Niente più italiani, Seppi maturo, k.o. 4 spagnoli su 5, la resurrezione di Venus, quattro “vergini” nei set

Editoriali del Direttore

Niente più italiani, Seppi maturo, k.o. 4 spagnoli su 5, la resurrezione di Venus, quattro “vergini” nei set

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Al maschile approdano sette delle prime otto teste di serie, ognuno di una nazione diversa. Chi può battere Novak Djokovic? Anche al femminile una sola imbucata, Madison Keys. Ma forse la sorpresa maggiore è Venus Williams

La triste giornata senza italiani

Prima giornata triste, senza italiani in campo in singolare ma su più campi nei doppi. Il pensiero ai due che potevano esserci se avessero avuto un attimo in più di fortuna, Camila Giorgi e Andreas Seppi, non poteva non assalirmi di nuovo.

Credo che per Camila le occasioni di raggiungere quel che ha soltanto sfiorato – tre volte a due punti dal match con Venus che oggi ha dato 6-1 al terzo alla Radwanska – non mancheranno per via della sua giovane età e del suo straordinario potenziale.

Ha tutto per emergere definitivamente. Oggi è raro che un tennista vinca cose importanti se non ha 25/26 anni. Basta avere pazienza. Anche papà Giorgi dovrà riflettere bene sul suo ruolo. E’ importante, necessario, ma come ha fatto la Li Na che negli ultimi tre anni ha deciso di affiancare al marito anche un coach serio come Carlos Rodriguez ed ha colto in quegli anni un paio di Slam ed una finale, oltre ad un posto di eccellenza nel ranking Wta, chissà che un po’ più in là anche Sergio e Camila non giungano alle stesse conclusioni.

 

La Maturità di Andreas Seppi

Ma anche per Andreas, nonostante i quasi 31 anni, resto ottimista (sia pure un briciolo meno) perché i suoi progressi – in particolare al servizio che oggi rappresenta un aspetto preponderante del tennis, 23 aces contro Kyrgios – sono talmente evidenti che dovrebbero dare frutti importanti ancora per due anni o tre. Gli basterà raggiungere l’obiettivo di rientrare tra i primi 32 del mondo, riguadagnare un posto tra le teste di serie e, prima o poi, un pertugio favorevole in qualche Slam gli si aprirà. E’ un tennista completo ormai, gioca bene su tutte le superfici, è migliorato anche a rete, nel dritto, e come personalità: l’ho notato ieri contro Kyrgios quando dopo aver sbagliato nettamente una palla corta, ne ha ritentata subito un’altra nel punto successivo, coronata da successo. Un anno fa non l’avrebbe mai riprovata così, subito. Significa aver sicurezza nei propri mezzi tecnici. Non l’ha sempre avuta, Andreas. Anzi proprio la personalità sembrava fargli difetto, nei primi anni. E c’era da capirlo. Si trovava, lui altoatesino di un paesino di montagna, sbalzato in tutt’altro mondo.

Di lui mi è piaciuto anche l’atteggiamento rilassato nelle conferenze stampa. Sorridente e disponibile nei giorni delle vittorie come in quelli delle sconfitte. Decisamente maturato fuori dal campo lo è anche dentro. Chissà che non sia stata proprio quella posizione decisa che seppe prendere a Cagliari quando fu invece accusato di essere il capo degli ammutinati contro la Fit, il momento in cui ha preso coscienza delle proprie idee e le ha difese senza paura. Incluso il momento in cui ha deciso di non giocare più per un paio d’anni in Coppa Davis per seguire un altro percorso.

 

Kyrgios King del Comeback e dei muscoli

La stampa australiana ha dedicato paginate intere al King of Comebacks, Nick Kyrgios, com’era inevitabile dopo il recupero da 0 set a 2 con Seppi. Ma il report rassegna stampa aussie l’ha già fatto Luca Baldissera. Diventerà un top ten o un top-five, si chiedono tutti qua? Mah, a 19 anni ha raggiunto due quarti di finale in Slam, quindi le premesse ci sono tutte. L’ultimo teenager capace di tanto era stato Roger Federer. Non uno qualunque. Altro tipo di tennis, si dirà. Però il tennis moderno, ancorché più noioso, non riesce a prescindere dai cannonballs di servizio, dai dritti poderosi. E’ sempre più muscolare. E Kyrgios lo incarna di più, lasciatemi dire purtroppo, di Federer.

 

Hasta luego Espana, ma Nadal…

Nel singolare maschile abbiamo otto tennisti di otto nazioni diverse. Non succede spessissimo. Gli spagnoli che avevano 5 rappresentanti ancora in gara hanno vissuto una brutta giornata, ma gli è rimasto il solo e solito Nadal: la Muguruza aveva illuso, con il 62 iniziale, di poter ripetere l’exploit dell’ultimo Roland Garros, ma Serena è venuta fuori prepotentemente. Ha perso Ferrer contro Nishikori, tre set a zero con il periodico 6-3. Eppoi i due Lopez, Feliciano e Garcia, quantunque Garcia faccia parte del cognome, si sono battuti allo stremo delle forze con Raonic (che non aveva fin qui perso un set e ne ha ceduti due in un colpo solo) e con il campione in carica Wawrinka che è stato vicinissimo a ritrovarsi al quinto. Garcia Lopez, che nel primo parziale aveva servito inutilmente per il set sul 5-4, nel tiebreak è stato avanti 5-0 e 6-2, con 4 setpoint consecutivi. Invano. Feliciano, dal canto suo, ha fatto una gran lotta per dimostrare che non era solo fortuna se aveva passato i primi due turni a quel modo: faceva più punti da fondocampo che quando andava a rete. Per Raonic comunque una bella conferma: non fallisce uno Slam ed ora è il primo canadese dal 1912 ad aver fatto tre quarti di finale nei Major. Il suo tennis può non entusiasmare, ma se dal Montenegro fosse emigrato in Italia (a Tirrenia?) avrebbe fatto gli stessi risultati?

 

Favoriti tutti vincenti, ma solo Djokovic e Berdych…

I soli giocatori che non hanno ancora perso un set sono il sempre più favorito n.1 del torneo Djokovic (come farà a perderlo?) e il bistrattato Berdych – che i nostri dissacranti lettori continuano a chiamare Perdych (come del resto i tifosi della Fiorentina si divertono con chi ha fatto loro conquistare la qualificazione per un paio di Coppe dei Campioni, Perdelli anziché Prandelli) e a loro vorrei dire: ma se avessimo avuto noi uno come Berdych? – con il ceco che è approdato ai quarti per il quinto anno consecutivo e negli ultimi tre senza mai perdere un set. Avercene, ribadisco.

Ma insomma fra i maschietti hanno vinto tutti i favoriti, quelli che dovevano, incluso come detto il giapponese Nishikori, uno dei tre extraeuropei con Raonic e Kyrgios.

Io credo che le semifinali saranno Murray-Nadal e Nishikori-Djokovic, però se dovessi scommettere su una partita delle quattro Murray-Kyrgios (1-0), Nadal-Berdych (18-3 con Rafa che ha vinto le ultime 17), Nishikori-Wawrinka (1-2) e Djokovic-Raonic (4-0), l’unico sul quale investirei una cifra discreta sarebbe Murray: nell’unico precedente a Montreal 2014, un mesetto dopo la vittoria di Kyrgios su Nadal, è stato 6-2,6-2 per lo scozzese. E poi Djokovic che però Raonic un pochino lo soffre. Sugli altri sarei molto guardingo.

 

Un’imbucata e le due regine Williams

Fra le donne ci sono tutte teste di serie salvo una: Madison Keys, l’imbucata al tavolo delle grandi, ma dopo essersi conquistata il posto eliminando la Kvitova più che l’altra Madison, la Brengle. La Keys è allenata da Lindsay Davenport e l’altro giorno Giulio Fedele ha dedicato un profilo alle due Madison. Tuttavia forse la sorpresa più grande è il ritorno di Venus Williams ai livelli di un tempo. Era dal 2010, agli Us Open, che non raggiungeva più i quarti. Non credevo che avrebbe battuto la Radwanska – e molto più nettamente che la nostra Camila – e invece l’ha fatto. Un collega polacco che siede alle mie spalle dice che Agnieszka si è imborghesita, è ricca sfondata, una star nel suo Paese, e se perde o vince si batte con sufficienza. Non so se credergli. Ma me l’aveva detto prima che giocasse e perdesse con Venus: “Non ha la grinta e la cattiveria che serve per vincere uno Slam”. Forse è proprio così. Anche se il fatto che abbia ingaggiato come coach una come Martina Navratilova, che certo non ci sta a far da comparsa a una che non si batte, farebbe pensare il contrario.

Venus invece, dopo 4 anni di black-out, ha ritrovato quella grinta e il piacere di restare anche “senza capire perchè noi siamo ancora qui a giocare” quando Kournikova, Capriati, Mauresmo, Cljisters, Henin, Davenport e Li Na per citarne qualcuna sono in pensione o riproduzione. Fra gli uomini avrebbero potuto trovare un po’ di coetanei per farsi compagnia, Federer, Hewitt, Bennetau, Karlovic, Nieminen, ma non li hanno mai frequentati, lei e Serena.

Ricordo che Venus giocò il suo primo match da pro nell’ottobre 1994 a quattordici anni, più di vent’anni fa. Serena vinse invece il primo dei 18 Slam nel 1999 a 17 anni. E ricordo così bene quando Venus a Miami nel ’97 mi disse: “Mia sorella diventerà forte come me, in allenamento ci perdo”. Non la prendemmo molto sul serio, e men che lei papà Richard quando con Venus n.1 del mondo ebbe a profetizzare: “Serena sarà la prossima n.1”. Si misero tutti a ridere e a guardarlo con aria piena di compassione. Ma aveva ragione lui.

 

Due sole a non aver perso un set

Anche fra le donne le sole a non aver perso un set sono due: la Halep, che mi è parsa in una forma straordinaria, e la Makarova che per l’appunto si affrontano alle una italiana di stanotte. Penso che la Halep vincerà. Se vincesse perdendo un set nessuna sarebbe più…vergine.

Non molti si aspettavano che la Cibulkova sorprendesse una Azarenka di nuovo competitiva, ma la “Cipollina” ha gli attributi delle piccoline. E Serena quelli delle grosse. Quando ha perso il primo set con la splendida Muguruza, sosia intelligente della Ivanovic, e la spagnola di madre venezuelana ha avuto 6 palle break per il 2-0 nel secondo, quasi tutti hanno pensato che la vicenda del Roland Garros si sarebbe ripetuta.

Dall’alto in basso i quarti sono Serena vs Cibulkova (4-0 i precedenti, ma attenzione), Venus Williams – Madison Keys (1-0), Makarova – Halep (0-1) Bouchard – Sharapova (0-3).

 

Ubaldo commenta l’ottava giornata degli Australian Open insieme a Ben Rothenberg, giornalista del New York Times

E il commento di Ubaldo con Luca Baldissera

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