roger Federer. Ma non partecipa alle ATP Finals. A costringerlo alla rinuncia uno degli innumerevoli infortuni che gli faranno marcare visita anche nel 2008 e nel 2012. Stavolta è stato un doppio problema a precludergli l’ultimo torneo dell’anno: l’intervento all’appendice, e gli acciacchi alla schiena che lo affliggono ormai dai primi mesi del 2014. Una stagione, quella che va a concludersi, per lui al topo nei primi mesi dell’anno. Durante i quali Rafa è riuscito a vincere quattro tornei, soprattutto a trionfare per la nona volta a Parigi, vendicandosi con Djokovic per la sconfitta di Roma di due settimane prima. Un exploit che però ha pagato caro perché da lì in poi la sua annata si è trasformata in uno stillicidio, un lento e inesorabile calvario.

Mai più in accettabili condizioni fisiche. A Wimbledon ha ceduto agli ottavi per mano dell’australiano Nick Kyrgios, l’estate l’ha trascorsa a Manacor saltando la stagione sul cemento. Stop anche all’US Open, bloccato da un problema al polso. Dopo le comparsate fugaci in Asia (Shanghai e Pechino), d ha pensato il baby emergente Borna Coric a chiudere anzitempo la sua stagione, battendolo nei quarti di Basilea. Il bilancio stagionale, con 48 vittorie e 11 sconfitte, appare comunque positivo, ma le Finals restano un tabù (1311 il computo generale). Nonostante l’imponente sostegno di cui gode anche quando non è in campo. Anche ieri, durante il match vinto da Tomas Berdych su Marin Cilic, in tribuna c’erano nadaliani con striscioni (“Guarisci presto Rafa”), o che al cambio campo gridavano l’urlo di battaglia “Vamos Rafaaa” (…)

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Serena e Caroline, amiche per la pelle (Stefano Semeraro, lastampa.it)

Serena Williams e Caroline Wozniacki non sono solo due campionesse, al momento rispettivamente n.1 e n.8 nel ranking mondiale Wta ma anche – è il caso di dirlo, visto gli ultimi “cinguettii” decisamente “hot” che hanno postato dalle Bahamas – amiche per la pelle. Quest’anno sul campo si sono incrociate cinque volte, compresa la finale degli Us Upen e la semifinale del Masters di Singapore, e ha sempre vinto Serena, fuori non hanno fatto che spassarsela insieme, inondando twitter di messaggi e foto più o meno buffe, molto in stile “Sex and the city”. Caroline due domeniche fa ad esempio ha corso la maratona di New York, chiudendo con un tempo di tutto rispetto (3 ore e 26), e all’arrivo ha trovato puntuale Serena, che l’ha accolta in lacrime con un abbraccione e l’ha poi accompagnata nei festeggiamenti: al concerto di Mariah Carey, poi ad una sfilata di Stella McCartney, la stilista che disegna i completini da gioco della bionda danese; quindi una capatina al Madison Squadre Garden per strafogarsi di pop corn e godersi una partita dei Knicks, e tanto per non farsi mancare nulla anche una visita alla pista di pattinaggio del Rockfeller Center, con tanto di video a documentare i volteggi di una scioltissima Wozniacki e di una più impacciata Serena.

La loro è un’amicizia solidissima, – non così facile da vedere in un ambiente molto competitivo e spesso velenoso come quello del circuito femminile – che le disavventure sentimentali di entrambe ha ulteriormente cementato. La Wozniacki, abbandonata da Rory McIlroy quasi ai piedi dell’altare quest’estate si è consolata andando a fare le vacanze a Miami proprio con Serena, la Pantera nella solare Caroline ha trovato la partner ideale per dimenticare la love-story finita male con il suo coach francese Patrick Mouratoglou. Invece di trasformarsi in “desperate tennis player” le due single più scatenate del circuito hanno deciso di divertirsi il più possibile, e dopo la settimana newyorchese si sono trasferite ai Caraibi, per la precisione alle Bahamas, dove insieme hanno partecipato ad una gara di mini-triathlon.

Serena pochi giorni fa a chi su Twietter le aveva chiesto se avesse intenzione in futuro di imitare l’amica e iscriversi alla maratona di New York aveva risposto con la solita autoironia («No, il mio lato b è troppo grosso…») ma a giudicare dalle foto molto audaci che lei e Caroline hanno dato in pasto ai loro followers su Twitter, al momento è in grande forma fisica. L’amicizia fra donne, evidentemente fa bene. Anche nel tennis.

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