Tanti auguri Boris, grande in tutto... anche negli eccessi

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Tanti auguri Boris, grande in tutto… anche negli eccessi

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Boris Becker alza il trofeo di Wimbledon 1985
 

PERSONAGGI – Boris Becker compie oggi 47 anni, vissuti da fuoriclasse sul campo da tennis e senza freni fuori da esso. Personaggio straordinario oltre che campionissimo in un epoca di campionissimi, ora si gode anche il successo come coach di Novak Djokovic.

Immaginate di essere l’unico figlio di una coppia estremamente cattolica, a cui viene insegnato che l’istruzione e farsi poi una posizione siano l’obbiettivo da perseguire. Poi immaginate a 17 anni di vincere il più importante torneo di tennis del mondo.

Sembrano due concetti quasi contrapposti quelli che stanno alla base della complessa storia e carriera di Boris Franz Becker, nato il 22 Novembre di 47 anni fa a Leimen. Ed è proprio lì che suo padre Karl-Heinz, architetto, fondò il centro tennistico dove il piccolo Boris ha imparato a giocare.

E’ diventato professionista nel 1984 guidato dal coach Gunter Bosch e soprattutto dal baffuto Manager Ion Tiriac di cui sentiamo parlare anche 30 anni dopo. Nel 1985 a 17 anni e mezzo stupisce il mondo prima vincendo il suo primo titolo importante al Queen’s e poi diventato il più giovane vincitore della Storia del torneo dei tornei: Wimbledon. Arrivato da non testa di serie (allora erano solo 16), Becker ha chiuso la sua irresistibile cavalcata battendo Kevin Curren in finale in 4 set.

Giocatore tecnicamente eccelso sotto tutti i punti di vista Becker poteva contare su un servizio stratosferico ed eccellenti doti tecniche ma anche atletiche nei pressi della rete. Anche i fondamentali da fondo campo però erano estremamente potenti anche se resta di base un attaccante puro più che un giocatore a tutto campo. Non a caso di Becker oltre al grande servizio che gli è valso il soprannome di “Boom Boom rimangono impresse le sue volée in tuffo giocate non solo sulla soffice erba.

Nel 1986 difende con successo il suo titolo a Wimbledon battendo in finale Ivan Lendl, il N.1 del mondo a cui è sfuggito per tutta la carriera il titolo più ambito.

Wimbledon e i campi indoor veloci saranno sempre il suo habitat naturale e su questi campi conquisterà infatti 33 dei suoi 49 titoli in carriera. 7 volte in finale a Wimbledon, Boris fa suo il titolo in 3 occasioni battuto 2 volte da Stefan Edberg (contro il quale giocherà 3 finali consecutive tra il 1988-1990), dal suo connazionale Michael Stich nel 1991 e dal suo erede come signore dell’erba, Pete Sampras nel 1995. Gli rimarrà sempre indigesta la terra battuta anche per sue discutibili scelte tattiche, in primis quella di giocarsela da fondo campo contro gli specialisti del rosso. Perse 6 finali sul rosso, inclusa una rocambolesca a Montecarlo nel 1995 contro Thomas Muster mancando 2 match point. Al Roland Garros fu invece  fermato 3 volte in semifinale.

Becker ha avuto la sfortuna di trovarsi sempre alla prese con altri campioni straordinari, non solo della sua generazione ma di quella precedente e di quella successiva. Detiene non per caso, il record di vittorie in carriera contro il N.1 mondiale ben 19. Ha sconfitto infatti Lendl 7 volte, Sampras 4 volte, Edberg e Courier 3 volte, Agassi e Wilander una volta ciascuno quando questi erano in vetta al ranking ATP.

Una classifica ATP che lo ha sostanzialmente derubato nel 1989 quando non gli fu assegnato un sacrosanto primo posto nel ranking mondiale dopo aver vinto 2 slam (Wimbledon e US Open) e conquistato praticamente da solo la Coppa Davis per la Germania Ovest, senza perdere neanche un match e superando in finale la Svezia di Edberg e Wilander. La beffa sta anche nel fatto che l’ATP stessa andò contro il suo ranking nominandolo “Giocatore dell’anno” mentre il computer aveva ingiustamente premiato Lendl. Sarà poi effettivamente N.1 anche per il computer ma solo per 12 settimane nel 1991.

La sua esplosione in contemporanea a quella di Steffi Graf, portarono l’interesse per il tennis in Germania al massimo livello possibile. Da lì si spiega l’arrivo proprio in terra tedesca del Masters ATP di fine anno dal 1990 al 1999 tra Francoforte e Hannover ma anche della Grand Slam Cup di Monaco di Baviera. Come detto nei primi anni ’90 arrivò sulla scena un altro campione tedesco come Michael Stich, con il quale si instaurò una rivalità proprio per il modo diverso di stare in campo e di comportarsi fuori.

Molto più passionale e spericolato Becker anche nella sua vita privata rispetto a Stich che dava più l’idea del bravo ragazzo. Esempio lampante delle scelte mai banali o scontate di Becker il suo matrimonio molto discusso con Barbara Feltus che aveva padre afro-americano. Una scelta che lo portò anche a momenti di crisi nella sua carriera tra il 1992 e il 1994. Non l’unico momento difficile di Becker nella sua privata (nel 2001 ha riconosciuto una figlia illegittima avuta dalla modella Angela Ermakova). Proprio questo figlio illegittimo aveva portato al divorzio da Barbara nel 2000.

Gli ultimi 2 successi Slam della carriera di Boris arrivarono invece in Australia, uno prima della crisi nel 1991 battendo in finale Ivan Lendl, e poi tornato a grandi livelli nel 1996 battendo in finale Michael Chang.

Sempre nel 1996 giocò una delle migliori partite della sua carriera in una memorabile finale del Masters di Hannover persa in 5 set contro il N.1 del mondo Pete Sampras. E’ stata la sua ottava finale al Masters in 3 posti diversi (4 giocate al Madison Square Garden, 3 a Francoforte e proprio quella di Hannover).

Dopo un primo ritiro nel 1997, Becker ha provato poi un ritorno nel 1999 a Wimbledon dove si spinge fino al quarto turno battuto da Pat Rafter.

Dopo varie apparizioni come dubbio testimonial televisivo, lo abbiamo ritrovato nel mondo tennis l’anno scorso quando Novak Djokovic lo chiama per assegnargli un ruolo di coach nel suo staff. I dubbi di tutti gli addetti ai lavori sono tanti anche perché Becker dopo il suo ritiro dal tennis non era stato esattamente sulla cresta dell’onda. Un anno dopo però siamo qui a raccontare di un Djokovic di nuovo N.1 del mondo, per la seconda volta campione di Wimbledon e per la quarta volta vincitore del Masters. Forse alla fine il suo talento cristallino ha avuto la meglio su tutto il resto, anche da allenatore, così come accadeva quando giocava.

Certo fa effetto vederlo così appesantito in tribuna ma nei suoi occhi si può ancora scorgere quello sguardo fiero, da campione che probabilmente non lo abbandonerà mai

Ubitennis e Boris Becker:

Becker, un divino umano
Il campione che non toccò mai terraIntervista audio, Novembre 2012

 

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