Mark Edmondson, l’addetto delle pulizie che vinse gli Australian Open

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Mark Edmondson, l’addetto delle pulizie che vinse gli Australian Open

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La favola incredibile di Mark Edmondson, il giocatore con la più bassa posizione in classifica a vincere uno Slam, nonché l’ultimo uomo australiano ad aver vinto lo Slam di casa

 

Ci sono molte storie di sport che meritano di essere raccontate. Alcune di queste però, ci entrano nel cuore, forse perché ci permettono di sognare liberamente, di immedesimarci nei protagonisti. È il caso della storia dell’australiano Mark Edmondson, detto “Edo”, il tennista operaio che sognava di diventare un campione.

Per ripercorrere le vicende di questa favola sportiva, che ha le caratteristiche di una sceneggiatura Hollywoodiana, dobbiamo tornare indietro nel tempo, nella terra dei canguri, quando gli Australian Open erano ancora considerati il “major minore”, ampiamente ignorati in Nord America e in Europa e spesso dimenticati dai giocatori più forti del mondo. Poche stelle non australiane avevano voglia di attraversare il mondo per giocare un torneo che iniziava il giorno dopo Natale e offriva come primo premio 7.500 dollari (mica i 36 milioni di dollari australiani di montepremi dei giorni nostri!).

Mark Edmondson nasce nel 1954 a Gosford, città situata nel Nuovo Galles del Sud, a circa 80 chilometri da Sydney. Fin dall’adolescenza, più che un tennista, sembra un giocatore di rugby: fisico massiccio, gambe poderose e capelli lunghi e ribelli. Nel dicembre ’75 ha da poco deciso di guadagnarsi qualche soldo pulendo i pavimenti e lavando le finestre di un ospedale, in modo tale da finanziarsi gli ultimi tornei della stagione e poter viaggiare sul circuito l’anno successivo. Quel lavoro, proposto dalla sorella infermiera, sembra essere più redditizio del tennis, visti i risultati non entusiasmanti dell’ultimo anno, dove non è andato oltre il secondo turno agli Australian Open, a Wimbledon e nei due tornei disputati a Sydney. Al termine della stagione “Edo”si trova al numero 212 della classifica mondiale.

A pochi giorni dall’inizio del major australiano, che in quel periodo si giocava a cavallo tra dicembre e gennaio, Edmondson viene chiamato dalla federazione (e organizzatrice del torneo) Tennis Australia, la quale gli offre uno degli ultimi posti nel main draw. Mark, che tuttora porta dei baffi “a manubrio” che lo fanno sembrare un attore di film hard anni ‘80, sfrutta al meglio la chiamata, vincendo nei giorni successivi il Tasmanian Open e garantendosi la possibilità di giocare il tabellone principale della 64ª edizione dello slam australiano, sui campi in erba del Kooyong Lawn Tennis Club, nella zona sudorientale di Melbourne.

Mentre la maggior parte delle teste di serie del torneo (tra cui Ken Rosewall, John Newcombe eStan Smith) alloggiano al Melbourne Hilton, “Edo” viene ospitato a casa di un amico, a circa un ora di tram dai campi da tennis.

Il torneo di Edmondson inizia con una vittoria inaspettata, conquistata al quinto set contro l’austriacoPeter Feigl (6-1 4-6 7-6 4-6 6-1). Al secondo turno incontra il connazionale Phil Dent, finalista due anni prima, e lo regola contro tutti i pronostici 6-0 6-4 4-6 6-3. Ecco, da questo punto in poi “Edo” capisce di averla fatta davvero grossa e sulle ali dell’entusiasmo, senza nulla da perdere, supera in quattro set il neozelandese Brian Fairlie e in tre Dick Crealy. Senza neppure accorgersene, arriva in semifinale. Davanti a sé Ken Rosewall, numero due al mondo nonostante i suoi 41 anni e soprannominato ironicamente “Muscoli”, per via del suo fisico non certo esuberante. I media australiani sentenziano: “Edmondson ha un fisico da spaccalegna, un servizio che è una compilation di sassate, ma stavolta non possono bastare contro Rosewall!”. Sbagliato, vittoria in quattro set 6-1 2-6 6-2 6-4 e finale raggiunta. Contro Newcombe, campione in carica e tre volte vincitore a Wimbledon. Il mondo del tennis vive un terremoto, i fan australiani rimangono a bocca aperta.

Il risultato della finale sembra già scritto, Newcombe era stato numero uno al mondo sia in singolare che nel doppio, aveva vinto 7 titoli dello Slam ed era un personaggio abituato a vivere sotto i riflettori: tre mesi prima della finale, era in macchina con George W. Bush quando quest’ultimo fu arrestato per guida in stato di ebbrezza a Kennebunkport. Anche i sostenitori “aussie”, seduti vicino a Mark sul tram di ritorno verso casa, intuivano la difficoltà dell’impresa: “Bel lavoro battere Ken! Ma non avrai troppe chance di battere Newky (Newcombe). Vero?”.

Arrivò il giorno della finale. Domenica 4 gennaio 1976: una giornata soleggiata ma caratterizzata da folate di vento così intense da deviare completamente la traiettoria della pallina. Edmondson, sceso in campo con una maglietta gialla e con le solite Dunlop Volley (scarpe da tennis molto conosciute in Australia, indossate dal tennista Adrian Quist nel 1939 e fatte tornare di moda dallo stesso “Edo”), superò le intemperie (che causarono anche l’interruzione dell’incontro) ed il pubblico che sosteneva apertamente Newcombe, vincendo in rimonta in quattro set (6-7 6-3 7-6 6-1).

Durante la premiazione, Edmondson, incredulo e visibilmente impacciato, fece cadere il trofeo a terra, condendo la scena con un poco raffinato “Shit!” che provocò l’ilarità dei presenti.

Quella leggendaria vittoria, fu l’inizio di una carriera di discreto successo. Edmondson raggiunse la venticinquesima posizione mondiale nel 1982 e vinse sei titoli in singolare, tutti sull’amata erba. Raggiunse le semifinali degli Australian Open nel 1981 e di Wimbledon nel 1982. Fece meglio come doppista, vincendo 34 titoli, tra cui un Roland Garros e quattro Australian Open. Vinse una Coppa Davis, giocando il doppio nel 1983. Non divenne la nuova stella australiana, ma riuscì a vedere il mondo e a guadagnare giocando a tennis, il che gli andava più che bene.

Di “Edo” giocatore si ricordano un paio di aneddoti: durante una finale di doppio misto a Wimbledon, prese di mira una giovanissima Tracy Austin con una serie di smash, scatenando le ire del pubblico. Inoltre, giocava sempre con una tovaglietta anti-sudore infilata nei pantaloncini.

Nel 2007 Mark venne inserito nella “Hall of Fame” del tennis australiano e all’interno di Melbourne Park gli fu eretto un busto in suo onore.

Oggi Mark è proprietario di un azienda che da più di vent’anni realizza campi da tennis, ovviamente in erba!

Patrizio Cigolla

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