La stampa italiana celebra le 1000 vittorie di Roger Federer (Crivelli, Martucci, Perrone, Semeraro, Valesio, Mancuso, Nizegorodcew). E' già tempo di Slam domenica a Melbourne Nadal vuole scacciare i dubbi (Clerici)

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La stampa italiana celebra le 1000 vittorie di Roger Federer (Crivelli, Martucci, Perrone, Semeraro, Valesio, Mancuso, Nizegorodcew). E’ già tempo di Slam domenica a Melbourne Nadal vuole scacciare i dubbi (Clerici)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Le 1000 vittorie di Federer leggenda infinita «Come le conto?»

 

Riccardo Crivelli, la Gazzetta dello sport del 12.1.2015

 

Arrivato l’anno Mille, il mondo non finì. E dunque non finirà di certo il tennis quando il Divino deciderà una volta per sempre di non dispensare più la grazia del suo abbacinante talento. Semplicemente, però, non sarà più la stessa cosa. Perché i libri che narrano la storia agonistica si ritroveranno allora a dividere l’evo delle racchette tra l’epoca prima di Federer e quella successiva. Una rivoluzione temporale laica ma carica di passioni, quelle che nessun campione di questo sport ha saputo suscitare nei secoli. MILLENARIO Non è solamente una questione di crudi numeri, anche se il successo di Brisbane, portando con sé la partita vinta numero 1000 in singolare, aggiunge un altro anello di puro diamante al pianeta Roger, il centro dell’universo tennistico grazie a una carriera fiammeggiante e all’eterno riconoscimento dei fan di tutto il mondo, che ininterrottamente dal 2003 lo premiano come il più amato del circuito. Quel muro, che comprende i match dell’Atp, gli Slam, la Davis e l’Olimpiade, è stato infranto, prima d’ora, esclusivamente da Jimmy Connors (nel 1985, poi ha chiuso a 1253) e da Ivan Lendl (nel 1992, per uno strano gioco del destino proprio a Basilea, la città natale dello svizzero; poi il ceco ora americano ha finito a 1071). Un trittico fantastico, seppur così diverso per carattere e qualità: Jimbo era tutto nervi e battaglia, portatore sano di una risposta al servizio che fulminava, un guerriero capace di raggiungere la semifinale agli Us Open alla tenera età di 39 anni; Ivan il Terribile ha rappresentato la sublimazione dell’applicazione feroce, della programmazione, del lavoro duro e costante che aggiunge il quid mancante a qualità tecniche non straordinarie; Federer invece è l’eleganza eccelsa, il ritorno ai gesti bianchi, la classe combinata alla naturalezza dei colpi. Sono infiniti i record che ne hanno reso immortale il cammino, dalle 23 semifinali Slam consecutive alle oltre 300 settimane da numero uno, passando attraverso quindici anni con almeno un torneo vinto. Eppure le mille vittorie, celebrate con un trofeo speciale consegnatogli da Roy Emerson e Rod Laver, ora restano un tesoro incastonato nella roccia dell’eternità: «Non potrò mai dimenticare questo momento, non è stato un successo come gli altri, perché io non avevo mai pensato di raggiungere le 500 o le 800 vittorie, erano cifre che non mi dicevano nulla. Ma 1000 ha un significato diverso, anche perché adesso mi ci vorrà un po’ di tempo a contarle tutte» LA TRASFORMAZIONE Era un Rogerino imberbe, appena diciassettenne, quello che a Tolosa il 30 settembre 1998 ottenne il primo successo sul circuito battendo il francese Raoux. Mirka Vavrinec a quei tempi era soltanto una giocatrice neppure troppo forte e lui aveva i brufoli sul viso e insieme a un vezzoso codino portava in campo la spocchia del predestinato. Il giorno dopo, si prese lo scalpo pure di Fromberg prima di perdere da Siemerink e alla fine della settimana sali dal numero 878 al numero 396. Si intuiva che avrebbe potuto cambiare gli almanacchi, si capiva che dietro gli atteggiamenti da moccioso si nascondeva un probabile fenomeno, ma quasi 17 anni dopo fa sorridere e continua a sorprendere la considerazione che colui che si è trasformato nell’oggetto dell’idolatria sportiva più globale, l’uomo che presentandosi da spettatore a un Super Bowl venne fatto sfilare all’intervallo su un tappeto rosso, all’inizio del suo cammino di gloria raccogliesse davvero poche simpatie. A Milano, nel 2001, nella finale contro Boutter, la gente stava tutta con il francese, un operaio della racchetta che si era costruito una carriera masticando il pane duro sui rettangoli di periferia. Roger appariva troppo algido nel suo talento, troppo sfacciatamente aiutato dagli dei del tennis, quasi arrogante. Incredibilmente, ogni vittoria che da quel momento ha aggiunto al palmarès lo ha reso non solo un atleta, ma perfino un uomo migliore. Per questo, mille o non più mille, chiunque ami lo sport vorrebbe sfregare la lampada e regalare al genio svizzero la perenne giovinezza. Perché Federer è un’altra cosa. Di più: è unico. E non soltanto perché sta riscrivendo la storia. La sua unicità risiede nei comportamenti quotidiani, dentro e fuori dal campo, trae linfa dalla discrasia apparentemente inspiegabile tra la popolarità mondiale che ha acquisito e la semplicità di una vita privata che scorre uguale in pratica da sempre e non concede nulla alla curiosità più morbosa. Da dieci anni, Roger è ciclicamente inserito tra i personaggi più influenti del pianeta…..

 

Semplice, bello, unico

 

Vincenzo Martucci la Gazzetta dello sport del 12.1.2015

 

 

Semplice, bello, unico. «Incredibile, come tutto quello che fa, dalla doppia coppia di gemelli a come gioca a tennis». Milos Raonic, da futuro campione, s’inchina senza problemi a Roger Federer. Perché lui ci ha provato a fermare il tennista più forte di sempre sulla soglia delle 999 vittorie. Eccome se ci ha provato, con la potenza e l’energia dei suoi 24 anni e con la volontà di un figlio di emigranti: ha reagito al primo set dell’artista più grande delle racchette, ha ingoiato amaro ancora all’inizio del secondo set, eppoi ha virilmente picchiato la palla, ha selvaggiamente rischiato, ha coraggiosamente sfoderato persino il miglior rovescio di sempre e poi ha anche orgogliosamente riaperto il match. Ma, per la disperazione sua e dei suoi coach, Ljubicic e Piatti, ogni colpo che spediva di là del net gli tornava indietro come un boomerang, sempre diverso, sempre più complicato ed inatteso. Chi risponde così tanto al suo servizio-bazooka, soprattutto con quel rovescetto al curaro che, nel mentre baciava la riga di fondo, già aveva catapultato il diavolo rossocrociato al net? Chi lo costringe a tanta attenzione, e concentrazione, e sforzo su ogni colpo, inebriandolo con quell’inesauribile cocktail di effetti ed angolazioni di palleggio? Chi lo frastorna fino al mal di testa con le mille opzioni del servizio da coltellino svizzero mille usi del Magnifico? Chi osa arrischiare il lob contro i suoi 196 centimetri? Chi lo batte addirittura nella conta degli ace? Coraggio, Milos: questo è miglior Federer di sempre, quello che Stefan Edberg è riuscito a tirar fuori solo oggi, dopo il tentativo fallito — ahi, Roger — da mastro Tony Roche nel 2006. E’ un Federer forse meno vincente degli anni d’oro, dell’abbuffata di 17 Slam, ma è più semplice, bello, unico ed incredibile perché rappresenta le basi del tennis, senza il tabù del fondocampo o della rete, del dritto o del rovescio, ma spaziando ovunque. Capace di rubare il tempo persino ai propri anni.

 

Auguri Federer, ancora mille di queste vittorie

 

Roberto Perrone, il corriere della sera motori del 12.1.2015

 

Emozionato Roger: «Una cifra magica per me». Ora è terzo dietro a Connors e a Lendl Mille giorni (vittoriosi) di lui con noi. Per essere uno che come si muove fa cose in grande (ad esempio ogni volta che sua moglie Mirka rimane incinta fa solo gemelli, due coppie), Roger Federer, dopo 17 titoli del Grande Slam e infinite onorificenze sa ancora trovare il tempo di provare delle emozioni o almeno è così cortese da farcelo credere. Buona la prima. E questa volta, di fronte al suo titolo numero 83 in singolare, che lo ha fatto ammettere in un club dove i soci fino a questo erano solo due, infatti, non c’è dubbio che la sua eccitazione sia assolutamente sincera. All’ingresso del 2015, dove compirà 34 anni (8 agosto), Roger Federer, conquistando il torneo di Brisbane, con un 6-4, 6-7, 6-3 in due ore e 13 minuti al bombardiere canadese Milos Raonìc, ha raggiunto quota mille vittorie nella sua lunga e ricchissima carriera. Davanti a lui ci sono Jimmy Connors (1.253) e Ivan Lendl (1.071), dietro di lui Guillermo Vilas (929) e John McEnroe (875, il più vittorioso come titoli, 148 sommando singolo e doppio). Roger assomiglia un po’ a Francesco Totti, calciatore che ama molto e che incontra quasi sempre a Roma, durante gli Internazionali d’Italia. Sono due resistenti, che provano ancora piacere per quello che fanno e vanno avanti per questo, sostengono i loro anni con uno splendido attaccamento alla disciplina e allo sport, tanto da allontanare ogni giorno di un po’ il ritiro, la pensione. Certo i due sport non sono paragonabili perché il capitano della Roma deve fare i conti con una squadra, ma il paragone riguarda la passione. Entrambi non vogliono giocare tanto per farlo, non vogliono trascinarsi, se stanno ancora qui lo fanno perché sono determinanti. Per meno se ne andrebbero. Proprio questo Roger Federer, íl ragazzo-uomo prodigio di Basilea, ha ammesso davanti ai monumenti Roy Emerson e Rod Laver che lo hanno premiato dopo i mille trionfi, mentre sulle tribune «Roger i.000» sventolava con le bandiere svizzere: «Non dimenticherò mai questo momenti: vincere un titolo e raggiungere la cifra magica di mille vittorie e poi farlo di fronte a due leggende come voi, rappresenta moltissimo per me. Non è una vittoria come le altre, perché 5oo o 800 non vogliono dire niente, ma L000 è un cifra enorme e per diverse ragioni, possiede molti significati». II 2015 comincia com’era finito il 2014, con qualcosa di nuovo. Roger aveva chiuso conquistando, lui il grande individualista, sportivamente parlando, con la Svizzera il torneo a squadra più «magico», per restare sul livello di aggettivi, del tennis: la Coppa Davis……

 

Federer va a mille «Che fatica arrivarci!»

 

Stefano Semeraro, il Corriere dello Sport del 12.1.2015

 

 

A Brisbane diventa il terzo di sempre con un migliaio di vittorie «Di solito le cifre non mi dicono mille ma questo è un numero enorme, davvero speciale» di Stefano Semeraro «Tutti amano Roger Federer», come dice Stefan Edberg, che del Genio è stato un tempo idolo e ora ne è l’allenatore, così quando ieri Milos Raonic ha messo in rete l’ultimo rovescio della finale di Brisbane una ola invisibile e planetaria si alzata dalla punte delle frenetiche manine delle gemelline Myla Rose e Charlene Riva, esultanti in tribuna accanto a mamma Mirka, e si è propagata per mare e per terra corrugando di soddisfazione anche Twitter e Facebook. Gaudeamus, tennisomani di tutto il mondo: sulla soglia della sua 18a stagione da professionista, il numero 2 del mondo si è infatti messo in tasca insieme l’83esimo trofeo di una carriera ormai largamente inaggettivabile, il primo a Brisbane, e la vittoria numero 1.000. Quella che lo fa entrare in uno dei club più ristretti del Gioco, dove fino a ieri sedevano solo Jimmy Connors, con 1.253 tacche scolpite sull’alluminio scintillante della sua Wilson T2000, e Ivan Lendl, che con le sue 1.071 è ormai a portata del Genio. A consegnare a un SuperRog un po’ illanguidito il trofeo e premio speciale sono stati fra l’altro Rod Laver e Roy Emerson, due dei più grandi fra gli semidei australiani che hanno dominato il gioco fra anni ’60 e /0. In Australia Roger da giovane ha vissuto per qualche mese, ne ama la cultura ed è riamato dalla gente: dopo la famosa finale degli Aussie Open del 2009, persa contro l’arci Davanti a Roger solo Connors (1259) e Lendl (L07í) «E chi pensava di avvicinarli.» rivale Rafa Nadal, scoppiò in lacrimosi inconsolabili, questa volta di liquido c’era solo la gioia. Difficile insomma immaginare un viatico migliore per gli Australian Open che iniziano fra una settimana a Melbourne, dove Federer ha una teorica possibilità di scalzare l’altro papà del tennis, Novak Djokovic, e diventare il più anziano sovrano delle classifiche dell’era del computer scippando il record ad Andre Agassi. MAGIC MOMENT. «Per me questo è un momento davvero speciale», ha ammesso ieri “the Swiss Master”: «Quando vinsi la partita numero 500 e la numero 800 non mi ero emozionato, perché di solito le cifre non mi dicono nulla. Ma 1.000 è un numero davvero grande. E poi so tutta la fatica che mi è costata arrivarci». A decorare la pietra miliare è arivata fra l’altro una finale bella, fremente, incerta (6-4 6-7 6-4, con rimonta da 0-2 del canadese nel tie-break), farcita di scambi spettacolari e di un paio di giocate-Swarovski di Roger, di quelle che da sole illuminano una giornata. Raonic, a tratti impressionante alla risposta, è uno dei giovani leoncini del Tour che dovrebbero rimpiazzare la Vecchia Guardia ma ieri è stato il primo a congratularsi con Sua Fluidità. «Sì, alla fine è stato meglio arrivare al traguardo con una bella partita, giocata contro un grande avversario – il commento di Roger – piuttosto che un con un banale 6-4 6-4. Da giovane non avrei mai immaginato di arrivare vicino alle cifre di Lendl e Connors, che hanno avuto una carriera lunghissima. Alla mia età il record di Connors mi pare difficile da raggiungere, ma non si può mai dire…». La prima vittoria da adulto Federer la colse nel 1998, al primo turno del torneo di Tolosa: un adolescenziale ma già eloquente 6-2 6-2 a Guillaume Raoux. La 500a è arrivata nei quarti di finale di Montecarlo contro il più prestigioso David Ferrer, nel 2007, prima e dopo una cascata di trionfi. La sua vittima preferita è Andy Roddick (21 vittorie, comprese un paio di finali di Wimbledon), i più martoriati i colleghi francesi (111) mentre solo 6 volte il fenomeno è riuscito a battere un n.1 in carica (e 12 un ex-n.1): anche perché Number One lo è stato lui per ben 302 settimane, circa un terzo della sua carriera da patriarca, forse la perla statistica più rara insieme a queste 1000 vittorie e alle 23 semifinali consecutive negli Slam….

 

L’uomo del MILLEnnio

 

Piero Valesio, tuttosport del 12.1.2015

 

 

Tanto vale fantasticare un po: E allora diciamo che il motto medioevale «MILLE e non più MILLE» oltre che non rivelarsi corretto per l’umanità e il suo luogo natio, potrebbe non essere vero nemmeno per Roger Federer. Uno così chissà cosa si inventerà nel prossimo futuro. Non già per agganciare il record di partite vinte di Lendl (1071) oppure quello più ambizioso di Connors (1253): questi sarebbero obiettivi piccoli umani. Ma per vincerne altre MILLE, perbacco. Altro che mille non più mille. Cosi come il mondo è andato oltre le colonne d’Ercole del primo millennio quando profeti di sventura di ogni fatta avevano stabilito che non si sarebbe sopravvissuti allo scadere della mezzanotte del primo gennaio 1001 pure Roger potrebbe completare il suo secondo MILLEnnio…. visto che non parliamo di uno sportivo comune ma di un atleta da MILLE e una notte allora perché non spingersi a immaginare che le leggi della fisica possano essere violate? Ricordare «Non dimenticherò mai una giornata del genere: se penso a quanti avversari ho dovuto battere e a quanto cammino ho dovuto percorrere per arrivare fino a qui mi vengono a brividi» ha detto Roger dopo il successo su Raonic a Brisbane. Un successo che è arrivato grazie ad un tennis MILLEsimato il quale, a ben vedere, è esattamente ciò che gli ha permesso, da un anno a questa parte, di far dimenticare ai più la sensazione di un suo inarrestabile decadimento e lo ha riportato a fasti dei suoi giorni più nitidi. E come è potuto accadere? Certo, la distanza fra lui e Raonic è parsa ridotta come è giusto sia fra un superuomo di 33 anni e un virgulto di 24. Ma il fatto è che il lavoro con Stefan Edberg ha prodotto effetti insperati. Sul rovescio, certo, che ora è diventato solido e al contempo sbarazzino nel senso che può evolversi come un Pokemon nell’amo di un secondo; e pure sul gioco a volo di cui Roger è sempre stato in possesso ma che ora pratica con assoluta oculatezza e frequenza. E che spesso mette gli attoniti avversari in una condizione simile a quella degli alieni della “Guerra dei Mondi”: onnipotenti sul piano della forza bruta ma poi sconfitti da un nemico antico e a loro sconosciuto, un microscopico batterio contro il quale non hanno anticorpi. Ma anche sulla testa Come dite? Che nessun altro ultratrentenne sarebbe riuscito a migliorare così tanto?…

 

Mito Federer a Brisbane arriva la festa: 1000 successi

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 12.1.2015

 

Missione compiuta. Il titolo n.83 in carriera conquistato a Brisbane regala a Federer un traguardo che non è un record assoluto, ma fa capire la grandezza di King Roger. Il 33enne svizzero è diventato il terzo giocatore dell’era open a toccare quota 1.000 vittorie (solo 227 le sconfitte) do-Po Jimmy Connors (1.253) e Ivan Lendl (1.071). In finale il fenomeno di Basilea ha battuto uno dei giovani più forti del circuito, il 24enne gigante canadese Milos Raonic, al termine di una sfida entusiasmante e dai grandi contenti tecnici durata 2 e 13 minuti; 6-4 6-7 (2) 6-4. Federer era avanti di un set e di un break prima di cedere al tie break il secondo. Quindi nella terza e decisiva partita perfetto equilibrio fino al 4-4: il break decisivo è arrivato sul 5-4, grazie ad un doppio fallo di Raonic, che ha di fatto regalato il match point al rivale. Roger non si è lasciato sfuggire l’occasione: nel punto successivo il canadese ha messo in rete la prima e sulla seconda lo svizzero ha preso subito il comando dello scambio costringendo l’awersario ad un errore di diritto. Gioco, partita e incontro. LAVER INCORONA KING ROGER La vittoria n.1000 è arrivata sotto gli occhi del leggendario Rod Laver, che ha premiato il fuoriclasse elvetico: «Mi sembra incredibile – ha detto Roger – non dimenticherò mai questa finale che mi ha permesso di raggiungere le 1.000 vittorie. Sono particolarmente felice di averlo fatto qui in Australia dove il tennis è amato e seguito da tantissimi appassionati». Ad applaudirlo in tribuna, oltre alla moglie Mirka e al coach Stefan Edberg, le 2 gemelle più grandi, Charlene Riva e Myla Rose, di 5 anni. Proprio Laver, e con lui Ken Rosewall, hanno superato le 1.000 vittorie sommando la loro carriera dilettantistica e quella nei primi anni dell’era open. «Per vincere così a lungo ci vogliono intelligenza e abnegazione – ha sottolineato Laver – oltre alla capacità di giocare bene su tutte le superfici e restare in buona salute. Federer ama la competizione e mantiene intatto il suo entusiasmo, il desiderio di primeggiare.

 

Federer 1000 bellezze

 

Alessandro Nizegorodcew, il tempo del 12.1.2015

 

Brisbane, Australia, 11 gennaio 2015. Roger Federer ha appena raggiunto lo straordinario record di 1000 vittorie in carriera nel circuito Atp, grazie al successo in finale su Milos Raonic. Due distinti signori di nome Roy Emerson (12 Slam) e Rod Laver (11 Slam) si avvicinano allo svizzero (17 Slam) per consegargli due premi: la coppa del torneo e il riconoscimento che sancisce i 1.000 successi. Un po’ come se il tennis stringesse, calorosamente e con rispetto, la mano al tennis stesso. Una commistione di cotanto talento in un solo luogo, per la precisione la Pat Rafter (altri 2 Slam…) Arena, è più unica che rara. Federer sorride, le gemelline in tribuna applaudono, il suo volto è sereno, rilassato, come forse non è stato mai. È la consapevolezza della propria grandezza a plasmare i suoi occhi; e chi li incrocia, in quel momento, non può far altro che inchinarsi simbolicamente al campione di tennis, all’uomo, al padre, al portatore sano di cultura sportiva. L’ultimo atto del torneo Atp 250 di Brisbane è intenso, emozionante, ricco di colpi vincenti e vissuto sul filo di un sottilissimo equilibrio. Milos Raonic, allievo di Ivan Ljubicic e Riccardo Piatti, sta disputando una delle migliori partite della carriera: grande servizio, diritto al fulmicotone e rovescio insolitamente concreto, oltre a un gioco di volo miglioratissimo rispetto al recente passato. Federer, però, alza il livello nei momenti importanti consapevole della forza altrui. Il primo set termina 6-4 grazie a un break conquistato a inizio parziale. Avanti 2-0 anche nel secondo, Federersubisce la rimonta del canadese, finendo per cedere al tie-break. Il terzo set è tra i più belli ed equilibrata degli ultimi anni, con cinque dei primi sei giochi termina ai vantaggi. Sul 5-4, però, lo svizzero decide che è il momento di fare la storia. Game, set and match. Il record è servito. DALLA PRIMA ALLA MILLESIMA E il settembre de11998 quando Roger Federer si presenta a Tolosa da numero 878 del mondo e affronta il torneo di qualificazione: supera Wowk, Radulescu e Delaitre approdando nel main draw. Un paio di mesi prima ha conquistato Wimbledon Junior in singolare in doppio, deliziando il pubblico dell’All England Club. A Tolosa trionfa all’esordio il top-50 Guillaume Raoux, noto agli appassionati in quanto unico tennista a scendere in campo con gli occhiali da vista. Federer vince 6-2 6-2, batte anche Fromberg 6-1 7-6 e si ferma dinnanzi all’esperto olandese Jan Siemerink nei quarti di finale. Da quel giorno sono passati 17 anni, 17 vittorie dello Slam, 83 titoli Atp e una miriade di record. Grazie al successo numero 1.000 Federer entra a far parte di un ristrettissimo club i cui soci sono Jimmy Connors (1253 vittorie) e Ivan Lendl (1071 vittorie). DA MILANO A BRISBANE Il primo titolo arriva in Italia, a Milano, nel febbraio 2001. Federer supera 6-46-76-4 il francese Julien Boutter e alza al cielo la prima coppa professionistica della carriera Atp. Nei successivi 15 anni giunge almeno un alloro a stagione, con exploit di livello assoluto come il 2006, annata in cui centra 12 trionfi. Dal codino del 2001 al capello corto del 2015, dal carattere irrequieto di Milano al sorriso maturo e sereno di Brisbane, il talento non ha mai smesso di brillare, cosl come la classe di allietare il pubblico in ogni angolo del globo. L’atleta perfetto, il campione universale. IL FUTURO E IL SOGNO «Ci vediamo l’anno prossimo». Con queste parole Federer ha salutato il pubblico di Brisbane, voglioso di proseguire la propria carriera. Il grande sogno, una sorta di «mission impossible», è infatti ancora in piedi. Esiste un titolo che Roger Federer non ha ancora vinto: l’oro olimpico in singolare. Lo svizzero, infatti, ha conquistato la medaglia più preziosa in doppio, insieme al fido Stan Wawrinka, ma in singolare non è andato oltre l’argento. Rio 2016 appare oggi molto lontano come obiettivo, ma nella testa di Federer è chiaro e presente. E il futuro è ancora nel tennis, le chimere di Re Roger infatti non sono mai, per definizione, irraggiungibili. In testa Jimmy Connors vincitore a Wimbledon nel ’74. Per lo statunitense 1.253 match vinti (81,8%) e 278 persi in carriera Il secondo Ivan Lendl ha conquistato 1.071 vittorie e 239 sconfitte Nel club dei 1000 match Roger Federer stringe la mano al canadese Milos Raonic. La vittoria nella finale di Brisbane è la millesima raggiunta in carriera dal campione svizzero

 

E’ già tempo di Slam domenica a Melbourne Nadal vuole scacciare i dubbi

 

Gianni Clerici, la Repubblica del 12.1.2015

 

UN mio giovane amico americano che insiste nell’ inviarmi l e sue column sul tennis per conoscere la mia opinione. Non so se potrei esser quindi definito un correttore di bozze, come si usava ai tempi della Olivetti Lettera 22, o addirittura quell’editor che non sono. Diciamo allora un vecchio amico, o meglio, per un giovane, un amico vecchio. L’ultima delle column mi è gi unta un paio di settimane fa, e l’argomento si imperniava su un ipotetico mutamento generazionale, palesatosi durante gli ultimi US Open. Per gli uomini l’amico indicava le affermazioni di Cilic e Nishikori, per le donne si limitava a Simona Halep. Ma insomma c’era in vista qualcosa di nuovo, che venisse a frapporsi tra il solito dominio dei Fab Four, come li aveva denominati un amante della musica, e cioè Federer, Nadal, Djokovic e Murray. Avevo qualche dubbio su un simile progetto, anche perché il mio amico scrive, e bene, sui quattro grandi sport di squadra del suo paese, baseball, basket, 1 PICNAKD10KDYK II serboè il leader del tennis mondiale, ininterrottamente da 17luglia2014. Per lui sette Slam 2 6 ROGERFEDERER Lo svizzero è al momento in seconda posizione. Ha trionfato 17 volte nei tornei dello Slam football, hockey, ma non bisogna dimenticare che il tennis, così come la scherma e il golf, è un gioco di opposizione individuale, e quindi tanto diverso dagli sport di squadra da appartenere a tutt’altra filosofia. 11 tentativo del mio giovane amico non è riuscito anche per questa ragione, e per il subentrare nelle sue ipotesi di inattesi infortuni. Si comincia da Nadal il quale, in guarigione da un’appendicite, dopo i traumi a ginocchio e braccio dell’anno passato, ha dimostrato, purtroppo in pubblico, di essere soltanto un’immagine sbiadita ca quel che fu, e che, glielo auguro, ritornerà, magari più tardi che presto. Due games in esibizione contro Murray, e una successiva sconfitta contro una sorta di Clerici tedesco, Berrer, mostrano un livello di convalescenza e di desuetudine alla gara che non saranno certo compensati dalla presentazione di una nuova, magica racchetta Babolat in previsione degli Open. Alla convalescenza agonistica – mai due termini furono più antitetici – si aggiunge il risultato del semi-esordio di Djokovic ( sconfitto da Karlovic ), del quale mi pare di poter intuire, a mille miglia di distanza, un ritardo di preparazione, quantomeno. Nemmeno sono in grado di dar notizie dirette dei miei Svizzeri, pur ricordando i loro nobili prece- AM DV MURRAY Lo scozzese è stato anche n. 2 del mondo. Due titoli Slam per I ui, ma tre sconfitte in finale a Melbourne denti australiani, le quattro vittorie più una finale quasi vinta, più cinque semifinali, di un tipo come Federer la cui fluidità muscolare è tale da rendere meno faticoso che a tutti l’allenamento. Per ricordare che, la vittoria dell’anno passato di Wawrinka fece pensare, e non soltanto a me, che quel suo incantevole tennis tipo Ventesimo Secolo ( rovescio monomane e non infrequenti volè ) avesse ormai trovato anche una convinzione esistenziale che sempre era mancata…..

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