Il punto di Rino: Seppi, con cattiveria e presunzione sarebbe stata un'altra carriera

Australian Open

Il punto di Rino: Seppi, con cattiveria e presunzione sarebbe stata un’altra carriera

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L’unica sorpresa del torneo resta la vittoria di Andreas Seppi su Roger Federer. La partita più importante invece quella che ha visto trionfare Berdych su Rafa Nadal. La novità più interessante nel torneo femminile è Madison Keys 

L’Australian Open ha improvvisamente trovato equilibrio e regolarità dopo l’unica sorpresa, fortunatamente provocata dal nostro Andreas Seppi, che aveva bisogno di un risultato importante per ricordare al tennis italiano di essere stato per qualche tempo il nostro miglior giocatore. Seppi aveva 21 anni quando nel 2005 è entrato tra i primi cento del mondo e vi è rimasto per dieci anni (salvo una brevissima parentesi nel 2007) senza riuscire a fare un piccolo salto di qualità. Nel 2012, al Roland Garros, Seppi ha sciupato un vantaggio di due set contro Djokovic contro il quale ha spesso giocato bene ma ha sempre perso. Un peccato, perché Seppi avrebbe potuto raggiungere traguardi più importanti avesse avuto un po’ di cattiveria e di presunzione in più.
La partita interessante – ed alla fine le più importante del torneo – è stata quella che ha consentito a Tomas Berdych di ottenere finalmente un risultato   adeguato alle sue qualità.

Nel torneo femminile la novità è stata l’americana Madison Keys (classe 1995) che si è qualificata per le semifinali dove però l’attende  l’intramontabile Serena Williams che sembra avviata a stabilire record di longevità nella storia del tennis femminile. Vale la pena ricordare che Serena ha conquistato il primo titolo del Grande Slam della sua carriera nel 1999 quando Madison Keys aveva 4 anni.
La Keys rappesenta la migliore speranza del tennis americano di uscire finalmente dal tunnel di una crisi che ormai dura da troppo tempo. Basti pensare che nella classifica del computer il primo americano è John Isner e ha quasi 30 anni e il secondo è Sam Querrey che è numero 35. Stiamo molto meglio noi.

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