Australian Open interviste, Djokovic: "Ora che sono padre e marito, questo titolo vale di più"

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Australian Open interviste, Djokovic: “Ora che sono padre e marito, questo titolo vale di più”

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Australian Open finale. Djokovic batte Murray 7-6(5) 6-7(4) 6-3 6-0. L’intervista del dopo partita a Novak Djokovic

 

Parlaci del terzo set, quando lottavi con un infortunio e poi hai vinto 12 degli ultimi 13 game.

Sì ci sono stai molti punti di svolta nel match, come credo tutti avessero predetto, è stata una gran bella battaglia. Ovviamente era una finale Slam per entrambi e, escludendo il record che ho qui e il fatto che lui abbia giocato tre finali, sapevamo che avevamo tutti e due le stesse chance per vincere. È stato un incontro simile alla finale qui nel 2013 dove abbiamo giocato per più di due ore i primi due set, oggi due ore e mezza, molto fisica ed estenuante. Entrambi abbiamo passato momenti duri fisicamente, avrete visto che ho avuto una crisi fra la fine del secondo e l’inizio del terzo, mi sentivo stremato e avevo bisogno di tempo per recuperare e ricaricarmi per tornare in corsa, e questo è quello che ho fatto. Ho iniziato a colpire la palla e ad essere più aggressivo scendendo a rete, accorciando i punti, ho ottenuto in break molto importante sul 2 a 0 per lui al terzo che mi ha riportato nel match mentalmente. Era come il gatto col topo ed è sempre così, noi proviamo sempre a mandare l’avversario fuori gioco con grandi colpi, lunghi scambi, molta varietà nel gioco: spin, piatto, palla tagliata, arrotata. Credo che entrambi abbiamo tirato fuori il meglio del nostro repertorio, spero che chi l’ha guardata si sia goduto la finale. Da parte mia è stato molto entusiasmante e sono soddisfatto di averci creduto sempre. Dopo aver salvato tre palle break sul 3 pari al terzo ed esser riuscito a fare il break mi sono sentito sollevato. Ho sentito come se potessi scivolare sulla palla, sentivo che era il mio momento. A questi livelli pochi punti possono capovolgere la situazione come abbiamo visto questa sera.

Anche se vi conoscete da 11 anni lui, Murray ha detto di essersi fatto distrarre da te che zoppicavi o avevi un problema alla mano o al piede. Dovrebbe accadere tra due persone che si conoscono così bene?

Sì, non ho intenzione di dire cose cattive sul suo conto in conferenza stampa o di trovare scuse o cose del genere. In un incontro del genere si provano molte emozioni e tensioni e non è facile tenere la concentrazione al cento per cento per tutto il tempo. C’è stata questa interruzione con persone che sono entrate in campo, c’è stato molto ritardo e io ero sopra di un set e un break. Ho perso il servizio e lui ha iniziato ha giocare meglio e più aggressivo sul campo. Non era il giocatore più fresco nel secondo e nel terzo ma è normale aspettarsi questo dopo i lunghi scambi che abbiamo avuto. È tutta una questione così fisica.

Cosa significa questo titolo in questo momento per la tua carriera?

Credo abbia un significato più profondo, un significato più intrinseco ora per la mia vira perché sono padre e un marito. È il primo titolo Slam che vinco come padre e marito, sono molto fiero.

In che modo?

In un modo che sono padre e marito (sorride). Beh, sai, io credo di trovarmi su un cammino giusto e credo di essermi impegnato per questo sport in ogni modo mi sia stato possibile negli ultimi anni e mi sento di giocare al mio meglio ora a 27 anni. È per questo che gioco a questo sport, per vincere grandi titoli e mettermi in una posizione in cui posso giocare anche per le persone intorno a me. Io so quanto sacrificio loro hanno messo nella mia carriera e io cerco di ringraziarle non prendendo niente per scontato. Con l’andare avanti della mia vita, ci sono circostanze, eventi, situazioni che definiscono questi bei momenti, sposarmi e avere un figlio negli ultimi sei mesi è stato qualcosa che mi ha decisamente dato energia, qualcosa che non avevo mai provato prima. E ora tutto sta andando in una direzione così bella nella mia vita, ne sono grato e provo a vivere questi momenti con tutto il mio cuore.

Come spieghi il fatto che sembravi essere finito fisicamente e poi, due game più tardi, tornavi a correre. Lui credeva avessi i crampi.

No, non avevo crampi. Non ho chiamato un time-out perché non avevo alcun bisogno di chiamarlo, mi sentivo solo debole, sono andato in una crisi fisica nel giro di 20 minuti e onestamente non l’avevo provato molte volte nella mia carriera. Ma sapevo dentro la mia mente che era qualcosa di simile alla finale degli Australian Open del 2013, una battaglia simile. Quindi ho creduto di aver qualcosa in più fisicamente in quel match e questo fu qualcosa per andare avanti e ovviamente l’importanza dell’evento, una finale Slam. Non volevo arrendermi. Anche se stavo passando quel momento, sapevo di poter guadagnare la forza necessaria ed è questo ciò che ho fatto, colpire la palla di più, coprire meglio il campo, abbreviare i punti e questo mi ha permesso di rientrare nel match.

Era un problema di disidratazione o fisico?

No, sono molto professionale in termini di idratazione e nel prendere le necessarie sostanze, cibo, insomma, le cose che hai bisogno durante un match. Era solo che la lunghezza degli scambi e la fisicità dei primi due set mi avevano consumato le energie, è normale aspettarsi che tu non possa essere sempre al 100% e quindi passi alcuni momenti, in incontri come questi, che puoi chiamare crisi. Dopo di questo mi sono sentito bene.

È un effetto persistente del virus che avevi preso a Doha?

È difficile dirlo perché ora sono passate due settimane e mezzo. Forse ora emergono le conseguenze di essermi potuto prepararare al meglio per questo torneo, la settimana di allenamento è stata più che altro una settimana di guarigione. Con l’andare avanti del torneo mi sono sentito sempre meglio, ma credo che la forza di volontà in campo di oggi mi abbia portato dove sono ora.

Presto nel secondo set ti sei buttato a terra e sembrava ci fossero un paio di punti dove ti facesse male la caviglia.

No, no, no, no, non lo era. Ancora la stessa ragione già menzionata, la lunghezza degli scambi, è questo che ha causato il problema fisico.

Diresti che questo è il più grande traguardo della tua carriera?

Beh, fortunatamente ho avuto grandi momenti sui campi degli Slam e ogni vittoria Slam è speciale a modo suo, non posso paragonarli ma sicuramente questo torneo è stato di gran lunga quello di più successo, mi piace giocare qui e mi piace tornarci. Australia è una nazione sportiva e amano l’Australian Open. Un altro anno di record infranti, il torneo ha alzato il livello per tutti gli altri tornei. Andy stava dicendo sul campo che ha ascoltato il commento degli altri giocatori e a tutti piace giocare qui. È questo e perché Craig Tiley e tutte le persone da dietro le quinte, e gli sponsor ovviamente, provano a migliorarlo e fanno sentir bene i giocatori. E poi in Australia tutti si allenano ed è un ambiente stimolante per lo sport. Amo il tempo che passo qui e vincere l’ottavo Slam ed essere inserito nel gruppo dei migliori di questo sport è un grande onore e privilegio. Non posso dire quanto sono orgoglioso e sarà di ispirazione per il resto della mia carriera.

5 sono molti, ne baratteresti uno o due per vincere a Parigi?

Ah! Non chiedermelo qui, per favore (sorride). No, io credo fermamente che ogni cosa nella vita accade per un motivo, io cerco di non sprecare tempo chiedendomi ma se, ma se. C’è un motivo se gioco bene qui, e non ho ancora vinto gli Open di Francia, io continuerò a spingere e lavorare e credere di potercela fare, almeno una volta, prima che la mia carriera finisca.

Quando alzi il trofeo, pensi sempre alla donna che ha fatto molto per la tua carriera, Jelena Gencic?

Sì, certo. Lei non è lì solo quando alzo il trofeo, lei è molto spesso nella mia mente. oltre ai miei genitori, alla mia famiglia, lei ha fatto il massimo per la mia carriera e per la mia vita in generale. Questo trofeo è suo quanto mio.

Hai percepito che Andy fosse distratto dai tuoi problemi fisici e pensato che potesse volgere a tuo vantaggio?

Non l’ho notato, no. Non l’ho notato.

Vedi qualche differenza tra l’incontro di oggi e quello contro Wawrinka? Sei stato nei guai in entrambi i match.

Sono giocatori diversi, ovviamente i due match sono stati molto duri sotto ogni aspetto, ma sono match differenti. Con Stan tutto accade molto velocemente, sai, lui colpisce la palla molto forte e i punti sono molto corti, non ci sono molti scambi, almeno non molti quanto questa sera.

In quale match hai giocato meglio?

Credo di aver giocato meglio oggi. Questa sera ho avuto i miei alti e bassi ma guardando nel complessivo ho giocato meglio.

Credi che fisicamente stai pagando il prezzo per tutto il tennis che hai giocato negli ultimi due anni? E solo per capire la situazione, ti ho visto bene contro Stan e anche oggi durante il match. Sono solo elettroliti?

Beh, per la prima domanda, non sono infortunato e non ho grandi preoccupazioni per il mio corpo quindi non credo di star pagando un prezzo per il troppo tennis. Credo che escludendo i top player io sto giocando i tornei minori, non posso certo usarla come scusa ma io provo a prepararmi per i tornei più importanti perché è lì che voglio primeggiare. Lì voglio dare il mio meglio. Quindi parlando di calendario, faccio molta attenzione ad organizzarmi in anticipo. Ovviamente quest’anno avrò la Davis e sono due settimane in più, ma il calendario è più o meno lo stesso, fisicamente mi sento molto, molto bene. Non penso che questi 20, 30 minuti di sta sera possano causarmi grandi preoccupazioni per il futuro, al contrario credo che uscire da un periodo di 20 minuti e finire il match come l’ho finito possa solo incoraggiarmi. E per la roba che gli atleti bevono, io sono molto disciplinato e preciso con ciò che bevo e mangio. Credo che quando fai attenzione a tutti i piccoli dettagli alla fine vieni ripagato, soprattutto in incontri come questo. Io credo nel mio stile di vita salutare che ho avuto negli ultimi anni per il quale ho dovuto fare molti sacrifici, credimi. Persino questo buono champagne qui, capisci, molti sacrifici in termini di tempo libero, di piatti deliziosi, ma comunque ancora mi godo quello che mangio e che bevo; mi godo la vita che ho. È una mia scelta quindi non posso sedermi qui e lamentarmi della mia vita mentre invece vi dico che è la miglior vita che possa avere. Come tutti io provo ad essere il migliore ed è qui che pongo molta attenzione.

Quali sono le tue forze mentali fondamentali?

Forze mentali? In questi incontri e circostanze particolari probabilmente la forza mentale gioca il ruolo più importante. Per vincere questi match tu devi esser in grado di trovare quella forza interiore mentale, fisica, emotiva, specialmente quando sei sotto nella finale e stai giocando contro un top player. Molte cose possono influenzare il tuo modo di pensare, e come dicevo prima, non si può essere sempre al 100% concentrati per tre ore e mezza. Ma è importante continuare perché puoi cadere molte volte, ma la forza mentale ti permette di andare avanti.

Traduzione di Paolo Di Lorito

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