TENNISPOTTING luglio: Djokovic, Federer e l'avvento del Terrore

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TENNISPOTTING luglio: Djokovic, Federer e l’avvento del Terrore

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Kyrgios Wimbledon
 

TENNIS TENNISPOTTING – Luglio, Wimbledon. Per molti è il torneo dei tornei, quello che, vincendolo, ti permette di accedere nell’Olimpo del tennis. In Australia possono vincere anche dei carneadi di questo sport, a Wimbledon no. Al massimo puoi fare una finale, oppure puoi essere il più forte della tua èra e non riuscire a vincere mai questo torneo. Wimbledon è il Walhalla, una sorta di aldilà rispetto ai normali tornei dell’anno

A cura di Claudio Giuliani e Daniele Vallotto

A luglio si giocano ben dieci tornei: è il mese in cui si gioca di più durante l’intero anno. I giocatori si dividono in due categorie in questo mese: quelli che vogliono allenarsi per l’erba e quelli che andranno a Wimbledon per riscuotere l’assegno-partecipazione, e che allora giocano su terra o sul duro, quest’ultimi in previsione dei mesi seguenti. A Londra si abbandonano i brutti e colorati vestitini per vestirsi di bianco e seguire la regola del “predominantly white”, perché l’occhio, l’attenzione dello spettatore, dev’essere tutto per la pallina. E pazienza se i gesti non sono più bianchi o se le volée le fanno sempre i soliti noti, sempre più vecchi e malandati: a Wimbledon non si vince per caso, si vince se sei un campione.

TENNISTA DEL MESE
Claudio Giuliani: Novak Djokovic, come pensare ad altri? Luglio si rivelerà il mese più importante per il serbo, da troppo a digiuno in prove dello Slam. La conquista del torneo dei tornei,  l’annuncio della paternità, il matrimonio, il ritrovato numero uno al mondo: è lui il Re di luglio per me. Il tennis oramai si gioca solo da fondocampo e a Wimbledon si usa il top spin forse solo un po’ che meno che dalle altre parti. Il capo dei giardinieri soffre ed empatizza con l’erba ogni qual volta le suole dei giocatori grattano quei fili d’erba messi in pari trattati come se fossero le granelle rosse del mattone tritato. Novak struscia come e più degli altri;  e poi si adatta bene all’erba specialmente dal lato del già superbo rovescio, visto che scende benissimo sulle ginocchia. Non ha la mano sotto rete, dove è rozzo e anche non molto carino da vedere complice quel racchettone con cui gioca – come molti bimani peraltro –  ma tanto a rete non ci va più nessuno, giusto Federer e neanche tanto. Ha vinto il torneo battendo il miglior Federer degli ultimi due anni e, cosa da non sottovalutare, visto che capiremo solo in seguito l’importanza di questa vittoria, ha battuto Marin Cilic al quinto set nei quarti di finale. Ha avuto il suo bel da fare insomma, rilassandosi in semifinale contro Dimitrov, arrivando a dimostrare quanto sia forte mentalmente nelle ultime quattro ore del torneo. Con questa vittoria ha fatto rilassare anche Boris Becker, visibilmente emozionato ad applaudire il successo del suo assistito, che si conferma il migliore assieme a Nadal sul piano mentale di questo gioco, l’aspetto più importante.

Daniele Vallotto: Riassumiamo la carriera di Novak Djokovic dopo il 2011 – a conti fatti e stando così le cose una bellissima parentesi all’interno di una carriera fenomenale ma ancora un po’ staccata da quella delle leggende pure di questo sport. 2012: vince gli Australian Open al termine di due maratone lunghissime e iperadrenaliniche. Sembra lo zenit della carriera e forse lo è veramente, perché per il resto dell’anno le aspettative non vengono rispettate fino in fondo. Perde al Roland Garros e agli US Open, si riscatta con il Masters e chiude l’anno ancora da numero 1. 2013: rivince a Melbourne ma perde una semifinale massacrante al Roland Garros e il resto della stagione ne risente. Intanto Nadal torna a vincere pure sul cemento, gli strappa un altro US Open dalle mani e si riprende il numero 1, nonostante il secondo Masters di fila del serbo. Arriviamo al 2014, dove perde per la prima volta in quattro anni agli Australian Open e tutti si domandano che fine farà il SuperNovak che non vince più nemmeno a casa sua. Fa doppietta a Indian Wells e Miami, vince Roma e arriva come un razzo a Parigi, ma si sgonfia di nuovo in finale. Insomma, Djokovic ha giocato parecchi grandi tornei, in molti di questi era tra i primi due favoriti e in altri il numero 1 senza se e senza ma. Ma di tornei davvero grossi, dal 2012 in poi ne ha vinti quattro (che mica è poco, intendiamoci). A Wimbledon, dove negli ultimi tre anni ha fatto sempre bene ma è reduce da due sconfitte piuttosto cocenti, arriva in finale per mancanza di concorrenza. E contro Roger Federer, l’arcirivale che vuole scrivere l’ennesimo capitolo di storia, non parte con uno schiacciante vantaggio, anzi, alcuni si permettono di dare per favorito quel vecchietto che non vince nulla di veramente importante da due anni. Perso il primo set della finale, poi, sembrava tutto apparecchiato per l’ennesimo trionfo di Roger e un’altra bruciante sconfitta in finale per Novak. Invece il serbo smentisce chi lo dava per cotto: sull’erba, forse la superficie meno adatta al suo gioco, trova la migliore partita dell’anno e nonostante di fronte a sé si palesi all’interno del singolo punto e per brevissimi tratti di partita (suppergiù, la fine del primo set e i game conclusivi del quarto) una copia di Federer in versione 2006 finisce per far prevalere la logica sulla leggenda. È una vittoria bellissima, emozionante, la più significativa del Djokovic post-2011. Ci riconsegna un Djokovic sicuro di sé, quel magnifico tennista praticamente imbattibile nel tennis da fondo campo. Con questa vittoria ha battuto Federer, l’uomo degli Slam, in tutti gli Slam. Tennista del mese perché se devi giocare una partita davvero difficile e la giochi così, sei un fenomeno assoluto del tennis.

DELUSIONE DEL MESE
Claudio Giuliani: Il logorio delle ginocchia di Nadal si manifesta anno dopo anno sull’erba di Wimbledon, quando le articolazioni dello spagnolo devono piegarsi sempre di più per tirare su la pallina. Deluso da Rafa? No. Ha vinto il suo Slam, quello rosso, quello dove dovrebbe giocare con l’handicap per rendere interessante il torneo, che di fatto non lo è. Normale che a Wimbledon, dove già nei due anni precedenti è uscito per mano di tennisti di secondo piano, non potesse arrivare fino in fondo. Fare di più magari, ma certo se poi incroci uno sfrontato come Kyrgios sul campo c’è poco da fare. La delusione del mese è Federer. Come tutti sanno io ho tifato Djokovic in finale, per un preciso motivo: al momento era il tennista che stava giocando meglio di tutti durante il 2014 e ancora non aveva vinto uno Slam. Dall’altra parte invece c’era Federer, già salvato dall’amico Wawrinka nei quarti di finale (se non fosse successo qualcosa al fisico di Stan staremmo parlando di altro adesso, con molta probabilità), presentatosi puntuale all’appuntamento con la storia. Non si è uno dei più grandi di sempre per caso, no? Federer che torna a vincere uno Slam dopo due anni, proprio a Wimbledon 2014 dopo Wimbledon 2012, a coronamento di un’ottima annata fin lì, che stava riscattando l’orribile 2013 giocando un tennis che nessuno mai vorrebbe veder sparire sui campi da tennis. La loro partita è stata un dramma shakesperiano in piena regola. Una storia dall’andamento alterno che ha fatto vacillare le nostre certezze di tifosi (a me è successo), perché di fronte all’oggettiva manifestazione di grandezza tennistica c’è da rendere omaggio. Ma non se si è Novak Djokovic, uno Slam perso da Wawrinka improvvisamente diventato vincente e l’altro perso ancora da Nadal a Parigi. Il dramma si è consumato in maniera perfetta, come il miglior sceneggiatore avrebbe scritto. La finale-serieTV articolata in cinque set-puntate ha interrotto ogni altra attività della nostra vita in un caldo pomeriggio di luglio. Quel giorno tutto è stato meno importante di due tennisti chiamati a scrivere un pezzo di storia. Un’istantanea che per Federer rimarrà l’ultima vera delusione della sua vita tennistica: il mancato colpo di coda del campione arrivato ad un soffio dal vincere lo Slam degli Slam a trentatré anni. Una delusione enorme per lui e per i suoi tifosi.

Daniele Vallotto: Di Federer e della partita contro Djokovic ho già scritto diffusamente, a caldo. Che cosa mi resta a freddo, sei mesi dopo? La stessa identica sensazione: che Federer, quel giorno, abbia fatto qualcosa di irripetibile, qualcosa che va al di là del risultato. Vittoria o sconfitta, il senso della sua partita non cambia. Nella finale di Wimbledon non ci sono vincitori, né vinti e pertanto non ci sono delusi (ma la lacrima che riga la guancia dello svizzero, quella sì contiene un po’ di delusione. Ma si tratta di una parentesi all’interno di un pomeriggio fuori dai confini umani). La delusione, per quanto mi riguarda, è Murray, senza se e senza ma. La terra battuta, che normalmente gli provoca allergie tennistiche davvero irrisolvibili, pare aver rigenerato Murray: una bellissima partita con Nadal, una semifinale tutto sommato positiva al Roland Garros. Sembra tutto pronto per il grande ritorno dello scozzese. Invece Wimbledon è uno dei tanti pit-stop con falsa partenza del 2014 di Andy. Contro Dimitrov, che pure gioca una delle migliori partite dell’anno, lo scozzese è dimesso, impacciato, sconfitto in partenza. Si parla di qualche problema fisico ma restano soltanto le chiacchiere. Sul campo, quello che vediamo è un avanzo di campione. Francamente è preoccupante vederlo così: il tennis ha terribilmente bisogno di lui.

COLPO DEL MESE
Claudio Giuliani: I detrattori di Rafael Nadal lo bollano spesso – denotando un’incompetenza sul genere che è solo pari all’odio verso il maiorchino, colpevole soprattutto di aver tolto molti Slam a Federer, più che altro – come un tennista di solo fisico e sprovvisto di manina. Nel video di seguito c’è tutto: colpi eseguiti in equilibrio precario, back di diritto con presa Continental in recupero, back di rovescio rasenti la rete, recuperi straordinari e passanti di precisione chirurgica (e c’è anche un lob messo con una raffinatezza tale che vale uno qualsiasi dei migliori tocchi sotto rete). So, caro Daniele, che sceglierai come colpo del mese sicuramente quello di Kyrgios contro Nadal. Qualcuno deve pur incensare di gloria quel gesto straordinario e sento già il formicolio delle tue dita sulla tastiera bramante la descrizione di quello che forse è il colpo dell’anno. Ti cedo la parola e la scena per la tua esaltazione.

Daniele Vallotto: La mia prevedibilità mi deprime un po’. Per smentirti, avevo in mente di scegliere un colpo incredibile che però, nel campionario di Roger Federer mica è così incredibile. Parlo della terza palla break annullata da Federer nel settimo game del quinto set contro Djokovic. Gioca una seconda ben piazzata, segue a rete, gioca una demivolée difficilissima ed è poi attentissimo a piazzare la volée di rovescio che gli vale il punto. Difficoltà e coraggio quasi incalcolabili perché Federer, in quel momento della partita, era in riserva di energie da almeno mezz’ora. Poco prima, ricordo di aver visto il suo ciuffo spettinato, la fronte coperta di sudore (!), lo sguardo smarrito. E mi sono detto: “adesso crolla”. E avevo ragione perché poco dopo Djokovic breakkerà. Ma quel punto è qualcosa che racchiude in sé tutti i motivi per cui Federer è così amato: classe, eleganza, sprezzo del pericolo, freddezza. Altro che Frigidaire.
Lasciando stare quel colpo, che vale comunque una menzione all’interno del mese, non si può ignorare l’estrema nonchalance con cui Nick Kyrgios gioca quello che per me è il colpo del mese. Già a gennaio avevo scelto un suo colpo sottolineandone la disinvoltura. Si trattava peraltro di un punto piuttosto importante. Questo contro Nadal si gioca sul 3-3 40-0: totale equilibrio. Per cui un po’ di incoscienza ci sta. Ma per chi l’avesse dimenticato, stiamo parlando di un debuttante a Wimbledon che gioca sul Centre Court contro il numero 1 del mondo. Rivedi la sua espressione nemmeno troppo sorpresa e pensi che il suo viso da spaccone non ti ispirerà una grande simpatia. Ma se all’arroganza si accompagnano questo tipo di colpi allora gli perdoniamo tutto, anche le discutibili scelte cromatiche.

Continua a pagina 2 con: Partita del mese, Invisibile del mese, Partito della Nazione, Fiori d’arancio, sorpresa del mese e osservatorio sui social network, con qualcuno che si è fatto prendere la mano.

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