Disparità nei montepremi: quando finirà la corsa al rialzo dell'ATP?

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Disparità nei montepremi: quando finirà la corsa al rialzo dell’ATP?

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L’ATP ha annunciato un nuovo stanziamento di fondi per aumentare il montepremi dei tornei principali. L’Australian Open ha di recente alzato il premio in denaro dei vincitori. Il divario coi tornei minori ancora persiste. Quando finirà la corsa al rialzo?

Anno nuovo, soldi nuovi. Il 2015, appena iniziato, è infatti già entrato nella storia per il più grosso aumento dei montepremi di sempre. Se i 100 milioni totali per i tornei ATP sono ormai notizia di qualche settimana fa, non lo è di certo l’aumento del prize money dell’Australian Open.
Il torneo di Melbourne, infatti, ha deciso di incrementare il premio in denaro fino a 40 milioni di dollari. I vincitori, maschile e femminile, si porterà dunque a casa la bellezza 3.1 milioni, mentre il perdente di un primo turno poco più di 34.000 dollari.

Cifre esorbitanti, accolte da tutti con grande entusiasmo. I giocatori sono ovviamente molto soddisfatti dei nuovi montepremi, soprattutto i meno “nababbi”. Chi infatti non è Federer, Nadal, Djokovic o comunque non fa parte dell’élite del tennis, si è sempre lamentato delle difficoltà nel racimolare qualche soldo in più. Tant’è che spesso si è assistito a primi turni in cui i giocatori, pur di beccarsi il premio in denaro, sono scesi in campo da infortunati, per poi ritirarsi.
Se da un lato però abbiamo i giocatori, contenti per l’aumento del potenziale guadagno, dall’altro gli organizzatori dei tornei non sono tanto contenti. Soprattutto quelli dei nove Masters1000, infatti, si sono molto lamentati con l’ATP per questo aumento, approvato senza che i tornei appoggiassero la cosa . Un maggior premio in denaro, secondo loro, potrebbe far andare in rosso il bilancio. Certo, tramite gli sponsor è verosimile pensare che rientrerebbero, però è chiaro che gli introiti sarebbero inferiori.
Inoltre, a questo punto, la differenza anche tra un torneo ATP250 ed un Challenger si fa sempre più notevole. Il minimo, per questi ultimi, è 25.000 dollari, il massimo 150.000. Già il solo entrare a far parte del tabellone principale dell’Open dell’Australia, dunque, permette di guadagnare molto di più d’una potenziale vincita ad un Challenger.

È chiara quindi che la differenza tra un giocatore della sola Top100 e un numero 300 diventa ancor più grande. Per quanto il tennis sia uno sport per “ricchi”, aumentare i guadagni solo per i più forti non stimola, e tanto meno aiuta, altri giovani giocatori a pensare a questo sport anche come un lavoro. Anche perché, andando ancor più in basso di categoria, le cose non sono certo migliori.
Nei tornei ITF, infatti, il prize momeny più alto è di 15.000 dollari. Che, detto così, sembrano tanti. Ma per un ragazzo che vuole diventare un giocatore di tennis di buon livello, di questi tornei è costretto a disputarne decine e decine all’anno, spostandosi quindi da una parte all’altra del globo. Il tutto a sue spese. Magnus Norman, allenatore di Wawrinka, si è assai lamentato a questo proposito ma, malgrado le rassicurazioni del caso, è rimasto ancora tutto immutato.

In conclusione, è doveroso un paragone con le vincite di qualche anno fa. Serena Williams, nel 2014, con il solo US Open e i tornei USTA, si è portata a casa la bellezza di 4 milioni di dollari. Rod Laver, come ci ha ricordato il nostro Direttore in seguito alla finale femminile degli Open degli Stati Uniti, vincendo nel 1969, si è guadagnato la “miseria” di 16 mila dollari.
Certo, tempi diversi, diversissimi, ma la differenza è davvero troppa. Che si debba dare un taglio alla disperata corsa al rialzo?

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