WTA Miami interviste, V. Williams: "Mi sento bene, il tennis è sempre uno spasso"

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WTA Miami interviste, V. Williams: “Mi sento bene, il tennis è sempre uno spasso”

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WTA Miami: V. Williams b. C. Wozniacki 6-3 7-6. L’intervista del dopo partita a Venus Williams

Quest’anno hai ottenuto alcune grandi vittorie. È giusto dire che il tennis ti diverte ancora?

Oh, il tennis è sempre uno spasso. C’è la tua vita professionale e poi c’è anche la vita sul campo. Cerco di tenerle separate anche se sono ovviamente molto vicine. Ma mi sento bene quando scendo in campo.

Hai avuto una dura strada di ritorno dalla tua diagnosi a ora.

Sì.

Sembra che la tua perseveranza stia veramente iniziando a pagare. Come descriveresti quella strada da allora ad oggi?

Certamente una strada non percorsa. Non c’è un manuale che dice come gestirti. Sono perseverante. Non mi arrendo e credo in me stessa a prescindere dalle probabilità e da cosa puoi provare. Quindi l’ho visto sempre come un qualcosa da superare e non come un qualcosa che mi potesse fermare. L’avere quella prospettiva del bicchiere mezzo pieno mi ha aiutata molto.

Penso che tu abbia debuttato qui, oddio, nel 1997.

Sì.

Ricordi di aver incontrato la Hingis al terzo turno? Avevi mai pensato che saresti stata ancora qui dopo tutti questi anni? Sei ai quarti di finale.

Sì. A quella età ero così giovane e non sapevo molto. Durante il mio primo match c’era un topo sugli spalti. Avevano dovuto interromperlo. (Risata). Era stato intenso. Credo che stessi giocando contro Ginger Helgeson Nielsen. Non mi ricordo. Al secondo turno affrontai la Capriati. Era stato un match lungo. La Hingis a quel tempo era molto meglio di me. Avevo molto potenziale, ma avevo bisogno di più esperienza. Giocava a quel livello da più tempo rispetto a me. Era stato uno dei nostri primi incontri. Lei dominò certamente il match, ma fu una bella esperienza da cui ho imparato.

Ma pensavi che saresti stata ancora qui 17 anni dopo?

Non ci ho mai pensato, ma sono felice di essere qui, sicuramente. (Sorridendo)

Ti sconfisse agli US Open di quell’anno, ma tu la sconfiggesti a Miami l’anno successivo in semifinale quando vincesti il tuo primo titolo qui. È stato come un trampolino. Parlaci della tua storia a Miami e della sua importanza per la tua carriera.

Miami è stata la mia prima grande vittoria dopo il doppio misto agli Australian Open dello stesso anno, che è stato il mio primo titolo in assoluto. Quindi il ’98 è stato certamente un grande anno per me. Ho imparato molto. Come una catapulta. Non lo so. Penso di aver giocato oggi in modo simile a come avrebbe giocato la giovane V: colpendo sia un vincente che un errore. È divertente attaccare. È bello.

Ti sei mai annoiata con il tennis in alcuni momenti della tua carriera? Giochi a tennis da tanto tempo. Hai vinto quasi tutto, hai fatto tutto. Che cosa ti fa continuare ad allenarti ogni giorno e a venire a questi tornei? Che cosa ti guida?

Non mi sono mai annoiata. Il tennis non è un lavoro d’ufficio. Quando scendi in campo non hai idea di ciò che accadrà nel punto. Puoi provare a pianificarlo nel modo migliore che puoi, ma è tutto vago. Devi improvvisare ogni volta. Questo non annoia mai. Devi lavorare molto duramente e devi essere molto concentrata e disciplinata, ed è un qualcosa che non puoi eludere. Ma ne vale la pena quando partecipi al torneo. Sale quel livello di eccitazione e io lo adoro.

Quindi tutte le volte che sei stata sullo Stadium Court, quando sei scesa in campo oggi per affrontare Caroline, hai ancora la stessa sensazione quando entri in campo?

Assolutamente. L’adrenalina e la competizione non invecchiano. Non c’è niente come queste.

Hai detto che la Venus che ha giocato oggi è stata simile alla giovane V. Com’è cambiato il tuo gioco in generale dal 1997? Come sei cambiata e come cerchi di vincere un punto?

Nel ’97 ero una ragazza senza un piano, veramente. Scendi in campo e muovi il braccio. C’è una certa libertà nel fare questo, ma ci sono anche errori che costano molto. A questo punto della vita si cerca quel giusto mix tra il rischiare, l’essere intelligenti, l’usare l’esperienza, ma allo stesso tempo il continuare ad essere aggressivi. È una cosa innata per me. Vorrei essere aggressiva su ogni colpo se potessi. Non è la cosa più intelligente da fare. Devi lavorare il punto e devi realizzare che cosa fare al momento giusto. C’è sempre una parte di me che è molto libera e come la giocatrice giovane che attaccava su ogni colpo.

Il venire a rete fa parte di quella equazione? Sei venuta avanti spesso oggi.

Mi piace venire avanti quando posso. Devi anche adattarti ai campi. Negli ultimi anni si sono rallentati così tanto che i giocatori colpiscono più palle. Se non giochi un colpo di approccio molto buono subisci un passante. È un bene per gli scambi, ma toglie molta varietà al gioco. I giocatori sono più soddisfatti a restare a fondo campo. A me piace stare a rete, quindi quando posso lo faccio.

Studia la tua prossima avversaria: la Suarez Navarro. Che cosa devi fare per batterla?

Scendere in campo e giocare bene. Gioca un buon mix di difesa e attacco. Penso che sia ciò che l’ha resa una giocatrice forte, e ha costantemente una buona stagione, fa tutto bene. Devo solo scendere in campo e cercare di giocare i miei colpi e usare la mia potenza. Attaccare.

Traduzione di Chiara Nardi

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