Intervista esclusiva a Monachesi, coach di Quinzi: “Diventerà un campione”

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Intervista esclusiva a Monachesi, coach di Quinzi: “Diventerà un campione”

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Il nuovo coach di Gianluigi Quinzi, intervistato in esclusiva da Ubitennis, ci parla del futuro del giovane tennista azzurro, fra pressione e maturità

Mariano Monachesi segue dall’ottobre del 2014 la promessa del tennis azzurro Gianluigi Quinzi, attualmente al n. 368 della classifica Atp. Monachesi ha 43 anni ed è direttore, assieme a Mariano Hood della “Monachesi & Hood Tennis Academy” in Argentina. In passato ha allenato Guillermo Coria, Guillermo Cañas, Agustín Calleri, Juan Ignacio Chela, Mariano Zabaleta e Tommy Robredo. Intervistato per Ubitennis in esclusiva da Iván Tricárico, Mariano ha posto l’accento sulla fiducia e la certezza che Quinzi possa diventare un giorno un campione, e che adesso è necessario che trovi la maturità per poter affrontare serenamente la pressione di un intera nazione tennistica, che vede in lui il futuro dei colori azzurri.

Da quando lavori con Quinzi?
Lavoriamo insieme da ottobre. Abbiamo fatto una prova di due mesi, abbiamo trovato un buon feeling e abbiamo stabilito il piano per lavorare insieme per il 2015.

Come lo vede per il futuro? A lungo è stato una promessa junior, gioca da molti anni, ha giocato vari Challenger, vari Futures.
È un grande giocatore, davvero. Spero di avere la fortuna di poterlo accompagnare per un processo di qualche anno, perché sono convinto che con me o con qualunque altro allenatore, potrà diventare un grande tennista. Gioca a tennis molto bene, è una grande realtà. Ha bisogno di trovare la maturità per potersi tranquillizzare, iniziare a vincere le partite, ad avere fiducia in se stesso e questo non è semplice. Non è facile essere il numero 1 del mondo, o vincere Wimbledon, e stare in un paese come l’Italia, che è un paese latino, molto sanguigno. L’Italia non ha una giovane promessa da molto tempo, però lo osservo e vedo che è un gran lavoratore e mi sembra un grande giocatore.

La pressione di essere la grande promessa del tennis italiano può avergli giocato contro?
Credo che la pressione sia qualcosa con cui tutti devono imparare a convivere, nel tennis come nella vita. Sì, può avergli creato qualche problema in alcuni risultati, ma già dopo impari a convivere con questo, e poi comprendi che la carriera è estremamente individuale, è personale. Un tennista gioca per se stesso. E poi con il tempo tutto si riduce, la pressione diminuisce.

Come con Fabio Fognini, anche lui molto criticato dal pubblico e dalla stampa italiana per il suo modo di giocare, che è stato n. 13 del mondo. Crede che anche in questo caso è stato il pubblico a mettere pressione?
Io credo che il pubblico italiano, come tutti, è molto esigente. Ti segue e vuole che tu vinca, ma credo che anche con questo aspetto bisogna imparare a convivere. Devi vederne l’aspetto positivo, perché se non vedi il lato buono delle cose, ed inizi a litigare con tutti, non ti conviene. Fognini, credo che per le qualità tecniche che possiede, avrebbe potuto ottenere dei grandi risultati nei tornei maggiori. Ad uno che è stato n.13 del mondo può succedere.

Vede Quinzi come un possibile top 50?
Certo, se non lo vedessi così non lo allenerei.

Un’ultima domanda. Come avete preparato il tour in questi mesi?
Bene. Giocheremo un Challenger a Santiago, abbiamo una wild card per partecipare alle qualificazioni di Miami. Successivamente abbiamo una serie di quattro Challenger, uno vicino Miami e tre in Messico.

Cercherete di giocare a Roma, chiederete una wild card per le qualificazioni?
Sì, ovviamente ci proveremo.

Si sente preparato per un torneo così importante? Un Masters 1000?
Sì, assolutamente.

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