Ma quale Williams, sono io la Venere (Azzolini). Djokovic favorito. E' come me (e Agassi) – (Wilander). Bentornata Azarenka (Crivelli). La Strycova serve a 225 Km/h! (Semeraro)

Rassegna stampa

Ma quale Williams, sono io la Venere (Azzolini). Djokovic favorito. E’ come me (e Agassi) – (Wilander). Bentornata Azarenka (Crivelli). La Strycova serve a 225 Km/h! (Semeraro)

Pubblicato

il

 

 

Ma quale Williams, sono io la Venere (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Non fidatevi della timidezza, dei rossori, degli impacci. Quella ragazza nella realtànon esiste. Camila Giorgi è una delle più spietate ed efficienti macchine da demolizione che si siano viste nel nostro sport, una catapulta armata di tutto punto. Di fatto, la prova che riduce la fisiognomica a materia da quattro chiacchiere intorno al tavolo della canasta, là dove anche il Lombroso farebbe la figura del dilettante. Nel bel mezzo del poligono di tiro è capitata ieri Tereza Smitkova, e non ha fatto nemmeno in tempo a chiedersi se per caso avesse sbagliato sport. Un ottavo a Wimbledon l’anno scorso, annunciava la ceca come avversaria di riguardo, seppure a corto di esperienza. Camila l’ha aggredita quasi come se con lei avesse un conto in sospeso: l’ha inseguita brandendo la racchetta come una clava, al punto che la svanita Tereza s’è sentita al sicuro solo nel chiuso dello spogliatoio. Un primo set quasi perfetto, con un solo errore concesso dall’italo-argentina, su un doppio fallo maturato nella convinzione di poter divellere l’avversaria anche con la seconda palla. Più contorto il finale, quando le spinte di Camila si sono ammorbidite. Lì, qualche pallata ha preso la via delle tribune, qualche altra s’è accanita sul nastro della rete, a ricordare quali siano i limiti più evidenti del tennis da guerra della Giorgi, di quel suo procedere sempre sopra le righe, dove ogni minimo calo può causare dissesti. «lo picchio», ha già risposto Camila, più di una volta, a quanti si siano azzardati a chiederlo. Ma la storia è piena di grandi distruttori che hanno distrutto se stessi. E anche il tennis. Certo è che la filosofia del “tutto o niente” ha un suo fascino. E sarà divertente, forse anche istruttivo, vedere Camila alle prese con il prototipo delle sparapalle, Venus Williams, talento e cazzotti, una che non si è mai tirata indietro quando i match hanno preso derive rissaiole. “Non la conosco così bene”, afferma Camila, “da bambina, in tv, guardavo tennis al maschile, non mi interessava molto il tennis femminile, preferivo guardare Sampras o Agassi”. Frase che potrebbe essere interpretata come “Lei è più vecchia di me, ma io non mi farò prendere dall’emozione, anche se lei ha vinto tanto”. Non è la sola, Camila, a celare una parte di sé nelle fattezze di un corpo diverso dall’animo che ospita. Anche Vika Azarenka vive sotto mentite spoglie. Anche Caroline Wozniacki tende a rappresentazioni ingannevoli. In senso opposto all’italiana, però. E’ noto che nel fisco statuario della bielorussa si agiti un’animo gentile, problematico, anche fragile. Colpi da obice in una tempesta di dubbi. E la Wozniacki non è da meno, seppure priva delle violente gittate della rivale. Alla fine ha vinto Vika, e il perché è facile: ha colpi migliori nelle braccia. Il tennis, certe volte, è più semplice di come lo si descrive.

—————————-

Djokovic favorito. E’ come me (e Agassi) – (Mats Wilander, Gazzetta dello Sport)

Ho commentato il match di secondo turno tra Djokovic e Kuznetsov e per due set, credetemi, ho visto il giocatore di gran lunga favorito per il torneo. Nole mi ha impressionato per la facilità e la scioltezza con cui prende il controllo dello scambio con servizio e dritto. Non a caso, questo è lo Slam che predilige, come già succedeva a giocatori come me ed Agassi. Questo perché ci mantenevamo costantemente in forma durante tutta la stagione ed eravamo abituati ad ascoltare ogni piccolo segnale del nostro corpo. Certo, il torneo è appena cominciato, e una competizione del genere si decide dalla seconda settimana. Tuttavia, non penso ad esempio che Nadal, nelle condizioni attuali, possa essere competitivo, e in fondo lo ha riconosciuto lui stesso prima di arrivare qui. Il problema per lui è che mentre tra gli allenamenti e le partite di Djokovic e Federer non c’è una grande differenza di intensità, Rafa è abituato a salire molto durante i match e quindi, quando non sta bene, ha bisogno di giocarne tanti per ritrovare le sensazioni adeguate. Dalla sua parte, perciò, potrebbe approfittarne Roger, che è sicuramente più fresco rispetto a Wimbledon e agli Us Open e i campi sono più veloci dell’anno scorso. Se mi chiedete se Roger possa vincere qui il suo 19° Slam, vi rispondo che è assolutamente possibile, anche se dovrebbe avere un po’ di aiuto dal meteo. In un’eventuale sfida con Nadal, infatti, sarebbe meglio per lui una temperatura non troppo stancante, mentre se incrociasse Djokovic in finale dovrebbe sperare in un gran caldo che renderebbe i rimbalzi ancor più rapidi. Tra le donne, nonostante i grandi rischi corsi contro la Panova, continuo a ritenere la Sharapova la rivale più insidiosa per la Williams. Il primo set della partita di Serena contro la Zvonareva ha dimostrato che nei primi turni ci sono una decina di giocatrici che possono approfittare di una giornata non troppo buona dell’americana, ma se la Williams arriva in semifinale o in finale poi il suo servizio e la sua esperienza diventano ingiocabili per tutte. A parte Maria. Ma forse più fuori dal campo che durante il match.

—————————-

Bentornata Azarenka (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

La n. 1 Serena Williams, che porta entrambe nel cuore, si divide tra dolcezza e realismo: “E’ stato un sorteggio sfortunato, loro sono sempre davvero carine con me e mi piacciono tanto, ma quando poi sei in campo, devi solo pensare a fare il tuo dovere”. “Loro” sono Vika e Caro, Azarenka e Wozniacki, ossia le migliori amiche sul circuito della n. 1 del mondo, ma hanno altre cose in comune, oltre alla loro amica. Sono quasi coetanee (24 anni la Wozniacki, 25 Azarenka) ed entrambe sono reduci da delusioni amorose, che le hanno rese più forti e più vicine. Un giorno di questi si sono incontrate negli spogliatoi dopo un allenamento: “Improvvisamente — racconta Caroline — ci siamo messe a parlare come facevamo da ragazzine, è accaduto così naturalmente che quasi non ce ne siamo accorte. Io credo che l’amicizia sia proprio questo, stare anni senza contatti e poi ritrovarsi come se si fosse state sempre insieme”. Lo scorso mese di maggio sono state lasciate dai fidanzati, la Wozniacki dal golfista McIlroy a un passo dalle nozze, Vika dal rapper Redfoo. Entrambe hanno vissuto un calo nelle classifiche, dopo aver toccato la vetta (Wozniacki era arrivata al n. 18, la bielorussa, ferma per quasi tutto il 2014 per problemi fisici, oggi è numero 44). E proprio per questa differenza di classifica le due amiche si sono ritrovate di fronte troppo presto, nel secondo turno degli Australian Open. E l’amicizia lascia il posto all’agonismo. Domina la Azarenka, più aggressiva, più determinata, con un canovaccio tattico che prevede tante discese a rete (alla fine 21 vincenti) per disinnescare il fantastico gioco difensivo della danese. Se rinascita doveva essere per la Azarenka, non poteva che materializzarsi in Australia, dove ha vinto i suoi due Slam (2012 e 2013) prima di inabissarsi, l’anno scorso, nei tormenti del fisico che presto sono diventati fantasmi della mente, con una depressione combattuta con la pittura e un atteggiamento meno spocchioso verso il mondo e le colleghe, tanto che oggi la sua pagina Facebook è una delle più visitate: “Finalmente vedo la fine del tunnel, la mia parola d’ordine in questo torneo è competere fino a quando mi sarà possibile”.

—————————-

La Strycova serve a 225 Km/h! (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Giornata da bombardieri, agli Australian Open. In campo maschile a far impazzire il radar è stato il romeno Marius Copil, che durante il secondo turno (perso) contro l’elvetico Stan Wawrinka ha servito regolarmente sopra i 210 km/h e una volta ha toccato i 242: il limite assoluto – ma ufficioso per l’Atp – dell’australiano Sam Groth, 263,4 Kh/h Fatti segnare al Challenger coreano di Busan, è ancora lontano, ma per il momento quello di Copil, n.194 Atp, è record del torneo. A stupire però sono stati i 225 Km/h accreditati dal servizio di cronometraggio ufficiale dell’IBM alla ceca Barbora Zahlavova-Strycova, che li avrebbe raggiunti durante il vittorioso match contro la cinese di Taiwan Kai-Chen Chang. Il condizionale è d’obbligo: la statistica compare sul sito ufficiale dello Slam ma ha del clamoroso, considerato che migliorerebbe ben di 14 km/h il record assoluto per il circuito femminile stabilito nello scorso agosto dalla tedesca Sabine Lisicki (210,8 km/h al torneo Wta di Stanford, in California). Per anni la classifica era stata dominata dalle Williams, e in particolare da Venus, che ha toccato i 207,6 agli UsOpen del 2007. La Zahlavova-Strycova, che nel 2013 è stata sospesa sei mesi per doping (e qui i più sospettosi sorrideranno), guida cosi anche la classifica dei servizi più potenti di questa edizione degli Australian Open, davanti a Serena Williams (204) e alla nostra Camila Giorgi (203), che contro la Smitkova ha servito spesso sopra i 180 mettendo a segno in totale 7 ace. A dimostrazione che per servire bene non contano solo i centimetri, ma anche la tecnica.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement