WTA: dodici match da ricordare (seconda parte)

Al femminile

WTA: dodici match da ricordare (seconda parte)

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TENNIS AL FEMMINILE – Da gennaio a ottobre, dagli Australian Open al Masters, da Ivanovic-Sharapova a Kvitova-Venus e S.Williams-Wozniacki: dodici match memorabili del 2014 per qualità tecnica, tattica, agonistica. Una carrellata di partite (e giocatrici) capaci di emozionare e farsi ricordare.

Qui la prima parte, con i match da 12 a 7

– 6  Agnieszka Radwanska def. Victoria Azarenka
6-1, 5-7, 6-0 (Australian Open, QF)

Highlights
Questa è la partita che ho fatto più fatica a collocare nella graduatoria: che meritasse di trovare posto non avevo dubbi; ma a che punto? Da una parte dovevo tenere conto che la Azarenka degli Australian Open 2014 era forse un po’ sotto al livello degli anni precedenti. Ma dall’altra c’era la prestazione di Radwanska: una partita sensazionale, comunque compiuta contro la bicampionessa in carica del torneo.
Sono anche convinto che il saldo negativo di Vika a fine match (-14: 33/47) sia dipeso in gran parte dal fatto che la sua avversaria rimandava indietro tutto, obbligandola di conseguenza a rischiare molto più del solito (Radwanska +8: 23/15).
Ma quel giorno alla grande qualità difensiva Agnieszka ha aggiunto una serie di punti straordinari, da prendere e collocare direttamente nella selezione dei migliori dell’anno. Che siano stati giocati tutti nella stessa partita, è qualcosa di eccezionale, di cui mi è sembrato giusto tenere conto.

Davvero per vincere questo match “Aga la maga” ha dovuto fare ricorso a tutti i suoi incantesimi, finendo però per rimanere senza nel prosieguo del torneo.
Fuori di metafora: la partita si è disputata nelle ore più calde dell’estate australiana; e in più il programma non prevedeva il solito giorno di riposo prima del turno successivo. Dopo aver chiesto così tanto a se stessa sul piano fisico e mentale, Radwanska non è riuscita a recuperare in poche ore, presentandosi svuotata in semifinale.
Ma voglio portare le prove di quanto sostengo. Ecco a cosa mi riferisco quando parlo di punti straordinari, degni di far parte delle selezioni di fine anno. Anche questo spiega il 6-0 del terzo set.

Primo set
Primo set
Secondo set
Terzo set
Terzo set
Terzo set
Terzo set

– 5  Ana Ivanovic def. Maria Sharapova
6-2, 5-7, 7-5 (Cincinnati, SF)

Highlights

Non il miglior match sul piano tecnico, ma di sicuro il più intenso dell’anno sul piano del confronto emotivo; si gioca negli Stati Uniti e la partita sembra proprio scritta da uno sceneggiatore hollywoodiano. Ana e Maria sono al terzo incontro nel 2014 e la ruggine è cresciuta: non si amano e non lo tengono nascosto.

Ivanovic parte meglio, vince il primo set e nel secondo si porta avanti 5-2. Ma battere Sharapova non è mai facile: Maria reagisce, mentre Ana comincia a pensare troppo, e va in confusione. Cinque game consecutivi di Maria e 7-5.
Sembra la replica della partita di Stoccarda in cui Ivanovic, incapace di riprendersi dalla delusione per la rimonta subita, aveva lasciato strada nel terzo set.
Ma questa volta Ivanovic non vuole cedere; esce dal campo alla fine del set: si sta cambiando o è toilet break? Sharapova non gradisce l’interruzione e chiede spiegazioni all’arbitro.
Si riprende a giocare, ma dopo un game Ivanovic si ferma di nuovo: accusa dei capogiri e chiede l’intervento medico. Sharapova non la prende per nulla bene; il match ormai è diventato elettrico e i C’mon” si susseguono sempre più forti.
In questo clima di tensione il servizio non è più un fattore e i break si moltiplicano; quando Maria subisce un break con un un doppio fallo chilometrico si rivolge all’arbitro polemicamente: Check her blood pressure.
Sul piano emotivo la partita è diventata una guerra in cui non si fanno prigionieri. Il tutto mentre si gioca anche a tennis e gli errori si alternano ai grandi scambi. Il migliore è questo, vinto da Ivanovic, che finirà poi anche per vincere il match, malgrado i due match point avuti da Sharapova.
Maria si prenderà la rivincita a Pechino, pareggiando i conti stagionali. In attesa del prossimo incontro.

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Prima di proseguire vorrei esprimere una breve valutazione: i prossimi quattro match secondo me sono quelli di livello più alto. Ho avuto molti dubbi nel metterli in ordine, ma non a identificarli piuttosto rapidamente come gli unici possibili candidati al vertice.
Ci sono tutte le componenti che si possono desiderare in una grande partita: innanzitutto qualità tecnica, ma poi anche importanza del torneo, incertezza del risultato e ricchezza emotiva.

 – 4  Angelique Kerber def. Maria Sharapova
7-6(4), 4-6, 6-4 (Wimbledon, R16)

Highlights
A mio avviso la miglior partita di Angelique Kerber nel 2014.
In un anno in cui è spesso mancata nei momenti decisivi, in questa occasione si comporta sino alla fine come un vera fighter, tenendo testa a Maria Sharapova.
Kerber si presenta con un brutto record: non ha mai sconfitto una top ten in un torneo dello Slam; ci riesce proprio contro una delle favorite del torneo, rovesciando un esito che pareva già scritto.
La partita è senza pause: Sharapova che spinge e Kerber che riprende tutto, senza mai risparmiarsi; e trovando in alcune occasioni anche la forza di rovesciare lo scambio.
Guardate questo punto e il successivo nel filmato, e capite cosa intendo. Per conquistare un quindici Maria deve fare il punto tre volte.

Kerber manca un match point quando è avanti 5-2 nel set decisivo, e poi perde la battuta sul 5-3; Sharapova serve sul 4-5 e sembra ad un passo dall’ottenere l’ennesima rimonta stagionale.
Nel decimo, lunghissimo game, ne succedono di tutti i colori, con match point alternati ad occasioni per il 5 pari; sino alla conclusione definitiva al settimo match point.
A conferma dell’alto livello entrambe chiudono con un saldo positivo: Sharapova 57 vincenti e 49 errori non forzati.
Kerber 27 vincenti e 11 errori non forzati. Se agli 11 errori togliamo i 5 doppi falli, durante lo scambio si ottiene il dato di soli 6 errori in 33 game, oltre due ore e mezza di gioco: un muro.

  3  Petra Kvitova def. Venus Williams
5-7, 7-6(2), 7-5 (Wimbledon, R32)

Highlights
Match da erba che più non si può, con due ex-campionesse di Wimbledon in giornata di grazia al servizio, e la profonda voglia di tornare ai fasti passati.
La grandissima qualità dei servizi produce statistiche del tutto inusuali per il tennis femminile: tre sole palle break (due convertite) nell’intera partita.
In queste condizioni servire per seconda costituisce un carico psicologico ulteriore, specie quando si avvicina la fine dei set. E infatti Kvitova cede il servizio sul 5-6 del primo set, e di conseguenza si ritrova a dover inseguire anche nel secondo.
Petra tiene il servizio per tutto il secondo set, esibendo una concentrazione e una continuità che non si vedevano dal suo anno migliore (il 2011). E’ probabilmente la chiave della partita, perché vincendo il tiebreak si assicura non solo il pareggio nei set ma anche il vantaggio di servire per prima nel terzo.
E proprio come Kvitova nel primo set, Venus perde il servizio ( e di conseguenza la partita) sul 5-6 del terzo set, alla prime palla break concessa dopo quella che aveva annullato nel game iniziale della partita, due ore e mezza prima.
Man mano che il match si sviluppa, in campo e sugli spalti cresce la consapevolezza che un solo passo falso può risultare fatale; e infatti nelle rarissime occasioni in cui una giocatrice si trova 0-30 la tensione sale alle stelle.

Un autentico thriller sportivo, 150 minuti psicologicamente estenuanti e intensissimi, in cui le due giocatrici hanno il grande merito di riuscire a dare comunque il meglio di sé: giocando con una profondità impressionante, unendo potenza a precisione, e facendo capire perché hanno vinto un torneo come i Championships.
Come si possano eseguire colpi come questo o come questo in una condizione di stress del genere, si spiega solo con la parola talento.
Vincenti/errori non forzati: Williams +6 (25/19),  Kvitova +14 (48/34)

 – 2  Maria Sharapova def. Simona Halep
6-4, 6-7(5), 6-4 (Roland Garros, Fin.)

Highlights
Dopo che Serena è stata eliminata al secondo turno, al Roland Garros 2014 Sharapova ha condotto la sua “campagna di Francia” da favorita. E che non voglia assolutamente farsi sfuggire l’occasione di bissare il successo del 2012 lo si è capito dalla combattività con cui ha passato i tre turni precedenti alla finale: ha sempre perso il primo set, ha sofferto le avversarie (Stosur, Muguruza e Bouchard) ma poi è riuscita a prevalere alla distanza, grazie a dei finali di secondo set e a dei terzi set di altissima qualità.
Halep ha dominato la sua parte di tabellone, facendo sembrare facili partite contro giocatrici che nei turni precedenti avevano mostrato di essere in forma: procede grazie a un tennis lucido, con pochissime sbavature e un senso della geometria che le permette di muovere la palla a piacimento per il campo.
In vista della finale ci si chiede come possa reagire: in fondo nessuna è ancora riuscita a impegnarla al 100%, e poi c’è sempre l’incognita della tenuta nervosa dell’esordiente in una finale Slam (Lisicki nel 2013 a Wimbledon insegna).

Simona dimostra di essere pronta per i grandi palcoscenici: parte subito bene con il vantaggio di un break, ma questa volta Maria non ha intenzione di concedere l’handicap di un set; reagisce immediatamente, riportandosi avanti e finendo per avere la meglio.
Vinto il primo set, Sharapova ottiene anche il vantaggio di un break nel secondo. Contro altre giocatrici sarebbe fatta, ma invece Halep alza il livello del suo tennis: aumenta l’aggressività, migliora ulteriormente in difesa, copre il campo benissimo con i suoi schemi e ribalta la situazione.
Sono due giocatrici toste: per due volte Simona brekka e va a servire per il set; e per due volte Sharapova reagisce con il controbreak.
Al tiebreak Maria manca il colpo del KO quando sale 5-3: è a due punti dal traguardo, invece arrivano quattro punti di fila per Halep che riportano tutto in parità.
L’Open di Francia si decide al terzo set.
Il tennis sul rosso richiede particolare resistenza fisica e mentale: i punti facili ottenuti direttamente con il servizio sono pochi, e si deve essere disposte all’applicazione più feroce. Quindici dopo quindici: senza farsi demoralizzare quando si perdono gli scambi lunghi, imponendo a se stesse di non rifiatare quando invece il fisico avrebbe voglia di staccare.
Nell’ultimo set del torneo, Sharapova prende più rischi e grazie al maggior numero di vincenti finisce per prevalere. Tre ore 3 e 5 minuti di partita avvincente, in cui entrambe si sono espresse con grandissima consistenza e senza passaggi a vuoto.

La migliore finale Slam dell’anno per equilibrio e continuità di gioco. Non a caso delle quattro finali 2014 è quella che ha visto in campo le tenniste che hanno chiuso la stagione con il ranking complessivo più alto: prima del Roland Garros erano numero 8 (Sharapova) e numero 4 (Halep), hanno terminato il 2014 da numero 2 e numero 3 del mondo.

1  Serena Williams def. Caroline Wozniacki
2-6, 6-3, 7-6(6) (Masters, SF)

Highlights
Serena vs Wozniacki è stato il classico della parte conclusiva dell’anno: quattro incontri nel giro di poche settimane.
Due match molto combattuti a Montreal e Cincinnati, poi la delusione della finale di Flushing Meadows, con Wozniacki ombra di se stessa.
Per fortuna il calendario offre una quarta occasione, e la semifinale di Singapore diventa il clou della saga “Serena contro Caroline”, le due nemiche/amiche.
Una partita cominciata bene ma non benissimo (con Wozniacki subito solida e incisiva, pronta ad approfittare della partenza lenta di Serena), che cresce con il passare dei game.
Serena, dopo aver rischiato l’eliminazione nei gironi, vuole approfittare della seconda chance avuta per rientrare nel torneo e reagisce a modo suo: la rottura della racchetta è il segnale che non ha nessuna intenzione di lasciare strada.

Nel secondo set è lei a governare la situazione e Caroline fatica ad adeguarsi al nuovo livello che Serena propone. Ma non c’è da meravigliarsi: normalmente quel livello è quello che fa vincere partite e tornei in serie.
Però la “nuova” Wozniacki si sente una giocatrice rinata: è convinta delle sue possibilità, e questa convinzione la dimostra giocando un terzo set stratosferico. Risponde colpo su colpo a Serena: non ha paura di spingere, corre, difende, riprende il possibile e qualche volta anche l’impossibile, e quando si presenta l’occasione, rovescia lo scambio e colpisce.
Serena è obbligata a dare tutto: e allora ecco i servizi sul filo dei duecento orari per ottenere punti senza dover correre e poter riprendere fiato.
Ma Caroline ormai ci crede davvero: non solo gioca benissimo da fondo, ma riesce anche a volleare come non aveva mai fatto prima nella carriera. I successi delle prime sortite a rete la spingono a riprovarci, e così aggiunge una soluzione in più ai suoi schemi.
Riesce a portarsi sul 5-4 e servizio: ma Serena gioca un game alla risposta che sembra dare ragione a chi la definisce GOAT, e pareggia i conti.
Poi Wozniacki si ritrova a dover servire per stare nel match sul 5-6; sul vantaggio esterno sembra spacciata: match point. Invece vince uno scambio straordinario, concluso con un corpo a corpo a rete. E questo scambio fa girare la partita nuovamente; Serena paga lo sforzo profuso: ha rincorso di tutto in difesa nel tentativo di chiudere il match, e va in debito di ossigeno. Avrebbe bisogno della pausa del cambio campo, che però non è prevista prima del tiebreak.

Nel tiebreak cerca di accorciare gli scambi, ma contro questa Wozniacki l’azzardo non paga; si ritrova sotto 1-4.
Un nastro le dà il secondo punto e poi il tempo che passa e il cambio campo le fanno recuperare lucidità. Di nuovo in pista, conquista quattro punti consecutivi; sul 6-4 a suo favore la partita sembra davvero finita.
Ma Caroline non vuole proprio perdere, pareggia i conti sul 6-6 e obbliga Serena ad altri due punti per riuscire, finalmente, a chiudere il match.
Serena ha vinto; Caroline ha perso, ma agli spettatori ha regalato una partita memorabile e a se stessa la certezza di essere di nuovo una tennista realmente di vertice.

.Qui il terzo set per intero

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