Fognini, Seppi più il nuovo Bolelli: in Davis l’Italia è favorita (Martucci). Nadal, la resa: “Non tornerò numero 1” (Semeraro)

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Fognini, Seppi più il nuovo Bolelli: in Davis l’Italia è favorita (Martucci). Nadal, la resa: “Non tornerò numero 1” (Semeraro)

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Fognini, Seppi più il nuovo Bolelli: in Davis l’Italia è favorita (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport)

Fabio Fognini, Andreas Seppi, Simone Bolelli, Paolo Lorenzi: capitan Corrado Barazzutti non rischia il super servizio della rivelazione Luca Vanni nel delicato primo turno di coppa Davis della prossima settimana, il 6-8 marzo, sul cemento indoor di Astana in Kazakistan. Il finalista di San Paolo sarebbe comunque stato solo il quarto uomo contro Andrey Golubev, Mikhail Kukushkin, Oleksandr Nedovyesov e Pdmitry Popkkov, convocati dal c.t. Dias Doskarayev. Perché rischiare gli equilibri del gruppo? Il capitano azzurro ha addirittura il dubbio dell’abbondanza, in singolare, fra Seppi (il più affidabile sul cemento indoor, comunque non velocissimo di Astana, come conferma la finale di tre settimane fa a Zagabria), Fognini (il fuoriclasse azzurro, con la classifica mondiale più alta ed eroe delle ultime Davis) e il ritrovato Bolelli, in assoluto, il più forte sulla superficie, ma da preservare magari per il doppio.

Dopo che, con l’amico Fognini, ha sfatato il tabù Slam, aggiudicandosi gli Australian Open di gennaio, 56 anni dopo Pietrangeli-Sirola al Roland Garros. Diciamolo, l’Italia è favorita per i quarti di finale del 17-19 luglio, eventualmente in casa, contro la vincente di Repubblica Ceca-Australia. Gli azzurri hanno una classifica più alta: Fognini è n. 22 del mondo, Seppi 36, Bolelli 52, Lorenzi 66, contro Kukushkin 58, Golubev 107, Nedovyesov 131 e Popko 605. E hanno avuto risultati migliori nei primi mesi dell’anno, in assoluto, e paragonati a quelli dei russi naturalizzati kazaki (…)

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Nadal, la resa: “Non tornerò numero 1” (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

«Non so se tomerò più il miglior Nadal…». Pausa, respiro trattenuto dagli astanti, perplessità e preoccupazione di chiunque abbia a cuore il tennis. «…Però dare il meglio per riuscirci». Sospiro di sollievo. Ma un sospiro breve. Poco convinto. Perché il Nadal che abbiamo visto in campo dopo la favolosa nona vittoria al Roland Garros dello scorso anno non è mai stato il ‘vero” Nadal. Il Cannibale capace di sbranare tutti, il fuoriclasse che ha vinto 14 tornei dello Slam e battuto Roger Federer 23volte su 33. A San Paolo, in semifinale, Fabio Fognini è stato bravissimo a sfiancarlo e rimontarlo, la sua è stata una vittoria meritatissima. Anche in Brasile però si è visto in azione un Rafa mai veramente centrato, spesso in affanno, ancora in ritardo di preparazione e addirittura nervosissimo. Al punto da litigare con l’arbitro Carlos Bemardes («Non arbitrerai mai più una mia partita!»), da lamentarsi per le palle, il caldo, gli orari da gioco. Un Nadal davvero poco “nadaliano”, insomma.

«Rafa, que pasa?», si è chiesta anche l’Equipe, che ha provato a anche a intrappolare in qualche grafico il momento no dell’ex n. 1 del mondo. Ma la risposta al di là dei numeri è semplice: passano gli anni. Passano per Federer e anche per l’ex Niño, che a giugno compirà 29 anni e che da una vita ormai si logora su un campo da tennis, inseguendo palline e brutalizzando gli avversari. In 14 anni di carriera ha portato a casa 64 tornei e 71,7 milioni di dollari di monte-premi, ma ha dovuto sopportare anche tanti infortuni: almeno 13 di una certa entità, dal 2003 ad oggi; l’ultimo della serie la scorsa estate, al polso, che lo ha costretto a saltare gli Us Open.

LOGORIO. Il potere insomma logora anche chi ce l’ha, o chi ce l’ha avuto, e la classifica Atp dei giocatori capaci di batterlo negli ultimi mesi è un termometro eloquente dello stato di crisi. Fra il 2009 e il 2012, per riuscire a sradicarlo da un torneo bisognava stare – in media – fra iln.7e il 12 del mondo. L’anno scorso dopo Parigi Rafa si è arreso a Dustin Brown, n.85, Nick Kyrgios, 144 (sull’erba, ma a Wimbledon dove ha vinto 2 titoli…), Martin Klizan, 56, Boma Coric, 124. Quest’anno ha già perso tre volte – nel 2013, quando rientrò a febbraio dopo uno stop di sette mesi era successo solo al 1 turno di Wimbledon -, oltre che da Fognini anche dal n.127 del mondo Michael Berrer a Doha e da Tomas Berdych in Australia: è vero che il ceko è n.7 Atp, ma con Rafa aveva perso 18 volte di fila. E’ grave, dottore? «Al momento più di così non posso dare», ha confidato agli amici. Però a Buenos Aires, dove sicuramente ha buoni motivi anche economici per giocare, si è iscritto anche in doppio insieme all’amico Juan Monaco. Si allena, stringe i denti e incrocia le dita. Non si arrende, perché la resa non fa parte del menù della casa e perché, vista la concorrenza non strepitosa dei giovani leoncini, puntare sulla terra rossa e sulla “Decima” a Parigi, proprio come il suo Real in Champions, non è utopia. «Fisicamente sto bene», ha dichiarato ieri. «A Rio mi sarebbe piaciuto arrivare in finale, mi avrebbe dato fiducia, però io patisco l’umido e ho sofferto di crampi. Probabilmente scenderò ancora in classifica, ma mi sono fatto una scaletta ben precisa per recuperare (…)

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