ATP Miami interviste, Novak Djokovic: "Janko ha tutte le qualità per tornare in Top 10”

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ATP Miami interviste, Novak Djokovic: “Janko ha tutte le qualità per tornare in Top 10”

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ATP Miami , R. Lindstedt- J.Melzer b. N.Djokovic- Tipsarevic 6-4, 3-6, 10-7. Intervista post-partita a Novak Djokovic.
Traduzione di Yelena Apebe

Hai già vinto due volte qui a Miami. Qual è il segreto dei tuoi successi?

Ho iniziato bene la stagione facendo mio il primo titolo Slam dell’anno e questo ha decisamente alzato il mio livello di fiducia. Nel 2014 ho chiuso la stagione in ottima forma, ho vinto il torneo di Parigi e le ATP Finals di Londra. A inizio stagione ho vinto gli Australian Open e ho disputato la finale di Dubai,di Coppa Davis e di Indian Wells. Mi sento bene, cerco di divertirmi e tirare fuori il meglio di me stesso anche da questa esperienza. Mi auguro che sia una buona settimana, anche perché negli ultimi nove anni ho ottenuto ottimi risultati su questi campi. Questo è uno dei maggiori eventi sportivi, insieme ad Indian Wells, a giocarsi negli Stati Uniti. Giocare al meglio dei tre per quattro settimane ti aiuta a riposare e a essere pronto per i match successivi. Non è troppo stancante dal punto di vista fisico perché il programma ti permette di avere a disposizione il tempo necessario per riposarti in vista dei successivi match.

Wimbledon è famoso per la frase tratta dalla poesia “If” di Rudyard Kipling “Se incontri la vittoria e la sconfitta e saprai trattare questi due impostori allo stesso modo”(ndr. “allora sarai un uomo figlio mio”). La pensi più o meno così? È qualcosa che tieni a mente anche quando esci da una vittoria?

Sì. Beh, hai citato una delle frasi più sagge che ti trovi davanti poco prima di scendere sul Centrale di Wimbledon. Dietro quelle parole si cela un significato intenso. Ovviamente è più facile a dirsi che a farlo, ma suppongo che con il tempo si diventi sempre più saggi. Disputare sempre più match e trascorrere sempre più tempo a giocare a tennis ad alto livello ti permette di capire quale sia il modo migliore e salutare per affrontare ogni torneo. Quando nel 2011 ho disputato la miglior stagione della mia carriera e sono diventato numero 1 al mondo, ero così felice dei risultati ottenuti che per me è stato difficile l’anno successivo trovarmi ad affrontare tutte quelle sfide, difendere tutti quei punti e di conseguenza mi facevo trasportare da un sacco di distrazioni fuori dal campo. Ma queste esperienze mi hanno fatto crescere e diventare più forte mentalmente, sia come tennista sia come persona, a trovare il giusto equilibrio tra la mia vita privata e pubblica, a godermi la vita accogliendo a braccia aperte tutto quello che mi si presenta davanti. Ma, ripeto, rimanendo fedele alla disciplina di questo sport che amo. Adesso credo di aver trovato il giusto equilibrio, sono all’apice della carriera e delle mie abilità. Spero rimanga così ancora per il tempo a venire.

Cosa ne pensi dei social media?

Beh, credo che l’aspetto più positivo riguardo i social media sia il fatto che puoi interagire con tutte le persone che ti seguono e ti supportano. Sai, ci sono moltissime persone sparse per il mondo che guardano il tennis. È uno sport globale. Tifano per te e esprimono tutto il loro affetto nei tuoi confronti. Perciò, le interazioni sui social possono essere considerate come una sorta di ringraziamento, ma anche un modo per entrare in contatto con loro pubblicando video o foto per farti conoscere anche per la tua personalità fuori dal campo e per presentarti loro come persona e non solo come giocatore.

E l’aspetto negativo? Vuoi dare un messaggio esplicito?

In un mondo ideale tutti ti amano, ma nella realtà non è così. Io rispetto l’opinione di tutti e ognuno ha la libertà di dire ciò che vuole. A dir la verità, sotto un certo punto di vista fa bene leggere critiche perché in questo modo puoi vederti sotto una diversa prospettiva. Ecco come la penso.

Puoi parlarci di come hai supportato Janko Tipsarevic in questi anni.

Gli ultimi 17 mesi sono stati duri per lui. Lo conosco da tanto tempo e siamo grandi amici. Ha giocato l’ultimo match ufficiale in ottobre del 2013 e da allora ha sempre sofferto di infortuni. Soprattutto al tallone, a cui ha dovuto operarsi penso due o tre volte. Si è anche rotto altri muscoli e legamenti. Io, da amico e collega, ho cercato di stargli vicino, augurandogli un veloce recupero. Perciò, oggi ci tenevo a giocare con lui. È stato un match difficile, abbiamo perso contro due grandi giocatori di doppio. Ma dopo il match abbiamo parlato e lui era felice del fatto che adesso riesce a giocare. 17 mesi di infortuni sono lunghi, e non è giovane. Ma è motivato, in queste settimane si è allenato al 100% e ha deciso di non giocare in singolo perché ha bisogno di più tempo. Spero che questo match di doppio possa averlo aiutato. Quando giocherà a Huston dopo Miami potrà dare il massimo. Ha le carte per tornare dove era. Glielo auguro.

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