TENNISPOTTING 2014: l'anno dei Sons of Anarchy

Rubriche

TENNISPOTTING 2014: l’anno dei Sons of Anarchy

Pubblicato

il

"Il problema era tutto qui. Capito ragazzi?"
 

Dicembre è il mese dell’agonia dell’appassionato di tennis. Nell’ultimo mese dell’anno si guardano le foto su Twitter dei nostri beniamini, generalmente in vacanza ai tropici prima dell’allenamento in palestra. Non c’è tennis in TV e quindi si passano le giornate a rimuginare sulle delusioni dell’anno, sperando che in questo mese il proprio beniamino si stia allenando per bene all’insegna di un grande 2015

A cura di Claudio Giuliani e Daniele Vallotto

Ah: a dicembre, anzi da fine novembre per l’esattezza, si è giocato a tennis in esibizione, in questo carrozzone ambulante che risponde al nome di IPTL. Tutti i migliori, più o meno, hanno formato squadre miste fra donne, uomini, vecchie glorie e mezze calzette del doppio per sfidarsi su una formula strana – chi l’ha capita può fare l’esame di diritto penale senza studiare – in posti dove il tennis non alberga durante l’anno. E quindi fra spalti mica tanto pieni, esultanze da tornei under 12, e una promiscuità in campo tutta sorrisini e abbracci, questa IPTL ci è scivolata addosso senza rimorso. Era praticamente il circo Togni che sfidava il circo Orfei.

TENNISTA DELL’ANNO
Claudio Giuliani: Il tennista più forte del 2014 per i numeri e per l’ATP è Novak Djokovic. Ma il tennista dell’anno per me è Stan Wawrinka. Juan Martin del Potro vinse lo Us Open nel 2009. Da allora, da gennaio 2010 a gennaio 2014 escluso, gli Slam sono stati vinti da Federer, Nadal, Djokovic e Murray. Sedici tornei dello Slam vinti da quattro giocatori, i soliti, i più forti. [pullquote]Poi Wawrinka ha guidato quello che poi si rivelerà il colpo di Stato del tennis[/pullquote], un manipolo di giocatori in cerca di affermazione che ha capito che i Big Four non gli avrebbero concesso che le briciole se loro non si fossero fatti avanti con decisione. Wawrinka è stato il primo a farlo, prendendosi il suo Slam, giocandolo in maniera magnifica. E pazienza se in finale in Australia ha profittato di un Nadal a mezzo servizio: sull’albo d’oro da allora c’è il suo nome. La sua vittoria ha certificato che un altro tennis era possibile, che altri vincitori erano possibili. Ha fatto da apripista, e poi, nel corso dell’anno, ha confermato di non temere più nessuno. Montecarlo, Wimbledon, Us Open, Master: dove non ha vinto ha ceduto di un soffio, anche per maggior bravura altrui. La Coppa Davis vinta sarà ricordata come la Coppa Davis di Federer, perché chiunque sarebbe gregario di fianco a Roger, e perché Roger ha conquistato sul campo il quindici decisivo. Ma Stan ha fatto il suo – parimenti ad altre sbavature, tipo con il Kazakistan – e senza di lui la Svizzera non avrebbe mai vinto l’insalatiera. Stan ha iniziato la rivoluzione, altri si sono accodati. La porta l’ha sfondata lui e quindi per me è il migliore dell’anno.

Daniele Vallotto: Più che il tennista dell’anno, Wawrinka è il Simón Bolivár dell’anno, l’eroe che risveglia le coscienze dei popoli e li rende più consapevoli della loro forza ispirandoli con i suoi ideali. Parte da Melbourne, passa per il principato di Monaco e sbarca infine a Lille in tre tappe di un viaggio un po’ accidentato ma trionfale che lo incorona come il rivoluzionario dell’anno. Bolivár ha più volte scritto che se non fosse rimasto vedovo, probabilmente non avrebbe mai trovato la forza per diventare il Libertador e dopo la morte della moglie giurò che non si sarebbe più sposato. La storia di Wawrinka è un po’ simile e un po’ diversa perché sembrava che fossero proprio gli affetti a distrarlo dal suo compito e lui stessose ne voleva liberare. Invece il problema non stava fuori ma dentro Wawrinka. Liberatosi di quello, è uscito un tennista a tratti ingiocabile per tutti, pure per quello che è il tennista dell’anno, Novak Djokovic.[pullquote position=right]Il 2014 di Djokovic non differisce molto dal 2013 e dal 2012, almeno per quanto riguarda gli Slam vinti[/pullquote], ma è un anno che secondo me sarà molto speciale nell’album di Novak. Sarà speciale non solo dal punto di vista personale, ma anche da quello della carriera. Dopo le delusioni di Melbourne (relativa) e Parigi (gigantesca), Djokovic arrivava a Wimbledon, su quello che per me è il torneo più difficile per lui da vincere (non facciamoci ingannare dal numero di titoli vinti), a fari un po’ spenti, lui che ormai è tra i primi due favoriti del torneo da almeno tre anni e mezzo. E in finale ci arrivava quasi da sfavorito, relegato al ruolo di attore non protagonista nel film “Il ritorno del Re”. Invece Aragorn-Federer non è (ri)salito al trono di Gondor-Wimbledon, almeno non quest’anno, e il suo posto l’ha preso Novak Djokovic, vero sovrano di questo 2014. Ha giocato una finale straordinaria, arrivata al quinto solo perché di là c’era uno dei mostri più competitivi della storia del tennis. Poi in autunno, quando Federer si è rifatto sotto a Shanghai, ha ripreso a macinare gioco e avversari vincendo quello che restava da vincere. È ritornato alla grande e ora sbarcherà a Melbourne con (di nuovo) tutti gli occhi puntati addosso.

DELUSIONE DELL’ANNO
Claudio Giuliani: Daniele se l’è presa molto con Murray durante l’anno e quindi sicuramente lo sceglierà come bersaglio della sua delusione. Io dico invece Rafael Nadal. Si può giudicare deludente la stagione di un tennista che ha vinto il nono Roland Garros in carriera e fatto finale in un altro Slam, peraltro persa anche per via di un infortunio? Ovvio che l’anno di Nadal, il peggiore della sua carriera da quando è un campione assoluto, è stato meglio di tanti altri e comunque ricco di risultati. Ma il Nadal di quest’anno, quello che è stato tradito ancora una volta dal fisico, ha vinto poco anche sul rosso. E quando ha vinto è stato anche perché si è infortunato l’avversario, come accaduto con Nishikori nell’epilogo di Madrid. Wimbledon è stato il solito Wimbledon degli ultimi anni, mentre, da Londra in poi, non ha praticamente giocato, tranne per delle comparsate dovute in qualche torneo indoor. Un’annata balorda, per lui e per i suoi tifosi, dove comunque non ha mancato di dominare il Roland Garros. La cometa di Halley è visibile dalla terra una volta ogni 86 anni. A Parigi, sui campi in terra rossa del Roland Garros, è stata avvistata nel 2009 con il nome Soderling. Non passeranno ovviamente altri 77 anni dalla nuova sconfitta di Nadal a Parigi, ma comunque nessuno ipotizza un nome diverso dal suo come vincitore del Roland Garros almeno nel futuro prossimo (anche perché a maggio 2015 ricorreranno dieci anni esatti dalla sua prima vittoria a Parigi, datata 2005. [pullquote]Immaginate una conclusione diversa da Rafael che alza la sua decima coppa al RG a dieci anni di distanza dalla prima?[/pullquote]). Detto ciò, la delusione per non aver avuto uno dei protagonisti di questo sport in campo nelle fasi conclusive dei tornei è grande. Rafael ha forse imboccato la fase finale della sua carriera, una lunga carriera, lui che vince Slam dal 2005. Nel 2014 ha parzialmente deluso, ma i suoi tifosi possono stare tranquilli: il 2015 è anno dispari e quindi anno del suo ritorno.

Daniele Vallotto: Nessun dubbio: Andy Murray. A Melbourne ha tutte le giustificazioni di un rientro delicato, al Roland Garros fa il suo arrivando in semifinale, agli US Open perde contro Djokovic senza troppi rimpianti ma a Wimbledon, dove tutti lo aspettano, crolla in maniera netta e clamorosa. Tre set a zero contro Dimitrov non sono giustificabili. A meno che tu non sia infortunato, come si dice, si sospetta e Dimitrov parzialmente conferma. Ma non sappiamo esattamente come sono andate le cose e allora tocca registrare un Murray pallido, senza mordente, al solito lamentoso ma senza piani alternativi alle moine autoassolventi. Fa parlare di sé soprattutto nei tornei minori e questa è un’indicazione che riassume meglio di altre il suo 2014: la battaglia di Acapulco, i match point annullati a Shenzen e Valencia. La partita con Nadal a Roma è forse la più bella da ricordare, anche se la perde, quella contro Federer lascia però il segno più indelebile. Perché è l’ultima, certo, ma anche perché è la sconfitta più severa che Murray abbia subìto negli ultimi sette anni. Va sciacquata via in fretta.

COLPO DELL’ANNO
Claudio Giuliani: Ogni volta che cerchiamo fuori l’Hot Shot del mese viene fuori Grigor Dimitrov fra i risultati. In maggio, a Roma, ha fatto una volée in tuffo contro Berdych sotto i miei occhi che ancora me la sogno di notte. Sicuramente è quello che ha fatto più Hot Shot di tutti durante l’anno e allora io lo premio, scegliendo un colpo di difficoltà dieci che solamente a lui ho visto fare durante l’anno.

Daniele Vallotto: Troppo facile scegliere il colpo dell’anno. C’è incoscienza, spettacolo, arroganza, applausi, sbalordimento, follia, improvvisazione, fortuna: tutto ciò per cui amiamo quei cavalli pazzi come Nick Kyrgios. Il bello è che c’è la netta sensazione che Kyrgios sappia di essere molto forte – e questo è comune – ma che sappia anche quale responsabilità comporta questa consapevolezza – e questo è molto meno comune. L’augurio per il nuovo anno è che a questi colpi di puro genio si sommino partite dure, intense, spettacolari e vincenti. Wawrinka e Cilic hanno segnato la strada, a Kyrgios e ad altri spetta il compito di non smarrirla.

PARTITA DELL’ANNO
Claudio Giuliani: Sull’onda dell’emotività direi Djokovic contro Federer a Wimbledon, per tanti motivi. Ma cerchiamo di fare una scelta più razionale, scegliendo almeno tre fra le partite più belle viste durante il 2014.[pullquote position=right]Stan Wawrinka che batte Novak Djokovic 9-7 al quinto set degli Australian Open è sicuramente la partita più sorprendente e significativa dell’anno[/pullquote], per quello che verrà dopo la quindicina di Melbourne. Novak Djokovic che interrompe il sogno di Roger Federer vincitore a Wimbledon, in finale, si slancia verso un altro anno chiuso da numero uno al mondo. Altrimenti, sarebbe stato un fallimento. La terza partita più bella dell’anno vede protagonista sempre Stan Wawrinka (che non a caso ho scelto anche come tennista dell’anno), contro Kei Nishikori, a New York. Questa volta Wawrinka cede il passo ad un altro tennista in cerca di affermazione fra i più grandi, ma la partita è sempre magnifica. Le partite migliori sono sempre quelle degli Slam, perché c’è in palio più gloria, ma soprattutto perché si chiedono risorse extra a fisico e testa. Anche nel due su tre, però, abbiamo avuto ne 2014 alcuni grandi match: Nadal contro Murray a Roma, ma soprattutto Robredo contro Murray a Valencia, un grandissimo spettacolo di lotta e resistenza: un duello di spade è spettacolare come e quanto una sfida di fioretto, delle volte.

Daniele Vallotto: La partita più bella è quella che ha il sapore del riscatto per Stan Wawrinka. Una vittoria al quinto, in rimonta, per 9-7: tutto ciò che sognavo per il mio perdente preferito in quel maledetto Australian Open 2013. Uno pensa che non ci si rialzi più da una batosta del genere ma oramai Wawrinka è vaccinato per qualsiasi sconfitta. E l’effetto del vaccino significa primo Slam, primo Master 1000 e prima Davis. Non posso scegliere diversamente nemmeno per la seconda e la terza posizione del podio: Djokovic-Federer supera Wawrinka-Nishikori di poco per il valore che ha una finale di Wimbledon al confronto di un quarto di finale agli US Open. Sono state tre partite altamente incerte e spettacolari dove il confronto di stili è diventato a tratti marcatissimo – per quanto possibile, si intende – e il cui esito si è risolto in un paio di un punti.[pullquote]Per il due su tre, che è oggettivamente un altro sport, scelgo due partite che si sono giocate a Roma: Murray-Nadal e Raonic-Djokovic[/pullquote]. La terza è, un po’ tirata per i capelli, Wawrinka-Federer al Masters. Una partita che è durata ben oltre le tre ore per tutte le discussioni e dietrologie che ne sono derivate in vista della Coppa Davis e che dal punto di vista del gioco ha lasciato tutti col fiato sospeso. Mi è dispiaciuto molto per Wawrinka ma quei serve and volley hanno tradito tutta la paura che si è concentrata nel braccio di Stan al momento del match point. Un vero peccato ma si è campioni anche e soprattutto quando si riesce a vincere pur non essendo mai stati superiori al proprio avversario. E Federer, che raramente si fa mettere sotto così, ne è venuto fuori in maniera incredibile.

PEGGIOR PARTITA DELL’ANNO
Claudio Giuliani: Anche qui ne scelgo tre. Avete presente le ATP Finals 2014? Togliete Federer contro Wawrinka e scegliete due partite a caso. Aggiungete Murray contro Federer, e avrete il trittico dei tre match più brutti dell’anno.

Daniele Vallotto: Il Masters dovrebbe farla da padrone. Però è anche vero che non bisogna peccare di recentisimo e quindi ne prendo solo una e cioè Djokovic-Cilic, probabilmente la partita più brutta dell’anno tanto era arrendevole e sconfitto in partenza il croato.[pullquote]Altri due orrori dell’anno: Bernard Tomic che riesce a vincere un game su tredici in ventotto minuti (!) contro Jarkko Nieminen e poi lo psicodramma Monfils-Fognini al Roland Garros[/pullquote]. Succede davvero di tutto: Monfils che vince appena sei punti nel quarto set e ammette candidamente di aver voluto perdere 6-0 per servire per primo nel quinto set (anche se non è necessariamente un vantaggio) e Fognini, che già credeva di aver vinto con l’avversario apparentemente infortunato, che va fuori di testa nel quinto e conclude con la bellezza di 81 errori non forzati. Al Roland Garros, quando si affrontano questi due qua, succede sempre di tutto e il tennis giocato rappresenta solo una minima parte dello spettacolo (se vogliamo chiamarlo così).

Continua a pagina 2 con: sorpresa dell’anno, italiano dell’anno, metallurgico dell’anno, qualche parola sugli outfit, selfie dell’anno (vabbè troppo facile) e naturalmente il tweet dell’anno.

Pagine: 1 2

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement