Fognini: "Solo Flavia mi capisce, devo imparare molto da lei"

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Fognini: “Solo Flavia mi capisce, devo imparare molto da lei”

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TENNIS – In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, Fabio Fognini parla di un 2014 al di sotto delle aspettative, degli aspetti positivi (la vittoria con Murray a Napoli, ovviamente) e del buon esempio che gli ha dato Flavia Pennetta: “Al Masters B è arrivata stanca, ma ha saputo giocare comunque al massimo”

di Vincenzo Martucci

L’Harbour è tutto suo e dello sponsor Adidas. Del suo sorriso, di quell’umanità così sconosciuta ai più e così differente da quella che esprime sul campo. Come toccano con mano frotte di ragazzini che palleggiano con lui, e collezionano foto e autografi di Fabio Fognini, il numero 1 del tennis italiano, il 20 del mondo, il campione a intermittenza degli ultimi due anni. «Se fuori fosse come quando gioca sarebbe un dramma, invece è un bravissimo ragazzo, peccato che pochi lo sappiano davvero», chiosa papà Fulvio.

Fabio Fognini, salutiamo il 2014 che se ne va.
«Voglio guardare il bicchiere mezzo pieno: sono arrivato a 150 punti dai “top ten”, e ho chiuso la seconda stagione consecutiva fra i primi 20. In definitiva, è stata una stagione bella al 50%».

Guardiamo la parte mezza vuota del bicchiere.
«La prima metà del 2014 è stata molto positiva, mi sono preso tante soddisfazioni e ho creato nuove aspettative, soprattutto dentro di me. (…) E ho fatto sempre più fatica. Ho anche combinato qualche pasticcio, di cui ho pagato le conseguenze».

Che vuol dire quando ripete: «Ci ho messo la faccia»?
«Che io sto là, al centro del campo, sotto i riflettori, e tutti vedono perfettamente le mie reazioni. Anche le più piccole. (…) Bisogna rimanere sempre concentrati, sul pezzo. Il tennis è uno sport complicato».

Ad aprile, a Montecarlo, da numero 13 del mondo, ha sfidato il 12, Tsonga: la sua stagione è finita su quel 7-5 3-4 30-0?
«No, non sono d’accordo. Dopo quel torneo ho fatto bene soprattutto a Cincinnati, è vero, ma se devo individuare il torneo dove veramente c’è stata la svolta della stagione, dico New York. Sapevo che era un’occasione».

Proprio agli Us Open, quando ha perso contro Mannarino, lei ha detto: «Sono disgustato del mio tennis».
«Appunto. Dopo, è diventata molto dura».

Quest’anno s’è vergognato qualche volta di sé?
«Mi è dispiaciuta soprattutto quella parola sbagliata con Krajinovic. Perché non sono io, non sono razzista. È stato un sfogo del momento, sbagliato, che è stato subito riportato ed amplificato moltissimo».

(…)

Ha perso partite assurde: a Parigi Bercy, contro il numero 176 del mondo, Lucas Pouille.
«Non è questione di classifica: quel francese è giovane ed è forte, ne sentiremo parlare. È stata una brutta sconfitta in una lista bella lunga».

(…)

Peggio ancora ha fatto a Pechino con Chuhan Wang, numero 553 del mondo.
«Sì, forse quella è stata la partita dove ho giocato davvero male male».

Parliamo della vittoria più bella.
«Anche per il momento, per l’importanza, perché era in Davis, ed era un “top 3”, direi Murray a Napoli».

Pensavamo che rispondesse: Flavia Pennetta, la collega con cui è fidanzato.
«Flavia è molto importante, mi capisce meglio di tutti perché anche lei vive le mie stesse situazioni. La nostra è una bella storia. Magari abbiamo programmazioni diverse di tornei, ma adesso per esempio, siamo insieme, qui a Milano. Non siamo perfetti, ma siamo felici».

Flavia ha detto: «Fabio deve imparare ad accettare la sua imperfezione, in partita. La normalità è giocare male, e vincere. In quei momenti ii o ti accetti così come sei, oppure scappi».
«E ha ragione. Di sicuro devo imparare da lei a gestire momenti difficili come uno scadimento di forma. Lei l’ha fatto, al Masters B di Sofia, dov’è arrivata stanca, ma ha saputo giocare comunque al massimo. Io ho tanti anni davanti a me, e devo riuscirci».

Il problema è più la gestione dei nervi o della concentrazione?
«Per quanto mi riguarda parte tutto dalla gestione delle energie. Perché il mio gioco si basa molto sul fisico. E se sono scarico chiaramente accuso anche di testa, di tutto. Faccio troppa fatica a livello mentale e poi reagisco in modo esagerato. Come è successo nella seconda parte della stagione, quand’ero sempre più vuoto, in campo. Io devo essere sempre al top con le forze, per rendere».

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Il 2014 di Fognini, tra cattive programmazioni e sconfitte inaspettate:

Fognini, ma cosa ci fai a Monaco? (Garofalo)

Fogna moments: tutte le peggiori sconfitte di Fognini (Vallotto)

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