Il trionfo svizzero è più di Federer che di Wawrinka

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Il trionfo svizzero è più di Federer che di Wawrinka

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TENNIS COPPA DAVIS – La storia dimenticherà che Stan Wawrinka è sempre stato fedele alla Coppa Davis e Roger Federer no. Uno è personaggio e corona una carriera. L’altro è come Corrado Barazzutti di fronte a Adriano Panatta. Da Lille, Ubaldo Scanagatta

Ascolta la conferenza stampa del team svizzero in inglese ed in francese:


Ha vinto la squadra più forte, quella che schierava il n.2 e il n.4 del mondo, una bella differenza nei confronti di una squadra che – accantonato Tsonga per il suo problema al gomito (e forse pure alla testa) – ha provato a difendersi affidandosi al n.19 Monfils (bravissimo e grande guerriero) e al n.26 Gasquet (meno bravo e sicuramente molto meno guerriero), oltre che al doppista Bennetau che, con tutta la simpatia che non emana, è giocatore obiettivamente piuttosto modesto, certamente limitato (anche se forse ha ragione Mats Wilander nel sostenere che non avrebbe dovuto accettare di giocare a destra, quando da sempre è abituato a rispondere a sinistra).
Nella memoria collettiva, soprattutto tra qualche anno, questa resterà la Coppa Davis finalmente vinta da Roger Federer, un campione cui praticamente mancava soltanto questo trofeo…dal momento che un oro olimpico, sia pur di doppio, Roger l’ha già vinto. Quello del singolare non gli aggiungerebbe poi granché se è vero che l’hanno vinto anche giocatori di non primissima grandezza come i Rosset, i Kafelnikov e i Massu, insieme peraltro agli Agassi, i Nadal e i Murray.
Accadrà così, e sarà un po’ ingiusto per Stan Wawrinka, perché è tutto l’anno che si parlava di questo traguardo non ancora tagliato da Federer…e anzi se ne parlava anche negli anni passati quando Roger giocava la Davis a corrente alternata.
Il tennis resta uno sport primariamente individuale. I giocatori possono anche ballare e festeggiare insieme, ma di fatto restano sempre individui che hanno alle spalle migliaia di ore di allenamenti, di sacrifici, di sogni, di illusioni, delusioni individuali.
Ricordo ad esempio che Adriano Panatta e Corrado Barazzutti, che pure hanno condiviso senza mai amarsi 4 finali di Coppa Davis in 5 anni – vincendo quella in Cile nel ’76 – riuscivano anche loro ad abbracciarsi e a ballare attorno alla Coppa Davis vinta, ma di fatto ciascuno dei due avrebbe voluto essere il protagonista di ogni successo.
Capitò curiosamente che mentre Barazzutti non perse che un paio di volte da giocatori peggio classificati di lui – mi pare Hrebec, Jauffret e non ricordo se a Cervia 1982 Chris Lewis fosse meglio classificato o meno – a Panatta invece accadde una quindicina di volte (cito a memoria e potrei sbagliare…di poco).
Quindi era – e avrebbe dovuto essere considerato – chiaramente più uomo da Davis Corrado che non Adriano.
Però per via dei sorteggi accadde spesso che il punto decisivo delle vittorie azzurre dell’epoca – e a volte gli ultimi due punti perché Adriano giocava anche il doppio, al fianco di Paolo Bertolucci – lo/li portasse proprio Adriano.
Così alla fine nella testa della gente restava più spesso Panatta, l’eroe delle vittorie azzurre in Davis. Anche perché Adriano, oltre ad avere un tennis molto più spettacolare e bello a vedersi, era decisamente più personaggio e uomo copertina (anche playboy nei suoi anni giovanili…) rispetto a Corrado Barazzutti.
Ecco, mi sono tornate a mente queste nostre vecchie e gloriose vicende – purtroppo risalenti alla preistoria ché siamo usciti da poco da un decennio di serie B e perfino di spareggi per non retrocedere in C! – perché come dicevo questa verrà per sempre ricordata come la Coppa Davis di Roger Federer anche se la Svizzera deve ringraziare forse più Wawrinka, nei…secoli fedele alla Davis, che Federer per questo primo storico trionfo elvetico.
Wawrinka non solo non avrà mai lo stesso palmares di Federer – così come Barazzutti non ha mai vinto né Roma né Roland Garros – né avrà mai il suo appeal, la stessa popolarità. Qualunque cosa riesca a fare oggi e nei prossimi anni. Pensate che fino a pochissimo tempo fa chi si azzardava a scrivere che il rovescio di Wawrinka era migliore di quello di Federer veniva preso per un eretico. Oggi lo pensano praticamente tutti, ma quasi temono di dirlo.
Federer è un mito, una leggenda, un uomo che è in continua discussione fra coloro che lo considerano il GOAT, il greatest of all times, e quelli che si limitano a metterlo sullo stesso piedistallo di alcuni grandissimi del passato, Rod Laver, Pete Sampras in attesa che alcuni altri grandi campioni quali Rafael Nadal e Novak Djokovic appendano la racchetta al chiodo e si possano contare compiutamente anche i loro successi.
Se voi foste andati in Francia negli ultimi 30 anni avreste trovato ancora tanti estimatori di Adriano Panatta, del suo tennis del suo charme. E quelli della generazione precedente avevano lo stesso tipo di ammirazione sconfinata per Nicola Pietrangeli.
Ebbene non solo qui in Francia, ma in tutto il mondo, da noi in Italia lo sappiamo bene ma anche dall’Australia al Giappone, alla Cina (e negli ultimissimi anni anche gli Stati Uniti che a dispetto di tutti i suoi successi all’US open si erano mostrati un po’ freddini nei confronti di un grande giocatore come lo svizzero che però non rilasciava mai interviste particolarmente interessanti, non era né un McEnroe né un Agassi insomma), Federer è diventato l’idolo numero uno di tutti gli appassionati di tennis.
All’applausometro vince sempre dappertutto, anche se oggi la Francia di Monsieur Chauvin si era talmente scatenata nel tentativo di sostenere la disperata rimonta dei suoi “galletti” – ma ahiloro Richard Gasquet pareva tutt’al più un pulcino bagnato – che all’inizio qualche sibilo è stato indirizzato perfino a lui, a sua Maestà Roger Federer.
Per Stan Wawrinka dunque è e sarà sempre un’impresa impossibile rivaleggiare in termini di popolarità con Roger Federer. E non solo perché è bruttino, ha il naso spesso rosso da alpino un po’ avvinazzato, l’aspetto del montanaro al cospetto di Roger che è elegante anche nel portamento, dentro e fuori dal campo, una sorta di Baryshnikov del tennis.
Mi sono allontanato dalla cronaca del match, già fatta in modo preciso, perfetto, da Stefano Tarantino, perché non c’era granché da aggiungere. Poi un primo commento l’ho fatto subito appena finito il match, sottolineando la difficoltà non solo tecnica ma anche proprio di personalità del “malcapitato” Gasquet che nemmeno quando aveva sceso le scale che portavano al campo, una scalinata che avrebbe suscitato l’invidia di Wanda Osiris – ah ah, qui vi ci voglio giovani lettori, scommetto che non sapete nemmeno chi sia! Perfino io non ricordo di averla vista, ma di averne sentito parlare…! – è riuscito ad allentare la tensione con un mini-sorriso.
E credo con continui tweet sul twitter di Ubitennis (che ormai credo avrete scoperto) di aver descritto via via le situazioni che si stavano delineando in diretta. Davo un’occhiata anche ai tweets degli altri, riprendendo quelli più carini, spiritosi, indovinati (dal mio punto di vista). Ma anche sulla nostra pagina Facebook ci sono e ci saranno molti contenuti su questa finale.
Nelle conferenze stampa post match gli svizzeri avevano voglia soltanto di ridere, scherzare, far casino, e…di fatto non dare alcuna risposta o quasi.
Alle mie domande a Roger Federer, sul nome del chiropratico (l’avrei consigliato a tutti!), se fosse stato un suo fratello gemello quello visto in campo contro Monfils venerdì, se non gli sarebbe piaciuta l’idea di vincere un’altra Coppa Davis ma questa volta in casa davanti a 10.000 svizzeri, e a Stan se avesse già ricevuto le congratulazioni di…Mirka!, Stan mi ha replicato: “Puoi scegliere una sola domanda?” E Federer: “Risponderò solo a una, non ho una grande memoria (risata)”. E io: “Quale?” Lui: “Non so nulla a proposito dell’anno prossimo, there you go…” (che è come dire eccoti accontentato).
In realtà non mi aspettavo di più. È stata comunque una conferenza stampa in cui gli svizzeri parevano quasi sul bicchiere (o si dice su di gomito?) ma i giornalisti hanno ugualmente provato a tirar fuori qualcosa…evitando per tutta la conferenza, fino all’ultimissima domanda, di chiedere qualcosa al capitano inesistente, Severin Luthi. Credo non sia mai successo in una conferenza stampa di una squadra che ha vinto la Coppa Davis che un capitano viene totalmente ignorato da tutti, noi giornalisti stranieri ma perfino i giornalisti svizzeri lo hanno assolutamente trascurato.
Un giornalista belga ha chiesto con quale percentuale a marzo a Liegi la Svizzera sarebbe andata con Roger e Stan (e io ne dubito, ma da parte del giornalista belga la domanda e la curiosità erano più che legittime) e loro dopo una battutina di Roger (“Rispondi tu Stan che il francese lo parli meglio...”) e una di Stan (“Sì lo parlo meglio, ma sono ubriaco…la percentuale? La percentuale che stasera berremo alcool è molto alta, è una bella domanda ma non è il momento adesso di chiedercelo. Abbiamo appena vinto la Davis..”).

 

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