Hampton, Robson e Co; smarrite, ritrovate e disperse. La dura legge della WTA

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Hampton, Robson e Co; smarrite, ritrovate e disperse. La dura legge della WTA

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Protagoniste a Monterrey e Kuala Lumpur, Timea Bacsinszky e Alexandra Dulgheru sono riemerse dopo anni difficilissimi. Ma chi sono le giocatrici che stanno vivendo oggi difficoltà simili?

Nei tornei di Monterrey e Kuala Lumpur sono state protagoniste Timea Bacsinszky e Alexandra Dulgheru; due giocatrici praticamente sparite per tre anni dagli appuntamenti WTA, ma che sono state capaci di riemergere dopo aver superato periodi complicatissimi.
Ogni tanto il tennis offre ritorni inaspettati, e così capita che gli spettatori ritrovino a distanza di anni giocatrici che sembravano essersi smarrite. Ricordate l’anno scorso Mirjana Lucic? O nel 2011 Jelena Dokic?

Riflettendo sulle loro storie ho pensato però di dedicarmi non a chi vince, ma a chi è in difficoltà e sta vivendo oggi, in questi momenti, le situazioni critiche che hanno affrontato negli anni scorsi Bacsinszky e Dulgheru.
Purtroppo giocatrici in crisi, per ragioni differenti, ce ne sono molte, e un solo articolo non avrebbe potuto raccontarle tutte; allora mi sono dato un limite entro cui stare: tenniste capaci di entrare tra le prime trenta del mondo dal 2011 in poi, e che oggi sono fuori dalle prime cento.

Ogni giocatrice attraversa vicende particolari, ma ci sono cause più frequenti che provocano il calo di rendimento; il più delle volte sono gli infortuni a determinare l’uscita dai palcoscenici principali e la caduta nel cono d’ombra dell’anonimato. Parlo di anonimato perché i media privilegiano chi vince; chi perde viene facilmente dimenticato.
Qualcuna, come Su-Wei Hsieh, (numero 23 nel febbraio 2013, oggi 143 in singolare), la vediamo comunque giocare spesso, grazie al doppio. Ma le altre?

Comincio con due nomi: Vera Zvonareva e Nadia Petrova
Sono due esempi che mostrano quanto fare la tennista professionista sia un mestiere che ad alti livelli è molto ben pagato ma non concede défaillance. Eppure sono state due tenniste di primissimo piano, con un passato da top five e finali Slam.

Vera Zvonareva (ranking attuale: 154)
Sta cercando di ritornare ai suoi livelli dopo infinite tribolazioni fisiche, culminate in una operazione alla spalla. Si era fermata subito dopo le Olimpiadi di Londra (luglio 2012); e da allora ha avuto bisogno di tanta pazienza per recuperare. Nel frattempo si è laureata in studi internazionali.
Senza di lei in campo sono venute a mancare tante partite ricche di pathos e di emotività, visto che Zvonareva era capace di arrivare a giocare scambi con le lacrime agli occhi.
Nessun incontro disputato nel 2013, e appena otto nella prima parte del 2014. In pratica è solo dal 2015 che ha ripreso con una certa continuità. Riuscirà a 30 anni compiuti a risalire la china?

Nadia Petrova (ranking attuale: 514)
Negli ultimi anni Petrova aveva avuto stagioni in cui il logorio delle tante partite disputate aveva cominciato a farsi sentire. Ma è stata la morte della madre in un incidente d’auto nel dicembre 2013 a spingerla a sospendere l’attività (temporaneamente, secondo quanto scrive), a metà 2014. Tra qualche settimana scadranno gli ultimi punti utili per avere una classifica.
A quasi 33 anni, Nadia è ancora ferma e viene il dubbio che come tennista ormai abbia dato il meglio; una inversione di tendenza sembrerebbe davvero ardua.

Un’altra giocatrice che temo dovrà sottostare alla logica del declino naturale è Zheng Jie.

Zheng Jie (ranking attuale: 120)
Best ranking numero 15, prima semifinalista in uno Slam nella storia del tennis cinese (Wimbledon 2008), è stata una giocatrice dalle caratteristiche davvero particolari. Nelle sue giornate migliori mi ricordava l’Ariel di questo storico allestimento teatrale:

Rapida, scattante e reattiva come nessuna, quando era in forma praticava un tennis mercuriale che mi incantava, e che più volte ha fatto soffrire Serena Williams. Ma forse, proprio tenendo presente su quali doti fisico-tecniche faceva conto per emergere, per lei l’età (è nata il 5 luglio 1983) potrebbe essere un nemico particolarmente difficile da contrastare.
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Le giocatrici che ho citato hanno vissuto una parabola tutto sommato comprensibile: con l’età e il logorio agonistico sono aumentati i problemi. Ma ci sono anche tenniste che sono calate in fasi di carriera meno prevedibili. Comincio da due giocatrici capaci di arrivare in top ten (o quasi): Kirilenko e Peer.

Maria Kirilenko (ranking attuale: 187)
Kirilenko (best ranking numero 10 nel giugno 2013) non ha fatto in tempo a raggiungere la migliore classifica di sempre che sono cominciati i problemi fisici; ultimamente ha lasciato tracce di sé solo per vicende extratennistiche. Dopo aver rotto con il suo fidanzato hockeista, a sorpresa ha annunciato il matrimonio con nuovo fidanzato, e di lei su twitter si hanno notizie non per il tennis ma per la luna di miele.
Al momento non so cosa abbia in mente per il futuro, ma nel frattempo il computer continua a fare i conti: e nel suo caso sono sottrazioni. Ritirata a Wimbledon 2014 per un infortunio al ginocchio, non gioca una partita dal settembre scorso. Come tennista non attraversa un periodo felice, ma almeno dovrebbe esserlo la vita privata.

Shahar Peer (ranking attuale: 115)
Shahar Peer, best ranking numero 11 nel gennaio 2011. La giocatrice israeliana aveva fatto della continuità di rendimento il suo punto di forza. Molto difficilmente regalava partite ad avversarie di classifica inferiore, e qualche volta era anche capace di togliersi soddisfazioni con vittorie importanti.
Grande lottatrice, vendeva sempre carissima la pelle e per questo credo che anche le migliori fino a qualche anno fa preferissero evitarla. E’ vero che era stata piuttosto precoce nell’ascesa, ma non so quanti avrebbero potuto immaginare il suo declino a soli 25 anni. Senza che sia successo nulla di particolare (a quanto mi risulta, magari qualcuno può fornire ulteriori informazioni), ha cominciato a perdere sempre più spesso; non sconfigge una top 30 dal gennaio 2012.

Sorana Cirstea (ranking attuale: 144)
Al contrario di Peer, Cirstea non è mai stata un mostro di continuità, però sino al 2014 era sempre riuscita a trovare le settimane giuste durante le quali raccogliere i risultati che compensavano le giornate di scarso rendimento. Non dimentichiamo che Sorana è ancora giovane (è nata nell’aprile 1990) e dopo la crescita del 2013 penso che nessuno avrebbe immaginato la crisi del 2014.

Entro un po’ nel dettaglio del suo 2014, per mostrare quanto in fretta si possa uscire dai piani alti della WTA. Lo racconto perché per tanti aspetti la sua storia è esemplare, con molti punti in comune con le crisi attraversate da altre giocatrici.

A gennaio 2014 Cirstea è numero 22 del mondo. Però comincia male la stagione, con alcune sconfitte ai primi turni. Le cose migliori le fa in Fed Cup in aprile, quando batte Ana Ivanovic e contribuisce alla promozione della Romania. Ma proprio durante quel week-end accusa dei fastidi alla spalla che la penalizzano al servizio; fra l’altro in termini di ranking vincere in Fed Cup non serve a nulla, visto che le partite valgono zero punti.
Nella stagione su terra i risultati faticano ad arrivare, e poi è obbligata ad uno stop che le impedisce di prendere parte ai tornei di preparazione su erba: segno che la spalla non è del tutto a posto. A Wimbledon gioca, però perde da Victoria Duval (164 del ranking).

Ma la cosa più preoccupante è che si stanno avvicinando le cambiali pesanti dell’anno precedente: la finale di Stanford (200 punti), i quarti di Washington e soprattutto la finale di Toronto (620 punti, torneo Premier) miglior risultato in carriera, dove aveva sconfitto Wozniacki, Jankovic, Kvitova, Li. Era stata una grande gioia nel 2013 che nel 2014 si trasforma in una emorragia. Emorragia perché in tutti i tornei perde sempre al primo turno.
Arriva il crollo in classifica: scaduti i punti del 2013, si ritrova ottantesima in agosto.

Cambia racchetta (passa dalla Wilson alla Babolat), ma i risultati continuano a latitare
Piccola soddisfazione agli US Open: 6-1 6-1 a Heather Watson al primo turno e una sconfitta lottatissima contro la nuova stella Bouchard al secondo (2-6, 7-6, 4-6). Una partita che ricordo di avere seguito: programmata sul campo centrale in una serata ventosa e con momenti di buon tennis, vinta da Eugenie nei game finali soprattutto per la maggiore sicurezza mentale.
Per una notte Cirstea riconquista il centro del palcoscenico, e il match risveglia anche l’attenzione dei giornalisti, che approfondiscono la sua vita privata. Si scopre una novità: si è fidanzata con Santiago Giraldo e così i suoi tifosi a volte per avere notizie su di lei vanno a verificare anche i tweet del tennista colombiano.


Ma in sostanza a New York ha raccolto solo i punti di un secondo turno, e una sconfitta lottata contro una top ten come Bouchard non raddrizza certo il ranking.

Nei tornei cinesi di fine stagione la classifica ormai la obbliga alle qualificazioni. Sorana chiude l’anno con 22 sconfitte e 16 vittorie, e il 94 mo posto al mondo.
Nel 2015 gioca solo due match (persi) in gennaio. Da allora è ferma, sempre per problemi alla spalla.
Forse rientrarà a Miami con una wild card. Temo non sarà facile per una giocatrice  dal tennis estremamente aggressivo come il suo riprendere a spingere con coraggio e convinzione quando si è reduci da momenti difficili e diverse sconfitte.

Tamira Paszek (ranking attuale: 166)
Giocatrice di grande talento tecnico ma con un fisico troppo fragile, che fatica a reggere i ritmi intensi di una intera stagione professionistica. Si sente parlare di lei da tanto tempo perché è stata precocissima, ma in realtà è ancora molto giovane, visto che è nata nel dicembre 1990. Capace di vincere il primo torneo WTA addirittura a 15 anni (Portorose, settembre 2006), e di diventare numero 35 a 16 anni.

Ogni volta che gioca davvero sana e con un minimo di continuità, raccoglie ottimi risultati; ma il problema è che troppo spesso deve convivere con acciacchi di vario genere. Nel 2009, si deve fermare per problemi alla schiena (sprofonda oltre il 300mo posto). Risale progressivamente sino al best ranking: numero 26 all’ inizio del 2013.

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=EMh8SD-_0uk#t=1114

Ma poi precipita di nuovo oltre il centesimo posto dopo una stagione in cui è tormentata da differenti infortuni e da un virus ghiandolare che le viene diagnosticato in ritardo.

Non sono in grado di enumerare tutti i problemi fisici che ha passato negli ultimi anni (braccio, schiena, costole, ginocchio…). Se non sbaglio l’ultimo serio guaio è stato all’adduttore di una gamba; fatto sta che nel 2015 non ha ancora disputato un match.
E tutto questo è un vero peccato, perché un timing sulla palla come quello di Tamira si vede raramente. Davvero un braccio superiore, capace di colpi pulitissimi e di grande controllo anche su rimbalzi insidiosi come quelli su erba.

Alisa Kleybanova (ranking attuale: 186)
La storia di Alisa ha colpito tutto il mondo tennistico, visto che a 22 anni quando era in piena ascesa (luglio 2011) le viene diagnosticata una forma tumorale, il linfoma di Hodgkin.
In quel momento cambiano le priorità e l’attività agonistica passa in secondo piano; c’è da superare la malattia. Dopo il periodo di chemioterapia e radioterapia arriva la guarigione; ma un conto è essere tornata sana, un conto è essere pronta per il tennis ad alto livello.

Rientrata una prima volta nel 2012 (a Miami, con una wild card), Kleybanova si è resa conto di aver bisogno di più tempo per affrontare gli sforzi del circuito professionistico e ha quindi rimandato all’anno successivo il rientro.
Ha cominciato a giocare con regolarità nella seconda metà del 2013 e in circa un anno (partendo da zero) era riuscita a tornare numero 80.

https://www.youtube.com/watch?v=TUyfytfGQto

Ma dopo Wimbledon 2014 ha dovuto operarsi alla spalla. Da allora inevitabilmente i punti hanno cominciato a scadere e la classifica peggiora; ma il ritorno non dovrebbe essere lontano.
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Concludo con tre giocatrici ferme da più di dodici mesi e quindi senza più nemmeno un punto nella classifica WTA.

Aravane Rezai (ranking attuale: ==)
Prima parlavo del tennis super aggressivo di Sorana Cirstea; ma la maggiore “sparatutto” del tennis femminile è stata forse Aravane Rezai.
Capace di vincere Madrid nel 2010 sconfiggendo in un solo torneo Henin, Koukalova, Petkovic, Jankovic, Safarova e Venus Williams, e di issarsi al numero 15 del ranking a 23 anni.

https://www.youtube.com/watch?v=92g-Zu3azWQ

La sua carriera è andata in pezzi non per ragioni di salute, ma per le difficili relazioni personali: prima con il padre (accusato di violenza nei suoi confronti), poi con la federazione francese. Da quel momento è cominciato un vortice di avvenimenti negativi che avrebbero bisogno di molto più spazio per essere ripercorsi. Sta di fatto che le è venuta a mancare  la serenità necessaria per giocare come negli anni precedenti. Era visibilmente ingrassata, scesa in classifica e poi definitivamente sparita dai radar del tennis ad alto livello.
Cosa le è successo nell’ultimo periodo?
Se si va sul suo account Twitter si scopre che è reduce da un viaggio in Iran, forse alla ricerca delle sue radici, e che malgrado non giochi dal febbraio 2014 si ritiene sempre una giocatrice professionista, e prepara il ritorno. Ma nel frattempo il ranking si è azzerato.

Infine due giocatrici ancora giovani  che stanno vivendo un momento molto difficile sul piano della salute, visto che hanno dovuto subire operazioni molto impegnative e ora sono in convalescenza. Mi riferisco a Laura Robson e Jamie Hampton (21 e 25 anni).

Laura Robson (ranking attuale: ==)
La storia di Laura è terribilmente semplice. Partita benissimo nel circuito professionistico, a meno di vent’anni vantava già vittorie di grande importanza negli Slam, come quella ottenuta a Melbourne (contro Kvitova) e soprattutto a Flushing Meadows 2012: è lei che pone fine alla striscia di vittorie di Clijsters nello Slam americano (non perdeva dal 2003), e con quel match diventa l’ultima avversaria della carriera di Kim, che si ritira. Due giorni dopo sconfigge anche Li Na. Il tutto a soli 18 anni.


Nel 2013 arriva il best ranking (27ma) e di lei si parla come di una delle possibili leader del tennis femminile futuro.

Ma nel gennaio 2014 gioca due soli incontri, persi, e poi è costretta ad operarsi al polso. Da allora si attende il momento del completo recupero; nel frattempo, dopo oltre dodici mesi di inattività, non ha più nemmeno un punto valido per la classifica; la data del rientro agonistico sembra vicina, ma già diverse volte è stata rinviata.

Jamie Hampton (ranking attuale: ==)
Jamie Hampton: una delle mie tenniste preferite sul piano dell’esecuzione dei colpi. Un mix di eleganza e naturalezza che fa di lei forse la giocatrice con i gesti più belli del circuito (parere personale, naturalmente). Seguire i suoi match quando era in forma era uno spettacolo indipendentemente dall’avversaria.

Anche Jamie manca dai tornei da oltre dodici mesi, visto che si è dovuta operare a entrambe le anche.

Polso, spalla, anca; forse i tre punti più critici per il tennista contemporaneo, quelli che più frequentemente si infortunano e richiedono operazioni per cercare di recuperare la piena efficienza.
Tempi relativi al rientro? Dal suo account twitter si hanno notizie dei primi allenamenti nel gennaio 2015; ma sembrano essere solamente gli inizi, e ancora non è stata resa nota una data della possibile ripresa agonistica.
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Mi fermo qui. Sinceramente il tutto mi lascia un po’ depresso, e immagino che non sarà tanto felice nemmeno chi avrà letto l’articolo. Ma almeno per una volta mi è sembrato giusto provare a non dimenticare chi sta passando le fasi difficili della propria carriera sportiva.

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