TENNISPOTTING luglio: Djokovic, Federer e l'avvento del Terrore - Pagina 2 di 2

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TENNISPOTTING luglio: Djokovic, Federer e l’avvento del Terrore

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Kyrgios Wimbledon
 

PARTITA DEL MESE
Claudio Giuliani: Non è che bisogna cercare di fare sempre l’alternativo: Novak Djokovic e Roger Federer hanno dato vita alla più bella partita del mese di luglio, a Wimbledon, in una finale. Sono andato a rileggere la perfetta cronaca di Roberto Salerno, che era lì, a Wimbledon, e lo cito testualmente: “Perché Federer perde certo, ma perde al quinto set dopo 3h e 56′ contro il numero 1 del mondo, sei anni più giovane nel pieno della sua forma fisica e mentale e dopo che al quarto set è andato a servire per il match e ha avuto un match point, chiaramente annullato con un ace, e con cosa altrimenti”. Nel tennis di oggi è sempre più raro vedere una bella partita; ce ne sono, per fortuna, ma spesso le partite sono belle, bellissime, solo in alcuni tratti. Non ha fatto eccezione anche questa finale, equilibrata per i primi tre set, e magnifica nei rimanenti e conclusivi due. Io ho scritto, e sostengo ancora, che se Djokovic avesse concluso quel match per tre set a zero non ci sarebbe stato nulla da eccepire. Poi succede che Federer arriva sul quattro pari al quinto set, dopo quasi quattro ore di gioco. Cala un attimo, e quel replicante simil Blade Runner che è Novak Djokovic è lì pronto a cogliere l’attimo e chiudere la partita. Si è scritto più di Federer che di Djokovic in occasione di quel match. Fiumi di inchiostro e migliaia di pixel usati per imbrattare testi inneggianti allo svizzero all’inseguimento della vittoria che poteva essere la più importante della sua vita, sicuramente la più sorprendente degli ultimi due anni del tennis. E invece a Novak Djokovic toccava il ruolo di guastafeste per i più, forte mentalmente fino a sopportare il peso del tennis eccezionale di Federer amplificato dal sostegno dei suoi tifosi, i più numerosi sugli spalti e dietro gli schermi. Ha vinto Djokovic, perché non si è numero uno del mondo senza vincere uno Slam nel tennis maschile.

Daniele Vallotto: Sottoscrivo: un Djokovic che vinceva 3-0 avrebbe modificato il giudizio sulla partita ma non certo sull’esito, che secondo me è stato piuttosto distante dal valore che i due tennisti hanno espresso. Mi spiego meglio: il Djokovic di quel giorno, secondo me, avrebbe dato 3-0 facile a chiunque. Pure a Federer, direi, se non fosse per il fatto che lo svizzero ha giocato da fuori categoria il tie-break del primo set e quei cinque game del quarto set, senza dubbio il picco stagionale dello svizzero. E allora rallegriamoci che in quella domenica si è messo di mezzo quell’incognita che risponde al nome di Roger Federer e ne è venuta fuori una partita che rientra probabilmente nella top-3 della loro rivalità. Era da qualche anno che a Wimbledon non si giocava la finale più combattuta dell’anno. Quest’anno è la finale più combattuta e anche quella più iconica. Se finirà davvero così, Federer chiuderà la carriera con tantissimi titoli e con due cocenti delusioni al quinto contro i principali rivali della sua carriera proprio sul suo campo preferito. Ma com’è che diceva… quello là, dai, ah sì, Michael Jordan?

SORPRESA DEL MESE
Claudio Giuliani: Ci alterniamo a scrivere questi paragrafi quindi in questo recap mi tocca ipotizzare ciò che sceglierai. Andrai su Kyrgios, sicuramente. Io invece dico che la sorpresa del mese è stata trovare Dimitrov e Raonic in semifinale a Wimbledon. Avremmo avuto comunque dei giocatori-sorpresa in semifinale visto i quarti di finale in programma a Wimbledon, però Raonic ha confermato quanto di buono già fatto vedere sul rosso nei mesi precedenti, cedendo a Federer in tre set. Dimitrov ha perso in quattro, ma a Wimbledon ha colto il suo successo più importante negli Slam. Il bulgaro è in ritardo rispetto alle potenzialità, lo sappiamo, ma intanto sta migliorando (e dare tre set a zero a Murray a casa sua non è mai compito agevole). Considerato come andrà poi lo Us Open, quando i Carneade si sono presi la scena, Raonic e Dimitrov si sono comportati come tutti i tifosi volevano: giunti in semifinale hanno lasciato la scena ai campioni annunciati della finale, per il match dell’anno. Bravi, ma soprattutto sorprendenti.

Daniele Vallotto: C’è poca competizione. Nick Kyrgios riesce a portare a termine quello che Klizan, Rosol e Kukushkin avevano provato a fare: battere Nadal a Wimbledon. Forse serviva qualcuno con un ranking a tre cifre. Scherzi a parte, il valore che Kyrgios mostra negli ottavi contro il numero uno del mondo va ben oltre il suo ranking. Gioca un tennis potente ma senza strafare, sa arginare il ritorno dell’avversario, gioca colpi pazzeschi con la disinvoltura dei grandi campioni e ha il sangue freddo per tenere a zero l’ultimo game della partita più importante della sua giovane carriera chiudendo con l’ace, ça va sans dire. Fa più rumore la sconfitta di Nadal o il grande expolit di questo campioncino? La seconda che hai detto: la vittoria di Rosol e Darcis sarà (probabilmente) anche il culmine delle loro carriere, quella di Kyrgios nient’altro che un punto di partenza.

L’INVISIBILE DEL MESE
Daniele Vallotto: C’è una certa categoria di tennisti che, volenti o nolenti, ignoriamo anche quando cominciano a bussare piuttosto forte alle porte della nostra distratta coscienza. Faccio qualche esempio: Roberto Bautista-Agut (ricordo che qualche mese fa mi sorpresi di ritrovarlo al numero 15 del mondo e chiuderà l’anno proprio al numero 15), Julien Benneteau (che però ormai è in giro da qualche annetto) o Santiago Giraldo. Tennisti che non dispongono di nessun colpo particolare, non sono particolarmente brillanti fuori dal campo e la cui presenza nel circuito si nota a fatica. Gli invisibili dell’ATP. Poi però te li ritrovi tra i primi 50 del mondo o addirittura tra i primi 20 e ti chiedi: “Ma da dove salta fuori questo?”. O meglio: “Dov’ero quando questo vinceva così tante partite da diventare testa di serie?”. Magari non vale per tutti, eh, ma questa situazione riassume quello che è successo a me quando ho visto Leonardo Mayer testa di serie agli US Open. La colpa è mia, però: a Wimbledon aveva battuto Seppi e Baghdatis e si era fermato solo contro Dimitrov, per dire. E ad Amburgo arriva anche il suo momento: arriva in finale senza perdere un set e contro Ferrer gioca una finale commovente, strappandola al tie-break del terzo set. Primo titolo della carriera a 27 anni e tanti altri bei risultati a venire. Scusa Leo, ti renderò onore più avanti, promesso.

RISPOSTA DEL MESE
Alla domanda: “Come preferisci mangiare le fragole”, il 99% dei tennisti risponde “con la panna” (pure Djokovic difetta di originalità). L’1% è rappresentato da Andy Murray.

MOMENTO GHOSTBUSTER
A Wimbledon 2014 Nadal è sotto di un set contro Rosol (tra l’altro: partita molto bella). Rischia di perdere anche il secondo ma lo vince infine al tiebreak, salvandosi da un possibile svantaggio di due set a zero. Guardate zio Toni come accompagna l’esultanza di Nadal per il fantasma della sconfitta appena scacciato.

PARTITO DELLA NAZIONE
Claudio Giuliani: A Wimbledon Fabio Fognini e Simone Bolelli hanno fatto un figurone. Fabio ha dimostrato che quando ha voglia può fare risultato ovunque. Poi certo: è discontinuo, e difatti ha perso al quinto set un match di terzo turno contro Kevin Anderson che poteva e doveva vincere visto l’esito della partita. Ad ogni modo Anderson era all’epoca il numero 18 del mondo, non l’ultimo arrivato, e sull’erba ha qualche arma in più rispetto a Fabio (leggi servizio). Bolelli ha fatto ancora meglio: è arrivato ad un set dagli ottavi di finale contro Kei Nishikori, uno dei tennisti dell’anno. Bolelli ha fatto arrivare l’Italia alla seconda settimana di Wimbledon, visto che il suo match contro il giapponese è stato sospeso sul tre pari del quinto set del sabato londinese, rimandandone l’esito al lunedì successivo. Cito ancora Roberto Salerno, inviato a Wimbledon, che ha seguito la ripresa del match, quando Simone ha avuto anche le palle break per allungare nel set decisivo: “Ma davvero c’è da mangiarsi le mani per le occasioni sciupate tra sabato e oggi da Simone Bolelli, al quale comunque deve andare solo un grazie per il bel torneo disputato sui prati di Church Road”. Stavamo ritrovando uno dei nostri giocatori migliori e non lo sapevamo. In soldoni: un buon Wimbledon per i tennisti italiani, molto meglio degli anni passati.

FIORI D’ARANCIO DEL MESE
Wimbledon, numero 1 del mondo e matrimonio: tutto nell’arco di pochi giorni per Mister Novak Djokovic. Una cerimonia blindatissima per il serbo e Jelena Ristic, che coniugano così uno dei migliori momenti della vita di un uomo, con uno dei migliori momenti della carriera di un tennista.

TWEET DEL MESE
Federer ha scoperto i selfie, si salvi chi può (#HelicoptErer? Davvero?)

Claudio Giuliani: Intervengo a gamba tesa su Roger Federer e i Social Network: levategli il telefono dalle mani. Aveva iniziato in sordina, e io pensavo che fosse solamente una mossa commerciale la sua presenza nelle reti sociali. Poi invece ha sbroccato: twitta, scherza, selfa ma soprattutto fa fotografie a qualsiasi cosa: mare, monti, scarpe e pizze, specie su Instagram. Meno male che non ha un gattino.

Aggiungo: anche questo tweet non è male:

L’indice della rubrica:

TENNISPOTTING gennaio: Wawrinka e la fine dell’età adulta del tennis
TENNISPOTTING febbraio: il ritorno dello Jedi Federer
TENNISPOTTING marzo: il gioco si fa duro? Allora vince Djokovic
TENNISPOTTING aprile: Nadal, da capitàno a marinaio del Mar Rosso
TENNISPOTTING maggio, Dimitrov e Raonic: le speranze ardite e poi tradite
TENNISPOTTING giugno: Nadal, Parigi e l’inevitabile

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