Tennis, prove tecniche di rivoluzione (Semeraro)

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Tennis, prove tecniche di rivoluzione (Semeraro)

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Tennis, prove tecniche di rivoluzione (Stefano Semeraro, lastampa.it)

Il futuro del tennis? Riscaldamenti ridotti la minimo, set al limite dei quattro game, invece che i sei attuali, e punteggio ‘no ad’, senza vantaggi, come dicono gli anglosassoni: chi fa punto sul 40 pari vince il gioco. Tempi liofilizzati, insomma, per compiacere le tv e non annoiare troppo gli spettatori del futuro, cresciuti a pane e internet e quindi – si presume – abituati alla velocità (o alla frenesia, se siete pessimisti). Chissà se succederà davvero, l’idea dei manovratori del Gioco però è questa. Fra le esibizioni di lusso della IPTL, la Lega del tennis made in India, e un evento speciale che vedrà in campo a gennaio Roger Federer e Leyton Hewitt – non a caso due numeri uno – stanno andando in onda prove tecniche di rivoluzione. Test morbidi per capire se davvero il pubblico potrebbe gradire cambiamenti del genere, o se si ribellerà alla tradizione violata, come accadde qualche anno fa quando Etienne De Villiers, il boss dell’Atp importato dalla Disney, tentò di imporre la formula a gironi anche nei tornei. Tutti gli sport si evolvono, più o meno rapidamente, e lo fanno soprattutto sotto la spinta dei mutamenti tecnologici e antropologici. Il calcio è forse il più conservatore, basta vedere la resistenza che sta opponendo all’ingresso dell’instant replay.

Il rugby negli ultimi anni ha messo mano fin troppo al groviglio delle sue tante regole, spesso poco comprensibili per i non appassionati, e ora sta pensando addirittura a introdurre il passaggio in avanti – sacrilegio! – e le rimesse laterali con i piedi. Anche la Formula 1 ha provato a rifarsi il trucco, azzeccando in parte qualche novità utile soprattutto a gonfiare (dopare?) lo spettacolo, come il Drs, ma è recentissima la decisione del ‘Circus’ di fare dietrofront sul punteggio raddoppiato nell’ultimo GP che tanto piace a Ecclestone (uno che voleva addirittura introdurre le medaglie sul podio, come alle Olimpiadi) ma che è stata bocciata all’ultimo meeting fra squadre e federazione. Una morale valida per tutti? Qualche ritocco ci sta, può anche essere utile, ma gli appassionati storcono il naso quando a loro nome i dirigenti progettano di stravolgere la tradizione, di snaturare lo spirito delle varie discipline.

Nel tennis si può forse discutere se introdurre la distanza corta, quella dei due set su tre, anche negli Slam maschili, ma troppe alchimie rischiano di produrre un pasticcio indigesto. E a Lille, in occasione della finale di Coppa Davis fra Francia e Svizzera, si è visto quali emozioni riesca a suscitare la vecchia Zuppiera, una gara fossile ma ancora capace di suscitare brividi reali. Se il tennis (moderno) in quasi un secolo e mezzo di vita ha introdotto una sola vera innovazione, il tie-break, e se il calcio – lo sport più diffuso e amato del pianeta – si aggrappa ai suoi vecchi miti e ai suoi eterni riti, evidentemente un motivo ci sarà. Come cantava Francesco De Gregori, non siamo mica prigionieri di questa bella modernità, cari capatàz dello sport.

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