Australian Open interviste, Wozniacki: “Sapevo di dover faticare”

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Australian Open interviste, Wozniacki: “Sapevo di dover faticare”

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Australian Open: Wozniacki b. Townsend 7-6, 6-2. L’intervista del dopo partita

 

È stato un match piuttosto difficile. Come giudichi la tua performance e quella della tua avversaria?

È stato difficile, sì. L’importante alla fine è superare il turno: hai visto ieri quanti top seed sono usciti. Il primo incontro non è mai semplice. Sapevo che Taylor aveva un gioco insidioso, innanzitutto perché è mancina, sa servire bene al corpo, viene a rete, varia il ritmo. Sapevo che non avrei potuto dare spettacolo, ma che avrei dovuto faticare e restarle attaccata. Sono felice di essere approdata al secondo turno.

Eri preoccupata per il polso?

No, per niente.

Quanto ci è voluto la settimana scorsa perché migliorasse?

Ho evitato di forzare il rovescio per alcuni giorni, per non danneggiarlo. Poi ho iniziato a colpire piano sul lato sinistro. Adesso va tutto bene.

Esiste qualche soluzione per i problemi al polso? A quanto pare sono molti i tennisti con questo problema

Non saprei. Ci sforziamo di prevenire gli infortuni: facciamo esercizi di rafforzamento, alleniamo il braccio sinistro tanto quanto il destro, giochiamo con racchette più potenti e cambiamo le corde. Ma se colpisci migliaia di palline alla settimana, prima o poi il corpo ne risente. Inoltre, capita di non colpire in maniera pulita, e questo peggiora la situazione.

Il gioco sta diventando troppo veloce perché il corpo possa sopportarlo?

È sempre più veloce. Sarà un fattore decisivo in futuro. Se continua così, se le palline i campi continueranno ad essere veloci, vedremo molti più infortuni.

Cosa pensi del dover incontrare Victoria Azarenka al secondo turno? È una giocatrice ostica da incontrare così presto

Sì, sarà difficile. Ha già vinto questo torneo. Sulla carta non è l’incontro più semplice, ma al tempo stesso voglio concentrarmi su me stessa e sul mio gioco. In tutta onestà, se vuoi vincere il torneo, doverla battere al secondo turno o al quarto non fa differenza

Da quanto vi conoscete?

Da quando giocavamo i junior e avevamo 13, 14 anni. Sono più di dieci anni ormai.

Com’è adesso la vostra amicizia? So che vi siete sentite la primavera scorsa.

Abbiamo sempre avuto un rapporto piuttosto stretto. Ci sono periodi in cui si passa più tempo insieme, altri in cui meno. Con i migliori amici a volte non ci si parla per mesi, e quando ci si ritrova è come se non si fosse mai smesso. Con lei ci si diverte, c’è sempre molto di cui parlare. Sono contenta di rivederla in campo.

Credi che la tua amicizia con Serena negli ultimi mesi ti abbia insegnato qualcosa sul competere con un’amica ai più alti livelli?

Molte di noi giocano insieme fin dai junior. Abbiamo giocato l’una contro l’altra lungo tutta la nostra carriera. Quando sei in campo vuoi soltanto vincere, indipendentemente dall’avversario.

L’anno scorso ci sono stati quattro diverse campionesse Slam. Credi che quest’anno la competizione sarà altrettanto aperta? Pensi che ci siano molte pretendenti al titolo?

Credo di sì. La qualità media del circuito femminile è molto più alta adesso. Soltanto cinque o sei anni fa, sapevi che i primi turni sarebbero stati piuttosto facili e che potevi usarli per entrare nel ritmo. Adesso anche i primi turni sono complicati: la giornata di ieri è un ottimo esempio. Ci sono molti giovani talenti in crescita: Taylor è sicuramente in questo gruppo, da tenere d’occhio. È forte, ha sensibilità, un buon servizio. In sostanza dobbiamo sempre essere pronte, fin dal primo match.

Credi che adesso sia più difficile anche rispetto a quando sei stata numero 1?

Diventare numero 1 è sempre molto difficile. Devi essere la migliore per l’intera stagione. Indipendentemente dal periodo, è sempre molto complicato.

Quando vedi una giocatrice come Eugenie Bouchard, che ha solo 20 anni, così come altre giocatrici emergenti, ti senti – non dico vecchia – ma di un’altra generazione?

Sì, ormai ho 24 anni, sono parecchio vecchia (sorride). Non direi che sono di una generazione precedente. Sarebbe esagerato. Sono nel circuito da qualche anno ormai, ho sicuramente più esperienza. È bello tornare e sapere cosa aspettarsi.

In cosa ti avvantaggia l’esperienza, contro le nuovi giocatrici?

Ho perso match che avrei dovuto vincere, ho vinto match che avrei dovuto perdere. Questo tipo di esperienza ti dice quando devi alzare il livello di gioco durante l’incontro, quando mettere sotto pressione l’avversario.

Oggi hai risolto varie situazioni complicate nel primo set, poi hai alzato il livello nel tie-break. Il secondo set è stato piuttosto facile.

Sì, credo che l’esperienza in questo mi abbia aiutato. Non mi sentivo completamente a mio agio. Al tempo stesso sapevo che prima o poi Taylor avrebbe avuto qualche momento di esitazione e che in quel momento avrei dovuto alzare il livello, mettere dentro più risposte, servire meglio. Nel tie-break ci sono riuscita. Nel secondo set ho ottenuto un break abbastanza presto e questo mi ha dato tranquillità.

Ti aspetti un ritorno di Vika in top 10 da qui alla fine della stagione?

È difficile dirlo. Saprò darti una risposta più precisa dopo il nostro incontro. L’ho vista giocare: ovviamente è una grande giocatrice, è già stata tra le prime dieci e risalirà nel ranking. Può succedere di tutto. Ci sono molte grandi giocatrici ed entrare in top 10 non è semplice. Credo che la cosa più importante per lei sia rimanere al riparo da infortuni.

Ti dispiacerebbe non giocare sul Rod Laver? Preferiresti giocare di sera?

Se vinco, posso anche giocare sul campo 18, non mi interessa. Ma ovviamente è sempre divertente ed è un onore essere messi sui campi principali. È per questo che ci alleniamo, è lì che vogliamo stare.

Ho una domanda sulla tua squadra di calcio preferita: cosa pensi del fatto che il Liverpool lasci andare via Stevie Gerrard?

Ovviamente sono triste. Stevie ha fatto moltissimo per la squadra in tutti questi anni, è una leggenda. Se crede che sia il momento giusto per andarsene, io lo appoggio.

Ma vorresti che rimanesse?

Sì, ma al tempo stesso ha parlato con il manager e ha detto che non avrebbe giocato molto. Attaccherò le mie magliette di Gerrard da qualche parte. Probabilmente dovrò volare fino a Los Angeles per vederlo giocare di nuovo, ma 17 anni in una squadra sono un periodo lunghissimo.

Traduzione di Gaia Dedola

 

 

 

 

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