TENNISPOTTING febbraio: Estrella-Burgos, Karlovic e Ferrer nel mese del Cocoon

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TENNISPOTTING febbraio: Estrella-Burgos, Karlovic e Ferrer nel mese del Cocoon

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Estrella Burgos vince a Quito: anche la Repubblica Dominicana ha un titolo ATP
 

Tennisti che vincono a 34 anni il loro primo titolo ATP. Altri che alle soglie dei 34 anni vincono il loro ottantaquattresimo titolo in carriera. Altri ancora che non si fermano mai di stupire, neanche a 36 anni. Ed altri che a 33 anni si prendono rivincite contro giovincelli che sembravano non stancarsi più di batterli

Febbraio è il mese della riscossa dei vecchietti. Anche grazie ad un calendario parcellizzato e avaro di punti (ma non di soldi), abbiamo rivisto un Federer scintillante, pronto a rituffarsi nel tennis che conta dopo il flop di Melbourne, un Karlovic irricevibile a Delray Beach, un Simon che vince in Francia, un Estrella Burgos che continua a ritoccare i record del suo paese e un David Ferrer – non ce ne siamo dimenticati – che spezza la maledizione di Kei Nishikori ed alza il terzo trofeo in due mesi scarsi. Senza dimenticare un Luca Vanni che a 30 anni stava per regalarsi la soddisfazione da raccontare ai nipotini fino alla sfinimento (ma le emozioni della prima finale ATP non le dimenticherà di certo, eh). Dopo la Coppa Davis vedremo quanti di loro stavano facendo sul serio e chi invece è stato un fuoco di paglia.

TENNISTA DEL MESE
Daniele Vallotto: Il torneo più importante e più ricco lo ha vinto ancora lui e allora non ci si può tirare indietro. È Roger Federer il tennista del mese e pazienza se gli Australian Open sono finiti presto per lui. Lo stesso Federer, del resto, ha ammesso candidamente che la sconfitta non gli ha danneggiato molto il morale, anzi ha preferito guardare il bicchiere mezzo pieno e dedicarsi maggiormente agli allenamenti in vista di tornei in cui, evidentemente, pensa di avere maggiori possibilità. Vediamo che risposte darà Indian Wells (a Miami, com’è noto non andrà per la seconda volta in tre anni) ma intanto Dubai ha ribadito quello che il torneo dello scorso anno aveva annunciato con forza: nei tornei che contano Federer c’è. Al secondo posto, ma davvero di un niente, ci metto David Ferrer, i cui numeri di inizio anno fanno impressione: diciotto vittorie su diciannove partite, tre tornei conquistati su quattro e il terzo posto nella Race dopo aver finalmente interrotto una striscia di cinque sconfitte con Kei Nishikori. Sembrava finito, ha ripreso a macinare chilometri ed avversari. Bentornato.

Claudio Giuliani: Roger è sicuramente il migliore, quello che vince, e convince, lì dove c’è il migliore, Djokovic. Allora io scelgo un altro tennista per eleggere il migliore del mese: David Ferrer. Alla fine di febbraio David Ferrer ha vinto tre tornei dei quattro a cui ha partecipato, e il computo finale match vinti-persi è un eccezionale 18-1. Ha perso all’Australian Open da Kei Nishikori, uno che martella incessantemente da fondo campo meglio di lui, anche per via della minore età. Ma per il resto, ha battuto tutti, vincendo il torneo di Rio de Janeiro regolando facilmente Fabio Fognini, e replicando una settimana dopo in quel di Acapulco, sul veloce, prendendosi la rivincita su Kei Nishikori, battuto in finale. In soldoni: un mese da dominatore per David Ferrer che, per nulla demoralizzato dal magro 2014 che lo ha visto precipitare in classifica, ha fatto l’unica cosa che sa fare: mettersi sotto a lavorare per recuperare quello che è suo. La concorrenza ai piani alti è aumentata ma lui non vuole farsi (ancora) da parte. Il tennista del mese è lui.

COLPO DEL MESE
Claudio Giuliani: Diversi Hot Shot nel mese e non c’è Dimitrov. Nishikori dimostra che si può passare Kevin Anderson con un lob se si è intelligenti. Ferrer contro Monaco è la solita lotta su terra battuta sotto il caldo micidiale, quando tirare un passante in corsa dopo uno scambio lungo è cosa molto più difficile che giocare un colpo spettacolare al secondo scambio. Scelgo il colpo di Garcia Lopez contro Stan Wawrinka. I due giocano come se stessero sulla terra battuta e, specie Garcia Lopez, è straordinario nell’adattarsi allo scambio lungo come se avesse l’argilla rossa sotto ai piedi. Le sue aperture sono ampie e allora copre il campo da molto dietro. E da dietro arriva a dimostrare di saper toccare di fino mettendo la palla lì dove Wawrinka non può arrivare. Colpo del mese per me.

Daniele Vallotto: Roger Federer, dopo il cambio di racchetta, è migliorato sensibilmente con il rovescio e nella finale di Dubai ne ha dato un’ulteriore dimostrazione. Il colpo con cui vince il primo punto nel settimo game, è un concentrato di perfezione: a parte il colpo felino con cui riesce a rispondere all’ottimo servizio di Djokovic, il back successivo è una ragnatela melliflua che ha catturato negli anni parecchie mosche. Il punto termina con una prodigiosa accelerazione lungolinea che lascia immobile il numero 1 del mondo. Tre rovesci diversissimi giocati nello spazio di nove secondi. Impagabile.
https://youtu.be/TSQG4pSvIk8?t=7m11s

PARTITA DEL MESE
Claudio Giuliani: La partita del mese è ovviamente quella fra Djokovic e Federer. Poche storie: se si affrontano i primi due della classifica mondiale il match lo si guarda. Già dal giorno prima si controlla per l’ennesima volta il fuso orario per non perdere neanche l’inizio del match, quando invece gli altri si guardano distrattamente o a mozzichi e bocconi. Non Djokovic contro Federer, nell’ennesimo anno in cui Federer è chiamato a dimostrare di essere ancora competitivo come qualche anno fa, almeno nel due su tre. Ma di questa partita ne parlerai tu. C’è un’altra partita che noi abbiamo seguito con molto interesse: quella di Luca Vanni al torneo di San Paolo in finale contro Cuevas (a dire il vero abbiamo seguito tutte le sue partite). Fortunato all’inizio per aver profittato del ritiro della testa di serie numero uno Feliciano Lopez, Luca ha cominciato a macinare chilometri in lungo e in largo nella terra lenta brasiliana, alimentando il suo sogno giorno dopo giorno. La vittoria su Souza, ottenuta in Brasile, è stata eccezionale. E anche la partita finale, contro Cuevas, ci ha consegnato un giocatore che non si è sentito mai appagato. Perso il primo set, con Cuevas che si limitava a palleggiare meglio da fondo campo, a una velocità dove l’argentino non commette errori, Vanni si è preso il secondo set. E poi ha lanciato l’allungo, arrivando a tre punti dalla vittoria sul 5 a 4. Come è finita lo sappiamo tutti, il match non è stato straordinario dal punto di vista tecnico, però se mi chiedete di elencare due partite del mese di febbraio io dico Federer-Djokovic e Vanni-Cuevas.

Daniele Vallotto: L’anno scorso questi due qua ci avevano lasciato con l’amaro in bocca. Eravamo 3-2, con Federer che aveva vinto una partità in più e Djokovic che aveva portato a casa quelle più importanti. Il sesto match, che non sarebbe stato decisivo per il numero 1, ci avrebbe comunque idealmente consegnato il tennista dell’anno. Non è stato così e l’amarezza di quella finale mai giocata non è certo stata lavata via da un Australian Open molto fiacco. A Dubai veniamo risarciti parzialmente. Ho traslocato da poco e proprio il giorno della finale dovevo visitare un appartamento: fortuna che l’appuntamento era alle 2 e così sono potuto rientrare in tempo per questo classico del tennis moderno. Perché, suvvia, le chiacchiere stanno a zero: Federer-Djokovic è ancora il meglio che il tennis di questo decennio possa offrire. Perfino nel 2013, quando Federer era in netto calo, questi due sono riusciti a giocare dei match di buon livello. Sulla finale di Dubai c’è poco da dire: due su tre, su un cemento sufficientemente rapido, Federer sembra avere ancora qualcosa in più. Riesce ad abbreviare gli scambi, gli anticipi di Djokovic invece di frustrarlo lo esaltano e quando si presenta a rete è ormai una sentenza. Sembrava che la partita gli potesse sfuggire di mano quando Djokovic ha avuto la possibilità di brekkarlo per il set, invece il serbo ha replicato la pallida prestazione di Shanghai e si è fatto superare di nuovo, con Federer che ha annullato ogni singola palla break con ace e servizi vincenti. Dopo i fuochi d’artificio di Wimbledon, Federer ha vinto entrambi i match giocati anche per via di un Djokovic apparso arrendevole quando il match si è fatto più caldo. Ora che arriva Indian Wells è tempo di rivincita?

SORPRESA DEL MESE
Claudio Giuliani: Diciamo Fognini che batte Rafael Nadal. La sorpresa si compie con Fabio che gioca bene al cospetto di un Nadal che non è più lui – e chissà se tornerà a essere lo spauracchio massimo sul rosso, a questo punto. Nadal, a Rio de Janeiro, soffre prima con Carreno-Busta (fa strano solo a scriverlo) e poi con Cuevas. E allora, avrà pensato Fabio, perché non provarci? Perde il primo set ma poi vince bene il secondo e conquista al terzo set una delle vittorie più importanti della sua carriera. Peccato, per Fabio, che poi incroci in finale un tennista decisamente “on fire” in questo 2015, David Ferrer. Ad ogni modo Fognini che riesce a battere Rafael Nadal sul rosso, circostanze e stati di forma a parte, è sempre una super notizia.

Daniele Vallotto: La fortuna arride agli audaci e Borna Coric audace lo sembra parecchio. A Dubai è entrato in tabellone da lucky loser, poi ha approfittato del ritiro di Baghdatis sul 6-6 del terzo set e ai quarti di finale ha dato una discreta lezione al finalista degli Australian Open, Andy Murray. Poi ci ha ripensato Federer a riportare il ragazzino coi piedi per terra ma a Dubai abbiamo capito che Basilea non è stato un fuoco di paglia perché a Coric (segnatevi la pronuncia, se ancora non lo sapete: Coric si pronuncia Cioric, con le due c che hanno la stessa pronuncia) non manca davvero nulla. Forza, velocità, temperamento, tigna: non ci si diverte molto a guardarlo, ma pazienza, ci dovremo fare il callo. Anche Luca Vanni è entrato in tabellone a San Paolo da lucky loser ma lui, a differenza di Coric, non ha appena cominciato a giocare nel circuito. La sua storia, fatta di challenger, future e ben pochi titoli sui giornali, è salita però alla ribalta grazie ad una settimana da sogno. E dire che a inizio settimana davamo la notizia della sua prima volta al secondo turno di un torneo ATP per merito di un bye. Difficile descrivere il tennis di Vanni: al di là del servizio, non ha un particolare talento e il suo rovescio corre pochissimo. Ma ha una gestione del punto lucidissima, anche quando la partita si fa complicata, come la semifinale con quel diavolo di Joao Souza o come la finale persa di un soffio contro Pablo Cuevas. Viene premiato da Barazzutti con una convocazione in nazionale ma per ora la Davis giocata è ancora un sogno: chissà se a settembre le cose saranno cambiate.

DELUSIONE DEL MESE
Daniele Vallotto: Più che deluso, sono seriamente preoccupato. Ernests Gulbis è a quota sette sconfitte consecutive, cinque delle quali nel 2015 (ma dice che gli basterà ritrovare la vittoria per sbloccarsi e noi gli crediamo ciecamente). Dal Roland Garros, dove ha raggiunto la semifinale, lo score è di nove vittorie e diciassette sconfitte. I buoni risultati ottenuti sulla terra lo scorso anno lo mantengono a galla ma non dovesse confermare la semifinale di Barcellona, i quarti di Madrid, la vittoria di Nizza e soprattutto la semifinale di Parigi, il lettone rischia di sparire dai radar come già fatto in passato. Non sarebbe una sorpresa, no. Ma solo un’ennesima delusione.

AGRICOLO DEL MESE
Joao Souza stava per vincere questo match. Poi ha fatto questo, ha perso il secondo set ed è riuscito a vincere comunque la partita. Chapeau per non essersi ritirato per la vergogna.

METALLURGICO DEL MESE
Claudio Giuliani: Victor Estrella Burgos vince il suo primo titolo ATP in carriera. E, così facendo, anche la Repubblica Dominicana ha vinto un titolo ATP. La partita non è stata bella, Lopez non ha avuto una delle sue giornate migliori, ma Estrella Burgos si è presentato al nuovo appuntamento con la storia (dopo aver centrato già quello di entrare nei primi 100 del mondo) tirato a lucido. Una determinazione che traspariva ad ogni punto giocato, sempre uno di meno verso la vittoria. Anche se Garcia-Lopez, si dà da fare vincendo addirittura un titolo indoor a Zagabria, come non eleggere il dominicano a metallurgico del mese? Victor Estrella Burgos entra di diritto nella Hall Of Fame dei Tennisti Metallurgici.

Daniele Vallotto: Hats off per il tennista preferito della redazione, il tascabile Estrella Burgos. Le città in altura gli portano evidentemente fortuna: a Medellin, Colombia, ha vinto il primo challenger della carriera quattro anni fa; a Salinas, in Ecuador, vince il quarto challenger ed entra nei primi cento del mondo; a Bogotà, in Colombia, vince la sua prima partita nel circuito maggiore e infine a Quito, capitale dell’Ecuador, ha vinto il suo primo titolo ATP. Tutto ciò lo ha ottenuto tra i trentuno e i trentaquattro anni. Dove può arrivare questo nanetto con la dinamite ai piedi, nessuno lo sa. Lui intanto corre. E perché? direte voi. “Avevo voglia di correre”, vi risponderebbe lui.

STRIPPER DEL MESE
No, non stiamo parlando di Caroline Wozniacki, ma di Rafael Nadal. Che ha provato a mettere i pantaloncini a rovescio così magari non li doveva mettere più a posto prima di servire, ma niente, manco quello ha funzionato.

PARTITO DELLA NAZIONE
Claudio Giuliani: L’ultima volta che ho visto Luca Vanni giocare dal vivo era in uno scalcinato campo di provincia. Giocava in un torneo open, era classificato 2.2 e perse da un mio amico 2.5 che qualche anno dopo smise di giocare per fare l’avvocato. Giocava praticamente come oggi: servizio, diritto, un assaggio di rovescio senza mai fare molto male. Ho ritrovato un giocatore invecchiato e che stava reclamando il suo, dalla provincia, a San Paolo, in mezzo ai campioni di questo sport. Arrivato a servire in finale contro Cuevas, sul 5 a 4 nel terzo set, 15-0, per un attimo deve aver ricominciato a pensare. E quindi ha perso, ma il “Vi amo tutti” a fine partita ci ha strappato un sorrisone. Bravo Luca, ci hai reso veramente fieri di te.


TWEET DEL MESE
Diciamo fin troppo spesso che il mondo del tennis è un mondo ingessato, troppo formale, dove tutti sono amici. Fortunatamente Feliciano Lopez e Gilles Simon ci vogliono dimostrare il contrario.

Feliciano GillesSimon84

Li vogliamo entrambi nel Players’ Council dell’ATP. Ora.

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