La nuova Carla Suárez Navarro

Al femminile

La nuova Carla Suárez Navarro

Pubblicato

il

 

Carla Suárez Navarro è entrata per la prima volta in top ten: un progresso frutto di profonde novità, soprattutto tecniche.

Se c’è una giocatrice che in questo momento merita una riflessione, questa è Carla Suárez Navarro. E non tanto perché ha saputo raggiungere risultati superiori agli anni scorsi , ma per come ha saputo farlo. Credo che molto raramente si possa trovare una trasformazione tanto profonda come quella mostrata da Suarez nel 2015.

Ma prima di entrare nel merito, penso vada brevemente affrontata la questione del 6-2, 6-0 subito da Serena Williams nella finale di Miami. E’ stato un modo amaro di festeggiare l’ingresso in top ten, ma non posso dire che mi abbia sorpreso, perché secondo me troppi fattori hanno finito per sfavorirla.
Innanzitutto, è chiaro, c’era la forza di Serena; in più i precedenti disastrosi indicavano quanto per Carla fosse particolarmente difficile giocarci contro.
Ma a questo secondo me vanno aggiunti almeno altri due aspetti.

Il primo è la cronica difficoltà di Suárez in finale: a partire dal 2009 ha avuto bisogno di cinque tentativi falliti prima di riuscire a sfatare il tabù, vincendo a Oeiras l’anno scorso.
Aggiungo che quest’anno era arrivata in finale ad Anversa ma non l’aveva disputata per un problema al collo. Un problema strano: sorto improvvisamente la mattina della partita, non le aveva impedito di giocare (e vincere) due giorni dopo i primi turni di singolo e doppio di Dubai. Tenendo presenti i precedenti negativi e il rapidissimo recupero, mi viene il dubbio che si fosse trattato di un malanno in cui potrebbe avere avuto un ruolo la componente psicologica.

Il secondo è che la partita contro Serena è arrivata dopo che nel match precedente Carla aveva raggiunto un traguardo storico: l’ingresso in top ten a distanza di quindici anni per una giocatrice spagnola. La terza dell’era Open dopo Arantxa Sánchez e Conchita Martinez. Un obiettivo particolarmente stressante, perché si sa che quando il decimo posto si avvicina un po’ tutto l’ambiente che circonda il giocatore (giornalisti, tifosi, il team) comincia a fare calcoli di classifica, trasformando le partite che mancano alla meta in un logorante conto alla rovescia. E quando finalmente l’obiettivo è raggiunto, non è facile ricaricare le pile per esprimersi immediatamente al meglio; figuriamoci in una finale contro Serena.

Detto questo, vorrei entrare nel tema centrale dell’articolo: la trasformazione del tennis di Suárez.
Sostenevo sopra quanto sia stata profondo il cambiamento dell’impostazione di gioco, quasi uno stravolgimento. A tal punto che se qualcuno avesse la voglia di andare a rileggersi l’articolo che le avevo dedicato nel dicembre 2013, troverebbe molte parti del tutto superate.
Prima che cominciasse la stagione, il giornale spagnolo Marca aveva pubblicato un articolo su di lei, intitolandolo “Carla, versión 2.0”. Tra l’altro si raccontava che in quel periodo Suárez stava cambiando racchetta, passando da una di 97 pollici a una di 102. Le specifiche tecniche non erano indicate in dettaglio (profilo, peso etc), ma il coach spiegava che avrebbe dovuto consentire più potenza a discapito di una leggera perdita di controllo.

Probabilmente grazie alla nuova racchetta quest’anno è migliorata nell’incisività al servizio. Non che sia diventata una giocatrice da ace a ripetizione (ricordo che è alta 1,62), ma adesso la prima le permette di prendere quasi sempre il comando del palleggio; e la seconda è cresciuta quanto occorre per subire meno risposte aggressive rispetto agli anni passati.

Ma la nuova racchetta diventa perfino una componente secondaria se la si paragona alla nuova posizione di gioco.
Da una stagione all’altra è riuscita ad avanzare la posizione in modo sbalorditivo. Fra le prime trenta del mondo era quella che si manteneva più arretrata, a volte oltre due metri dalla linea di fondo: oggi si piazza a ridosso della riga e non indietreggia quasi mai.

Per riuscire a farlo non è stato sufficiente attingere semplicemente al grande talento di cui dispone; sono state necessarie modifiche al movimento del dritto, velocizzando la preparazione: perché evidentemente più ci si porta in avanti, più i tempi diventano incalzanti.
La nuova posizione non ha solo influito sulla rapidità dello scambio, rendendo il palleggio più incisivo, ma ha prodotto altri effetti. Ne cito due fondamentali a partire dal dritto:

1) Un fatto puramente geometrico: colpendo più in avanti sono diventati possibili angoli più stretti, sia da destra che con l’inside-out, che prima erano preclusi. Vuol dire avere a disposizioni soluzioni differenti, sia in fase di attacco che nell’esecuzione del passante. E così il dritto incrociato stretto è diventato un colpo estremamente efficace, che le procura molti vincenti.

2) E’ emersa una caratteristica del dritto di Carla che prima era molto meno importante: la capacità di mascherare la direzione di palla fino all’ultimo.
Mi spiego: se si colpisce da molto lontano, l’avversaria avrà sempre il tempo per ribattere; ma se invece l’impatto avviene qualche metro più avanti, allora la difficoltà di intuire la traiettoria diventa un serio problema per chi deve replicare. Anche così si spiegano i tanti vincenti di dritto; vincenti che spesso lasciano immobili le avversarie, che proprio non riescono a capire per tempo dove andrà a finire la palla.

C’è poi un terzo aspetto del dritto che è progredito. Gli anni scorsi raramente giocava il colpo lungolinea; era un timore secondo me più psicologico che tecnico, visto che già nella “versione” precedente il dritto era eseguito con un notevole topspin (che favorisce il superamento della maggior altezza di rete del colpo in parallelo). Ma forse proprio perché lo scambio più rapido concede meno tempo per farsi prendere dalle incertezze, quest’anno utilizza di più il lungolinea: un altro elemento che ha ampliato le soluzioni di gioco.

Se paragonato al dritto, direi che il rovescio è rimasto quasi uguale al passato: un bellissimo colpo coperto e un solido slice. In ogni caso l’avanzamento della posizione di impatto ha, evidentemente, agevolato l’ottenimento di angoli più stretti anche quando colpisce dalla parte sinistra.

La conseguenza di questa vera e propria rivoluzione tecnica è che la giocatrice con il più bel rovescio ad una mano del circuito, il “panda” del tennis classico, ricordata soprattutto per questa caratteristica, è diventata più pericolosa con il colpo meno naturale e più costruito, cioè il dritto.
Bastano due scambi (qui sotto, consecutivi) per ritrovare gran parte di quanto detto:

https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=zyt6aF96ZWo#t=317

Ma non è finita qui.
La velocizzazione della preparazione dei colpi le ha consentito di crescere molto in risposta. Prima tra le giocatrici di vertice era quella che stava più lontana dalla linea di fondo, e mai riusciva a rispondere aggressivamente (nemmeno contro Sara Errani).
Come per il resto del gioco, nel 2015 ha spostato in avanti il punto di impatto anche in risposta e così ha fatto enormi progressi pure sotto questo aspetto. Che aiuta a capire le ripetute vittorie contro tenniste dai servizi potenti, sofferte moltissimo in passato, proprio perché faticava troppo con i colpi di inizio gioco.
Oggi alterna risposte in top a soluzioni bloccate, che però impattate da più avanti le consentono maggior efficacia: ne escono palle profonde, complesse da ribattere perché ricadono senza peso a ridosso della linea di fondo.

A proposito di colpi bloccati: anche la difesa con i chop è migliorata, perché stando più avanti ha “tagliato” le traiettorie di chi la attacca e, così come con la risposta, riesce più facilmente a trovare profondità nel contenimento.

Per concludere l’aspetto tecnico, esprimo una curiosità: sarà interessante vedere se sarà capace di mantenere la stessa posizione di gioco sulla terra battuta. Suarez è cresciuta sul rosso, ma non è detto che riesca ad affrontare con la stessa aggressività i rimbalzi della terra.
Faccio qualche nome: Sharapova ci riesce, ma per esempio Pennetta no. Flavia (malgrado sia come Carla cresciuta sul rosso) gioca più avanzata sul cemento, e infatti i migliori risultati li ha raccolti sul duro. E non è certo l’unica: penso per esempio a Radwanska o Azarenka. Se invece Suarez riuscirà a non arretrare, aggiungendo poi la sua specifica cultura di mobilità ed esecuzione dei colpi sulla terra, allora nei prossimi tornei avrebbe ancora meno concorrenti all’altezza.

Messe uno in fila all’altra tutte le novità tecniche, ci si rende conto di quanto straordinario sia il cambiamento. E tutto questo è avvenuto per una precisa scelta presa insieme al suo allenatore, che da molti anni è lo stesso, Xavier Budo, della accademia di Barcellona Pro-AB. Se poi si pensa che è accaduto a 26 anni compiuti (è nata nel settembre 1988) la cosa risulta davvero eccezionale.

Ma non ci sono solo le questioni tecniche.
Non vanno dimenticate le componenti fisiche e mentali: Suarez sta diventando una giocatrice “tosta”. In questa stagione ha affrontato tante partite al terzo set (15 su 28), e il più delle volte è riuscita a vincerle (12 su 15). Magari nel primo set le giocatrici più potenti (come Kvitova o Venus) la mettono sotto, ma basta che il loro gioco si appanni un po’ che Suárez è prontissima a risalire la china, ribaltando i match.
La ragazza con l’animo troppo gentile, timidissima e introversa, si è irrobustita caratterialmente, ed è diventata più espansiva in campo. Forse in questo non è estranea la partnership in doppio con Garbiñe Muguruza, con cui ha formato una coppia molto affiatata; insieme nel 2014 hanno ottenuto ottimi risultati, arrivando in fondo a diversi tornei (tre finali, una vinta) e guadagnando le Finals al Masters di doppio a Singapore.

Ormai fisicamente è molto preparata e grazie a questo esce alla distanza. Sembra essere riuscita a tenere a bada i problemi al gomito destro (operato alcuni anni fa), e per il quale in passato aveva fatto ricorso agli stessi trattamenti con le staminali utilizzati da Nadal (ma non di recente, in caso qualcuno pensasse di associare i suoi ultimi miglioramenti a forme di doping).

Insomma una giocatrice davvero completamente nuova, che forse ha mantenuto solo due aspetti quasi intatti rispetto agli anni scorsi.
Il primo è il gioco di rete, ancora decisamente migliorabile.
Il secondo la straordinaria correttezza in campo. L’ho scritto nell’articolo del 2013 e lo confermo oggi: per quante partite mi sia capitato di seguire, non riesco a ricordare un solo episodio in cui mi abbia dato l’impressione di cercare di infastidire l’avversaria con quei piccoli accorgimenti che molti professionisti adottano (ritardi in battuta, manfrine in risposta, esultanze sugli errori altrui, asciugamano etc etc).
La nuova Carla è sempre una giocatrice dalla correttezza esemplare; e credo che le sue colleghe glielo riconoscano, e la stimino particolarmente per questo.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement