Cosa ci aspetta nel 2015?

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Cosa ci aspetta nel 2015?

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TENNIS FOCUS – Tra nuovi campioni Slam e veterani fermati da infortuni, il 2014 è stata probabilmente una stagione spartiacque, e già dal prossimo anno potremmo aspettarci delle importanti novità. O forse, resterà tutto invariato, con i soliti a farla da padrone

Conclusasi con la prima vittoria della storia della nazionale svizzera in Coppa Davis e con il quarto titolo in carriera alle Atp World Tour Finals di Novak Djokovic, la stagione appena passata ci ha regalato molte novità, tante sorprese, l’amara assenza di Juan Martin del Potro e il tormento per gli infortuni di Rafael Nadal. La classe di Roger Federer è rimasta immutata e a 33 anni lo svizzero è stato capace di una stagione di rivincita dopo un 2013 funestato dal problema alla schiena. Djokovic è tornato numero 1 del mondo, Andy Murray sembra essersi perduto dietro ai cambi di allenatore e alla pressione della riconferma. I giovani faticano ancora trovare il loro posto in un mondo dominato (quasi) sempre dai soliti campioni. Cosa ci aspetta quindi nella stagione 2015? Ci troveremo di fronte all’esplosione di una stella? O il trend resterà quello degli ultimi 10 anni? A voi l’ardua sentenza…

1. L’era di Djokovic

Per 10 lunghi anni il tennis mondiale è stato quasi sempre dominato dal duopolio Nadal – Federer, l’amato/odiato Fedal. Mentre le orde di fans si scatenavano nel dibattito “Nadal è il migliore sulla terra, superiore psicologicamente a Federer” e “Federer è il Goat, per Nadal la sua classe è inarrivabile”, il giovane di Belgrado si costruiva la sua strada, facendosi spazio fra due dei più grandi campioni che questo sport abbia mai avuto. E nonostante un titolo agli Australian Open conquistato a 21 anni, l’esplosione del serbo è arrivata 3 anni dopo, in quello straordinario ed irripetibile 2011, a cui ancora i suoi numerosi sostenitori guardano trasognanti. Quella per lui fu la stagione della definitiva consacrazione. E negli ultimi 4 anni per tre volte è stato in grado di chiudere la stagione al numero 1 del mondo. Attualmente è difficile trovare un punto debole al serbo, che si appresta ad iniziare la prossima stagione con tutte le carte in regola per proseguire nel suo dominio. Il suo grande obiettivo sarà ancora una volta, ne siamo certi, quel Roland Garros che gli permetterebbe di concludere il meritato Career Slam. Ha un problema e lo sa anche lui: “Il mio problema si chiama Rafael Nadal”.

2. Il re non è morto, viva il Re

Roger Federer. Quando si parla di lui è sempre difficile non perdere l’equilibrio. E sembra arduo ormai fare una qualunque previsione. Perché questo grande campione ci ha abituati davvero a tutto. Alle straordinarie vittorie, al suo lunghissimo dominio. L’ ”affronto”, quando all’apice della sua carriera, un giovane spagnolo si è insinuato nel suo regno, battendolo per la prima volta a Miami, a soli 17 anni. Ma il Re non è morto. Ha vinto ancora tanto, ha conquistato un titolo al Roland Garros, nel 2009, un trofeo in cui nessuno sperava più dopo le 4 vittorie consecutive di Nadal. Non ha più vinto uno Slam per 2 anni ed è risorto a Wimbledon, quando nel 2012 fece piangere il povero Andy Murray davanti al pubblico di casa. Poi è arrivato l’infortunio, un tormento alla schiena durato per tutto il 2013 e che causa principale, forse unica, dell’arretramento fino al n. 6 del ranking. E quando ormai il declino sembrava irreparabile, visti i problemi fisici e l’età, eccolo tornare, con al suo fianco l’ ex n.1 Stefan Edberg, ad essere protagonista fino alla fine di questo 2014. Si riprende il n. 2 del mondo (rischiando anche di tornare n.1), disputa la sua nona finale all’All England Club, vince un paio di “1000”, raggiunge la finale alle Atp World Tour Finals, prima che la schiena torni ad infastidirlo e a consigliargli il ritiro per non compromettere quella di Coppa Davis alle porte. Altra finale che poi vincerà da grande protagonista (va bene, anche Wawrinka ha grandissimi meriti), per la prima volta in carriera e nella storia della Svizzera. Serve altro per chiedersi cosa possa riservarci il suo 2015?

3. La nuova elite del tennis

Giovani, forti e.. poco vincenti. È da qualche anno ormai che si parla del tanto agognato ricambio generazionale. Nel tennis di oggi è pur vero che l’età media dell’esplosione di un giovane si è spostata molto in avanti. Basti pensare a questo 2014, in cui le sorprese Slam di Stan Wawrinka e Marin Cilic si sono palesate alla ‘veneranda’ età di 29 anni il primo, 26 il secondo. Età in cui solitamente un campione è già affermato e con titoli in bacheca. Difficile rivedere un Nadal o un Borg che alza la coppa dei moschettieri a 18 anni. I giovani classe ’90 sono ancora alla ricerca di una propria identità tennistica, anche se nella stagione appena conclusa il canadese Milos Raonic ha raggiunto la prima finale in un Masters 1000 (a Parigi-Bercy è stato sconfitto da Djokovic) per poi qualificarsi, primo nato nei ‘90s alle Atp World Tour Finals; Kei Nishikori è andato vicino alla vittoria a Madrid contro Rafa Nadal e fatto finale allo US Open; Grigor Dimitrov ha disputato la prima semifinale Slam a Wimbledon. I giovani fanno comunque molta fatica ad imporsi a grandi livelli, o quantomeno a fare quel salto di qualità che li potrebbe portare in cima alla classifica mondiale. Grande interesse inoltre, hanno destato i nati fra il ’95 e il ’98: Kyrgios, Zverev, Kokkinakis, Coric. Kyrgios è stato protagonista di una delle più dolorose sconfitte di Rafa Nadal a Wimbledon. Zveren, tedesco di appena 17 anni, ha vissuto un’estate incredibile dimostrando un elevato livello tecnico. Coric è stato premiato come “Atp Star of Tomorrow”. Il futuro non sembra quindi così nero.

4. A volte ritornano

Rafael Nadal e i suoi comeback. Rafa e i suoi infortuni. Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. E probabilmente anche lui. Dopo un ritorno trionfale nel 2013 (a seguito di sei mesi di stop forzato causa ginocchio, sempre lui), questo doveva essere l’anno del doppio Career Slam. Puntualmente smentito dato che il mancino di Manacor non ha mai riconfermato le sue stagioni migliori l’anno seguente. Perde una dolorosa finale agli Australian Open anche per colpa di un problema alla schiena (e non togliamo meriti a Stan Wawrinka, ma chissà come sarebbe andata altrimenti). La stagione sul rosso, sua roccaforte da sempre, si trasforma in un’ agonia piena di dubbi e di incertezze. Immaginate quindi lo stato d’animo con cui si è presentato al Roland Garros quando ancora una volta si è trovato sulla strada Novak Djokovic. Le lacrime durante la cerimonia di premiazione sono un riassunto perfetto di quello che aveva dentro, di quanto fosse vitale, ossigeno per lui, la nona sinfonia parigina. Agli ottavi di finale di Wimbledon viene fatto fuori dal 19enne Nick Kyrgios. A luglio annuncia che salterà tutta la stagione nord americana, US Open compreso, il problema questa volta è al polso destro. Dopo una fugace apparizione a Pechino e Shangai, è di nuovo costretto a fermarsi a causa dell’appendicite, per cui verrà operato. Sul suo ritorno in campo non dovrebbero esserci dubbi, è come affronterà a 28 anni il rientro la vera incognita.

5. Provaci ancora Andy

Quando nel 2012 Andy aveva alzato il suo primo titolo Slam agli US Open, avevamo tutti tirato un sospiro di sollievo. Finalmente, quello che rischiava di restare l’eterno incompiuto ce l’aveva fatta. Quando l’anno successivo era riuscito a riportare in patria, 77 anni dopo Fred Perry, la sfavillante coppa di Wimbledon, eravamo ormai sicuri di non esserci sbagliati, Murray era entrato questa volta di diritto nei ‘favolosi quattro’. Con Ivan Lendl al suo fianco, il tennista di Glasgow ha vinto anche una medaglia d’oro in singolare ai Giochi Olimpici di Londra, e quel fragile ragazzo che aveva fatto commuovere il pubblico di casa dopo la finale persa all’All England Club nel 2012, sembrava essere ormai svanito. Ma si sa che, per quanto sia arduo vincere, è ancora più difficile confermarsi. Un delicato intervento alla schiena, l’abbandono di coach Lendl (sostituito a sorpresa da Amélie Mauresmo) ed una stagione deludente, in cui ha anche rischiato la qualificazione al Masters, sembrano aver riportato Andy Murray indietro nel tempo, a quando faticava a farsi spazio fra Nadal, Federer e Djokovic. È inevitabile chiedersi se nel 2015 Murray riuscirà a ritrovare la serenità e la lucidità per vincere ancora e per imporre il suo tennis di qualità, e se questa collaborazione con la Mauresmo darà dei frutti.

6. I non giovani

Diventare grande quando ci si avvicina ai 30. È quello che in questa stagione è successo a Stan Wawrinka e Marin Cilic. Per entrambi questo è stato l’anno delle prime volte. Il primo, da sempre l’ombra del connazionale più forte, si è trovato a dover affrontare Rafael Nadal in finale agli Australian Open. Situazione che farebbe venire gli incubi al più prode dei guerrieri. Ma Stan in semifinale è riuscito a battere al quinto set il campione in carica Novak Djokovic, prendendosi la rivincita per il match dell’anno precedente, e vola dritto verso il suo primo titolo Slam della carriera, dopo aver sconfitto lo spagnolo. Arriverà a maggio anche il suo primo Masters 1000 a Montecarlo, proprio contro Roger Federer e chiuderà in bellezza il 2014 con la vittoria in Coppa Davis (in cui vince singolare e doppio). La vittoria allo US Open di Marin Cilic è forse stata la vera sorpresa dell’anno. In una finale del tutto inedita a Flushing Meadows, in cui si trova davanti il giapponese Kei Nishikori, anche lui alla prima finale in uno Slam, il croato allenato da Goran Ivanisevic, è passato dalla squalifica per doping alla sua prima vittoria importante, al numero 8 del mondo e alla qualificazione per il Masters. Difficile dire se entrambi saranno capaci di riconfermare quella che potrebbe restare una parentesi unica.

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